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Autore Discussione: Finora Trump sta vincendo a Gaza. Se ottiene con Putin lo stesso in Ucraina ...  (Letto 100 volte)
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« inserito:: Ottobre 11, 2025, 06:22:11 pm »



Jack Daniel

Riempire una piazza contro è molto più facile che riempirla pro. Prendiamo la manifestazione di domani, 4 ottobre. È stata indetta con lo slogan "Fermiamo il sionismo con la resistenza". (https://tinyurl.com/mpu7hp89 )  Cosa si intenda per resistenza, in questo caso, ce lo ricordano i Giovani Palestinesi, una delle associazioni che hanno convocato la manifestazione. L'anno scorso, ad esempio, alla vigilia del primo anno dal 7 ottobre, indissero un'altra manifestazione non mancando di specificare che "Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione. Dopo un anno il valore dell’operazione della resistenza palestinese e della battaglia del “Diluvio di Al Aqsa” è chiaro a tutto il mondo". (https://tinyurl.com/mryu7duw ) Il 7 ottobre come atto di resistenza, quindi. Del resto: Hamas significa Movimento di resistenza islamica.
Le date non sono casuali: convocare la manifestazione ai primi di ottobre serve, da un lato, a offuscare il ricordo del 7 ottobre concentrando l'attenzione sul dopo, vale a dire la guerra di Gaza e, dall'altro, per taluni, come gli organizzatori, per celebrarlo come scintilla rivoluzionaria. Del resto, non troverete nelle convocazioni della manifestazione accenni a piani di pace, due popoli due stati, o a qualunque prospettiva pacifica. Non parliamo poi di riferimenti a ostaggi: tabù. Si tratta quindi di una manifestazione che è stata convocata su basi antitetiche al pacifismo e ad un desiderio di pace.
Eppure sarà una manifestazione molto partecipata soprattutto da chi, al contrario, spera proprio in un futuro di pace e convivenza. E quindi, da un lato si inneggia alla resistenza e all'Intifada verso la vittoria, dall'altro alla pace e solidarietà sventolando bandiere arcobaleno, da un lato due popoli due Stati, dall’altro Free Palestine from the river to the sea. Elemento unificante: l'avversione a Netanyahu, se non Israele, minimo comune multiplo di tutte le anime che sfileranno. Sin tanto che si è contro, quindi, non è difficile, il problema è il pro: pace o guerra?
Di questa ambivalenza è preda  la sinistra e in particolare la CGIL. Si è trovata spiazzata e scavalcata a sinistra dalle spontanee e partecipate manifestazioni del 22 settembre indette da USB, ed è corsa ai ripari, proclamando lo sciopero generale per oggi, 3 ottobre, e invitando a partecipare alla manifestazione del 4. Dato che però sa benissimo chi ha convocato la manifestazione, si è impegnata, nell’Assemblea generale del 30 settembre "ad organizzare la partecipazione per sabato 4 ottobre alla manifestazione nazionale convocata dalle associazioni palestinesi a Roma sulla base delle nostre posizioni" (https://tinyurl.com/5n6tawtw). Chi siano le associazioni palestinesi, l'abbiamo visto, e quindi la CGIL si cava dall'impaccio partecipando sulla base delle sue posizioni, non quelle degli organizzatori. Nella stessa Assemblea, peraltro, è stato anche deciso di “partecipare alla Marcia Perugia Assisi del 12 ottobre e a sostenere tutte le iniziative per la pace e contro il riarmo”. E quindi riassumiamo: nella stessa assemblea si decide di sfilare in una manifestazione indetta dagli inneggianti ad Hamas e 8 giorni dopo di marciare all’ombra di San Francesco. Il tutto senza che generi contraddizione o riflessione, perché la cappa del contro Netanyahu e Israele nasconde tutto.
Non solo Netanyahu. Ovviamente, si sfilerà, anche e soprattutto, contro la guerra a Gaza e per la cessazione delle devastazioni, obiettivo pel quale, peraltro, sono impegnate h24 le diplomazie di tutto il mondo. Ma la fine della guerra, o almeno una benedetta tregua, contempla il rilascio degli ostaggi e il disarmo di Hamas, argomenti ovviamente non graditi a chi ha convocato la manifestazione e, assai probabilmente, assenti dagli slogan. E, di questo, ne ha fatto le spese il Sindaco di Reggio Emilia, fischiato per aver auspicato il ritorno a casa degli ostaggi, nonché Recalcati che ha osato farvi cenno su Repubblica. E, comunque, rimane sempre senza risposta la domanda sul perché vi sia oggi una tale mobilitazione contro Netanyahu e non vi sia stata in tre anni contro Putin. Misteri.
Una manifestazione che si preannuncia quindi molto partecipata, all’insegna del minimo comune multiplo, vale a dire poche comuni parole contro e vaghezza cacofonica per il pro.
A ben pensarci, una rappresentazione non troppo infedele dello stato della sinistra e dell’opposizione. Fintanto che c'è un minimo comune multiplo, che fosse un tempo Berlusconi, che sia oggi il governo delle destre, un qualche accordo lo si trova. Ma essendo un minimo comune, là dove si chiede un'unione non contro, ma pro, iniziano i problemi.


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Matty Groves
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Giorgio Arfaras
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Ecco una eccellente sintesi di Nico Cavalli del mio video su Gaza.
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