Commento Giustizia
Il bivio di Renzi oltre Bonafede
18 MAGGIO 2020
È evidente che se il Guardasigilli cadrà in Parlamento sotto il fuoco incrociato delle mozioni di destra e della Bonino, la ferita inferta al governo Conte sarà quasi certamente definitiva e fatale
DI STEFANO FOLLI
È evidente che se il ministro della Giustizia cadrà in Parlamento sotto il fuoco incrociato delle mozioni "giustizialista" della destra e "garantista" di Emma Bonino, la ferita inferta al governo Conte sarà quasi certamente definitiva e fatale. Ma è altrettanto chiaro che Bonafede ha discrete probabilità di attraversare indenne le forche caudine. Anzi, per come si sono messe le cose, la caduta del ministro equivarrebbe a un colpo di scena alquanto clamoroso.
Il problema riguarda, come è ormai noto, il gruppo di Matteo Renzi: il quale dispone dei numeri determinanti per far pendere la bilancia verso le dimissioni dell'imputato e soprattutto ha tutti gli argomenti per colpirlo. Renzi nei giorni scorsi è stato il più perentorio dei pubblici ministeri: ha elencato tutte le responsabilità vicine e lontane di Bonafede, dal nodo della prescrizione al caso Di Matteo fino al pasticcio dei mafiosi mandati agli arresti domiciliari.
Si possono avere varie opinioni sul ministro "grillino", personaggio cardine del M5S nel governo Conte, ma di sicuro Renzi ha sostenuto con foga la più sfavorevole, dipingendolo come il peggior Guardasigilli che abbia mai abitato le stanze di via Arenula.
Ora, sulla base delle premesse che egli stesso ha indicato, non si vede come Renzi possa esimersi dal votare la sfiducia.
Soprattutto in seguito alla recente novità, ossia la mozione "garantista" di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova che ha cambiato lo scenario. Prima si trattava di legarsi all'iniziativa della destra, il che era effettivamente difficile per Italia Viva: si sarebbe trovata a lavorare per il re di Prussia, come si usa dire, e avrebbe innescato una crisi di governo sul terreno prescelto da Lega e FdI (mai divisi come ora, nella sostanza, e riuniti solo dall'operazione Bonafede). Nella logica renziana, una mossa poco lungimirante.
Peraltro l'ingresso in campo dell'opzione europeista ha cambiato il quadro generale e il senatore toscano non può non tenerne conto. La sfiducia al ministro assume un diverso profilo politico e nasce all'interno di quell'area liberal-democratica in cui si muovono sia i renziani, sia gli amici di Emma Bonino, sia un Calenda molto attivo in queste ore nelle sue polemiche con il rivale di Scandicci.
Detto questo, la previsione è che Italia Viva eviterà di far cadere Bonafede, travolgendo con lui il presidente del Consiglio. Non lo farà nonostante la contraddizione che diventa palese fra le critiche rivolte al ministro e la rinuncia a giungere fino alle estreme conseguenze.
Ma si capisce che Renzi non giudica ancora matura la crisi di governo. Continua a muoversi lungo un sentiero stretto, un po' da equilibrista. Di recente ha ottenuto da Conte una sorta di "riconoscimento politico", qualunque cosa voglia dire questa espressione lievemente ambigua (in concreto il premier accetta di considerare Italia Viva un interlocutore al pari degli altri partiti della maggioranza, con tutti i vantaggi che tale condiziona comporta).
Complice il virus e la faticosa ripresa, la resa dei conti è dunque spostata in avanti. Salvo colpi di scena, Bonafede ottiene l'amnistia parlamentare. E il presidente del Consiglio viene restituito al logoramento quotidiano a cui ormai è abituato, tra astuzie e gaffe che in altri tempi avrebbero fatto incespicare personaggi ben più strutturati.
Da -
https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/05/18/news/governo_italia_viva_parlamento_giustizia_il_bivio_di_renzi_oltre_bonafede-257037804/?ref=nl-rep-a-out