di Claudio Bozza
«Primarie addio», cantavi. Parafrasando il grande Ivan Graziani
di Massimo Rebotti
Era da un po’ che Milano non entrava nel dibattito politico. Lontani i tempi in cui il centrosinistra la rivendicava come argine (e modello alternativo) al centrodestra, e lontani anche i tempi in cui il lo stesso centrodestra ne tentava, stancamente, una «riconquista» che non è avvenuta. A rimettere Milano al centro dello scontro è stato il primo cittadino Beppe Sala. «Contro la città – ha detto - è in atto una campagna politico-mediatica». Un’uscita forte, nonostante dal punto di vista politico il momento non potrebbe essere (sulla carta) tra i più tranquilli, con le prossime elezioni lontane tre anni e un sindaco, al secondo mandato dopo la facile vittoria del 2021, che non sarà della partita. Eppure da settimane un certo nervosismo ha preso ad attraversare il centrosinistra (alla guida della città ormai da oltre dieci anni). Il nervo scoperto – un eterno ritorno per quanto riguarda Milano - è quello della sicurezza. Quando parla di «campagna politico mediatica», Sala ha certamente in mente le accuse del centrodestra, a cominciare dal leader della Lega Matteo Salvini, sull’«insicurezza di Milano» ma anche lo spazio che televisioni e organi di informazione dedicano al tema. In più, concentrate nell’ultimo periodo, ci sono state diverse denunce social da parte di alcuni volti noti, da Flavio Briatore a Carlo Verdone, che raccontavano ai follower di essere rimasti vittima di furti o tentativi di aggressione nelle strade cittadine. Da qui la scelta di Sala di passare all’offensiva. Il messaggio è anche alla sua parte politica. Nel bel mezzo di un altro caso - quello della nomina nel cda del Piccolo Teatro di Geronimo La Russa, figlio di Ignazio, fondatore di Fratelli d’Italia e presidente del Senato - il sindaco ha colto l’occasione per lanciare l’allarme: «A sinistra ci sono troppi distinguo. Tra tre anni la città si può perdere». E così, anche se le urne sono lontane, a Milano la fibrillazione è già iniziata.
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