SALVINI
Arlecchino:
Salvini e il giuramento sul Vangelo: "Le critiche della Cei non mi sfiorano".
Il segretario e candidato premier del Carroccio ironizza con i conduttori di Circo Massimo: "Se qualcuno preferisce impegnarsi sul Corano...".
E su possibili alleanze assicura: "Né con Renzi né con Di Maio".
Attacco all'ad di Ferrovie: "Mazzoncini si dovrebbe dimettere"
28 febbraio 2018
"Non torneranno né il fascismo né il comunismo né il nazismo, in Italia ci sarà la democrazia a prescindere da chi vincerà le elezioni". Il leader della Lega e candidato premier Matteo Salvini battibecca con i conduttori di Circo Massimo, Jean Paul Bellotto e Massimo Giannini, in onda su Radio Capital a proposito della Lega che 'strizza l'occhio' a CasaPound. "Io sono qui, se vi piace parlare di nazisti, razzisti e marziani...", ironizza il segretario e candidato premier della Lega.
"La coalizione c'è e ha un programma. Non siamo i Pooh che si devono riunire così i fan sono contenti. C'è un programma su pensioni, cultura eccetera. Domani ci incontreremo per fare la summa finale di impressioni e emozioni. Sono stato felice di aver fatto migliaia di migliaia di chilometri", dice Salvini a proposito della chiusura della campagna elettorale, domani a Roma, insieme a Meloni e Berlusconi. "Io adoro la gente vera. La tv? sono scelte", aggiunge.
"Per il duello in tv io ho detto quando volete e dove volete non solo con Renzi, ma anche con Grasso, Di Maio; qualcuno ha detto no", spiega Salvini. "Renzi - prosegue - mi ha invitato una sera in cui avevo mille persone a Bologna. Ho preferito rispettarle piuttosto che andare a Porta a Porta". "Il Pd - sottolinea - ha preso la Toscana e l'Emilia come una riserva indiana dove schierare Lorenzin, Casini. Perderà".
· IL PREMIER
"Per quanto riguarda il premier chi ci ascolta sa che avrà due opzioni: se vuole Tajani, sceglie Berlusconi. Se vuole Salvini, sceglie la Lega", spiega il leader del Carroccio. 'Se firmo un impegno lo mantengo - aggiunge - quindi chi prede un consenso in più esprime il presidente del Consiglio. Sono straconvinto, non solo per i sondaggi ma per la sensazione che ho, che la gente voglia rimettermi alla prova. Mi sto preparando'.
"Berlusconi vuole fare il premier fra un anno? Se ne parlerà nel 2023, visto che vinceremo le elezioni e governeremo cinque anni", sottolinea Salvini che assicura: "Prima di Pasqua presenteremo il governo di centrodestra".
· IL GIURAMENTO SUL VANGELO
"Non mi sento minimamente sfiorato", dice poi detto Salvini a proposito delle critiche di monsignor Galantino (segretario della Cei che ieri ha tuonato contro gli sciacalli della politica? ndr) per il profilo della campagna elettorale e del giuramento sul Vangelo fatto durante un comizio dal segretario della Lega. "Ci sono in Italia tante persone, cattolici e non, che fanno volontariato ma chiedono regole e limiti, e di accogliere un numero sufficiente di migranti per poterli aiutare davvero". "Sciacallaggio politico? Con Renzi, Boldrini, Bonino che fanno comizi in chiesa? Mi spiace se qualcuno si è offeso ma ho fatto un gesto col cuore. Poi, se qualcuno preferisce impegnarsi sul Corano o su altro - ironizza Salvini - io però vado orgoglioso di una tradizione che qualcuno ha negato in Europa".
· NESSUNA ALLEANZA
"Né con Renzi né con Di Maio". Matteo Salvini sintetizza così l'impossibilità, assicura, di un asse tra Lega e M5s, o Pd, come esito delle elezioni per la formazione di un governo. Il leader della Lega sottolinea che "c'è un'idea di Italia completamente diversa tra noi e M5s. Io - ironizza riferendosi all'iniziativa del candidato presidente del Consiglio di M5s - non mando liste di ministri a caso a Mattarella prima del voto degli italiani. Tutti sanno che l'unica coalizione che può avere i numeri per governare è il centrodestra - ha aggiunto - La gente, per intendersi, non vuole soldi per stare a casa ma lavorare e noi vogliamo ridurre le tasse a chi offre lavoro".
· LA PRESIDENZA DELLE CAMERE
Per quanto riguarda la possibilità di affidare la presidenza delle Camere a esponenti delle opposizioni, Salvini spiega che è un'ipotesi, vista dal centrodestra, alla quale "non abbiamo neanche lontanamente ragionato". Tuttavia, osserva il segretario del Carroccio, "bisogna vedere chi propongono".
Dunque non porte chiuse in linea di principio, ma la considerazione che si sta parlando di "ruoli di garanzia, e poi abbiamo visto con Boldrini e Grasso quanto fossero super partes, perchè se ti candidi con la sinistra estrema vuol dire che hai svolto il tuo compito con una certa impostazione". Comunque, osserva ancora il leader della Lega, "non dico no a niente e nessuno ma ora la mia priorità è pensare a chi sarà ministro dell'Agricoltura o per i disabili rispetto a chi farà il presidente delle Camere".
· ATTACCO ALLE FERROVIE
Mentre i treni arrancano tra gli snodi gelati, Ferrovie starebbe assumendo in grande stile pescando tra "parenti di politici e di ministri in carica", denuncia il leader della Lega. "L'amministratore delegato di Ferrovie (Renato Mazzoncini ndr) si dovrebbe dimettere - dice Salvini - ma soprattutto chi lo ha scelto, cioè Renzi. Mi risulta stiano facendo infornate di assunzioni in Ferrovie a pochi giorni dal voto. Mettiamola così: se fosse vero che sono in corso numerose assunzioni anche di parenti di politici, ministri in carica, non sarebbe un bel segnale. Provate ad approfondire".
· CASO FABIO FAZIO
Salvini dice di considerare archiviato il 'caso Fazio' ("invita tutti alla sua trasmissione, tutti meno uno, eppure fa servizio pubblico, ben pagato, ma sai che mi interessa di Fazio. C'è chi gli piace, a me non mi invita ma me ne farò una ragione"), e il tema conflitto di interessi per Berlusconi ("ora, dopo che il Pd ha governato sette anni senza curarsene?") ma conferma che "la macchina Rai va sistemata e valorizzata".
"Ci sono tantissimi interni - rileva il candidato premier della Lega - che sono stati messi all'angolo perché non sono 'amici di' o 'figli di', né si possono appaltare all'esterno produzioni, programmazione, scelte editoriali. Non puoi farlo con il denaro pubblico, appaltare ai privati. La Rai avrebbe una missione pubblica da restituire al pubblico".
© Riproduzione riservata 28 febbraio 2018
Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2018/2018/02/28/news/salvini_e_il_giuramento_sul_vangelo_le_critiche_della_cei_non_mi_sfiorano_-189974091/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S2.5-T1
Arlecchino:
Governo, Salvini avverte: "Il prossimo premier sarà indicato dal centrodestra"
Il leader leghista lancio un messaggio sulla guida del prossimo governo.
Mentre Giorgetti stoppa il reddito di cittadinanza: "Va declinato in altro modo".
Sempre alta la tensione nel centrodestra. Brunetta: "Salvini ha il 17 per cento, da solo è subalterno a Di Maio"
25 marzo 2018
Matteo Salvini non lascia passare neppure 24 ore dall'elezione dei presidenti di Camera e Senato. E sui social, a metà giornata, lancia il suo messaggio: "Il prossimo premier sarà indicato dal centrodestra". Dopo il difficile armistizio con Forza Italia, mentre dilagano i malumori degli azzurri nei suoi confronti, il destinatario del post su Fb e Twitter è innanzitutto il possibile nuovo alleato: Luigi Di Maio. "Nel rispetto di tutti, il prossimo premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori", scrive. E ribadisce che il programma c'è già: "Via legge Fornero e spesometro, giù tasse e accise, taglio degli sprechi e spese inutili, riforma della scuola e della giustizia, legittima difesa, revisione dei trattati europei, rilancio dell'agricoltura e della pesca italiane, ministero per i disabili, pace fiscale fra cittadini ed Equitalia, autonomia e federalismo, espulsione dei clandestini e controllo dei confini. Noi siamo pronti, voi ci siete".
Nel rispetto di tutto e di tutti, il prossimo Premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori.
Noi siamo pronti, voi ci siete???
Messaggio recapitato? Se qualcuno avesse ancora bisogno di chiarimenti, ecco arrivare la dichiarazione di Giancarlo Giorgetti, fedelissimo di Salvini. "In Parlamento c'è tanta gente eletta nei collegi uninominali che magari ha messo qualche cosa di suo, degli amministratori locali, persone che possono condividere quello che sarà il programma che Salvini proporrà per il governo. Immagino sarà incaricato". Insomma, Palazzo Chigi spetta a Salvini. Ai Cinquestelle arriva un messaggio anche sul programma: "Il reddito di cittadinanza vediamo se possiamo declinarlo in un altro modo". Certo, se si trattasse di "una misura universalistica" per "sostituire la pensione o una reversibilità", aggiunge, allora "non ha assolutamente senso". Invece, "se è un qualche cosa che orienti o incentivi la ricerca del lavoro", dice il deputato della Lega, allora "può essere valutato".
Di sicuro le tensioni nel centrodestra non sono sopite. E Brunetta, che ieri ha fatto sapere di voler rinunciare all'incarico di capogruppo forzista, parla di un rischio di subalternità di Salvini nei confronti di Di Maio: "Io continuo a dire che il centrodestra ha leadership plurali. O queste leadership riescono a fare sintesi e allora il centrodestra è forte. Se non riescono a fare sintesi il centrodestra non esiste più. Esiste solo Salvini, ma Salvini ha solo il 17%, e cioè è totalmente subalterno al Movimento Cinquestelle". La strada per Palazzo Chigi, insomma, è ancora tutta in salita.
Ospite di In mezz'ora in più, il segretario reggente del Pd Maurizio Martina sottolinea come l'intesa tra Centrodestra e M5s sulle presidenze delle Camere rappresenti "un fatto politico nuovo", indicativo di quanto potrebbe succedere anche a livello di esecutivo. "Non mi si dica - dice Martina - che la partita delle scelte dei presidenti di Camera e Senato è distinta dal governo. Lo dicano ai loro elettori, Lega e M5s: c'è un disegno complessivo".
Quanto al Pd, in questa partita "noi ascolteremo le indicazioni del presidente Mattarella - chiarisce ancora il segretario reggente -, ma non voglio anticipare scenari che non mi competono. Non voglio neanche lontanamente strattonare il Capo dello Stato; e saremo con lui nella valutazione dello scenario. Calma". "Non spetta a noi ora - ribadisce - indicare una via. Saremo rispettosi di quello che il presidente della Repubblica dirà, ma l'onere di indicare una prospettiva al Paese uscendo dalla propaganda spetta a chi ha vinto. Da parte nostra è un atto di responsabilità. Se non saranno in grado di garantire una prospettiva, dovremo lavorare sodo e mettere a disposizione la nostra forza per il Paese. Ma oggi si deve rendere evidente che c'è chi sposta l'asse programmatico rispetto alle promesse fatte prima del 4 marzo".
© Riproduzione riservata 25 marzo 2018
Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/03/25/news/governo_lega_salvini_brunetta_giorgetti-192211261/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T2
Arlecchino:
ANTICIPAZIONE
Chi c'è dietro Matteo Salvini? Dagli amici russi ai riciclati del Sud
I trasformisti che riempiono le liste da Roma in giù. E gli uomini e le aziende che si avvantaggiano dell'alleanza con Putin.
L'inchiesta dell'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio svela i legami pericolosi del Carroccio
DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
09 febbraio 2018
Legami pericolosi. L'ombra del Cremlino a Est, quella delle clientele e degli impresentabili al Sud. Matteo Salvini ha rivoluzionato così il partito dopo aver archiviato le stagioni di Bossi e Maroni. Un Carroccio al verde, sostiene il leader che studia da premier. E per questo alla costante ricerca di finanziatori. Ma anche una Lega che insegue il colpaccio sotto Roma per sancire la trasformazione in partito nazionale. E che per farlo ha imbarcato di tutto. A ricostruire la rete di persone e interessi che si muove dietro il nuovo Carroccio è una dettagliata inchiesta dell'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio.
Matteo il russo
Si parte dalla Russia: delle simpatie per Putin, Salvini infatti non ne ha mai fatto mistero. L'ufficiale di collegamento si chiama Sergey Zheleznyak, 47 anni, delegato del Cremlino ai rapporti con i partiti europei. È lui l'uomo che per conto di Vladimir Putin ha sancito l'alleanza ufficiale con Matteo Salvini lo scorso marzo a Mosca. Un patto raggiunto dopo quattro anni di corteggiamenti, visite, prove di fedeltà.
Gianluca Savoini è, invece, il delegato italiano a mantenere i rapporti con la Russia. Ex giornalista de La Padania, 54 anni, per qualche tempo suo portavoce personale, per raccogliere imprese-amiche Salvini ha scelto proprio lui, che vanta parecchie conoscenze nel mondo russo, e negli ultimi anni si è recato di continuo nella Federazione. Insieme ad altri leghisti ha creato l'associazione Lombardia-Russia, il cui presidente onorario è Aleksey Komov, dell'associazione ultracattolica World Congress of Families, responsabile internazionale della Commissione per la Famiglia del Patriarcato ortodosso di Mosca e grande amico dell'oligarca Konstantin Malofeev, già molto attivo nei rapporti tra il Cremlino e i francesi del Front National.
L'appoggio più visibile in Italia Salvini lo ha trovato però in una organizzazione russa. La sede è a Palazzo Santacroce, un elegante edificio barocco nel centro di Roma, a due passi dal ministero della Giustizia. Si chiama Rossotrudnicestvo, in italiano Centro Russo di Scienza e Cultura, controllato dal ministero degli Esteri.
Anton Shekhovtsov, politologo che insegna in Austria all'Institute for Human Sciences, è uno dei massimi esperti delle relazioni fra Mosca e i movimenti politici europei. Secondo Shekhovtsov, Rossotrudnichestvo è oggi «il maggior strumento usato dalla Russia per esercitare soft power in Paesi stranieri», presente in almeno 25 nazioni e con 600 dipendenti all'attivo. Una rete politico-diplomatica che può contare sui generosi fondi del Cremlino.
Tutti i nomi e le aziende che collegano la Russia alla Lega li trovate sull'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio
Cosa c'è dietro la felpa di Matteo Salvini, il leader che sta trasformando la Lega, da Padana a Sovranista? Nell'inchiesta di copertina firmata da Giovanni Tizian e Stefano Vergine, tutti i legami pericolosi del Carroccio. Trasformisti e impresentabili, per conquistare il Sud. E uomini legati a Putin per riempire le casse. Domenica in edicola con Repubblica
La Lega va al Sud
Negli stessi anni in cui tesseva la rete di rapporti per sfondare il fronte russo, la truppa leghista si è data da fare anche per mutare pelle in politica interna. Dall'indipendentismo al nazionalismo. Per farlo è stato necessario trasformare la Lega in un partito presente in ogni regione, anche al Sud. Con il movimento Noi con Salvini, il leader del Carroccio, ha gettato le basi per contare sempre di più a livello nazionale, il collante che ha legato Palermo a Milano, Reggio Calabria a Varese è la guerra totale all'immigrazione.
Il primo banco di prova sono state le Regionali siciliane, dove insieme a Fratelli d'Italia ha ottenuto il 5,6 per cento. Un risultato che ha aperto per la prima volta le porte dell'Assemblea regionale a un deputato leghista. Non esattamente un volto nuovo, bensì un riciclato dei vecchi partiti della clientela democristiana. E già indagato.
Non l'unico trasformista in Sicilia. Il segretario nazionale di Noi con Salvini e responsabile della Lega sicula è Angelo Attaguile. Suo padre Gioacchino è stato sottosegretario e ministro nei governi Rumor e Colombo, lui, democristiano da una vita, è legatissimo a Raffaele Lombardo, l'ex presidente di Regione condannato in appello per voto di scambio. Attaguile si è speso molto per la causa, al punto da mettere a disposizione, come racconta L'Espresso, l'abitazione romana di via Cesi dove risulta tuttora registrata la sede del movimento incubatore della Lega nazionale.
In Calabria, invece, Salvini ha puntato sulla destra sociale, sovranista. Con lui, infatti, si è schierato l'ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato per abuso e falso e sotto inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria. Non sarà candidato per evitare imbarazzi al capo leghista, ma non ha rinunciato a infilare in lista sue pedine. È, invece, in lizza per un posto da deputato Domenico Furgiuele, segretario della Lega-Noi con Salvini in Calabria. Suo suocero è un imprenditore con i beni sotto sequestro dall'antimafia. E non solo.
L'inchiesta sui riciclati confluiti nel partito di Salvini nell'inchiesta dell'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio
© Riproduzione riservata 09 febbraio 2018
Da - http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/02/09/news/matteo-salvini-russia-riciclati-1.318144
Arlecchino:
Esclusivo: i conti segreti di Matteo Salvini
Milioni investiti illegalmente. E la onlus Più voci per incassare i soldi dei finanziatori.
Ecco cosa nasconde la Lega.
L'inchiesta in edicola domenica 1 aprile
DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
30 marzo 2018
Dov’è finito il tesoro della Lega? Dove sono spariti i 48 milioni di euro che il tribunale di Genova vorrebbe mettere sotto sequestro dopo la condanna di Bossi per truffa ai danni dello Stato? Da mesi i giudici di Genova sono a caccia di quei denari. Finora sui conti del Carroccio sono stati però rinvenuti poco più di 2 milioni. E gli altri? «Oggi sul conto corrente della Lega nazionale abbiamo 15 mila euro», ha detto lo scorso 3 gennaio Matteo Salvini, l'aspirante premier, l'uomo che vuole l'incarico di governo e che non perde occasione per ricordare come il suo partito sia senza un quattrino.
Alcuni documenti bancari, tuttavia, aiutano a comprendere meglio che fine ha fatto la ricchezza leghista. Facendo emergere un fatto inedito: sia sotto la gestione di Roberto Maroni, sia in seguito sotto quella di Salvini, parecchi milioni sono stati investiti illegalmente. Una legge del 2012 vieta infatti ai partiti politici di scommettere i propri denari su strumenti finanziari diversi dai titoli di Stato dei Paesi dell’Unione europea. Il partito che si batte contro «l’Europa serva di banche e multinazionali» (copyright di Salvini) ha cercato di guadagnare soldi comprando le obbligazioni di alcune delle più famose banche e multinazionali.
L'inchiesta sui milioni nascosti dall'uomo che vuole diventare premier in copertina sul nuovo numero
Ma c'è di più. In questa trama finanziaria si ritaglia un ruolo anche un'associazione finora sconosciuta. Si chiama Più voci. Una onlus come tante, ma di area leghista. Con una particolarità: è usata dalla Lega per ricevere finanziamenti dalle aziende, denari girati subito dopo a società controllate dal partito.
L'associazione è stata creata da tre commercialisti fedelissimi a Salvini nell’ottobre del 2015, nel pieno del processo per truffa contro Umberto Bossi e l'ex tesoriere Francesco Belsito. Non ha un sito web, né sembra attiva nel dibattito pubblico. Di certo, però, su quel conto corrente hanno lasciato traccia lauti bonifici.
Chi ha finanziato la sconosciuta Più voci? L'Espresso, in edicola da domenica 1 aprile, pubblicherà i nomi delle aziende e degli imprenditori (insospettabili leghisti) che hanno offerto il loro contributo alla Lega sovranista di Salvini.
Alle domande de L’Espresso, il partito guidato da Salvini ha preferito non rispondere. Ha commentato, invece, chi ha versato parte dei contributi sul conto della onlus.
Matteo Salvini è uno dei nuovi potenti di questo paese. Ma quali sono i suoi rapporti con il mondo economico? L'Espresso di questa settimana ha voluto indagare sui conti segreti del leader leghista, sui milioni investiti in modo illegale e sulla onlus usata per sfuggire ai giudici. L'inchiesta esclusiva su quello che non dice l'uomo che vuole l'incarico di governo. Inoltre sul giornale anche la graphic novel di Mauro Biani e Carlo Gubitosa e un racconto su Roma firmato dal grande scrittore Hanif Kureishi. Il tutto sull'Espresso in edicola da domenica 1 aprile
© Riproduzione riservata 30 marzo 2018
Da - http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/28/news/i-conti-segreti-di-matteo-salvini-1.320080?ref=HEF_RULLO
Arlecchino:
La Casa Bianca al futuro governo: “Non togliete le sanzioni a Mosca”
Parla Volker, inviato dell’amministrazione Trump in Ucraina. “La Lega sbaglia, le misure europee vanno casomai rafforzate”
Pubblicato il 16/04/2018 - Ultima modifica il 16/04/2018 alle ore 07:34
PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK
«L’Italia non può togliere le sanzioni alla Russia senza subire gravi conseguenze». Con queste parole Kurt Volker, inviato speciale dell’amministrazione Trump per l’Ucraina, non intende lanciare un avvertimento, ma sottolineare un dato di fatto: «Sono misure europee, non italiane. Non rispettarle provocherebbe prima di tutto un problema con Bruxelles».
Entriamo nel dettaglio. Le elezioni del 4 marzo sono state vinte dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. Matteo Salvini, che potrebbe diventare il prossimo premier italiano, ha detto che se andasse a Palazzo Chigi toglierebbe le sanzioni a Mosca. Quale sarebbe l’impatto, se l’Italia rompesse il fronte occidentale?
«Mettiamo la questione nel contesto. La Russia non ha rispettato l’obbligo di applicare l’accordo di Minsk e ristabilire la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, dove è in corso una guerra in cui la gente muore. Poi ha fatto altre cose, come l’attacco con i gas nervini in Gran Bretagna. In questo quadro, togliere le sanzioni sarebbe esattamente il segnale sbagliato da dare. Dobbiamo garantire che le sanzioni restino in vigore, e magari vengano rafforzate, a causa delle azioni russe. Il secondo elemento da notare è che non sono solo misure italiane, ma europee. L’Ue si è accordata sul quadro e il contenuto delle sanzioni: se l’Italia non le applicasse avrebbe un problema prima di tutto con Bruxelles. Ciò mi rende ottimista, nonostante le posizioni prese dalla Lega, perché sul piano pratico l’Italia non può togliere le misure senza che ci siano gravi conseguenze».
Negli ultimi tempi sono state denunciate molte interferenze russe nei processi politici occidentali, incluse le elezioni italiane. Liberarsi delle sanzioni è una motivazione di questi attacchi?
«Credo di sì, ma dobbiamo chiarire il contesto. La Russia sta cercando prima di tutto di creare caos e confusione. Vuole che la gente dubiti dei fatti che vede con i propri occhi, promuovendo una realtà alternativa. Sta cercando di favorire movimenti divisivi anti europei, anti immigrazione, anti legalità. Appoggia gruppi di estrema destra, estrema sinistra, o nazionalisti, per indebolire l’Occidente e le sue politiche. In questo quadro, certamente vuole che le sanzioni vengano tolte, e appoggia qualunque movimento prometta di farlo».
Cosa chiede agli alleati europei e della Nato, per aiutarla a raggiungere una pace stabile in Ucraina?
«Prima di tutto tenere le sanzioni in vigore, e considerare di incrementarle, se la Russia continua sulla strada attuale. Noi le abbiamo rafforzate, varando misure contro persone molto vicine al presidente Putin: sarebbe molto utile vedere che la Ue si unisse a noi. Secondo, ribadire la volontà di contribuire ad una forza di pace con mandato Onu, per facilitare l’applicazione dell’accordo di Minsk. Credo ci sia una forte disponibilità di molti Paesi europei a partecipare e sostenere questa idea, tenendola sul tavolo affinché i russi sappiano che c’è una via praticabile per mettere fine a questo conflitto, se lo vogliono. Terzo, ribadire il rifiuto del riconoscimento della presunta annessione della Crimea. Per ogni Paese europeo dovrebbe essere inaccettabile che un altro Paese si annetta un territorio con la forza».
Il gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia alla Germania aggirando l’Ucraina, deve andare avanti o essere sospeso?
«La seconda opzione. Nord Stream 2 rafforza la dipendenza europea dal gas russo. La prima cosa da fare è assicurare la diversità nella fornitura del gas all’Europa, in modo che non ci sia più una condizione di bisogno da Mosca. Il gas russo può essere parte della fornitura, ma insieme ad altri attori internazionali. E deve essere basato sui prezzi di mercato, non sulla dipendenza e dominanza. Al momento la situazione non è questa, perciò la questione del transito dall’Ucraina deve essere affrontata prima di tutto, come ha detto la stessa cancelliera tedesca Merkel. Poi bisogna proseguire lo sviluppo e l’accesso a fonti di rifornimento non russe, cioè americane, norvegesi, africane, del Qatar. Una varietà di fonti devono essere sviluppate, per non creare la dipendenza dalla Russia».
L’attacco lanciato alla Siria per l’uso delle armi chimiche è anche un segnale alla Russia. Perché è importante che il fronte occidentale sia unito su questo punto?
«Il sostegno politico è fondamentale, molto, molto importante. Lo scopo non è colpire la Siria o provocare un conflitto con la Russia, ma fermare l’uso delle armi chimiche e porre le basi per la fine del conflitto. È importante che la Russia veda come non si tratta solo di un’azione o un obiettivo americano, ma di un ampio fronte di Paesi, la comunità democratica, gli alleati Nato. Dobbiamo domandare insieme che Mosca si comporti correttamente, non continui a tollerare l’uso delle armi chimiche da parte di Assad, e favorisca la risoluzione del conflitto».
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Da - http://www.lastampa.it/2018/04/16/italia/politica/la-casa-bianca-al-futuro-governo-non-togliete-le-sanzioni-a-mosca-EWIW80QzyR5tau8LbciIBK/pagina.html
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