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« inserito:: Ottobre 26, 2025, 07:04:37 pm » |
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Fabrizio Illuminati
Un commentatore al post di Andrea Sartori scriveva che i nostri sensi di colpa originano dalla constatazione che l'Occidente è la fonte primaria di guerre e destabilizzazioni nel mondo.
È necessario invece ribadire con forza che l'Occidente, e bisogna vedere cosa è Occidente e da quando vogliamo partire per definirlo, certamente NON è la fonte primaria di guerre e destabilizzazioni nel mondo. Sicuramente non nel mondo moderno e contemporaneo, dove anzi l'Occidente Euroatlantico dal 1945 in poi ha svolto uno straordinario ruolo di moderatore e stabilizzatore dei conflitti. Destabilizzazioni e guerre sono venuti prima dal movimento comunista internazionale (Cina 1949, Corea 1950, Caraibi 1959, Tibet 1959, Sud America anni '60, Vietnam e Indocina anni '60 e' 70, Angola, Etiopia, Zimbabwe ecc, con le truppe mercenaries cubane, anni '70, Afghanistan 1980, ecc ecc), cui si contrappose, con esiti alterni, la dottrina Eisenhower del contenimento. Dopo il crollo (temporaneo, come si è poi capito) dell'impero sovietico, il testimone delle guerre e della destabilizzazione è stato raccolto dal Panislamismo radicale internazionale, al quale più recentemente si sono affiancati il risorto imperialismo russo e la rinata spinta egemonica globale della Cina. Tre imperialismi, etnici territoriali religiosi o culturali che siano, che hanno in comune il tratto fondamentale del totalitarismo. Impermeabile a qualsiasi contaminazione di valori e idee, contrario all'orizzonte stesso di un'evoluzione, di un progresso dello spirito umano. Che è poi, da Socrate ad oggi, il filo rosso che tra vittorie e sconfitte, arretramenti e balzi in avanti, stasi e riprese, attraversa tutta la storia dell'Occidente e ne costituisce il cuore. Allora, perché, da dove nascono i nostri sensi di colpa verso l'infinito oceano anti-occidentale che costituisce i 5/6 del mondo e che è all'attacco, oggi più che mai? Paradossalmente ma non troppo, dal nostro stesso progresso. Con l'aumentare del senso morale crescono la consapevolezza delle proprie manchevolezze e allo stesso tempo si accresce la comprensione, la giustificazione delle mire e delle colpe altrui. Meccanismo purtroppo ben noto, che ha segnato la fine di tante civiltà avanzate, quando si sono dovute confrontare con la barbarie, avendo rinunciato, per accresciuta consapevolezza e superiorità morale, agli stessi strumenti che i barbari invece non si fanno scrupolo di continuare ad usare. La seconda causa è ovviamente che con il progresso tecnologico, culturale, morale, e al crescere della libertà di informarsi e di conoscere, noi possiamo indagare e discutere a piacimento di tutta la nostra storia e di tutti i nostri passati crimini e misfatti, veri o presunti. Mentre questo non è possibile per il buco nero degli oceani totalitari, ovvero i rimanenti 5/6 del mondo. Lì non abbiamo testimonianze, documenti, archivi, studi, dibattiti, memorie. I genocidi degli armeni e dei greci, il Rwanda, i boat people, Olodomor, il grande terrore, Pol Pot, il grande balzo in avanti, la rivoluzione culturale, e tanto, tanto altro. Per noi, e purtroppo anche per loro, solo vaghi accenni "storici" di cui non rimane traccia fuori dai pochi paludati centri di studio e istituzioni di ricerca. Eppure parliamo complessivamente di più di almeno un centinaio di milioni di morti. È questo enorme stacco di consapevolezza della realtà della barbarie mondiale immutabile che ci circonda che rende così fragile l'Occidente, diviso e litigioso nel suo intrinseco pluralismo, e che potrebbe far deragliare definitivamente il suo plurimillenario progetto di progresso universale.
da FB 26 ottobre 2025
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