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Autore Discussione: Scurati e Sangiuliano, censura e rimozione storica. Morte di Giacomo Matteotti.  (Letto 1200 volte)
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« inserito:: Aprile 28, 2024, 11:53:32 pm »

Scurati e Sangiuliano, censura e rimozione storica

Nel centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti per mano dei sicari fascisti di Mussolini, il ministro della Cultura Sangiuliano e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca danno una interpretazione revisionista dei fatti omettendo il mandante e la matrice ideologica di tale atto.

Alessandro Brescia 24 Aprile 2024

Sembra un paradosso ma lo scrittore Antonio Scurati con il testo del suo monologo si è inevitabilmente legato al ministro della Cultura Sangiuliano. Un monologo mai andato in onda, oggetto di una becera censura, forse perché troppo ricco di dettagli sulla morte di Giacomo Matteotti, peraltro, va ricordato al ministro, rintracciabili anche in un buon libro storia.
Ad esempio, semplicemente, che “Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini”. Al contrario, il testo del discorso letto dal ministro Sangiuliano in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata a Matteotti al Museo di Roma, nel centenario della morte, è ricco di omissioni.
Nel discorso del ministro, al contrario di quello di Scurati, il nome di Benito Mussolini non compare mai. Né che Matteotti fu ucciso dai fascisti oppure che lo stesso duce si assunse pubblicamente la responsabilità politica e morale della violenza di quei giorni nefasti, compreso il delitto contro il leader socialista.
Solo l’incipit del Ministro è da antologia (forse per dei nuovi libri di storia): “La soppressione di una vita umana è uno degli atti più deprecabili che un uomo possa compiere“.
Ancora, “quando poi la motivazione proviene dall’ambito della lotta politica, cioè da quella dimensione che, pur nella varietà delle convinzioni di ciascuno, attiene al bene comune, l’atto e ancor più grave e riprovevole“.
Dopo queste parole generiche, Sangiuliano si supera toccando l’apice del qualunquismo, parlando di “un parlamentare attivissimo nel suo lavoro di oppositore al fascismo cui venne brutalmente spezzata la vita cento anni fa“. Insomma, è morto, è accaduto.
L’hanno ucciso. Ma chi ha spezzato quella vita, il Ministro non riesce proprio a dirlo. Non una riga per mettere in relazione il brutale assassinio di uno dei padri della democrazia, un gigante della nostra storia, forse troppo poco commemorato. Peggio del ministro ha fatto solo il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
Anche nel suo discorso, breve e sconclusionato, non c’è traccia di nulla. Anzi, secondo Rocca, “prima della scomparsa del deputato socialista, il dibattito politico, intellettuale e parlamentare rimaneva vivace e relativamente libero” e dopo le elezioni del 1924 – ha aggiunto Rocca – “Matteotti decise di prendere di petto, pubblicamente, il risultato e avviare un’opposizione forte e determinata, prendendo di mira fascisti e comunisti, considerati corresponsabili del clima di violenza, complici l’uno dell’altro”.
Insomma, una ricostruzione che è tutto dire.
Il dramma è che non si capisce se sia peggio la censura ai danni scrittore Scurati o le intenzionali rimozioni e bizzarre ricostruzioni da parte di uomini delle Istituzioni.
Ma forse, in questa Italia di destra, le due cose si spiegano reciprocamente.

https://www.micromega.net/scurati-e-sangiuliano-censura-e-rimozione-storica/?utm_source=substack&utm_medium=email
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 28, 2024, 11:55:40 pm »

Il discorso di Antonio Scurati censurato dalla Rai
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del discorso che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere in prima serata da “Che Sarà” su Raitre, in vista del 25 aprile.

Redazione 22 Aprile 2024

“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su sé stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato.
Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani.
Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’Anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

Da - https://www.micromega.net/il-discorso-di-antonio-scurati-censurato-dalla-rai/
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