Il Cavaliere tranquillizza i vescovi con il richiamo ai valori cattolici

<< < (2/3) > >>

Admin:
IL CAVALIERE E LE MODE

Il ciondolo del Cavaliere e gli «ingioiellati moderati»

Il ciondolo misterioso beffa i maschi italiani (con braccialetto) 

 
Prima tycoon, poi premier, poi caricatura estrema ed estremista degli stessi italiani che per anni lo hanno ammirato, Silvio Berlusconi con il suo ciondolo e i suoi smeraldi (dettaglio smentito allo stadio) rischia oramai di danneggiare i suoi molti fans. E non quelli che— direbbe Harry Potter— sono dediti alle Arti Oscure, l’evasione fiscale, i falsi in bilancio, i sospetti rapporti finanziari con organizzazioni poco legali, e altro. Quelli che, spesso onesti, spessissimo simpatici, coltivano qualche vezzo che i più malmostosi trovano burino. La vacanza rumorosa con feste casino e scherzi, per dire; un po’ di buffo gallismo; e ora, notizia più recente, la passione nazionale maschile per la bigiotteria. Che, negli anni, era stata lentamente sdoganata: un braccialetto qua, una catenina là, una collanina per i più giovani, un cerchietto per i calciatori.

Le italiane— anche quelle malmostose—avevano imparato ad accettarli, a trovarli innocui, a ignorarli per benaltrismo (ben altri, suvvia, possono essere i difetti dei nostri ragazzi). Ma dall’altro ieri è tutto più difficile. Insomma, di braccialetti-collanine-ecc. se ne vedevano talmente tante da non farci più caso. Ora no, dopo le foto della festa di Anna Betz (che i romani ricordano con affetto per i cartelloni “Bettazzi Anna-gli immobili firmati” con foto di lei fatale, diffusissimi negli anni Novanta) qualunque uomo con monile fa immediatamente pensare al Berlusca con laccio impreziosito al collo.

E non è giusto. Non si può fare di ogni erba un fascio. Ornarsi di lacci e bracciali (possibilmente non insieme) è diverso dall’intrattenere gli ospiti con finte eruzioni vulcaniche, finte pizzerie e gelaterie in villa durante feste che distruggono anche Emilio Fede, annunci ferragostani di acquisto della Dc. Per impossibilità economica, o per scelta. A pensarci, era meno dannosa la bandana di due anni fa, caso strumentale (per mascherare il fresco trapianto di capelli) e isolato, che causa ridicolaggine non ha fatto moda. Stavolta è successo il contrario. Silvio B. ha preso una moda radicata, l’ha esagerata, e ora per colpa sua si rischia il ridicolo.

Val la pena di essere solidali con gli ingioiellati moderati, non c’è che dire (ma Boldi? Cosa accidenti si dovranno inventare adesso Massimo Boldi e tutti quelli che fanno i film di Natale, se Berlusconi ogni agosto e non solo ad agosto supera qualunque loro idea? C’è da essere solidali anche con loro, stavolta)

Maria Laura Rodotà
19 agosto 2007
 
da corriere.it

Admin:
Lo rivela il quotidiano La Provincia di Como

Berlusconi acquista una villa a Cernobbio

Si tratta di una dimora ottocentesca che fu del conte Giulio Belinzaghi.

In passato ci abitarono molti calciatori interisti   
 
 
COMO - Silvio Berlusconi avrebbe acquistato, attraverso una delle sue società, villa Belinzaghi, dimora ottocentesca di Cernobbio, sul lago di Como, accanto all'hotel a cinque stelle di Villa d'Este. La notizia è riportata dal quotidiano La Provincia di Como, secondo il quale è già stato siglato il compromesso per il passaggio di proprietà tra la società dell'ex presidente del consiglio e l'ultimo proprietario della villa, l'imprenditore tessile comasco Giorgio Fasana. Il prezzo sarebbe compreso tra i 10 e i 12 milioni di euro.

VILLA BELINZAGHI - Nei mesi scorsi Silvio Berlusconi, spesso accompagnato dalla figlia Marina, aveva più volte visitato varie ville sul lago di Como per valutare le possibilità di acquisto. Alla fine l'attenzione si è concentrata su villa Belinzaghi, realizzata nel 1860 dal conte Giulio Belinzaghi, banchiere nonché sindaco di Milano e Cernobbio. Villa che, ironia della sorte, spesso era stata affittata a giocatori dell'Inter: da Totò Schillaci ad Aaron Winter, fino a Clarence Seedorf, che vi ha abitato sino ad un paio di anni fa, anche dopo il suo passaggio al Milan. Tra l'altro, proprio l'abbandono della dimora da parte del calciatore olandese è al centro di una causa penale per presunti danneggiamenti tra il proprietario e lo stesso Seedorf. Attualmente la villa è divisa in cinque appartamenti, ma l'intento sarebbe quello di ristrutturarla completamente. Tramite dell'operazione sarebbe stato il sindaco di Cernobbio Simona Saladini, diventata nel giugno scorso assessore provinciale di Forza Italia. A far propendere il cavaliere su villa Belinzaghi, dimora splendida ma di non particolare interesse storico e artistico, sarebbe stata soprattutto la sua posizione, accanto a Villa d'Este e al suo eliporto. Allo stesso tempo, la villa costruita proprio sul lago in mezzo a un notevole parco, è in grado di garantire ai suoi ospiti la necessaria privacy, lontano da occhi curiosi.

19 agosto 2007
 
da corriere.it

Admin:
Quando Silvio aveva le ali

di Francesco Bonazzi e Gianluca Di Feo

Il primato di Berlusconi: 220 milioni di spese.

La stretta di Prodi: jet solo per impegni istituzionali.

E solo quando non siano disponibili voli di linea.

Regole che Mastella e Rutelli non hanno rispettato


AAA offresi due jet Falcon perfetti per voli vip. La prima mossa concreta per prendere le distanze dall'abuso di aerei di Stato arriverà nei prossimi giorni. La presidenza del Consiglio ha deciso di vendere due dei velivoli executive della flotta dei Servizi segreti. Da Palazzo Chigi è arrivato l'ordine di farla finita con le escursioni sugli aeroplani della Cai, la riservatissima compagnia degli 007 italiani che con i suoi Falcon ha segnato la storia parallela degli ultimi vent'anni: dalle missioni veramente segrete in Medio Oriente ai viaggi di piacere sotto copertura.

L'uso della flotta d'ora in poi sarà riservato al Sismi e al Sisde: vietato l'ingresso a bordo di ministri e sottosegretari in cerca di un passaggio dell'ultima ora. I politici avevano ipotecato più dell'80 per cento delle partenze top secret: per questo adesso due dei cinque jet sono stati dichiarati superflui e messi sul mercato. Il beneficio per le casse pubbliche sarà limitato: i bireattori prodotti dalla Dassault, anzianotti ma ancora ambiti come status symbol, permetteranno di raggranellare al massimo una decina di milioni.

Ma i risparmi per i mancati decolli a sbafo saranno consistenti. E soprattutto sarà significativo il segnale di austerity per i privilegiati del volo blu. Dopo la vicenda della gita al Gran Premio di Monza sull'Airbus presidenziale dei ministri Mastella e Rutelli, rivelata da "L'espresso", il governo Prodi ha deciso di rendere ancora più severe le regole per l'imbarco dei politici sugli aerei di Stato. La squadriglia dei turboelica Piaggio P180, le "Ferrari dei cieli", è stata restituita integralmente all'attività dell'Aeronautica militare: nel 2004 un quarto dei decolli erano destinati ad accontentare le pretese dell'esecutivo berlusconiano, con un andazzo proseguito fino alle elezioni.

Quanto alla flotta della presidenza del Consiglio, poi, i criteri per autorizzare le missioni sono diventati molto rigidi. Perché, ribadiscono da Palazzo Chigi smentendo molte delle argomentazioni invocate in questi giorni, non esistono "voli di sicurezza": una cosa è la scorta garantita alle personalità a rischio, che viene fornita anche sugli aerei di linea o sui treni, altro sono le "ragioni istituzionali" che giustificano l'impiego degli Airbus o dei Falcon. Solo viaggi di alta rappresentanza, diretti verso sedi disagiate o condizionati da particolari appuntamenti di governo. Insomma, un'eccezione. Per tutto il resto bisogna muoversi come i normali cittadini.

Già il 13 settembre 2006, pochi mesi dopo l'insediamento del centrosinistra, la presidenza del Consiglio diffuse una dettagliata circolare. Con una premessa inequivocabile: "Il monitoraggio sistematico degli impieghi dei velivoli di Stato evidenzia il sostenuto andamento delle richieste di voli per le esigenze di ministri, viceministri e sottosegretari. Il fenomeno ha dimensioni tali da indurre, in assenza di correttivi urgenti e incisivi, a una grave crisi... L'andamento, se confermato, richiederebbe un consistente aumento della dotazione finanziaria incoerente con l'attuale quadro di finanza pubblica".

Il documento esaminato da "L'espresso" parla poi degli "aggravi non di rado determinati da ritardi, ripensamenti o cambiamenti di programma" che mettono a dura prova l'Aeronautica "determinando un avvertibile stato di disagio degli operatori" alle prese con i capricci del politico di turno. Ed ecco le regole. Anzitutto chi ha diritto a salire: capo dello Stato, i presidenti delle Camere, il presidente della Consulta e gli ex presidenti della Repubblica. Ministri e delegazioni ufficiali possono farlo "ma solo in presenza di determinate condizioni". Quali?"Inderogabili esigenze in connessione con l'esercizio di funzioni istituzionali". Per le trasferte in Italia, però, bisogna documentare "l'indisponibilità di mezzi alternativi e di voli di linea compatibili anche se non strettamente coincidenti". Criteri ancora più vincolanti sono previsti poi per i sottosegretari.

Il 30 maggio 2007 Palazzo Chigi ha diramato una seconda circolare, ribadendo la necessità di fornire documentazione che dimostri "inderogabilità, urgenza, presenza di motivazioni istituzionali, mancanza di mezzi di trasporto alternativi". Tutti devono presentare una relazione, chiamata con disprezzo "il compitino", che in caso di contenzioso poi finisce sul tavolo del sottosegretario Enrico Micheli. Che, ironia della sorte, dopo la laurea fu assunto dall'Alitalia per fare il controllo di qualità sui primissimi aerei a reazione. I "compitini" bocciati non mancano: negli ultimi mesi sarebbero stati il 15 per cento. E ormai nessuno tenterebbe più di prenotare un Falcon sulla rotta Roma-Bruxelles o un Roma-Milano: il no sarebbe sicuro.

Alla luce di tanti scrupoli, viene da chiedersi quanto fosse legittima la gita domenicale al Gran Premio di Monza. Una questione che verrà esaminata anche dalla Corte dei conti, che ha aperto un'istruttoria sulla vicenda. Sia Clemente Mastella che Francesco Rutelli avevano domandato un volo di Stato. Il primo aveva ipotizzato un gruppo di cinque persone: assieme a lui il figlio, un collaboratore e due agenti di scorta. Sulla lista del vicepremier 12 nomi: tra loro la moglie Barbara Palombelli, almeno quattro uomini dello staff, tre agenti di scorta. Entrambi avevano indicato la partenza dall'aeroporto di Salerno-Pontecagnano, con arrivo a Linate. Entrambi si trovavano in Campania per motivi non istituzionali. Rutelli chiudeva la festa della Margherita; Mastella era a casa per "motivi di famiglia".

Stando alla versione ufficiale, Palazzo Chigi avrebbe riconosciuto come istituzionale solo l'impegno del vicepremier, chiamato a premiare il vincitore della gara di Formula Uno, assegnandogli un aereo. Poiché la pista di Salerno-Pontecagnano è chiusa al traffico da mesi, la partenza è stata dirottata su Napoli. A quel punto, però, invece di destinare al compito un Falcon 900 - capienza di 14 posti, quindi sufficiente per la comitiva Rutelli - si è fatto partire da Ciampino il lussuoso Airbus 319 CJ presidenziale da 48 posti: quanto bastava per dare uno strappo in tutta comodità anche a Mastella & friends.

Al ritorno, poi, il Guardasigilli è rimasto in Lombardia mentre il figlio e il misterioso collaboratore sono stati fotografati da "L'espresso" mentre salivano a bordo. E al gruppo Rutelli si è aggiunto il coordinatore della Margherita Renzo Lusetti con il figlio, l'adolescente di spalle nelle foto: Lusetti ha spiegato di avere rinunciato ai biglietti già acquistati da Alitalia perché il ragazzo si era sentito male durante il Gran Premio. Anche nel suo caso, "solo un passaggio". E i "voli di linea compatibili" invocati dalla circolare della presidenza del Consiglio? Air One e Alitalia li offrivano negli identici orari dell'Airbus presidenziale con prezzi da low cost. Ma l'alternativa non è stata presa in considerazione.

Nonostante questo, la gita domenicale del vicepremier e del guardasigilli è stata criticata da pochi esponenti della maggioranza (tra gli altri Diliberto, Brutti, Mussi) e da pochissimi dell'opposizione (Fini e Mussolini). Nelle stesse ore in cui Prodi usava l'Eurostar per il weekend, l'esecutivo è intervenuto con un comunicato in cui si qualificava come ufficiale il volo di Rutelli e si definiva "un passaggio" quello di Mastella. Compatta invece la difesa dei vertici delle Camere: una solidarietà che non sorprende, visto l'uso frequente dei Falcon ministeriali da parte di Bertinotti e Marini evidenziato anche nella "Casta" di Gianantonio Stella e Sergio Rizzo. Non sorprende nemmeno la telefonata affettuosa di Silvio Berlusconi a Mastella, sia per l'interesse politico, sia per la passione del Cavaliere per i voli blu.

Gli anni del centrodestra per le squadriglie di Stato sono stati logoranti. "Le limitate risorse di velivoli e di personale sono sottoposte ormai da lungo tempo a un carico di lavoro che non è ulteriormente sopportabile", recita il documento di Palazzo Chigi del settembre 2006. Nel corso dei due anni precedenti 11 tra Falcon e Airbus più una decina di Piaggio 180 dell'Aeronautica hanno consumato i motori. C'erano poi i viaggi con i cinque Falcon della Cai, la compagnia degli 007. E come se non bastassero le flotte di Stato, si sono noleggiati pacchetti viaggio da Eurofly e dalla squadriglia vip dell'Eni.
Infine si è persino ricorso eccezionalmente ai Piaggio in dotazione a Esercito, Protezione civile e Finanza.

La campagna elettorale del 2006 sarà ricordata come un incubo negli hangar di Ciampino, con tripli turni di piloti e tecnici per far fronte alle telefonate di Palazzo Chigi. Gettonatissima la rotta Roma-Olbia, per i frequenti soggiorni sardi del premier. È durante questi spostamenti che il Cavaliere ha apprezzato le comodità dell'Airbus presidenziale, con salottini e zona letto silenziata. Un lusso di cui ha sentito la mancanza dopo la sconfitta elettorale, correndo subito ai ripari: ha acquistato un Airbus 319 CJ personale. Non uno a caso, ma lo stesso di Eurofly che veniva affittato a spese del contribuente negli anni del governo.

Di sicuro, la bolletta finale dei voli di Stato è scioccante. Nel quinquennio del Cavaliere d'alta quota sono stati bruciati oltre 200 milioni solo per i jet dell'Aeronautica. A questi vanno aggiunti 4 milioni per il noleggio degli aerei di Eni ed Eurofly, una quindicina di milioni per quelli dei servizi segreti e qualche manciata di milioni per le "Ferrari dei cieli" della Piaggio destinate alle escursioni dei sottosegretari. Nell'epoca Prodi si sostiene di avere frenato i decolli nel secondo semestre 2006 e tagliato ancora quest'anno: il conto del 2007 dovrebbe essere di "soli" 28 milioni. Poco, rispetto ai 52 di tre anni fa. Ma alla fine in sette anni dalle tasche degli italiani voleranno via 300 milioni. "Nel blu dipinto di blu, felici di stare lassù".

(20 settembre 2007)

da espresso.repubblica.it

Admin:
POLITICA

Mogli e amici a bordo di un aereo del corpo, e poi di un elicottero per una gara di sci sulle Dolomiti.

Una trasferta filmata...

Gite in montagna e pesce fresco in baita così Speciale usava l'Atr della Finanza

di CARLO BONINI

 
ROBERTO Speciale con coppola e montone. Le signore in pelliccia. Tutti a Passo Rolle. Per la festa sulla neve. A bordo dell'Atr 42 della Guardia di Finanza. E a cena pesce freschissimo. In casse caricate all'aeroporto di Pratica di Mare e spedite con volo militare. L'ex comandante della Guardia di Finanza ha chiesto al Paese cinque milioni di euro perché il suo onore di "uomo delle Istituzioni" e di "ufficiale" con la schiena dritta trovi giusto ristoro al "massacro" che ne avrebbero fatto in Parlamento il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa e il suo vice Vincenzo Visco.

Un giudice amministrativo deciderà di qui a tre settimane del risarcimento. E' un fatto che, liberi dalla sua ombra, gli archivi della Guardia di Finanza cominciano a restituire qualche documento che racconta chi è Roberto Speciale. Come ha interpretato il suo comando. Quale uso abbia fatto delle risorse destinate al lavoro di un Corpo che, spesso, a fine anno, non ha risorse per mettere la benzina nelle sue macchine.

Parliamo di un filmato ufficiale girato in una fredda mattina del febbraio 2005. A passo Rolle (Trentino Alto Adige) si apre la 55esima edizione delle "gare invernali di sci" del Corpo. Un operatore delle Fiamme Gialle rivolge l'obiettivo della telecamera sull'orizzonte cobalto della pista di atterraggio dell'aeroporto di Bolzano. Nell'assolo trionfale e lancinante di una chitarra elettrica che fa da colonna sonora alle immagini, un Atr 42 turboelica del Corpo (aereo destinato, secondo le informazioni diffuse dal sito istituzionale della Finanza, al "contrasto del contrabbando", alla "sorveglianza delle coste", alle "missioni umanitarie", giocattolo da 3.500 euro l'ora, escluso il costo dell'equipaggio) si posa a terra. Il bestione rulla, avvicinandosi lentamente all'aerostazione e la musica cresce. Cresce nell'enfasi compiaciuta della regia.

Un drappello di infreddoliti ufficiali si avvicina al portellone posteriore, guidato dal generale Giulio Abati (allora comandante regionale del Trentino Alto Adige). Attesa. Poi, ecco il primo passeggero. Una signora avvolta in una pelliccia di volpe. La moglie di Roberto Speciale. Ecco il secondo. Un'altra pelliccia di volpe. La signora D'Amato, moglie del generale Salvatore D'Amato (all'epoca comandante interregionale di Napoli). Ora, la terza pelliccia. Volpe come sopra, ma rovesciata. Una giovane donna che nessuno dei presenti sembra conoscere o riconoscere, salvo l'autista del comandante generale che aspetta sottobordo e con cui scambia un affettuoso bacio.

Quindi tocca agli uomini. Un ragazzone dall'abito sportivo con una sporta di carta; un uomo di mezza età che sembra accompagni la più giovane delle signore; il generale D'Amato, in giacca a vento e quindi lui, il Comandante. Immagini di vederlo fare capolino in alta uniforme. E invece il generale si è "messo" da montagna. Coppola, giacca di montone con bottoni in osso, morbidi pantaloni in velluto verde petrolio. Lo salutano militarmente. Lui risponde allungando morbidamente la mano nel gesto dell'omaggio.

Da Bolzano a Passo Rolle sono 50 minuti di auto. La giornata è serena. In fondovalle non c'è neve. Ma la comitiva, visibilmente compiaciuta, non si nega lo spettacolo delle cime. Si accomoda su un elicottero Ab 412 del Corpo che attende a bordo pista. La chitarra elettrica della colonna sonora pesta in un ennesimo assolo, mentre l'obiettivo stringe sulle signore in pelliccia issate a bordo, su un comandante chino ad allacciare le cinture di sicurezza a chi non sa neppure da dove si cominci. Su Speciale, che ora ha tolto la coppola e inforcato dei "Rayban" a goccia con cui osserva compiaciuto il lavoro agiografico del cine-operatore.

Di nuovo in aria. Il Cimon della Pala è magnifico. I tre generali che attendono a Malga Fossa (Nino Di Paolo, generale di corpo d'armata, comandante a Firenze; Luciano Pezzi, generale di divisione, Lucio Macchia, generale di corpo d'armata) sono tre deferenti statue di ghiaccio. Alla malga, ai piedi dell'elicottero appena atterrato in una nuvola di neve farinosa, il cerimoniale si ripete nella sua sequenza grottesca. Nessuno sa bene chi salutare. Anche perché alcuni di quelle signore e signori non li conosce nessuno. Finche una Land Rover blu notte tirata a lucido se ne va con gli ospiti.

Non sembra questa la sola pagina umiliante scritta a Passo Rolle. Di storie, nel Corpo, se ne raccontano di tutti i colori. E almeno una ha lasciato tracce documentali e testimoniali. Speciale ama il pesce fresco. E, si sa, le malghe non ne offrono. In un'occasione, dunque, dall'aeroporto di Pratica di Mare viene fatto sollevare un Atr 42 con a bordo un metro cubo di pesce. Il piano di volo prevede l'atterraggio a Bolzano, quindi il disimbarco e la consegna del prezioso carico in montagna.

Il pilota è il maggiore Aldo Venditti. Ma il poveretto non ha fortuna. Le condizioni meteo su Bolzano lo obbligano ad atterrare a Verona, dove nessuno aspetta pesce. Tantomeno un drappello di sconcertati "baschi verdi" che rifiutano di farsi facchini. Tocca al pilota. E la storia smette di essere un segreto.


(11 ottobre 2007)

da repubblica.it

Admin:
POLITICA

Il Cavaliere a Milano: "Forza Italia si scioglierà nella nuova formazione"

Scettici Udc e Lega, Umberto Bossi: "Ho paura che sia solo un favore a Prodi"

Berlusconi lancia una nuova sfida "Nasce il Partito del popolo delle libertà"

Prima cauta apertura sulle riforme: "Disponibili a soluzioni utili per il Paese"

Veltroni: "La nuova forza politica è il riconoscimento di una sconfitta"

 
MILANO - Pressato dalle critiche degli alleati, Silvio Berlusconi scende in piazza nella sua città, Milano, fa una prima cauta apertura sul tema riforme, e lancia una nuova sfida: "Oggi nasce ufficialmente qui il grande partito del popolo italiano, un partito aperto che è contro i parrucconi della vecchia politica. Invito tutti ad entrare senza remore e a venire con noi, questo è quello che la gente vuole: Forza Italia si scioglierà nella nuova formazione", che si chiamerà, appunto, "Partito del popolo italiano delle libertà". Un'iniziativa che non pare, almeno dai primi commenti, suscitare grande entusiasmo nelle altre componenti della Cdl. E che per il segretario del Pd Walter Veltroni rappresenta "il riconoscimento di una sconfitta".

Per l'annuncio il Cavaliere sceglie il gazebo di piazza San Babila per la raccolta di firme contro il governo Prodi: "Sono sette milioni", sottolinea con orgoglio. Un vero e proprio show, il suo. Che lo vede attorniato da cori da stadio e urla, da una grande bolgia in cui si distingue Michela Vittoria Brambilla ("siamo stati l'avanguardia del nuovo partito, in cui adesso confluiremo", dichiara). Intanto, il leader di Fi arringa la folla con un megafono, per poi improvvisare un comizio in mezzo alla piazza. Quindi, sul nuovo partito, il leader dà appuntamento a domani, quando "presenteremo la nuova iniziativa". "Invitiamo tutti - dice - a venire con noi contro i parrucconi della politica in un nuovo grande partito del popolo. Chiediamo a tutti di mettere da parte ogni timore e ogni remora: questo è quello che la gente vuole".

Poco dopo, a chiarire meglio le modalità organizzative del nuovo partito, ci pensa il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi: "Vi annuncio - dichiara - che la prossima settimana ci sarà una nuova mobilitazione con i gazebo in tutta Italia per le adesioni al nuovo partito".

Ma Berlusconi, nel suo intervento milanese, parla anche d'altro. Ad esempio, riguardo agli italiani che hanno firmato la sua petizione contro il governo Prodi, sostiene che "la metà" non sono elettori del centrodestra. Lo scopo, ribadisce, è "avere nuove elezioni, ed eleggere un nuovo governo. Un governo che sia in armonia con i suoi cittadini, un governo che sappia governare".

Sul tema al primo posto dell'agenda politica, l'eventuale apertura di un dialogo tra i poli sulle riforme (sollecitato anche da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini) da Berlusconi arriva invece una prima seppure parziale apertura: "Se l'altra parte avanzerà delle proposte o dirà di sì a nostra proposte saremo i primi ad essere lieti di trovare, per il nostro Paese, una direzione di svolta che assicuri la democrazia, lo sviluppo e la libertà".

Le reazioni al nuovo partito.
A tenere banco, però, resta la novità del nuovo partito berlusconiano. Umberto Bossi teme "che sia solo un favore a Prodi". "La forza di Berlusconi - dice il leader della Lega - è sempre stata la sua capacità di coordinamento. Il suo saper tenere uniti. Con il nuovo partito andrebbe quindi in una direzione differente rispetto a quando ha fatto fino ad ora. Se perde questa forza, se ci rinuncia, secondo me si sbaglia". Prima che parlasse Bossi era stato Roberto Maroni a chiarire che il Carroccio non è interessato a questo nuovo partito del centrodestra: la Lega è orientata soprattutto alle riforme e nei prossimi giorni lo stesso Maroni incontrerà Veltroni.

La prima reazione dell'Udc è affidata al vice presidente del gruppo alla Camera, Maurizio Ronconi: "Un partito non può nascere né in provetta né dalle alchimie di un pur attento marketing politico. L'Udc vuole concorrere al partito popolare in Italia che non nasce però da un atto di intelligente fantasia ma da un confronto serio e meditato; non nasce dalla pancia ma dal cervello". E in serata fonti vicine a Casini commentano l'annuncio di Berlusconi ribadendo quanto detto dal leader del partito nel pomeriggio e cioé che per il Cavaliere c'è anche il momento della propaganda. Positivo invece il giudizio all'apertura sul dialogo per le riforme.

Dal centrosinistra arriva la reazione di Veltroni: "Forse è il riconoscimento di una sconfitta" dopo l'annunciata spallata, poi non verificatasi, nei confronti del governo. "E comunque il riconoscimento che si è conclusa una "stagione politica", dice il segretario del Pd. "Un tempo era il centrosinistra che inseguiva modalità di comunicazione. Ora è Berlusconi che ci insegue...Noi facciamo i gazebo e li fa anche lui, noi facciamo un nuovo partito e lo annuncia anche lui" ha aggiunto ancora Veltroni, parlando in collegamento telefonico con la trasmissione di Maurizio Crozza, su La7.

(18 novembre 2007)

da repubblica.it

Navigazione

[0] Indice dei messaggi

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente