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Autore Discussione: DRAGHI:  (Letto 30840 volte)
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« Risposta #45 inserito:: Aprile 06, 2011, 03:44:30 pm »

   
BANCA D'ITALIA

Draghi: Da Nord Africa e Giappone rischi a medio termine su prezzi energia

Il prezzo del petrolio e le conseguenze del sisma nel paese nipponico hanno complicato moltissimo lo scenario dell'economia mondiale, anche dal punto di vista finanziario. Bene le banche italiane che hanno già disposto un incremento dei capitali: Intesa SanPaolo vara un incremento di 5 miliardi di euro


ROMA- Lo scenario dell'economia mondiale si è "complicato moltissimo"' ha avvertito il presidente del Financial stability board, Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, a causa delle tensioni nel mondo arabo, dei rincari del petrolio e del cataclisma in Giappone. Sul medio periodo questi fattori avranno "conseguenze da considerarsi rilevanti" sui prezzi dell'energia, ha detto. Gli eventi in Giappone e in Nord Africa, ha aggiunto Draghi, "hanno un impatto che a breve termine è stimato contenuto ma nel medio termine le conseguenze saranno rilevanti". La situazione si complica "anche dal punto di vista finanziario", aggiunge Draghi, "ma escluderei una connessione diretta degli eventi con la situazione dei mercati finanziari e dei debiti sovrani".

Il governatore della Banca d'Italia ha parlato anche di banche e tassi d'interesse. "Il prolungato contesto di bassi tassi di interesse a livello globale, operati a seguito della crisi economica sta spingendo gli investitori ad arrischiarsi in nuovi strumenti di investimento non standard che richiederebbero però una rafforzata vigilanza" ha spiegato.  Draghi ha citato gli esempi degli Etf, o Exchange traded funds, delle materie prime e dei nuovi mercati che offrono elevati rendimenti: sono settori che "richiederebbero una vigilanza più attenta da parte delle autorità", ha affermato.

Parole d'encomio, invece, per le banche italiane: "I nostri istituti di credito hanno attraversato la crisi finanziaria
meglio di altri, senza bisogno di supporto esterno, ma bisogna guardare "all'andamento del ciclo economico, le sofferenze sui crediti sono aumentate, in questo scenario è importante rafforzare il patrimonio", ha spiegato il governatore di Bankitalia.
Draghi ha ricordato di aver invitato pubblicamente le banche tricolori "a muoversi prima invece che dopo, mi sembra che stia accadendo, si tratta di un segnale incoraggiante". Recentemente hanno annunciato misure di rafforzamento del capitale Ubi banca e Intesa Sanpaolo, il Monte dei Paschi potrebbe muoversi nelle prossime settimane. E proprio oggi Intesa Sanpaolo ha dato il via libera unanime ad un aumento di capitale da 5 miliardi di euro.

Secondo Draghi, però, 'Restano sacche di debolezza nel sistema bancario a livello globale. "In alcuni paesi - ha spiegato - i rischi sovrani e quelli bancari sono strettamente interconnessi". Parlando al termine della riunione plenaria del Fsb, Draghi si è soffermato su alcuni elementi di vulnerabilità del sistema finanziario, evidenziati dai membri dell'organismo incaricato di riscrivere le regole finanziarie globali. Fra questi, Draghi ha citato "il rischio di improvvisi cambiamenti nelle condizioni di finanziamento, nelle perdite sul credito e sulle curve dei rendimenti", sottolineando "l'importanza di programmi credibili di consolidamento fiscale". Il Fsb - si legge in una nota - ha "sottolineato la necessità di spingere decisamente nel rafforzamento dei sistemi bancari deboli" utilizzando i nuovi stress test per individuare tutti i punti deboli.
 

(05 aprile 2011) © Riproduzione riservata
da - repubblica.it/economia/2011/04/05/news/
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« Risposta #46 inserito:: Aprile 13, 2011, 06:33:36 pm »

BANKITALIA

Draghi: "L'Italia può uscire dalla crisi solo con le vere riforme strutturali"

Per progredire ancora non possiamo fare a meno della Ue. Il nostro paese esce dalla crisi globale con i suoi problemi di fondo ancora da risolvere. Serve una crescita del 2 % annua e una riduzione complessiva del deficit di 5 punti.  Deve cessare il sostegno straordinario.
La politica deve abbandonare la sua dimensione nazionalistica. Democrazia e mercato hanno bisogno l'una dell'altro


TORINO - L'Unione europea è un punto di Riferimento per l'Italia ed è fondamentale per il progresso del paese. È Il richiamo lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in un intervento a Torino sulla globalizzazione. "Per noi italiani, per noi europei, l'Unione è la condizione essenziale per progredire ancora", ha detto il governatore.

La crisi. "Il nostro paese, non corresponsabile della crisi - ha spiegato Draghi - vi è entrato già debole, ha pagato un prezzo alto di riduzione del reddito e dell'occupazione, ne esce con i suoi problemi strutturali ancora da risolvere". All'Italia serve una crescita attorno al 2% e una riduzione complessiva del deficit di 5 punti, per rispettare il nuovo obiettivo previsto dalle regole per il rafforzamento del Patto di stabilità, ha aggiunto il Governatore della Banca d'Italia. "Esercizi econometrici condotti con riferimento all'Italia mostrano che la variabile fondamentale per definire il grado di stringenza di questa regola è l'intensità della crescita economica. Se la crescita appossima il 2% annuo, la regola sul debito risulta soddisfatta se è rispettata quella relativa al pareggio di bilancio" (cioè la riduzione annua dello 0,5% del deficit). "Se continuiamo a crescere all'1% all'anno ci vorranno 5 anni per raggiungere i livelli pre-crisi", ha sottolineato il Governatore di Bankitalia. Draghi ha ricordato infatti che "se negli Stati Uniti il prodotto ha
recuperato il livello precedente la crisi, nell'area dell'euro essa è ancora inferiore del 3% e in italia del 5%". Parlando poi, a proposito del patto di stabilità e crescita europea, Draghi ha definito non drammatico il segno di ridurre il disavanzo pubblico dello 0,5% l'anno in rapporto al Pil se la crescita fosse intorno al 2%.

Sostegno. "In tutto il mondo si delinea ora chiaramente la necessità di far cessare il sostegno straordinario fornito nell'ultimo triennio alle economie dai bilanci pubblici e dalle politiche monetarie", ha aggiunto il  Governatore della Banca d'Italia. "L'incidenza sul prodotto dei debiti pubblici nei paesi avanzati - ha sottolineato - è aumentata di quasi un quarto; i programmi di medio termine di molti governi sono già orientati, con varie intensità, alla riduzione degli squilibri. Le politiche monetarie devono tenere conto dell'emergere di tensioni inflazionistiche, sospinte dal rincaro dei prodotti alimentari ed energetici". Secondo Draghi, nell'Area dell'Euro la politiche monetaria "rimane, anche dopo il rialzo dei tassi di interesse di riferimento deciso la scorsa settimana, molto accomodante".

Politica ed economia. "La globalizzazione integra le economie ma la politica rimane ancorata alla dimensione nazionale, spesso inadeguata a esercitare un'influenza rilevante sui processi d'integrazione". Lo sostiene il Governatore della Banca d'Italia. "La cooperazione internazionale - prosegue - è più che mai necessaria. La crisi globale che abbiamo attraversato ha mostrato che una risposta coordinata a livello internazionale si realizza più facilmente in presenza di un shock talmente grave che tutti sono disposti a rinunciare al proprio interesse particolare in nome dell'interesse comune". Il problema, insiste il numero uno di Bankitalia, è che "questa risposta coordinata tende a indebolirsi non appena il momento più acuto della crisi è superato; dobbiamo far sì che non perda forza se vogliamo costruire per il futuro un sistema finanziario più robusto del passato, se in ultima analisi vogliamo poter regolare il processo di globalizzazione".
In Italia "la capacità di sviluppo, Impetuosa alla fine dell'Ottocento e poi ancora dopo la Seconda guerra mondiale, risiedeva in ultima analisi nelle persone: negli imprenditori e nei lavoratori italiani. Va ritrovata, per sciogliere i nodi che stringono le nostre prospettive di crescita". "La politica economica - aggiunge Draghi - deve saper creare quell'ambiente istituzionale in cui la capacità dell'economia di svilupparsi possa dispiegarsi appieno".

Democrazia e mercato. "Democrazia e mercato hanno alla lunga bisogno l'una dell'altro - spiega ancora Draghi - ma coesistono in una costante tensione che deve essere sempre al centro dell'interesse della politica a cui spetta tracciare i confini fra i diritti irrinunciabili delle persone e l'agire del mercato".
Draghi cita Einaudi. "Il capitalismo deve essere regolato, come hanno insegnato gli stessi mastri del pensiero liberale, in primo luogo Luigi Einaudi. Nel mondo d'oggi la regolazione è molto più efficace se può contare su strumenti globali; la riforma del sistema finanziario internazionale sarà uno dei fondamenti su cui poggerà il governo del rapporto fra mercato e democrazia".

Riforme finanziarie coraggiose. "L'accresciuta interdipendenza delle economie e l'assetto tendenzialmente multipolare degli equilibri mondiali esigono riforme coraggiose nel sistema di cooperazione economica internazionale, in particolare in campo finanziario", afferma ancora il Governatore di Bankitalia.  "Non farle porterebbe inevitabilmente al protezionismo, con il sacrificio del benessere di tutti e della qualità democratica nella nostra vita civile". Draghi sottolinea che "eventi come la catastrofe che ha colpito il Giappone, la cui reale entità sfugge ancora a una definizione accettabile, o come le crisi sociali e politiche in molti paesi arabi, confermano come sia oggi illusorio ritenere irrilevanti shock geograficamente remoti".

Le banche e i controlli. Secondo Draghi, il sistema bancario nel suo complesso è "in forte recupero di redditività ma non di credibilità agli occhi della pubblica opinione". "Molte grandi istituzioni negli Stati Uniti e in Europa tendono ora a resistere, come avevano fatto con successo in qualche occasione prima della crisi, a interventi che le sottopongano a una supervisione più penetrante, che le obblighino a costituire riserve adeguate, che costruiscano un sistema nel quale esse possano essere liquidate senza ricorrere ai denari dei contribuenti". Queste resistenze, ha aggiunto Draghi, non basteranno tuttavia a frenare l'operato dell'Fsb, che, ha garantito Draghi, "porterà a termine entro l'anno il mandato ricevuto. Saranno poi i governi e i parlamenti a doversi pronunciare. E' comunque importante riflettere su quelle resistenze. Il conflitto fra oligarchie industriali e finanziarie e azione pubblica volta a limitarne l'influenza nell'economia e nella politica è ricorrente, in particolare negli Stati Uniti, una società nei cui geni costitutivi molto pesano i valori di libertà e di libera concorrenza". Nello specifico, il Governatore ha messo in evidenza che "le regole europee non hanno saputo impedire politiche di bilancio imprudenti da parte di alcuni paesi: da questa inadeguatezza discende una insidia grave per la stabilità della crescita nell'area".

(13 aprile 2011) © Riproduzione riservata
da - repubblica.it/economia/2011/04/13/news/
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« Risposta #47 inserito:: Aprile 14, 2011, 05:03:24 pm »

14/4/2011

Possiamo progredire solo nella Ue

MARIO DRAGHI

La crisi globale che abbiamo attraversato ha mostrato che una risposta coordinata a livello internazionale si realizza più facilmente in presenza di uno choc talmente grave che tutti sono disposti a rinunciare al proprio interesse particolare in nome dell’interesse comune.

Il problema è che questa risposta coordinata tende a indebolirsi non appena il momento più acuto della crisi è superato; dobbiamo far sì che non perda forza se vogliamo costruire per il futuro un sistema finanziario più robusto del passato, se in ultima analisi vogliamo poter regolare il processo di globalizzazione. [...] La ripresa delle nostre economie ha iniziato a manifestarsi già nella seconda metà del 2009. Lo scorso anno l’aumento del prodotto mondiale ha raggiunto il 5 per cento; secondo le più recenti valutazioni del Fondo monetario internazionale esso crescerà di oltre il 4 per cento quest’anno e, nel prossimo, del 6,5 nei soli Paesi emergenti. È stata superata la fase più acuta di disordine finanziario. In tutto il mondo si delinea ora chiaramente la necessità di far cessare il sostegno straordinario fornito nell’ultimo triennio alle economie dai bilanci pubblici e dalle politiche monetarie. [...]Nell’area dell’euro, dove l’inflazione è dall’inizio dell’anno al di sopra del 2 per cento, occorre prevenire il deterioramento delle aspettative sulla dinamica dei prezzi interni. Stiamo valutando tempi e modi del rientro dall’impostazione eccezionalmente espansiva che ha caratterizzato la politica monetaria nell’area dopo la crisi; essa rimane, anche dopo il rialzo dei tassi d’interesse di riferimento deciso la scorsa settimana, molto accomodante.

Tuttavia, la ripresa non ha dovunque cancellato gli effetti della crisi né ha eliminato le fragilità che l’hanno determinata. Se negli Stati Uniti il prodotto ha recuperato il livello precedente la crisi, nell’area dell’euro esso è ancora inferiore del 3 per cento, in Italia del 5 per cento. Gli squilibri di parte corrente delle bilance dei pagamenti non si chiudono. Le forti divergenze nella crescita mondiale possono minarne le basi, accrescendo la volatilità dei tassi di cambio e d’interesse. Il nostro Paese, non corresponsabile della crisi, vi è entrato già debole, ha pagato un prezzo alto di riduzione del reddito e dell’occupazione, ne esce con i suoi problemi strutturali ancora da risolvere.

Questi ultimi sono da anni al centro delle analisi della Banca d’Italia, insieme con le possibili politiche per risolverli. In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la Banca ha promosso una ricerca, e terrà in autunno un convegno internazionale, sugli aspetti salienti dell’evoluzione dell’economia dell’Italia unita in relazione al mutare del contesto esterno. Nella retrospettiva secolare balza agli occhi la forza formidabile che ha trasformato in Paese avanzato un’economia che era nel 1861 ai margini dei processi di modernizzazione in atto in Europa. Una forza sprigionata dalla necessità di adeguarsi ai cambiamenti tecnologici e di mercato che rivoluzionavano il mondo.

Questa capacità di sviluppo, impetuosa alla fine dell’Ottocento e poi ancora dopo la seconda guerra mondiale, risiedeva in ultima analisi nelle persone: negli imprenditori e nei lavoratori italiani; va ritrovata, per sciogliere i nodi che stringono le nostre prospettive di crescita. La politica economica deve saper creare quell’ambiente istituzionale in cui la capacità dell’economia di svilupparsi possa dispiegarsi appieno. [...]

L’Unione europea è un punto di riferimento nel mondo per come ha saputo sviluppare negli anni una forma originale di governo, fondata sugli Stati sovrani ma dotata di strutture sovrannazionali volte alla soluzione di problemi comuni. Il suo assetto è in evoluzione. I successi si accompagnano con tensioni fra Stati e fra questi e le istituzioni comunitarie. Ma per noi italiani, per noi europei, l’Unione è la condizione essenziale per progredire ancora.

Estratto dalla Lectio magistralis del governatore della Banca d’Italia all’inaugurazione di «Biennale Democrazia»

da - lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/
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« Risposta #48 inserito:: Maggio 01, 2011, 05:28:55 pm »

DEF

Draghi: Pareggio di bilancio se si riducono le spese del 7 %
 

ROMA - Per giungere al pareggio di bilancio nel 2014 come previsto dal Def del governo serve una riduzione delle spese del 7% in termini reali. E' quanto afferma il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi in un intervento sulle infrastrutture.

"Il documento di finanza pubblica recentemente approvato dal Consiglio dei ministri punta a un sostanziale pareggio nel 2014, da un disavanzo pari al 4,6% del pil nel 2010. Una tale correzione, effettuata solo dal lato delle spese, implica una loro riduzione del 7 per cento in termini reali. L'obiettivo è conseguibile solo se vi concorreranno tutte le principali voci di spesa", ha sottolineato il governatore.

"Da vari anni l'italia cresce a un ritmo insoddisfacente, che si riflette in redditi stagnanti, problemi occupazionali, maggiori difficoltà a gestire la finanza pubblica", aggiunge Draghi. "Il riavvio del processo di crescita passa per un aumento dei tassi di occupazione, soprattutto giovanile e femminile; maggiori investimenti in capitale fisico; mercati, servizi pubblici e regolamentazioni che facilitino l'accrescimento della produttività".

Parlando nell'intervento di apertura del convegno "le infrastrutture in italia: dotazione, programmazione, realizzazione", svoltosi a palazzo Koch, Draghi ha ribadito quanto già affermato la scorsa settimana, cioè che "la ripresa dopo la crisi appare lenta" e "si configura il rischio che la crisi incida a lungo sul tasso di crescita potenziale dell'economia
italiana, che nel 2007 veniva indicato attorno all'1,5%, un valore già relativamente basso rispetto a quelli degli altri principali paesi europei".

 

(28 aprile 2011) © Riproduzione riservata
da - repubblica.it/economia/2011/04/28/news/
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« Risposta #49 inserito:: Settembre 26, 2011, 05:13:53 pm »

WASHINGTON

Mario Draghi: «Crisi del debito, i governi facciano la loro parte»

Il Governatore in un discorso all'Fmi: Programma di riforme globali per costruire un nuovo sistema finanziario


MILANO - «Le attuali tensioni sui mercati finanziari legate ai timori» sulla crisi del debito «presentano sfide urgenti per le autorità finanziarie. I rischi sul sistema finanziario e sui debiti sono strettamente intrecciati. I governi devono giocare il loro ruolo, rafforzando le loro posizioni di bilancio e irrobustendo la competitività, attraverso riforme strutturali da realizzare in tempi stretti».

PROGRAMMA DI RIFORME GLOBALI - Lo ha detto il presidente del Financial Stability Board e governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel discorso depositato all'International Monetary and Financial Committee (Imfc), il braccio operativo del Fondo monetario internazionale (Fmi). «Gli ultimi sviluppi sui mercati hanno sottolineato la necessità di spingere per attuare pienamente il programma globale di riforme finanziarie per assicurare che le istituzioni finanziarie, i mercati e le infrastrutture siano più resistenti». E ha continuato: «È importante che la comunità internazionale completi - aggiunge Draghi - la piena attuazione delle riforme se vogliamo veramente costruire un sistema finanziario più resistente»

Redazione Online
24 settembre 2011 17:19© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - http://www.corriere.it/economia/11_settembre_24/draghi-fmi-discorso-washington_02b54d66-e6bc-11e0-93fc-4b486954fe5e.shtml
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« Risposta #50 inserito:: Ottobre 13, 2011, 12:04:39 pm »

13/10/2011

Il momento della coesione

MARIO DRAGHI

Nel (nostro) Paese non mancano vitalità e voglia di crescere, anche se non sufficienti a imprimere forza alla crescita.

Perché è tanto difficile realizzare interventi in grado di invertire il trend negativo degli ultimi anni?

La storia ci può soccorrere nelle risposte.


Nella Venezia del Seicento o nell’Amsterdam del Settecento, società ancora ricche, a una lunga stagione di grande dinamismo era seguito l’affievolirsi dell’impegno a competere, a innovare. Gli sforzi prima diretti al perseguimento della crescita furono indirizzati alla difesa dei piccoli o grandi privilegi acquisiti da gruppi sociali organizzati. In un’economia che ristagna, si rafforzano sempre i meccanismi di difesa e di promozione degli interessi particolaristici. Si formano robuste coalizioni distributive, più dotate di poteri di veto che di capacità realizzativa. Il rafforzamento di tali coalizioni rende a sua volta sempre più difficile realizzare misure innovative a favore della crescita. E’ compito insostituibile della politica trovare il modo di rompere questo circolo vizioso prima che questo renda impossibili, per veti incrociati e cristallizzati, le misure necessarie per la crescita.

E’ importante che tutti ci convinciamo che la salvezza e il rilancio dell’economia italiana possono venire solo dagli italiani. Una nostra tentazione atavica, ricordata da Alessandro Manzoni, è di attendere che un esercito d’oltralpe risolva i nostri problemi. Come in altri momenti della nostra storia, oggi non è così. E’ importante che tutti i cittadini ne siano consapevoli. Sarebbe una tragica illusione pensare che interventi risolutori possano giungere da fuori. Spettano a noi. Per due ragioni. La prima è che il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della crescita non sono una imposizione esterna, sono problemi che vanno risolti soprattutto a beneficio dell’Italia. E’ un dovere verso i giovani e verso noi stessi. La seconda ragione è che la cooperazione europea, mai come oggi indispensabile, si basa giustamente sull’assunto che ciascun membro faccia la propria parte. Solo i Paesi che si assumono le proprie responsabilità – quelle dell’Italia sono oggi particolarmente rilevanti – e che mantengono con rigore gli impegni presi sono partner credibili, a maggior ragione nella fase di ulteriore integrazione e condivisione di doveri che si prospetta per l’Unione Europea.

Occorre agire con rapidità. E’ stato già perso troppo tempo. Aumenti dei tassi di interesse della dimensione di quelli verificatisi negli ultimi tre mesi, se protratti, avrebbero l’effetto di vanificare in non piccola parte le misure approvate con i decreti legge convertiti in settembre, con un ulteriore possibile effetto negativo sul costo del debito, in una spirale che potrebbe risultare ingovernabile. E’ necessario che i decreti attuativi siano promulgati senza indugio, soprattutto quelli con riferimento alla riduzione permanente della spesa corrente. Quanto alla crescita, l’urgenza deriva non solo dagli effetti positivi che ne scaturirebbero sulla finanza pubblica, ma soprattutto dal dovere non più eludibile che abbiamo nei confronti dei giovani, un quarto dei quali sono senza lavoro.

L’Italia deve oggi saper ritrovare quella condivisione di valori comuni che, messi in sordina gli interessi di fazione, è essenziale per mobilitare le energie capaci di realizzare in anni non lontani una rigogliosa crescita economica e di offrire credibili speranze alle nuove generazioni.

Dall'intervento di apertura del convegno internazionale per le celebrazioni del 150˚dell'Unità d'Italia su «L'Italia e l'economia internazionale 1861-2011»

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9314
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« Risposta #51 inserito:: Dicembre 19, 2011, 04:56:44 pm »

Economia

19/12/2011 - LA CRISI LE RICETTE PER USCIRNE

Draghi: "Non c’è alternativa alla politica del rigore"

Al timone Mario Draghi ha concesso al Financial Times la prima intervista da quando è diventato presidente della Banca centrale europea

"Il 2012 sarà difficile, ma l’Ue si è preparata bene. Sono ottimista"

MARCO ZATTERIN
Corrispondente da Bruxelles


C’è un momento in cui i due inviati del Financial Times gli chiedono se, alla luce dei piani di austerità «molti aspri», non sia corretto pensare che «alcuni paesi si trovino a tutti gli effetti nella prigione dei debitori». L’espressione di Mario Draghi si può immaginare impassibile. La risposta è scritta sul giornale. Secca: «Voi vedete un’alternativa?».

Lui non la vede. Nella prima intervista dopo un mese e mezzo alla presidenza della Bce, l’ex governatore della Bankitalia batte un ferro a lui ben noto, quello del rigore e delle riforme. «Non discuto che il consolidamento porti ad una frenata dell’economia nel breve termine, ma non ci può essere un compromesso fra austerità fiscale e strategie per la crescita - spiega Draghi -. Devono andare mano nella mano. Ogni paese ha la sua strada da seguire. Per alcuni, la situazione sarebbe insostenibile pure se fossero fuori dall’eurozona e potessero svalutare. Avrebbero un sollievo temporaneo e una inflazione più alta».

Guarda all’Europa che cerca di togliersi dai guai, e gli regala qualche preoccupazione in più sul fronte della liquidità che ancora latita sul mercato del credito. Oggi Draghi sviscererà il tema al parlamento europeo. Al quotidiano economico britannico ricorda però «le significative decisioni prese la scorsa settimana dalla Bce». Il taglio di 0,25 dei tassi; le operazioni di finanziamento a lungo termine, le prime con respiro triennale; il coefficiente minimo di riserva minimo dimezzato; la decisione di agire da agente del Fondo salvastati dell’Ue (Efsf).

«L’obiettivo è allentare la pressione sull’attività di finanziamento delle banche - assicura l’uomo dell’Eurotower -. Decideranno loro cosa farne, ma una delle aspirazioni è che finanzino l’economia, sopratutto le piccole e medie imprese, che hanno difficoltà maggiori». Un’altra cosa che potrebbero fare, «in piena indipendenza, è comprare titoli del debito sovrano». Anche se «non sarebbe certo l’equivalente dell’azione della Bce».

Dal tono del colloquio si capisce che Draghi ha voglia di essere ottimista. Lo richiede il ruolo e il momento. Dieci giorni fa l’Ue ha giocato la carta di un nuovo patto intergovernativo per blindare la moneta unica. Oggi i ministri economici cercheranno si dargli un senso più concreto. il presidente della Bce rileva che nel 2012 «potremmo avere un significativo rallentamento dell’economia in diverse parti del mondo. Però abbiamo effettuato un ampio lavoroper il migliore funzionamento dell’unione economica. Dovremmo trarne elementi di fiducia».

Per ricostituire la credibilità perduta, Draghi offre quattro carte, coerenti col Consiglio Ue. Politiche nazionali di rigore, Patto di Bilancio, una migliore «protezione antincendio» (ecco l’Efsf «pronto in gennaio») e riforme strutturali. L’accordo Ue del 9 dicembre gli pare positivo «quale primo passo verso regole di bilancio più vincolanti in via preventive, è a nuova qualità». La Bce aiuterà l’Efsf? «Noi dobbiamo agire nel nostro mandato».

C’è anche qualcosa che non torna. Il banchiere centrale ammette che gli stress test sul credito non hanno funzionato come atteso, sarebbe stato meglio farli con l’Efsf in funzione così da ridurre l’effetto negativo della crisi dei debiti. «Non ha funzionato l’ordine dell’azione e io non direi che è colpa dell’Eba». La conseguenza ci riporta alla liquidità. Il modo in cui si è agito potrebbe convincere le banche a migliorare i loro coefficienti di capitali vendendo asset o riducendo la liquidità. «La seconda opzione è la peggiore. I regolatori hanno sconsigliato di farlo. Spero che gli istituti seguano questo consiglio».

DA - http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/434997/
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« Risposta #52 inserito:: Maggio 03, 2012, 07:32:40 pm »

Il discorso di MARIO DRAGHI

"Meglio tagli alla spesa che più tasse"

L'inflazione al 2%, colpa di benzina e tassazione

Il numero uno della Bce, Mario Draghi, vede una leggera ripresa a partire da quest'anno, ma rimangono i rischi di recessione.

L'inflazione resterà sopra il 2%. Pesano le tasse e la benzina. Meglio tagliare la spesa che alzare le tasse.

L'Italia e la Spagna sono sulla buona strada


MILANO - Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, conferma i rischi per l'economia, nel suo discorso dopo la decisione di lasciare i tassi invariati dell'Eurozona all'1%. E aggiunge: "Non abbiamo discusso variazioni sui tassi, abbiamo discusso della nostra linea che riteniamo espansiva". Le stime più recenti sull'economia indicano una "ripresa graduale" nel corso del 2012 ma vi sono una "prevalente incertezza" e "rischi al ribasso", fra i quali le "tensioni in alcuni mercati del debito sovrano".  La Bce da parte sua continuerà ad attendersi una graduale ripresa che dovrebbe avviarsi "nel corso dell'anno".

Spetta ai governi nazionali fare le riforme strutturali in grado di rilanciare le prospettive di crescita di medio termine e ridurre le disparità fra i Paesi europei. "Notiamo che ci sono progressi in molti Paesi, ma diversi governi devono essere più ambiziosi". "Il governo spagnolo ha fatto uno sforzo notevole" per varare "riforme serie in un periodo molto breve", ha sottolineato Draghi. Anche l'Italia "ha fatto progressi notevoli" ed è "davvero sulla buona strada". Secondo Draghi, il governo Monti "ha bisogno di essere incoraggiato" e ha ottenuto dei risultati "notevoli" in campo di consolidamento fiscale.

Per risanare i conti pubblici tagliare la spesa corrente è certamente una ricetta migliore che aumentare le tasse o ridurre gli investimenti.
"Penso che collettivamente dovremmo tracciare un percorso su come e dove saremo tra dieci anni. Arriveremo a una unione fiscale? ci sarà una cessione di sovranità?. Per costruire una futuro comune nell'euro, il fiscal compact è solo un punto di partenza, non lo è invece una unione che fosse basata trasferimenti di risorse" ha sottolineato il numero uno dell'Eurotower.

L'inflazione nell'Eurozona "resterà sopra il 2% nel 2012", ma vicino al 2% a medio termine". Il costo della vita dovrebbe scendere sotto il 2% solo nel 2013. "L'insieme dei rischi resta prevalentemente bilanciato", ha affermato il presidente Draghi, tuttavia ha anche avvertito che il consiglio direttivo porrà molta attenzione a verificare che i rialzi dei prezzi di petrolio e materie prime non diano luogo a "effetti di secondo livello" coinvolgendo le dinamiche dei salari. Sui prezzi, ha chiarito Draghi, pesano i costi dell'energia e l'aumento della tassazione indiretta.

Tra un patto europeo per la crescita e il 'Fiscal compact' "non c'è contraddizione" perché il consolidamento fiscale garantisce crescita "a lungo termine". Insieme al consolidamento fiscale, le riforme strutturali "devono sostenere la crescita". Resta centrale anche il problema dell'occupazione. Sul mercato del lavoro servono riforme che promuovano "più flessibilità, mobilità ed equità", mentre al momento la situazione è "sbilanciata" a danno dei giovani. E, in questo quadro, "agevolare l'attività d'impresa, favorire le start-up e la creazione di lavoro è cruciale". "Le politiche volte ad accrescere la concorrenza nei mercati dei prodotti e l'aumento dei salari e adeguamento della capacità occupazionale delle imprese promuoverà l'innovazione, la creazione di posti di lavoro e aumenterà nel lungo termine le prospettive di crescita", spiega Draghi. Le riforme aggiunge il presidente, "sono particolarmente importanti per i paesi che hanno subito perdite significative in termini di competitività dei costi e hanno la necessità di stimolare la produttività e migliorare le performance commerciali".

La Banca centrale vigilerà sull'economia. "I maxi-prestiti - ha detto Draghi - forniti dalla Bce attraverso il programma 'Ltro' richiedono tempo per avere effetto sul credito", ricordando che il secondo prestito "ha avuto regolamento solo lo scorso 1 marzo". Resta prematura qualunque exit strategy delle misure straordinarie anti crisi della Bce.  Con le iniezioni di liquidità "abbiamo evitato un maggiore credit crunch, da questo punto di vista le misure della Bce sono state un successo".

(03 maggio 2012) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/economia/2012/05/03/news/draghi_economia_a_rischio_l_inflazione_resta_sopra_il_2_-34387416/?ref=HRER1-1
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