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Autore Discussione: Il movimento giurisdavidico di David Lazzaretti  (Letto 6473 volte)
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« inserito:: Marzo 23, 2008, 09:38:21 am »

Il movimento giurisdavidico di David Lazzaretti

La Fratellanza Giurisdavidica

 Fratellanza Chiesa Cristiana Giurisdavidica di Monte Labbro

c/o Mauro Chiappini
Località Puscina - Zancona
58031 Arcidosso (Grosseto)


David Lazzaretti (1834-1878), barrocciaio di Arcidosso (Grosseto), riceve a partire dal 1868 una serie di visioni e apparizioni. Seguendo il comando trasmesso in una visione da san Pietro, si reca nel Lazio per incontrare Pio IX (1792-1878) e si dà a severe penitenze in una grotta di Montorio Romano, in Sabina. Si proclama – sempre sulla scorta delle sue rivelazioni – discendente della casa reale di Francia, e attira alcuni sacerdoti. Nel 1869, dopo che il suo messaggio è stato rifiutato nello Stato Pontificio, torna in Toscana. Fonda un ordine religioso maschile, gli Eremiti Penitenti, una società di mutuo soccorso chiamata Santa Lega - Fratellanza Cristiana, e raduna i suoi seguaci a vivere in comunione di opere e di beni – pur rimanendo ciascuno nella sua abitazione – presso Arcidosso, nella Società delle Famiglie Cristiane, con un centro simbolico costituito dal Monte Labbro. Le autorità si allarmano, e lo arrestano due volte nel 1871 e 1873.

Dopo questi arresti, entra in contatto con un ambiente "rivelazionista" francese, che attende la restaurazione della monarchia da un Gran Monarca apocalittico. Lazzaretti è alternativamente considerato l'annunciatore del futuro Gran Monarca, o lo stesso re profetico. Finalmente, nel 1877, Lazzaretti – chiamato dalla stampa italiana "il profeta dell'Amiata" – si proclama "re dei re" e annunciatore di una nuova era che sarà segnata da "sette città eternali". Cerca nuovamente di fare accettare il suo messaggio dalla Chiesa cattolica, ma – convocato a Roma – nel marzo 1878 è condannato dal Santo Uffizio. Il successivo 9 giugno fa adottare ai suoi seguaci un Simbolo dello Spirito Santo che lo proclama nuovo "Cristo Duce e Giudice". La Chiesa cattolica, si afferma, ha esaurito la sua missione e deve essere sostituita da una nuova Chiesa "giurisdavidica" che sarà inaugurata da una grande processione in cui Lazzaretti, come monarca e giudice del mondo, scenderà dal Monte Labbro il 15 agosto 1878. Rimandata al 18 agosto, la processione trova ad attenderla la polizia, rafforzata dai militari, uno dei quali spara uccidendo il profeta e dando origine a una scaramuccia che lascia sul terreno altri tre morti e una quarantina di feriti. Gli storici oggi, in genere, concordano nel parlare di un tragico equivoco e di uno spargimento di sangue non necessario.

A Siena, nel 1879, un processo si conclude con l'assoluzione dei più diretti collaboratori di Lazzaretti. Il movimento tuttavia sopravvive nelle campagne intorno ad Arcidosso sotto la guida di "Sommi Sacerdoti": il primo è Filippo Imperiuzzi (1845-1921), un sacerdote cattolico venuto da Roma per seguire Lazzaretti che finisce però per tornare nella capitale; gli succedono Cherubino Cheli (1843-1923) e Francesco Tommencioni (1853-1934). La città di Arcidosso conserva amorevolmente la memoria di David Lazzaretti, anche se poche famiglie della zona si considerano ancora fedeli alla Chiesa giurisdavidica, che ha anche patito le vicende romane della Chiesa universale giuris-davidica, realtà del tutto distinta, anche per stile e modalità di azione, dai giurisdavidici di Arcidosso e dei contatti con la quale il gruppo toscano conserva un ricordo non favorevole. Attualmente, i fedeli della Chiesa giurisdavidica sono una decina – quasi tutti in età avanzata – e si riuniscono periodicamente per le loro funzioni (cerimonie liturgiche molto povere e semplici) nei casolari e nelle abitazioni intorno ad Arcidosso, dove non svolgono alcuna attività di proselitismo. All’ultimo sacerdote giurisdavidico, Turpino Chiappini (1925-2002), morto il 30 novembre 2002, è succeduto il figlio Mauro, che non ha però il titolo di sacerdote. Qualche volta i fedeli si riuniscono sulla cima del Monte Labbro – ritenuto sacro dai giurisdavidici –, dove esiste ancora un modesto locale sotterraneo.

La teologia giurisdavidica nasce da una visione della storia in tre epoche o leggi – di giustizia (di Mosé), di grazia (di Gesù Cristo), e di diritto (dello stesso Lazzaretti) – che ricorda Gioachino da Fiore (1130-1201). Con la terza legge sono "tolti dal potere gli abusi e gli abusatori", cioè i Papi di Roma. Le "false dottrine" abolite dalla Chiesa Giurisdavidica sono il celibato dei sacerdoti, la confessione auricolare, l'eternità della permanenza dei malvagi nell'Inferno, la complessità dei riti romani sostituiti da un semplice culto di adorazione che, dopo la morte di Lazzaretti, si è progressivamente evoluto assumendo elementi del culto protestante. Caratteristico della Chiesa Giurisdavidica è il "battesimo di fuoco", che conferma il cristiano nella sua fede (come la cresima cattolica) e si pratica con l'impressione a fuoco sul petto di un sigillo costituito da due lettere C contrapposte separate da una croce. In anni ormai lontani, questo rito ha dato occasione a problemi con la giustizia italiana, che si chiedeva se il rito lazzarettista non configurasse il reato di lesioni volontarie.

B.: In generale: Giacomo Barzellotti, David Lazzaretti di Arcidosso detto il Santo: i suoi seguaci e la sua leggenda, Arnaldo Forni Editore, Bologna 1977; Carlo Pazzagli (a cura di), Davide Lazzaretti e il Monte Amiata : protesta sociale e rinnovamento religioso. Atti del Convegno: Siena e Arcidosso, 11-13 maggio 1979, Nuova Guaraldi, Firenze 1981; Enrica Tedeschi, Per una sociologia del millennio. David Lazzaretti: carisma e mutamento sociale, Marsilio, Venezia 1989. Cfr. pure: Giuseppe Fratini, Davide Lazzaretti, il profeta dell'Amiata, Quaderni dell'Amministrazione Provinciale di Grosseto, Grosseto 1983; Anna Innocenti Periccioli, Davide Lazzaretti, il profeta toscano nella fine ‘800 nelle memorie trasmesse dalla figlia alla nipote, Jaca Book, Milano 1985. In chiave divulgativa: Arrigo Petacco, Il Cristo dell'Amiata. La storia di David Lazzaretti, Mondadori, Milano 2003.



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La Chiesa Universale Giuris-Davidica

(non esiste più un movimento organizzato)


Tra i sacerdoti che avevano seguito Lazzaretti fino alla riduzione allo stato laicale, Filippo Imperiuzzi torna, come si è accennato, a Roma e sposa Elena Cappelli (†1951). Quest'ultima, dopo la morte del marito, raduna a Roma un piccolo numero di seguaci, che combina il messaggio di Lazzaretti con elementi derivanti dall'esoterismo e dalla Società Teosofica. Alla morte di Elena Cappelli, le succede una seguace favorita da visioni profetiche, Elvira Giro (1910-1989), assistita dall'ingegner Leone Graziani (1918-1993). Sotto la guida dei nuovi dirigenti, il gruppo romano entra in contatto con la Chiesa giurisdavidica di Arcidosso, che ne ignorava completamente l'esistenza. I semplici fedeli del Monte Amiata all'inizio accolgono con favore quelli che chiamano i "culturali" di Roma, che curano il riconoscimento giuridico della Chiesa giurisdavidica nel 1960 e ricostruiscono la cappella di Lazzaretti sulla vetta del Monte Labbro. Lo scontro fra due estrazioni socio-culturali troppo diverse è però inevitabile, e la comunità di Arcidosso non accetta le originali rivelazioni di Elvira Giro, che considera (non a torto) molto lontane dal pensiero di Davide Lazzaretti. Negli anni 1970 è formalizzata la separazione dei due gruppi e quello romano acquista un'esistenza separata con il nome di Chiesa Universale Giuris-Davidica. Leone Graziani entra in rapporto con diverse "piccole" Chiese di successione apostolica vecchio-cattolica e mariavita, ricevendo a più riprese consacrazioni episcopali.

Se da un lato la Chiesa Universale Giuris-Davidica è stata ai tempi della Giro e di Graziani una realtà del tutto minuscola (ed è oggi ridotta a un ricordo personale per alcuni che li avevano conosciuti), la sua produzione dottrinale è stata copiosa, e risente dell'influsso esoterico-teosofico. Un "Centro dell'Eterno Iddio", che è insieme Padre (Ordine) e Madre (Scienza), crea la Terra, in parte immettendo – grazie anche all'opera di extraterrestri – realtà che esistevano già su altri pianeti. Sulla Terra rimangono però anche elementi negativi (i "tre minerali proibiti" – uranio, plutonio e cobalto; la gramigna nel regno vegetale; il rospo nel regno animale) e sarà compito degli uomini vincerli. Il primo piano del Canale della Creazione fallisce a causa del peccato originale; Dio pone quindi le basi per un nuovo Canale simboleggiato dal sambuco, dal pappagallo e dalla colomba. Al servizio del nuovo Canale, il Centro Creativo invia – anche attraverso il gioco delle reincarnazioni – suoi messaggeri fino alla triade costituita da Giovanni Battista, Maria e Gesù che pratica sulla Terra la prima "incisione cristica". L'azione delle potenze negative, tuttavia, continua, e necessita una ulteriore "incisione" da parte della Trinità che si manifesta personalmente, dopo che in Gesù Cristo (in cui si è incarnato il Padre), in David Lazzaretti (in cui si è incarna il Figlio) e in Elvira Giro (in cui si incarna lo Spirito Santo). Il Regno dello Spirito Santo è così stato "inciso" nel 1954, dando inizio all'epoca finale del mondo che si concluderà fra un migliaio di anni con il "bacio del perdono" e la restaurazione finale del piano originario di Dio.

B.: Nella copiosa produzione di Elvira Giro (pubblicata dalla casa editrice La Torre Davidica, Roma) si possono segnalare: Rivelazioni spirituali cosmiche nella Chiesa Universale Giuris-davidica della SS.ma Trinità (1968), Epilogo ed incisione terrestre della "Parusia" opera della Madre Scienza, Regina dell'Universo (1981), Sintesi della nuova istituzione giuris-davidica del Regno dello Spirito Santo (1985; 2ª ed.: 1987).


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« Risposta #1 inserito:: Marzo 23, 2008, 09:40:12 am »


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Davide Lazzaretti [1] (Arcidosso, 6 novembre 1834 – Arcidosso, 18 agosto 1878) è stato un predicatore italiano.

Operò nella Toscana del XIX secolo, particolarmente nella zona del Monte Amiata.

Per il suo visionarismo e per la sua tragica fine, è stato chiamato il Cristo dell'Amiata (o profeta dell'Amiata).

Al suo nome è legato quello del cosiddetto Giurisdavidismo (o Chiesa Giurisdavidica).


 Vita  [modifica]

 La prima parte della vita  [modifica]
David Lazzaretti nasce a Arcidosso, sul Monte Amiata, provincia di Grosseto nel 1834. Di famiglia contadina poverissima, per di più in una zona depressa e abbandonata, vive in un ambiente per natura ricco di misticismo e di superstizione; la levatrice che accudisce la madre per il parto arriva a giurare che il bambino fosse nato con due lingue, e che una gli sarebbe scomparsa pochi giorni dopo la nascita.

Per oltre metà della sua esistenza vive come un qualsiasi povero di quelle zone: fa tutti i mestieri per guadagnarsi il pane, tra i quali il barrocciaio, ovvero il conduttore di carri con muli o cavalli. Come molti in Maremma, si ammala di malaria, la malattia endemica che le bonifiche medicee e lorenesi non hanno ancora estirpato: durante la malattia gli si manifestano le prime visioni. Si sposa all'età di 22 anni, nel 1856; lascerà la famiglia quattro anni dopo, nel 1860, abbandonando la moglie e tre figli, per andare a combattere in cavalleria. Prende parte alla Battaglia di Castelfidardo e si dice Garibaldino.


 Le visioni. Unto del Signore.  [modifica]
Nel 1868 David Lazzaretti ha delle visioni: gli appare la Madonna sul Monte Labbro (facente parte del massiccio dell'Amiata), la quale gli dichiara che è un remoto discendente di un figlio illegittimo di un re Capetingio. Spinto dalle sue visioni, Davide Lazzaretti inizia a predicare nella zona e, ben presto, le genti più povere di quella montagna gli si stringono attorno. Stabilisce un eremo sul Monte Labbro, che chiama La nuova Sion,e gli adepti gli affidano il poco denaro che hanno (il che gli varrà l'accusa, mai provata e sicuramente artefatta, di truffa).

Nel 1870, poco prima della Presa di Porta Pia e della fine del potere temporale, Davide Lazzaretti si reca a Roma, e, dopo avere insistito con grande costanza, riesce ad essere ricevuto per pochi minuti dal papa Pio IX, che lo fa parlare senza minimamente ascoltarlo e lo congeda in tutta fretta con una benedizione formale. Ma la predicazione di Davide Lazzeretti prosegue e assume dimensioni impensate e impensabili. Fa proseliti in tutta la Toscana e persino in Francia; si fa chiamare L'Unto del Signore, mettendo in atto un carisma di grande rilievo.


 La Chiesa giurisdavidica  [modifica]
Nel 1871 David Lazzaretti entra di fatto in conflitto insanabile con le gerarchie della Chiesa cattolica, fino a disconoscere l'autorità del Pontefice. La sua comunità, che chiama Giurisdavidica (= del diritto di Davide, con una interpretazione audace ma sorretta da rispettabili motivazioni), assume i caratteri di un socialismo mistico e utopistico: Davide Lazzeretti prende le difese della Comune di Parigi e raccoglie consensi anche da figure che, nella Chiesa, hanno posizioni sociali favorevoli ai ceti più deboli e diseredati, come San Giovanni Bosco, che lo ospita e lo sostiene. Ben presto l'attività di Lazzaretti e della sua comunità inizia a disturbare lo stato Italiano: pur essendo i rapporti tra Chiesa e Stato del tutto pessimi dopo Porta Pia, le autorità non hanno nessuna intenzione di esacerbare ulteriormente la Chiesa lasciando agire liberamente colui che viene oramai considerato come un eretico e un sovversivo.


 La fine  [modifica]
Vista la brutta aria che tira, David Lazzaretti si ritira sull'Isola di Montecristo, nell'Arcipelago Toscano, allora come oggi disabitata ma non ancora di accesso vietato; dopo qualche tempo ricompare con una bandiera rossa sulla quale è scritto La Repubblica è il Regno di Dio. Il visionarismo socialista di Lazzeretti si assume quindi il compito di guidare l'umanità verso l' era dello Spirito Santo, dopo che si erano concluse l' era del Padre (quando Mosè aveva ricevuto i comandamenti) e l' era del Figlio, ovvero Gesù. Nel 1877 la Chiesa Cattolica, per mano del Sant'Uffizio, lo scomunica e gli fa pervenire un vero e proprio ultimatum: o se ne sta tranquillo sui suoi monti, oppure avrebbe fatto intervenire la legge.

Ma Lazzaretti non ci pensa neppure e prosegue nella sua attività. La mattina del 18 agosto 1878, solo pochi mesi dopo la morte di Pio IX e l'ascesa al papato di Leone XIII guida una processione che dal Monte Labbro scende verso il suo paese natale, Arcidosso, allora il centro più importante dell'Amiata. Ad attendere la processione ci sono i Carabinieri in armi, che sparano sulla processione inerme. Davide Lazzeretti rimane ucciso; il suo cadavere viene portato da Arcidosso a Santa Fiora dove viene seppellito in fretta e furia in terra sconsacrata, ma viene poco dopo prelevato dal celebre antropologo Cesare Lombroso, il fondatore della criminologia, che aveva ottenuto le sue spoglie per i propri studi. Ciò che rimane di quel corteo variopinto (bandiere, labari, gonfaloni, vesti, tuniche) che David Lazzeretti predispose per un ingresso in Arcidosso, che doveva essere tragicamente trionfale, sono stati per circa un secolo conservati nel lascito che Cesare Lombroso aveva destinato al Museo di Antropologia Criminale di Torino, ed oggi trasferiti almeno in parte nel Centro Studi Giurisdavidici, nella sede del Comune di Arcidosso.


 Davide, oggi  [modifica]
Dopo la morte, i seguaci di Davide Lazzaretti si dispersero in gran parte, tornando in seno alla Chiesa Cattolica o comunque lasciando la comunità. Alcuni seguaci, però, continuarono a perpetuare la predicazione e l'utopia socialista religiosa del fondatore; tuttora, secondo notizie comunque contrastanti, ne resterebbero alcune decine nella zona del Monte Amiata e in Maremma, dove sussistono ancora i resti di alcune costruzioni della primitiva comunità giurisdavidica.


 Letteratura a lui ispirata  [modifica]
Fin qui la cronaca biografica della vita di David. Ma è opportuno segnalare la vasta letteratura cui hanno dato origine i fatti avvenuti sull'Amiata nella seconda metà dell'ottocento e che hanno visto protagonista proprio David Lazzaretti, per alcuni detto il "Santo", per altri raffigurato approssimativamente come un visionario socialista ante-litteram. Oggi si tende ad una rivalutazione di questa figura che ha impersonato un momento storico assai delicato, in cui Stato e Chiesa si sono trovati stranamente alleati in una singolare repressione che ha portato all'uccisione di David e di una decina di suoi seguaci. Un sacrificio che si è configurato in seguito, nelle pagine di giustizia e della storia, come una sorta di tentativo sociale di sollevazione pacifica e mistica dei ceti popolari, oppressi da tasse e da condizionamenti sociali in molti casi inaccettabili e che la religione cattolica non riusciva a controllare e guidare, forse a seguito del declino che in quel tempo caratterizzava le strutture clericali di Roma.
Quasi tutti i critici, filosofi e letterati dell'epoca e, ancor più successivamente, hanno analizzato il movimento di David Lazzaretti. Fra questi storici delle religioni come Rasmussen, Donini, Moscato; letterati come Barzellotti, Guy De Maupassant, Lazzareschi, Imberciadori, Arrigo Petacco, Gadda-Conti; filosofi e politici come Eric Hobsbawm, Antonio Gramsci, Ernesto Balducci. Questi illustri contributi di studio e di ricerca portano oggi a valutare l'avventura mistica del "profeta dell'Amiata" alla stregua di una protesta sociale genuina, nata in una situazione economica di alta depressione come quella presente nelle campagne toscane dopo l'unificazione, che ha cercato il possibile riscatto in un viatico religioso e millenaristico che David Lazzaretti ha impersonato con un carisma non comune.

La figura di David Lazzaretti è stata oggetto di testi e articoli in quotidiani e riviste a dimensione anche ultranazionale, trasmissioni televisive, documentari, rappresentazioni teatrali (teatro povero di Monticchiello), cantiche folkloristiche, storie in ottava rima, nonché la canzone dei Gang Fuori dal controllo dall'omonimo album, ed altre forme di rievocazioni spettacolari e di studio.


 Bibliografia  [modifica]
Ambrogio Donini, "Lineamenti di storia delle religioni", Editori Riuniti, Roma, 1964
voce Davide Lazzaretti in Ambrogio Donini, "Enciclopedia delle religioni", Teti, Milano, 1977
Alfio Cavoli, "Il Cristo della povera gente. Vita di Davide Lazzaretti da Arcidosso" , NIE, 1989
Luciano Ghersi, "La vera storia e l'assassinio del profeta dell'Amiata" , Nuovi Equilibri, Viterbo, 1998
Arrigo Petacco,"Il Cristo dell'Amiata - La storia di Davide Lazzaretti"Mondadori, 1982

da it.wikipedia.org
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 23, 2008, 09:42:14 am »

 
Le idee sociali di David Lazzaretti sono pienamente connaturate al suo credo religioso.

La società che lui prospetta è quella regolata dalla divina legge del diritto in cui tutti saranno santi.

Pertanto ogni preoccupazione materiale verrà superata in questa sorta di Eden futuro della fratellanza in cui si vivrà come avevano fatto i primi cristiani, i quali “avevano un cuore e un’anima sola...tutte le cose erano comuni...e non era tra loro alcun bisognoso” (Atti degli Apostoli, IV - 32).

Questa concezione sociale trova concreta applicazione nel più maturo degli istituti solidaristici fondati dal Lazzaretti, “La Società delle Famiglie Cristiane”, un’associazione universale di beni, di opere e di guadagni (lo statuto di questa società sarà pubblicato solo in Francia nel “Reveil des Peuples”, Lione, 1873).

Lo scopo di questa associazione era quello evangelico di “formare di tante famiglie una sola famiglia comune”. All’atto della sua costituzione venne fatto un inventario di ciò che era stato messo in comune in modo che al momento del ritiro o dell’espulsione di un socio, o alla data di scioglimento della società (la durata della società era prestabilita in 18 anni), fosse restituito il capitale immesso insieme agli interessi spettanti che venivano conteggiati sulla base del capitale e del lavoro apportati. La società era regolata da un’assemblea generale, chiamata “magistratura della società”, composta da dodici deputati e da un presidente che durava in carica circa un anno ed era eletto ogni 25 dicembre dai soci maggiorenni. Le donne avevano una “magistratura” propria, con cariche simili a quelle degli uomini e le elezioni avvenivano separatamente tra i due sessi.
 
La società provvedeva mensilmente alla distribuzione individuale di viveri, vestiti e biancheria, alla raccolta e conservazione dei beni ricavati dalla terra e dall’allevamento, e alla manutenzione dei fabbricati e degli utensili da lavoro. Ciascuna famiglia, come ciascuno scapolo, aveva un libretto sul quale venivano segnate le entrate e le uscite proprie. Alla fine di ogni mese si faceva il conto del credito e del debito segnato nel libretto dei singoli soci, ed ogni tre mesi si facevano i conti generali in un libro apposito. Non esistevano contratti di compravendita individuali, ma era ammesso solo il baratto dei generi senza l’uso del denaro.

La struttura della società, pur rappresentando una grossa novità dal lato organizzativo rispetto alle esperienze mutualistiche del tempo, non tende ad apportare modifiche radicali e concrete ai rapporti economici e sociali tradizionali: alla base non vi è il rifiuto della proprietà privata come istituzione, ma piuttosto uno spirito di solidarietà cristiana che, superando i contrasti di classe, consenta il progredire collettivo. Non trattandosi dunque di una struttura corporativa, gli interessi dei singoli risultano spesso in contrasto e le preoccupazioni personali tendono a prevalere sul fine sociale con speculazioni tali da misconoscere l’ispirazione cristiana. Sta di fatto che nel 1874 la società versa in piena crisi e David è costretto a rifondarla su basi meno ampie riducendone l’attività a prestazioni d’opera collettive. 

 
 
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Il Lazzarettismo, nonostante il processo e le persecuzioni che dispersero il movimento a livello di massa, sopravvisse nel tempo in un gruppo considerevole di seguaci che continuarono a professare le idee del loro maestro e a difenderle e propagandarle con degli scritti. Tra questi, oltre all’opera di Filippo Imperiuzzi, Storia di David Lazzaretti, fondamentale per la messe di notizie che ci fornisce sull’esperienza lazzarettiana, vanno segnalati il poema epico in ottave di Angelo Pii, anch’esso intitolato Storia di David Lazzaretti, e l’epistolario di Francesco Tommencioni, terzo Sommo Sacerdote Giurisdavidico. Purtroppo molte di queste testimonianze sono andate perdute e ciò che rimane è custodito nell’archivio giurisdavidico della Zancona, nel quale sono conservati manoscritti del Lazzaretti (lettere), dell’Imperiuzzi (buona parte dei suoi scritti e copie trascritte di alcune opere di David) e di molti altri seguaci (lettere e copie trascritte di testi del Lazzaretti). Inoltre, in seguito alla costituzione del Centro Studi “David Lazzaretti”, la Biblioteca Comunale di Arcidosso ha acquisito una notevole quantità di documenti appartenuti a privati e sta riordinando scientificamente questo materiale in modo da consentirne la consultazione a chi intenda affrontare con obiettivi di ricerca lo studio della figura di David Lazzaretti e dell’esperienza lazzarettista e la storia della Comunità Giurisdavidica.

Per quel che riguarda l’attuale sopravvivenza organizzata del Lazzarettismo occorre dire che esiste tutt’oggi un nucleo di Giurisdavidici che mantiene tenacemente in vita una struttura rituale ed ecclesiale. Essi hanno un capo spirituale in funzione di capo sacerdote e sacerdoti senza obbligo di celibato. Il battesimo viene somministrato con l’impressione a fuoco di un sigillo di metallo rappresentante il simbolo )+(, cioè Cristo nella prima e nella seconda venuta. Ai fini della propedeutica religiosa c’è un catechismo giurisdavidico, con una parte dedicata a “domande e risposte” di conoscenza teologica e liturgica, e una ad inni, lodi e preghiere. La messa giurisdavidica si riduce al rito della consacrazione del pane e del vino, alla recita dell’atto di contrizione per la confessione di emenda e alla comunione dei fedeli, dopodiché si recitano insieme preghiere e litanie. Per quanto riguarda il rituale per i defunti ci sono lodi, preghiere e suppliche apposite, e i sacerdoti somministrano l’estrema unzione ai moribondi segnandoli con l’olio santo e pronunciando una preghiera di circostanza così come avviene nella chiesa cattolica.

Tuttavia i Giurisdavidici, pur avendo questa autonoma organizzazione cultuale, non si considerano membri di una nuova chiesa, ma, fedeli agli insegnamenti di David, professano l’appartenenza alla chiesa cattolica romana e si considerano il suo completamento secondo le Scritture. 

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