Marco Polizzi
Propongo, come mi succede spesso , il pezzo su La Stampa di oggi di Nathalie Tocci. La sua lucidità di analisi mi affascina sempre. Aggiungo che il vertice dell’Aja non è la fine. Può essere l’inizio di una ridefinizione europea, in cui l’Italia e un gruppo di Paesi “volenterosi” guidano una nuova centralità della UE e del Mediterraneo: come spazio di sicurezza condivisa, diplomazia attiva e stabilizzazione intelligente.
Non serve più inseguire l’instabilità: serve costruire, da europei, un nuovo equilibrio di pace attorno a noi.
Speriamo che la Meloni colga con intelligenza la possibilità ( finora ha difettato di acume sul palcoscenico internazionale).
@inprimopiano
Paolo Sinigaglia
Vertice NATO all’Aja, un’intesa formale ma non di fatto.
"Sono le ultime ore di attesa all’Aja dopo mesi di frenetica diplomazia volta a evitare il disastro politico al summit della NATO. L’obiettivo è assicurare che oggi nulla vada drammaticamente storto. Nel bel mezzo di guerre in Europa e in Medio Oriente, potrebbe sembrare un’ambizione raso terra per la più grande alleanza militare al mondo. Ma con Donald Trump alla Casa Bianca, un vertice “senza sorprese” rappresenta già un miracolo.
Il disprezzo del presidente americano per le alleanze in generale e per l’Europa in particolare è cosa nota. Dal suo insediamento a gennaio, Trump ha minacciato di annettere il Canada, alleato NATO, e di invadere la Groenlandia, parte della Danimarca, anch’essa membro dell’Alleanza. Washington si è schierata politicamente con Mosca sulla guerra in Ucraina, creando un abisso tra le due sponde dell’Atlantico. L’amministrazione Usa ha inoltre esplicitamente sostenuto l’estrema destra in Europa, considerata da molti una minaccia alla democrazia e all’integrazione europea.
Su questo sfondo politicamente cupo, volare bassi è una mossa diplomatica sensata. Psicologicamente, la tattica consiste nel massaggiare l’ego di Trump. Il trucco è concentrarsi sulla spesa per la difesa, concordando l’obiettivo del 5% del Pil, che Trump aveva tirato fuori dal cappello a caso alcuni mesi fa. Probabilmente lo aveva fatto più per irritare gli europei che per un genuino interesse per la sicurezza del continente.
Gli alleati NATO, spronati dal segretario generale Mark Rutte, hanno voluto accontentarlo. Fatta eccezione per la Spagna, gli altri 31 membri dell’Alleanza atlantica concordano che, alla luce della crescente minaccia russa all’Europa, l’obiettivo del 2% per la difesa, stabilito nel 2014, sia ormai insufficiente.
Madrid ha tuttavia accettato di non bloccare l’accordo, mentre gli altri hanno accettato di non forzare la mano. Il processo di pianificazione della NATO ha già da tempo determinato le capacità di difesa di cui gli alleati dovrebbero disporre per potersi difendere. Tradotte in termini economici, queste equivalgono a una media del 3,5% del Pil. Infatti, diversi Paesi europei, soprattutto nel nord e nell’est del continente, già si avvicinano, raggiungono o hanno superato quel livello di spesa. Per arrivare al fatidico 5% si è ricorso a un espediente, includendo l’1,5% del Pil dedicato a spese per la “sicurezza”, categoria all’interno della quale potrà essere
incluso un po’ di tutto: dalla cybersicurezza al contrasto alla disinformazione, fino alla protezione delle infrastrutture critiche. Non che queste spese non servano. Anzi, in alcuni Paesi come il nostro, più lontani dal fronte e dove la minaccia russa è più ibrida che strettamente militare, per certi versi sono spese ancora più utili. Accorpando difesa e sicurezza si arriva dunque al magico 5% per accontentare Trump. In verità, il vero “merito” per una maggiore spesa per la difesa, se così lo si può definire, va a Vladimir Putin. Senza la minaccia russa, tutto questo non sarebbe accaduto.
E qui emergono le contraddizioni. Se da un lato il vertice NATO si è concentrato su soldi e mezzi, dall’altro è stato volutamente silente sul fine. Non è stato previsto un incontro del Consiglio NATO-Ucraina a livello di leader, ma solo la presenza del presidente Volodymyr Zelensky alla cena ospitata dal re dei Paesi Bassi. È stata congelata la nuova strategia NATO sulla Russia, che doveva essere presentata proprio all’Aja. Ecco, quindi, una NATO che nella migliore delle ipotesi oggi celebrerà nuovi e ambiziosi target di spesa, senza far cenno esplicito alla ragione per cui servono tutti questi soldi.
Gli ottimisti sostengono che più di così non si può ottenere. Gli alleati NATO aumenteranno la spesa per la difesa e questa è una condizione necessaria, seppur insufficiente, per la deterrenza contro la Russia. Ma è difficile non essere pessimisti. Nonostante la spesa sia necessaria, da sola non cambierà la struttura della NATO, che vede gli Usa come spina dorsale strategica, operativa e tecnologica. Ma se Stati Uniti e Europa non riescono più a concordare, o anche solo a parlare, della minaccia russa, c’è da chiedersi a cosa serva la NATO.
Le organizzazioni internazionali raramente muoiono con un solo colpo; anzi, sono incredibilmente resilienti. Ma possono appassire dall’interno. Se oggi celebreremo un vertice “senza sorprese” come uno straordinario successo diplomatico, speriamo che un domani non ricorderemo il vertice dell’Aja come una tappa nella fine politica della più grande alleanza militare al mondo."
[Nathalie Tocci]
da -
https://www.facebook.com/