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Autore Discussione: Piero Grasso: «Il clan è coperto da settori istituzionali»  (Letto 2624 volte)
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« inserito:: Giugno 04, 2008, 12:02:41 am »

Piero Grasso: «Il clan è coperto da settori istituzionali»

Sandra Amurri


Ragiona a voce alta il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, riflette sull’ultimo omicidio dell’imprenditore Michele Orsi, messo a segno dal clan camorristico dei Casalesi della provincia di Caserta che prende il nome dalla sua città d’origine, Casal di Principe.

Procuratore, Michele Orsi, coinvolto con il fratello nello scandalo del Consorzio Eco 4, giovedì avrebbe dovuto testimoniare al processo nato dall’inchiesta sui rifiuti. È questo il movente della sua eliminazione?
«Nell’ambito di fenomeni complessi come la camorra del clan dei casalesi anche le motivazioni dei più efferrati fatti criminali sono spesso complesse. Certamente l’ingegnere Orsi aveva reso delle dichiarazioni difensive che avrebbero colpito interessi ancora attuali e che comunque non dovevano essere nemmeno conosciute per le probabili compromissioni di un sistema che coinvolgeva anche settori istituzionali».

Cosa intende per settori istituzionali?
«Intendo che certi affari non si possono portare a termine senza il coinvolgimento, la collaborazione, talvolta interessata, di rappresentati di Enti Pubblici, di società private e di talune istituzioni».

Può farci qualche nome?
«Non posso farli perché sono nel registro degli indagati. Per tornare al movente dell’omicidio Orsi va considerato che tutto ciò che mette in crisi il sistema criminale va assolutamente evitato. E da ciò si spiega la strategia del clan di bloccare, fin dal suo inizio, qualsiasi idea di collaborazione con la giustizia. Segno evidente che la magistratura sta affondando i bisturi nei nervi scoperti e che generano reazioni di tale sanguinaria violenza rivolta anche verso vittime innocenti colpevoli soltanto di essere parenti di coloro che collaborano».

Sì, ma c’è da dire che Orsi era un collaboratore anomalo visto che non godeva della dovuta protezione, non le pare?
«Orsi non era un collaboratore di giustizia nel senso che pur avendo fatto delle ammissioni, ripeto a scopo difensivo, non aveva assolutamente mostrato la volontà di passare interamente dalla parte dello Stato denunciando il malaffare in tutta la sua interezza e neppure la volontà di abbandonare il territorio assieme ai suoi famigliari che è il solo modo per garantire l’incolumità sua e della sua famiglia secondo il programma dei collaboratori di giustizia alla cui base resta la segretezza del luogo di protezione».

Dopo quattro omicidi in poco tempo cosa fare per arrestare questo fiume che insanguina le strade?
«Bisogna continuare ad andare avanti con la consapevolezza che si è sulla strada giusta. Convincere alla collaborazione, a rompere, a spezzare questo muro di omertà, di interessi in maniera decisa. Convincere che collaborare vuol dire accettare tutte le regole che contraddistinguono la protezione, compresa quella di non poter restare nel territorio di origine. Nei prossimi giorni abbiamo previsto una riunione alla DDA di Napoli per fare il punto della situazione».

Pubblicato il: 03.06.08
Modificato il: 03.06.08 alle ore 12.49   
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