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« inserito:: Aprile 06, 2008, 06:34:12 pm » |
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Epifani: Padoa-Schioppa su Alitalia lancia ultimatum inaccettabili
Oreste Pivetta
«L’ultimatum del ministro va in una direzione che non aiuta». Le parole che il segretario della Cgil Guglielmo Epifani usa nei confronti del ministro Padoa-Schioppa, che ha invitato i sindacati di Alitalia a fare alla svelta ad aprire a Air France, sono pacate, ma ferme. Eppure il leader Cgil ritiene che la trattativa con i francesi debba riprendere e cita Spinetta quando dice che il problema di Alitalia non è il costo del lavoro, più basso del 30% di quello francese, ma «creare valore». Un punto su cui la sintesi può essere trovata.
Adesso gli hanno dedicato un libro, per la serie, fortunatissima, “le caste” (siamo alla terza puntata, almeno, dopo i politici e dopo i giornalisti). Un libro che non abbiamo letto ma di cui scrive il Corriere della Sera: pur di parlar male del sindacato. Che è uno e plurimo al tempo stesso, perchè è difficile che si si sforzi di distinguere tra le storie e le responsabilità, tra gli autentici errori e quelli usati, cercati, voluti, ispirati, che fanno comodo insomma. Magari hanno fatto comodo anche al management di Alitalia. «Una campagna - risponde Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - del tutto sproporzionata e senza fondamento. Periodicamente ricompare sulle pagine dei grandi mezzi di informazione l’idea di una sindacato come casta. Il sindacato è altro: per la sua storia, per le sue origini popolari, per la cultura che sa esprimere, è un riferimento a cui non si può rinunciare. Certo, dovremo discutere e decidere scelte di rinnovamento, ma non tradiremo il nostro profilo, che parla di democrazia e unità».
Guglielmo Epifani, il ministro Padoa-Schioppa vi invita a fare alla svelta. Un passo entro domenica, prima che si riuniscano i consigli di amministrazione di Alitalia e di Air France. Lo farete?
«Mi sembra che l’ultimatum del ministro vada in una direzione che non aiuta e che per giunta contraddice quanto s’era appena discusso con il governo e con i vertici di Alitalia. Non si possono immaginare cancelli che non esistono. Su questo sono d’accordo tutti. Spinetta andandose non ha detto no ad Alitalia. Se avesse voluto troncare lo avrebbe detto. Ha lasciato una porta aperta. Si potrebbe dire che s’è preso una pausa di riflessione...».
Quindi, secondo lei il negoziato potrà riprendere...
«Dovrà riprendere. Una frase di Spinetta mi ha colpito e su questa bisognerebbe ragionare: il problema di Alitalia - ha spiegato Spinetta - non è il costo del lavoro, che è del trenta per cento più basso di quello che si misura in Francia, il problema di Alitalia è creare valore... Per il resto il sindacato confederale in Alitalia di trattative ne ha sempre fatte e di accordi ne ha già firmati: anche quattro anni fa o due due anni fa tagliando quattromila posti di lavoro».
Però l’altro ieri un gruppo di dipendenti della Magliana si sono organizzati e vi hanno criticato anche con gesti clamorosi, tipo restituzione della tessera.
«La verità è che tutti sono preoccupati. La preoccupazione è di chi ha speranza di rimanere e di chi è più debole sul mercato del lavoro e che sa di rischiare molto. Il sindacato deve tutelare gli uni e gli altri. Altrimenti si torna alla vecchia logica di Alitalia: gli uni contro gli altri».
La logica che ha creato quella miriade di sindacati, quella frammentazione di cui secondo alcuni avrebbero colpa i confederali.
«Certo. Facile l’ironia sulle troppe sigle sindacali. Ma chi ne ha la responsabilità se non anche i vertici aziendali che hanno operato in quella direzione, che ne hanno approfittato. Il sindacato confederale ha sempre pagato, perdendo iscritti, quando ha compiuto scelte nell’interesse generale. Proprio allora e in contrapposizione, si sono affermate logiche corporative. Allora sono nati e cresciuti sindacati di mestiere, che hanno dato vita a loro forme di rappresentanza. Si capisce che è difficile in questa situazione garantire efficacia alla propria azione rivendicativa...».
Si dovrebbe forse considerare anche che Alitalia è un’azienda divisa in due.
«Una difficoltà sta ovviamente nella struttura di Alitalia, dentro appunto il suo corpo sociale. La divisione tra Alitalia che vola e Alitalia che garantisce i servizi a terra prefigura destini diversi e crea contrasto. Il sindacato si dovrà pure occupare anche di chi viene messo fuori... Come potrebbe essere diversamente? Tante critiche sono pretestuose. A meno che non si abbia in testa l’idea e la pretesa che noi si debba solo gestire le decisioni degli altri».
Torniamo alla trattativa. Forse, attorno alla trattativa, si è fatta qualche confusione. Che succederà?
«Siamo ancora di fronte a un rincorrersi di eventi e soprattutto di parole condite da un attacco molto forte ai nostri comportamenti. Si deve rispondere, ma è bene rispondere ricostruendo la verità dei fatti e restituendo un po’ di razionalità all’intera vicenda. Se la razionalità è finita in disparte, lo si deve anche all’entrata a gamba tesa di Berlusconi, in un’uscita da campagna elettorale. Si dovrebbe aggiungere che scegliere le settimane prima del voto per discutere con Air France del destino della compagnia di bandiera non ha giovato. Il punto è comunque che finalmente si è avviato il confronto tra i sindacati e Air France: finalmente, è bene ricordare, e solo da dieci giorni. Si sono poste questioni che riguardano il piano industriale, la difesa dell‘occupazione in settori che consideriamo strategici, come la manutenzione e i motori. Alle nostre osservazioni Air France ha risposto con una prima apertura, allargando il perimetro dell’occupazione nella nuova società a una parte del personale di terra, che prima veniva tenuto ai margini. Di fronte alle nostre ulteriori obiezioni, Air France ha mostrato una sostanziale resistenza. Ma siamo andati avanti. All’ultima riunione tutte le sigle presenti (non c’era la Uil) hanno avanzato una proposta legata a un diverso assetto a termine (cioè per tre anni) dell’azionariato in Alitalia, con l’ingresso di Fintecna, in un quadro però di condivisione con qualche ritocco del piano di Spinetta. A questo punto la delegazione di Air France si è alzata dal tavolo, con una scelta che se fosse stata del sindacato sarebbe stata fonte di astiose polemiche, fatta dall’azienda è stata presentata come una mossa strategicamente fondamentale».
Sulla vostra proposta se ne sono sentite di tutti i colori.
«È stata definita irrealista, fantasiosa, fuori tempo massimo. Se stiamo al contenuto reale, si capisce che non siamo contro il piano di Spinetta, ma abbiamo cercato una più efficace definizione di quel piano, mettendo a disposizione risorse per gli investimenti industriali, grazie appunto alla presenza di Fintecna, creando la condizione anche per affrontare il problema degli esuberi in un quadro di gestibilità sociale».
Le prospettive, ora?
«A questo punto a noi resta di confermare la disponibilità a continuare il confronto, come sempre abbiamo voluto. Non vogliamo invece il commissariamento, cerchiamo in ogni modo di evitarlo, abbiamo discusso con Alitalia il piano di proseguimento dell’attivita. Aspettiamo di conoscere che cosa dirà il consiglio di amministazione di Air France e che cosa dirà quello di Alitalia e, se non si vuole far saltare tutto la logica porta alla possibilità di riprendere il confronto la prossima settimana».
Dobbiamo dimenticarci di Lufthansa?
«Abbiamo avuto contati con Lufthansa, che per tipo di gestione degli hub forse meglio sarebbe per Alitalia. Ma gli interlocutori non li scegliamo noi».
Non si è cercato di imporre al sindacato la parte del capro espiatorio?
«Si è talvolta banalmente cercato di semplificare una vicenda drammatica, che dura da quindici anni, segnata da scelte sbagliate, macroscopici errori, incapacità del management, segnata dal privilegio concesso ad alcuni, come sempre succede quando non si ha strategia aziendale, quando non si è saputo costruire un gruppo dirigente forte che si riconoscesse nelle prospettive dell’azienda. All’Eni o alle Poste le cose sono andate, per fortuna, in modo diverso. Ma semplificare questa storia, cercando un colpevole nel sindacato è davvero inaccettabile, come hanno riconosciuto persone che hanno gestito Alitalia, a partire da Cesare Romiti».
Il carosello dei manager ha avuto il suo peso nel disastro. Come il leghista Bonomi che transita da Alitalia alla Sea e protesta per Malpensa. Comunque si torna al tavolo?
«Certo, sapendo che la strada è strettissima. È stretta per tutti e vorremmo percorrerla per intero».
Pubblicato il: 06.04.08 Modificato il: 06.04.08 alle ore 15.55 © l'Unità.
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