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« inserito:: Ottobre 26, 2025, 05:19:23 pm » |
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Gianni Gavioli
Il Gruppo dirigente della Federazione Russa conosce quanto pesa la fascinazione di Trump per Putin. Conta quanto può ricavare al momento, da compromessi anche pericolosamente scivolosi. Perché invece Putin e la sua corposa Intelligencija non valutano la Convenienza Totale di un avvicinamento all'Europa, ignorando le illusioni di un POLO Russo che gli USA, la Cina ed Altri, non permetteranno mai si possa sedere alla tavola del Nuovo Ordine Mondiale di Pace Attiva, nel business mondiale? In disparte erano tenuti e in disparte saranno in futuro, magari anche sottomessi. Per avvicinarsi all'Europa Basterebbe loro dare più Vera Democrazia in Russia e trattare con l'Europa alla pari, senza patologie curabili da una parte e dall'altra. Il Polo Europa avrebbe si quel posto nel N.O.M. e con un peso adeguato a Veri Valori, non da Propaganda di pagliacci al guinzaglio! ggg
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Post di Paolo Migliaro
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Sergey Karaganov, politologo vicino a Putin: "Noi siamo in guerra con l'Europa". L'ennesima dimostrazione che la Nato non c'entra nulla.
di Marco Imarisio «Un grande Paese ha bisogno di una ideologia di Stato. Altrimenti non è niente. E quando la perde evapora la nazione stessa. L’antica Roma ce l’aveva, l’Italia di oggi no. Forse è per questo che da molti secoli non siete un grande Paese». Al Forum economico di San Pietroburgo dello scorso giugno non era sfuggito a nessuno l’elogio del professor Karaganov fatto da Putin in persona, accompagnato persino da una pacca sulla spalla. «Mi ha fatto piacere. Credo che lui sia d’accordo con la mia visione del mondo». Le coordinate di Karaganov, politologo, uno dei fondatori del Valdai Club alle cui riunioni Putin prende parte regolarmente, sono contenute in un testo di pochi mesi fa, Il sogno della Russia nel XXI secolo, dove propone l’adozione di una ideologia statale nel suo Paese, una sorta di nuovo collettivismo spirituale nel cui nome devono essere sacrificate le libertà individuali. Non si conosce l’opinione di Putin sul saggio di Karaganov. Ma il fatto che sia stato pubblicato sul sito del ministero degli Esteri e in quello del Consiglio di sicurezza è già un indizio. «Gli Usa non rappresentano il peggio della civiltà occidentale. Sono molto più razionali di voi europei — nel nominarci, il sorriso di Karaganov diventa una smorfia di disgusto — e quindi diventa più facile trattare con loro. Ma Donald Trump non ha interesse nel fermare la guerra in Ucraina, se non quello della vanagloria personale, a meno che non vi sia una escalation verso un disastro totale, un fiasco come quello dell’Afghanistan, oppure un incidente nucleare. Lui e l’America ne stanno traendo beneficio, prosciugando l’Europa, spogliandola delle sue risorse, facendosi pagare per tenere in vita Kiev. Perché mai dovrebbe fermare tutto?». L’idea di Karaganov per concludere il conflitto ucraino è quasi irriferibile. Nell’estate 2023 sostenne la necessità di lanciare una testata nucleare sulla Polonia. «Era un paradosso. Io dicevo solo che bisogna reinstallare il sentimento della paura nel genere umano, che ha completamente perso il timore di Dio e della guerra. Per questo dico che se voi ci attaccaste, dovremmo rispondere con l’atomica. Io spero nella pace, e sono grato a Putin e Trump per i loro sforzi. Ma i vertici e le strette di mano non bastano. A cominciare dagli Usa, tutti devono capire che noi non stiamo combattendo contro l’Ucraina. La nostra è una guerra contro l’Europa unita. Contro l’Europa di Napoleone e Hitler. Le vostre élite hanno perso ogni forma di credibilità e di autorità, e per questo cercano una guerra contro di noi. Per fermarle, potrebbe essere necessario uno choc». L’osservazione sul piccolo dettaglio che la Russia ha invaso uno Stato sovrano si perde nell’esposizione della sua ideologia statale, che sembra piacere anche a Putin e sembra pensata in contrasto alla discutibile idea del nostro continente, condivisa da entrambi. «Tengo a precisare che io e l’attuale presidente siamo due entità separate. Non sempre siamo d’accordo. Lui pensa che la fine dell’Urss sia stata la più grande tragedia del ventesimo secolo, io credo invece che le due Guerre mondiali siano state molto peggio. E sono entrambe cominciate in quell’Europa che oggi è la culla dell’individualismo più sfrenato, di un consumismo contro natura che ha generato un neofemminismo nichilista, la negazione della Storia e una inaccettabile libertà dei costumi. Quello che io propongo è una idea basata sul ritorno a valori comuni, antichi e condivisi. Io ho creato una ideologia per leader veri. E se vuoi esserlo davvero, sei obbligato a limitare le libertà individuali e civili. La missione della Russia è quella di fermare il degrado dell’uomo e di liberare il mondo dalle egemonie globali. E siamo finalmente sulla strada giusta. Forse per questo Trump è affascinato da Putin. Il presidente americano sa che siamo obbligati a vincere questa guerra. Ma il tempo delle sue scelte si sta avvicinando. O sta con noi, oppure sta con l’Europa».
da Fb (con miei comenti invisibili)
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Algo Ferrari
Al Bano e Pupo si dovrebbero vergognare! Da Daria Kryukova Russia, 2025: che ballino i cigni Insieme a Diana Loginova (in foto)!sono stati arrestati anche il batterista e il chitarrista della band Stoptime. Arrestati per aver cantato canzoni di cantanti russi — artisti amatissimi con milioni di fan — che il regime di Putin ha bandito perché si sono espressi contro la guerra. Immaginate se in Italia venissero vietati, che so, Achille Lauro o Ghali. «Voglio guardare il balletto, che ballino i cigni Che tremi il nonno per il suo “Lago” in silenzio Fuori dai miei schermi Soloviev, che ballino i cigni» Questa canzone di Noize MC è stata dichiarata estremista in Russia. Oggi viene cantata dai giovani mentre mimano la danza dei piccoli cigni — perché, anche se troppo giovani per ricordare, conoscono bene il significato: in URSS Il lago dei cigni passava in TV solo quando il leader moriva o c’era un colpo di Stato. E il loro sogno oggi è lo stesso: vedere la Russia finalmente libera. Il Teatro Mariinskij può continuare a mettere in scena La Bayadère, Kim Kimin incantare il pubblico con i suoi salti leggeri, Valerij Gergiev dirigere magistralmente Chovanščina di Musorgskij, e Vincenzo De Luca ripeterci che invitare Gergiev è un atto di rispetto verso la cultura russa — e che il contrario è russafobia. Ma questa non è più cultura. La vera cultura russa, oggi, è una ragazza di 18 anni, arrestata in strada per aver cantato Noize MC e Monetochka. Una giornata nera. E una Pietroburgo nera. Il più grande russofobo del mondo si chiama Vladimir Putin, e sta cercando di annientare tutto ciò che è ancora vivo in Russia, fermare il tempo. Ma non ci riuscirà. Al Bano e Pupo ci parleranno ancora di pace e dialogo — faranno appelli alla comprensione e alla “fratellanza dei popoli”, magari in qualche intervista pomeridiana sulla RAI o davanti al Cremlino, tra sorrisi diplomatici e malinconiche canzoni anni ’80. Ma, ovviamente, nessuno di loro spenderà una sola parola per difendere una ragazza di 18 anni in manette il cui unico crimine è aver cantato in strada. Diana viene portata in tribunale in manette, come una criminale pericolosa. Il suo crimine? Aver cantato le canzoni di “agenti stranieri”. E la chitarra? Un’arma pericolosissima. È il terrore animale del regime davanti a ogni manifestazione di pensiero, di libertà, di giovinezza. E questa è stata, tra le altre, una delle ragioni per cui Putin ha iniziato questa guerra. Le cause sono molte, e nessuna riguarda davvero l’Ucraina: la guerra è una conseguenza della dittatura in Russia. Illudersi che “qualsiasi pace” in Ucraina metterà fine a tutto questo è un grave errore. Putin ha bisogno della guerra. Gli serve per stringere ancora di più il controllo interno, per schiacciare ogni voce, ogni ribellione, ogni speranza. E una delle ragioni più profonde è questa: ha completamente perso il contatto con i giovani. I giovani russi oggi non capiscono più perché un vecchio che non sa usare nemmeno internet debba ancora decidere delle loro vite. Sono nati e cresciuti sotto di lui — e ne hanno abbastanza. Non vogliono più vivere in un paese dove la musica è reato, la chitarra è un’arma, la danza è sovversione e la speranza è sedizione. Lo sapete, nell’Unione Sovietica circolava una battuta: «Oggi suona il jazz, domani venderà la Patria». Niente di nuovo — tutto ciò che era vietato allora come “nemico”, lo è anche oggi. Niente di nuovo — tutto quello che allora era vietato come “nemico”, oggi lo è di nuovo. Solo che adesso al posto del jazz ci sono Monetochka, Noize MC e una chitarra suonata per strada. Ma anche oggi, in mezzo al buio, in mezzo alla paura, qualcuno canta. Qualcuno balla. Qualcuno non si piega. E finché in Russia ci sarà almeno una ragazza con una chitarra e un sogno di libertà, nulla sarà perduto. Perché i cigni, alla fine, balleranno davvero.
da FB
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