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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 331631 volte)
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« Risposta #330 inserito:: Settembre 15, 2012, 11:05:33 am »

28/8/2012

Urlo di dolore

Massimo GRAMELLINI

Quest’estate il fiorire di volumi porno rosa fra le mani delle signore ha suscitato nella popolazione maschile un moto di curiosità mescolata al timore. Vano, e un po’ penoso, il tentativo di fare sentire in colpa le lettrici delle cinquanta sfumature variamente colorate, rinfacciando lo stile sciatto dell’opera. «Come fai a sopportare quelle metafore fruste, quei dialoghi improbabili, quel dilagare di Esclamò e Mormorò?». «Allora lo hai letto?» «Naturalmente no» esclamava lui, aggiungendo in un mormorio: «Ho soltanto dato una sbirciata». Ma chi fra i maschi ha avuto l’ardire di indagare l’argomento con più di una donna avrà scoperto che i porno rosa le intrigano per due ragioni. La prima: il protagonista è la versione adulta del vampiro di «Twilight». Meglio, la versione sadica del Richard Gere di «Pretty Woman». L’eterno principe azzurro bellissimo, ricchissimo e con un buco in mezzo al cuore che ovviamente solo l’eroica fanciulla può colmare. La seconda: l’amante sadico è concentratissimo sull’amata. Ancora dopo anni di manette pensa di continuo a lei.

Ecco il messaggio drammatico che da quelle pagine arriva fino a noi: le porno-lettrici non pretendono più manette, ma più attenzione. Non un’attenzione totale, sono donne di mondo e sanno che la vita funziona diversamente dai romanzi. Se ho capito bene, si accontenterebbero che i maschi dedicassero loro il dieci per cento del tempo che riservano alle notizie di calciomercato. Ora, il dieci mi sembra francamente eccessivo, specie quando ti mancano ancora un attaccante e un terzino sinistro. Ma sul cinque ci si può intendere. Questione di sfumature.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1240
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« Risposta #331 inserito:: Settembre 15, 2012, 11:07:56 am »

7/9/2012

Insomma, si cambia

Massimo GRAMELLINI

Scrivo queste righe sormontato dagli scatoloni di un trasloco incombente. Dalla settimana prossima La Stampa nascerà in un palazzo di vetro, ma già oggi rinasce nel grembo del giornale Torinosette, una delle abitudini più amate dai torinesi e più invidiate da chi torinese non è. Insomma, si cambia. Con quel misto di nostalgia e di entusiasmo che in fondo è la vita. Ieri questo stato d’animo si è ricomposto plasticamente in una serie di gesti speculari: mentre un gruppo di giornalisti andava col direttore nella sede nuova per scattare le prime foto della conquista, una collega romantica si aggirava fra le antiche stanze immortalando i luoghi e gli oggetti che stiamo per abbandonare.

Non pretendiamo di dare l’esempio né di dettare la linea. Ma una cosa, forse, l’abbiamo capita. Chi cambia per il gusto di cambiare è un isterico. Chi si abbarbica al vecchio un illuso e talora un vigliacco. Sul lavoro, in amore e in ogni altra cosa, il cambiamento vero è la rottura di uno schema. Un distacco che fa paura e produce sofferenza, ma una sofferenza indispensabile, preludio alla gioia. Perciò va affrontato col futuro negli occhi e il passato nel cuore.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1246
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« Risposta #332 inserito:: Settembre 15, 2012, 11:12:56 am »

15/9/2012

Se il futuro è Fiorito

Massimo GRAMELLINI

Le ricevute «terremotate» dei ristoranti. I convegni cervellotici e le commissioni inutili, cioè utili a propiziare viaggi esotici. Addirittura le banconote di un paesino del Frusinate con stampigliato in effigie il profilo extralarge del capobastone del Pdl e lo slogan minaccioso: «Il futuro è Fiorito». Le vicende tristi e grottesche della Regione Lazio ci ricordano come dietro la prima fila della Casta, quella esposta in tv e perciò sottoposta ai lazzi del pubblico pagante, si celi una retrovia mandibolare che gode dei benefici dell’invisibilità.

Osserviamo questo immenso esercito di Fioriti, tutti dipendenti nostri. Dietro i volti noti della politica, che da qualche tempo cercano di improntare i loro comportamenti a una forzosa sobrietà, marcia la schiera dei consiglieri locali, figli di un regionalismo che si è tradotto in una duplicazione di burocrazie e di prebende. E dietro di essi, con le eccezioni del caso, si muove un battaglione ancora più oscuro: gli alti funzionari dei ministeri e degli enti. Invisibili, inamovibili, più potenti dei politici e spesso più voraci. Ogni riforma dello Stato dovrebbe partire dal dimagrimento di questi apparati pubblici che drenano risorse e producono corruzione, intrallazzo, lentocrazia, favoritismi e omertà. Invece noi cittadini-finanziatori siamo così ingenui che ci accontenteremmo di smussare la punta dell’iceberg, rappresentata dai privilegi dei mille parlamentari. Un ben magro premio di consolazione, eppure ci è stato negato anche quello. Perciò adesso chi vuole il mio voto dovrà promettere molto di più. Se il futuro è Fiorito, va seminato daccapo.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1252
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« Risposta #333 inserito:: Settembre 19, 2012, 04:50:13 pm »

18/9/2012

Il surfista e il centravanti

Massimo GRAMELLINI

Renzi, il bambino che vuole mangiare i comunisti, mi ha descritto la situazione politica con una metafora calcistica. Bersani è un centravanti che dopo aver guardato giocare i compagni e soprattutto gli avversari per vent’anni, adesso ha finalmente il pallone fra i piedi ed è in area, solo, a porta vuota. Muore dalla voglia di fare gol, ma nessuno ha il coraggio di dirgli la drammatica verità: “Pierluigi, a furia di aspettare sei finito in fuorigioco!” .

Sarà il tema dei prossimi mesi e, a causa di una mia momentanea allergia al calcio, proverò a illustrarlo in chiave sentimentale. Quando ti dividi per troppo tempo fra due persone - coniuge e amante - il giorno in cui divorzi dal coniuge difficilmente ti metterai con l’amante. Finisci per lasciare entrambi, accomunandoli nel sentimento di nausea e rigetto che ti provoca quel periodo della tua vita. I politici di centro e di sinistra che per vent’anni si sono opposti in qualche modo a Berlusconi vengono percepiti dalla maggioranza degli italiani come una parte della stessa storia. Non è giusto, probabilmente. Di sicuro non è razionale. Ma è così. Quando si alza, l’onda del disgusto sommerge tutti, tranne il surfista che ha il coraggio e il tempismo (doti che a Renzi non fanno difetto) di montarci sopra. Il paradosso, ma forse il filo di continuità della Storia, è che il surfista è sempre un prodotto culturale dell’epoca sommersa. Perciò nel prossimo ventennio potranno cambiare molte cose, ma - come avete già capito - le metafore calcistiche no.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1253
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« Risposta #334 inserito:: Settembre 20, 2012, 05:02:50 pm »

20/9/2012

Miccichéde pitagorico

Massimo GRAMELLINI

In cerca di tregua ho alzato gli occhi da una foto sbrodolante di Fiorito e ho acceso la tv. Non ho avuto fortuna, stava parlando Miccichè. Si tratta di un ex pubblicitario di Berlusconi che ogni tanto lascia o minaccia di lasciare un partito di Berlusconi per fondarne uno alleato con Berlusconi. Anni fa mi capitò di viaggiargli accanto in aereo da Roma a Palermo. Quando la hostess gli chiese se preferiva lo snack dolce o salato, Miccichè la guardò con stupore e rispose: «Dolce e salato!». Mi parve subito in grado di portare il suo contributo al debito pubblico della Sicilia. Quando toccammo terra, un’auto piena di snack lo prelevò sulla pista. Ieri, ascoltandolo in tv, ho finalmente capito perché aveva avuto tanta fretta di allontanarsi dall’aeroporto. Non ne sopportava l’intestazione a Falcone e Borsellino. Un errore di marketing, secondo Miccichè: il turista che sbarca sull’isola viene indotto a pensare alla mafia e si angustia. E perché mai? Capirei se l’aeroporto portasse il nome di un assessore al traffico, l’atavico problema della Sicilia. Ma la mafia, dolce e salata, continua a operare con inesausta professionalità. E poi quale nome alternativo propone Miccichè? Archimede. Che neppure era palermitano, ma di Siracusa, da lui difesa durante l’assedio dei bisnonni di Fiorito, vestiti da antichi romani come nei festini pagati dalla Regione Lazio.

Vorrei tranquillizzare il novello Archimede e tutti i pitagorici. Falcone e Borsellino rappresentano un’ottima scelta di marketing. I loro nomi non richiamano la mafia, ma qualcosa di talmente nobile che persino Miccichè ne avrà sentito parlare. La legalità.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1255
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« Risposta #335 inserito:: Settembre 26, 2012, 02:23:25 pm »

26/9/2012

C'è riso e sorriso

Massimo GRAMELLINI

Ridere e sorridere sono gesti diversi, quasi opposti. Due mondi. Si ride con la pancia, si sorride con la testa. In casi più rari, col cuore. Prendiamo Monna Lisa. Ho cercato tanto in giro il suo sorriso, trovandolo di rado, forse per colpa dei miei occhiali. Da ragazzo mi chiedevo per che cosa sorridesse quella donna. Certamente non per una battuta volgare, né per un doppio senso da film di Natale. Per un raffinato aforisma, ecco. O per il calembour di un dotto spasimante. Oppure per un pensiero nobile, declinato da un poeta capace di piegare le parole in forme sottili… E se invece a incresparle le labbra fosse stata l’immagine di Leonardo preso a torte in faccia?

Come tutti quelli che ridono poco e sorridono molto, temo di essere nato nel posto sbagliato. Me ne accorsi da ragazzo, quando le barzellette scurrili degli amici catturavano l’attenzione dell’uditorio molto più delle mie, che poi si riducevano sempre a una sola: quella dei tre inglesi che stanno giocando a carte nel loro club.

Dalla finestra aperta giunge il rombo di un motore. Dopo cinque minuti di silenzio un giocatore sussurra: «Era una Jaguar». Passano altri cinque minuti e interviene il secondo. «Non sono d’accordo. Era una Ferrari».

Dopo un’altra pausa interminabile il terzo getta le carte sul tavolo e si alza: «Me ne vado. Queste discussioni mi innervosiscono».

Prima che chiediate il mio internamento, ammetterò che Alberto Sordi alle prese col «maccarone» fa scompisciare anche me, e così Totò mentre detta a Peppino la lettera dei punti e virgola. Le risate più irresistibili della mia vita le devo alla scena di «Tre uomini in fuga» in cui Louis De Funès cerca di fermare le russate baritonali del suo compagno di stanza con suoni onomatopeici. Ciò non toglie che se fossi nato nell’antica Roma avrei preferito le commedie delicate di Terenzio a quelle facili di Plauto e che i miei scrittori e sceneggiatori preferiti siano inglesi o al massimo newyorchesi. Anni fa fu per me di grande insegnamento la visione di un film di Woody Allen in un cinema romano. «La dea dell’amore». Un susseguirsi esilarante di battute fini per le quali in sala mi sembrava di ridere, o sorridere a voce alta, soltanto io. Ma appena Woody chiese alla prostituta Mira Sorvino se per caso fosse nata a Vaccopoli, dei tizi dietro di me esplosero in uno sghignazzo irrefrenabile. Mi voltai a guardarli: erano i portavoce di due partiti dell’epoca, oggi fusi (ancora per poco) in uno solo.

Mi sono cacciato in un sentiero pericoloso: il sorriso come esclusiva degli snob esangui e acculturati, mentre i barbari affrontano la risata di petto, proprio come la vita. In realtà il sorriso sarebbe ben poca cosa, se fosse solo un tic intellettuale. Invece è uno scudo con cui deviare i colpi del destino. Sapere sorridere di se stessi è un calmante e al contempo un antidepressivo. Se la risata rappresenta uno sguardo critico o liberato sul mondo, il sorriso rimane anzitutto uno sguardo su se stessi. Un modo per ripiegarsi e rivelarsi. Diffidate dei tronfi che contrabbandano la pesantezza per profondità. La vera profondità, insegnava con l’esempio Italo Calvino, si raggiunge nella leggerezza, di cui il sorriso è l’immagine più autentica. Monna Lisa, ora lo so, è l’anima di Leonardo. Per questo sorride.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1259
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« Risposta #336 inserito:: Settembre 26, 2012, 02:24:03 pm »

25/9/2012

Bikini di Stato

Massimo GRAMELLINI

Condividol’indignazione del molto onorevole Frattini, che definisce «una porcheria» l’aver candidato la signorina Minetti, benché non ricordi metafore altrettanto suine da parte dell’ex ministro quando costei venne inserita in lista per ordine di Lui-sa-chi. Un insopportabile eccesso di moralismo sabaudo mi induce a deprecare che una rappresentante delle istituzioni abbia appena sfilato in costume da bagno sulle passerelle milanesi dell’alta moda. Non intendo dire che mi sarebbe bastato che si mettesse l’accappatoio. Né mi permetterei di definire la signorina Minetti una scostumata, non fosse altro perché un costume addosso lo aveva. Sono invece tormentato dal dubbio che all’autorevolezza della politica non sempre giovi che un politico, ancorché di aspetto piuttosto gradevole, ancheggi in bikini davanti ai fotografi. Parlo a nome delle migliaia di cittadini che hanno espresso pubblicamente il loro sdegno, invadendo la pagina Facebook dell’azienda produttrice di costumi, non prima di aver intasato - per puro scrupolo d’informazione - le gallerie fotografiche che riproducevano il défilé minettiano.

E’ tempo di arginare sul nascere questa pericolosa deriva. E’ tempo che la signorina Minetti smetta di gettare fango sull’istituzione prestigiosa di cui fa parte, la Regione Lombardia, che al pari della Regione Lazio è uno dei capisaldi democratici di questo Paese e il cui presidente si segnala per la sobrietà delle amicizie e delle camicie.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1258
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« Risposta #337 inserito:: Settembre 27, 2012, 10:52:17 pm »

Buongiorno

27/09/2012

Alla fine dei soldi

Massimo Gramellini

Come si finanzia la politica? Ecco un quesito in apparenza insolubile. 1) Se diventa hobby gratuito, possono permettersela soltanto i ricchi. 2) Se a oliarla sono i privati, il politico si riduce a burattino di qualche lobby come in America (la crisi di questi anni ha origine dall’abolizione di un decreto legislativo che saggiamente impediva alle banche commerciali di essere anche banche d’affari, imposta a Clinton nel 1999 dai sovvenzionatori delle sue campagne elettorali, residenti a Wall Street). 3) Se si persiste nel fare pagare i lussi della politica ai cittadini, prima o poi arriveremo alla rivoluzione o alla dittatura (un’ipotesi non esclude l’altra), dato che risulta sempre più indigesto sfogliare le note spese a fisarmonica di Fiorito quando a tua madre riducono la pensione sociale di 20 euro. Le opzioni che ho numerato sembrerebbero alternative, ma in Italia - culla della creatività - abbiamo costruito un modello che condensa i difetti di tutte e tre: qui la politica la fanno i ricchi e le lobby con il denaro dei contribuenti. 

La soluzione del rebus è davvero impossibile? Forse una chiave ci sarebbe. Sì al finanziamento pubblico, a patto che l’intero sistema dei partiti si sottoponga a una energica cura disintossicante (meno parlamentari nazionali e locali, meno rimborsi, nessun condannato per corruzione fra i candidati) e al controllo capillare di un ufficio composto da efferati ragionieri super partes, nominati a rotazione dal presidente della Repubblica. Se qualcuno avesse un’idea migliore la dica ora, o mugugni per sempre. 

 
da - http://lastampa.it/2012/09/27/cultura/opinioni/buongiorno/alla-fine-dei-soldi-sC8kb2xu6tOqyemxFAoNBO/index.html
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« Risposta #338 inserito:: Settembre 29, 2012, 10:59:50 am »

Buongiorno

28/09/2012

Il coraggio di chiamarsi Dreyfus

Massimo Gramellini

Solo gli italiani possiedono il talento di trasformare le tragedie in farsa. Non avevamo ancora finito di ripiegare i fazzoletti per la condanna ingiusta di Sallusti - reo di avere pubblicato sul giornale da lui diretto un articolo che diffamava un magistrato - quando il giornalista e onorevole Renato Farina ha preso la parola alla Camera e ha ammesso di esserne lui l’autore, celato dietro lo pseudonimo immeritato di Dreyfus, vittima vera. Un salto di qualità rispetto al precedente nome in codice, Betulla, in auge quando Farina confezionava veline per i servizi segreti. In un crescendo triste, Betulla Dreyfus ha riconosciuto che il suo articolo non esprimeva un’opinione, ma propalava deliberatamente una menzogna: infatti il giudice, per il quale il corsivo incriminato auspicava la condanna a morte, non aveva ordinato l’aborto di una minorenne. Lo aveva soltanto autorizzato su richiesta degli interessati, come prevede la legge.

Ecco, la farsa è servita. Un ex giornalista-deputato che dichiara di avere scritto volutamente non un’opinione, ma una balla per aizzare la rabbia dei lettori antiabortisti e l’odio verso le procure. E che prima di avvertire «l’obbligo di coscienza» (ohibò) e «la responsabilità morale e giuridica» (doppio ohibò) dei propri atti ha aspettato che il suo direttore fosse condannato in via definitiva. Mentana lo ha definito un infame. Io non saprei. Di fronte ai vili provo imbarazzo, vergogna, spavento. Più che di fronte ai cattivi. Da oggi Farina mi fa più paura di Sallusti. Non credo che riuscirò mai a perdonarmelo.

da - http://lastampa.it/2012/09/28/cultura/opinioni/buongiorno/il-coraggio-di-chiamarsi-dreyfus-M4nNCb3flCHLiDkT4N8k5L/index.html
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« Risposta #339 inserito:: Settembre 30, 2012, 02:15:03 am »

BUONGIORNO

29/09/2012

Sostiene Lavitola

MASSIMO GRAMELLINI

Se questa lettera è falsa, mette spavento. Se è vera, molto di più. Fra i documenti sequestrati dalla magistratura al faccendiere Valter Lavitola spunta un appello chilometrico e accorato a Berlusconi. Il cosiddetto direttore del fu «Avanti!». Lavitola appunto, lo avrebbe scritto alla vigilia dell’ultimo Natale dal rifugio di Rio de Janeiro, prima di rientrare in Italia e consegnarsi alla giustizia. Parole in libertà, anche dalla grammatica, che raccontano gli ultimi anni di questo disgraziato Paese meglio di un trattato politico o di una gag di Cetto La Qualunque, dando corpo ai sospetti, alle angosce e alle vergogne che hanno tratteggiato il crepuscolo del regimetto silviesco. Riporterò un’antologia di brani scelti, limitandomi a qualche commento in corsivo che dedico al fustigatore dei Lavitola di ogni epoca: Totò. 

«Sig. Presidente, La prego di scusarmi se, con la consuetudine che lei mi ha concesso, Le scrivo con estrema chiarezza (In quel mondo di maneggi fumosi la chiarezza è una colpa da dichiarare preventivamente). Leggere che Lei mi accomunava ad un mafioso mi ha fatto molto male e ha rischiato d’avvero (licenza po’etica) di farmi impazzire. Io mi sono fatto da solo senza il suo benché minimo contributo. Lei invece era in debito con me per avere io comprato De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della Procura da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie e “lavorato” Dini. (Lavitola sta rivendicando come meraviglie da Nembo Kid una serie di manovre corruttive per far cadere il governo Prodi nel 2007). 

“Lei mi ha promesso più volte di entrare al governo, di mandarmi al Parlamento Europeo, di entrare nel cda Rai (questa ce la siamo risparmiata), che il primo incarico importante che si fosse presentato sarebbe stato per me, di collocare la Ioannuci nel cda dell’Eni (Claudia Ioannuci, ex senatrice di Forza Italia amica sua), di nominare Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica (almeno). 

“Mi ha concesso: la Ioannuci nel cda delle Poste (l’Eni ringrazia, le Poste meno) e il commissario delle dighe, ruolo inventato da me con Masi quando era a Palazzo Chigi. (Chiudete gli occhi e liberate l’immaginazione: Lavitola e Masi, il futuro dirett-horror della Rai, chiusi dentro Palazzo Chigi mentre su concessione del Capo si inventano il commissario delle dighe. Per la cronaca si chiama Guercio, e qui la realtà supera i Vanzina). “Ho ottenuto da lei anche: che Forza Italia concedesse all’Avanti! un finanziamento di 400 mila euro nel 2008, altro non era che il rimborso che Lei mi aveva autorizzato a dare a De Gregorio nel 2007 (per fare secco Prodi), 400/500 mila euro, non ricordo (100 mila più, 100 mila meno: pinzillacchere) per la casa di Montecarlo (qui Lavitola, commissario delle bufale, allude ai soldi spesi per andare a Panama e rastrellare documenti che comprovassero i maneggi edilizi dell’odiato Fini nel Principato, carne fresca per le mandibole dei giornali berlusconiani). 

“Quando mio cugino (ci mancava, il cugino) editava il giornale dell’Italia dei Valori, Gianni Letta su Sua richiesta fece pressione sull’Avvocato dello Stato per sbloccare il finanziamento pubblico. Mi accusano di averle insistentemente raccomandato il maresciallo La Monica, la fonte che ha contributo a salvare Bertolaso e che ci ha coperti nell’indagine sull’acquisto dei senatori, ha datto (doppia t, alla sarda) una mano sul serio nelle indagini su Saccà e Cosentino e ha elliminato (doppia l, alla cinese) alcune foto che la vedevano ritrato (una t, alla romana) assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda rifiuti: sono certo che lei non sapesse chi fossero (però intanto glielo ha ricordato). 

“Non è mia intenzione rinfacciarle nulla, ma Lei mi diede la Sua parola. (benedett’uomo, Berlusconi ne ha date talmente tante, di parole, che oramai in tasca gli sarà rimasta solo qualche vocale). “Si trata (vedi alla voce: ritrato) dell’escussione di un credito morale che sono convinto di avere. Le cose fatte tra noi le ho fatte scientemente e come tale da uomo. Lei non sarà mai coinvolto. Mai e poi mai!!! (Sottotesto: sempre che apra il borsellino. E infatti…). 

“Ho bisogno che si trovi lavoro ad alcuni di quelli che lo hanno perso con l’Avanti! (I più deboli e meritevoli, immagino). Si tratta di mia moglie, 3/4mila euro mese, giornalista; mia sorella, laureata in psicopedagogia., 2/3 mila euro mese; il mio ex autista, 2 ragionere (impiegate di colore?) , 1 giornalista (almeno uno, finalmente) . Ho poi bisogno che si paghi una società cinese, 900 mila dollari, che mi ha fornito i servizi necessari alla definizione del piano di sfruttamento della mia concessione di taglio in Amazzonia (pure distruttore dell’ecosistema, dài!). 

“Il clamore della vicenda giudizziaria (ma una bella terza elementare, no?) sta determinando un comprensibile ma odioso ostracismo nei miei confronti (meno male che se n’è accorto). Si restituiscano a Capriotti 500 mila dollari da lui spesi a vuoto a Panama, dei quali mi ritiene forse giustamente responsabile. Ha una sala bingo, non è difficile pagarlo perdendo un po’ di soldi al bingo, così saprebbe come giustificarli. (Bingo!). 

“Tranne che le assunzioni, per le quali la prego di impegnarsi al massimo, si tratterebbe di un prestito. Assieme alla somma prima elencata (900.000 $ + 500mila$ + 5 milioni di euro), ovviamente le restituirò anche i 225 mila euro residuo dei 500 mila affidatimi da Tarantini (mi è venuto il mal di testa).

“Ho in programma di costituirmi a Napoli per tentare un patteggiamento subito dopo le vacanze natalizie, se Dio vuole che non mi catturano prima con un allarme rosso dell’Interpool (un pool di poliziotti nerazzurri?). 

“La prego di far contattare mia moglie per farmi sapere a chi emettere le fatture dello studio di avvocati esteri e della società cinese. E di farle sapere come procedere per le assunzioni. E’ la prima volta che Le chiedo un aiuto, mentre io per lei non mi sono mai risparmiato. Ne approfitto per augurarle un Natale sereno, anche se capisco che tra problemi, famiglia e fidanzate non sarà semplice neppure per lei. Dopo i casini devono arrivare soddisfazioni proporzionali. Vorrà dire che ci divertiremo da morire e molto a lungo. Senza il suo prestito mi ridurrei, Dio non voglia, alla fame.” (Dio non voglia, ma mentre i maneggiatori di denaro pubblico si divertivano da morire, alla fame si sono ridotti i loro inconsapevoli finanziatori: gli italiani). 


da - http://lastampa.it/2012/09/29/cultura/opinioni/buongiorno/sostiene-lavitola-vOK2bScYDEn8gn4pnj3BzM/index.html
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« Risposta #340 inserito:: Ottobre 02, 2012, 11:23:48 am »

Buongiorno

02/10/2012

Nonno che sei il mio custode

Massimo Gramellini

Come tutti i nati il 2 ottobre, ho sempre avuto un rapporto tormentato ma vivo con il nostro co-festeggiato: l’angelo custode. La preghiera infantile “Angelo che sei il mio custode…” ha lasciato il posto alle ironie dell’adolescenza e ai dubbi dell’età adulta, fino a quando un approccio diverso alle questioni dello spirito mi ha convinto dell’esistenza di energie invisibili agli occhi (come tutto ciò che è essenziale, direbbe il Piccolo Principe). Ma c’è un angelo visibilissimo, la cui festa è stata giustamente associata a quella degli esseri di luce. Il nonno. Il nuovo Stato Sociale. Se in Italia la disoccupazione endemica dei ragazzi dai 18 ai 40 anni non ha ancora prodotto una rivolta è perché i nonni mantengono i nipoti con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai figli. 

Il nonno custode è anche un nonno sempre più lucido e longevo. Un nonno pioniere, protagonista di una rivoluzione demografica che non ha precedenti nella storia. Gli anziani si avviano a diventare maggioranza nel Paese. Un primato che comporta diritti ma anche doveri. Uno è il ruolo, già ricordato, di banchieri a fondo perduto. L’altro consiste nel non potersi più permettere il lusso di essere vecchi. Finché erano pochi, i nonni avevano tempo e modo di dedicarsi alla rivisitazione nostalgica del passato. Ma da quando sono un esercito, e un esercito in salute, tocca loro il compito che sarebbe della giovinezza: fare progetti, annaffiare sogni e coniugare i verbi al futuro. Affinché si avveri l’auspicio di un umorista sublime, Marcello Marchesi: l’importante è che la morte ci colga vivi. 

da - http://lastampa.it/2012/10/02/cultura/opinioni/buongiorno/nonno-che-sei-il-mio-custode-uVcog3U0yGvfypnnlaxiTP/index.html
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« Risposta #341 inserito:: Ottobre 04, 2012, 03:49:13 pm »

Buongiorno

04/10/2012

Piazza pulita

Massimo Gramellini

Quando ho saputo che Antonio Piazza, presidente in quota Pdl dell’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, da tre anni parcheggia la sua Jaguar nello spazio riservato ai disabili, ho borbottato: ohibò. Quando ho saputo che il presidente Antonio Piazza, dopo aver parcheggiato per tre anni la sua Jaguar nello spazio riservato ai disabili, è stato finalmente multato dai vigili su segnalazione di un disabile che non trovava mai posto per parcheggiare, ho gridato: urrà. Quando ho saputo che il presidente multato Antonio Piazza, pervaso dalla rabbia, ha tagliato le gomme dell’auto del disabile che lo aveva segnalato ai vigili, mi sono chiesto: ma dove siamo? Quando ho saputo che il presidente multato e taglia-gomme Antonio Piazza ha tentato di rimediare chiamando precipitosamente un gommista, mi sono risposto da solo: siamo in Italia. 

Quando ho letto le dichiarazioni del presidente multato taglia-gomme e chiama-gommista Antonio Piazza - «Perché dovrei dimettermi dal mio incarico politico per un errore tecnico?» - mi sono detto: con un corso accelerato di educazione civica, alternato a pesanti corvée nei servizi sociali, forse lo recuperiamo ancora. Ma quando ho ascoltato in tv le successive dichiarazioni del presidente multato taglia-gomme chiama-gommista ed errante tecnico Antonio Piazza - «Solo un pezzo della mia Jaguar sporgeva nel posto riservato ai disabili, in realtà da tre anni io parcheggio nel posto accanto, in divieto di sosta: qual è il problema?» - ho capito di essere sostanzialmente un illuso. Questa è gente che non si recupera più. 

da - http://lastampa.it/2012/10/04/cultura/opinioni/buongiorno/piazza-pulita-tZUfPrkG6vss8F00j4gKSP/index.html
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« Risposta #342 inserito:: Ottobre 06, 2012, 09:39:10 pm »

Buongiorno
03/10/2012

Ridiamo vita

Massimo Gramellini

La notizia plana in redazione come un’intrusa, posandosi sopra i piagnistei indignati di qualche ladrone e l’ennesima baruffa politica fra Chissaramai e Chissachì. Narra di un furgoncino che batte le strade di Alessandria per ritirare dai negozi, a fine giornata, i prodotti freschi rimasti invenduti e farne dono alle mense e agli ostelli dei poveri. L’iniziativa promossa dalle associazioni locali di volontariato si chiama «Recuperiamoci, ridiamo vita al cibo». Sembrerebbe l’opera estemporanea di un consesso ristretto di anime caritatevoli, ma nelle stesse ore scopro che domenica prossima un’amica metterà in vendita a prezzi simbolici metà del suo guardaroba e che un’anziana benestante, senza parenti e con un orizzonte limitato di futuro, ha imprestato ai vicini di casa le eccedenze del suo conto in banca. 

E’ un filone comunitario che cresce sottotraccia, una delle prime risposte alla crisi epocale che ha cambiato per sempre le nostre vite, restituendoci quel senso della misura la cui sconsolante mancanza rende i potenti così insopportabili. Esaurita l’era dell’accumulazione nevrotica e compulsiva, chi ha qualcosa di cui non sa che farsene sente il bisogno di darlo a chi ne ha più bisogno di lui. Può trattarsi di cibi, di vestiti, di libri già (o mai) letti. Ma anche di un bene altrettanto prezioso e forse ancora più scarso: il tempo. Per ascoltare chi non ha orecchie a cui rivolgersi. Per parlare a chi è in cerca di consigli. Per amare senza condizioni né aspettative, che poi resta l’unico modo di uscire veramente dal tempo e sentirsi, nonostante tutto, persino felici. 

da - http://lastampa.it/2012/10/03/cultura/opinioni/buongiorno/ridiamo-vita-5JQsy0oWQeOeIKqVr9DELM/index.html
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« Risposta #343 inserito:: Ottobre 07, 2012, 03:43:24 pm »

buongiorno

06/10/2012

Giulio senza Cesare

Massimo Gramellini

E così oggi Giulio Tremonti fonda un nuovo partito. Ne sentivamo la mancanza. Lo fonderà a Riccione, non lontano da dove il suo omonimo varcò il Rubicone. Forse la citazione è autoironica. Pare che in una botta di calore umano intenda chiamarlo 3 L. Un nome - secondo Google - già utilizzato da un caseificio, da una torneria automatica e da un centro parquet. Le tre L dell’ex ministro sono Lista Lavoro e Libertà, parole che abbondano sulla bocca dei politici, i quali poi finiscono per occuparsi quasi esclusivamente della prima: la lista, dei candidati e della spesa. Manca la quarta L: quella di leader. 

L’intelligenza non è solo brillantezza di pensiero e battute fulminanti. E’ anzitutto carattere. Quel miscuglio di personalità e autostima che ti rende impermeabile al fascino degli uomini arroganti e volgari. Da Craxi a Bossi, Tremonti ne ha frequentati parecchi. E’ un Giulio che ha sempre cercato un Cesare a cui appoggiarsi. Oggi vorrebbe tanto fare da solo, ma se irrorasse la sua intelligenza con un briciolo di senso comune, capirebbe che la lunga frequentazione delle stanze del potere lo rende incompatibile con la volontà di cambiamento che si respira nel Paese. La sua antipatia per le élite, di cui peraltro fa parte, non basta a renderlo ciò che non potrà mai essere: popolare. Ha detto che, se dipendesse da lui, i politici guadagnerebbero la stessa cifra dei precari. Io mi accontenterei che non percepissero lo stipendio in contanti, come invece - unico ministro al mondo - si è sempre vantato di fare lui, senza mai chiedere scusa né spiegare il perché. 

da - http://www.lastampa.it/2012/10/06/cultura/opinioni/buongiorno/giulio-senza-cesare-leB4nWNoJrDXnxTzMRM0bK/index.html
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« Risposta #344 inserito:: Ottobre 10, 2012, 07:20:26 pm »

Buongiorno

09/10/2012

La vita in rima

Massimo Gramellini


Incuriosito dal successo che in Asia lo ha tramutato in fenomeno di culto, ho trascorso alcune ore in compagnia di “Dipende da te”, il corso di educazione esistenziale che un professore coreano, Rando Kim, ha scritto per i ragazzi in cerca di un posto nel mondo, possibilmente non troppo precario. Ho scoperto che l’umanità del Duemila è più simile di quanto suggeriscano i luoghi comuni: anche le mamme coreane ronzano come elicotteri sopra le vite dei figli, anche i giovani coreani saltellano da un corso di specializzazione all’altro per poi rassegnarsi a sedere su impieghi traballanti e stipendi da fame. Persino i consigli del guru sono identici a quelli che da adolescente ruminai in tanti manuali: abbi fiducia in te stesso, sentiti il padrone della tua vita, l’essenziale non è il talento ma il coraggio. Però ce n’è uno che non avevo mai letto così chiaramente: l’importanza della rima per dare ritmo a una poesia o a una canzone. “La rima” scrive Kim, “è una piccola restrizione, come un filo che collega le strofe… Abbiamo bisogno di mettere in rima la nostra vita. Se riesci a importi una piccola lista di regole, puoi essere il poeta della tua esistenza.”

La rima è una ringhiera e le ringhiere servono a non cadere, ma soprattutto a trovare l’equilibrio per camminare. Quella che sembra una restrizione, se siamo noi a imporcela, diventa espressione di libertà. Sotto l’influsso del prof coreano ho steso la mia prima lista. Regola numero uno: leggi un libro nuovo ogni fine settimana e raccontalo nel Buongiorno del martedì al resto della carovana. (Come rimatore posso solo migliorare). 

da - http://www.lastampa.it/2012/10/09/cultura/opinioni/buongiorno/la-vita-in-rima-wZVaBzkAOoLaYuLwgHkgON/pagina.html
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