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Autore Discussione: A fine 2018 il Premio Buone Notizie lanciò un appello agli scrittori italiani ..  (Letto 1300 volte)
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« inserito:: Febbraio 02, 2023, 06:12:26 pm »

30 GENNAIO 2023

   di Luigi Ferraiuolo*
   
A fine 2018 il Premio Buone Notizie lanciò un appello agli scrittori italiani ad animare la prima Biblioteca di Casal di Principe: il regno dei casalesi e il luogo dove è stato ucciso l’unico prete, don Peppe Diana, in una chiesa italiana. Il Corriere Buone Notizie e il Corriere della Sera raccolsero l’appello e pubblicarono due copertine con approfondimenti nel corpo del settimanale e una pagina in nazionale il Corrierone. Nella Biblioteca di Casal di Principe arrivarono, tra gli altri, Erri De Luca, Giovanni Floris e nel marzo 2019 i dodici finalisti del Premio Strega - da Antonio Scurati a Nadia Terranova - nella prima iniziativa nazionale di volontariato letterario: tutto senza far pagare un soldo al Comune di Casale. Questo miracolo, reso possibile dallo straordinario aiuto del Corriere Buone Notizie e del Corriere della Sera spiega, meglio che non si può, il senso del Premio Buone Notizie: la nostra missione.
 
Noi, da Caserta, dove il Premio ha casa, prendiamo per la collottola i giornalisti e l’informazione e proviamo a fare in modo che trasformi la realtà: la renda per una volta migliore, non si fermi solo a raccontare bene e correttamente – e sarebbe già un gran risultato - i fatti.
Siamo nati per rispondere a una emergenza: un killer uscito dal carcere prima del tempo, nel 2008, perché ritenuto cieco, che appena messo un piede fuori, fugge e comincia a uccidere i testimoni di giustizia che lo accusano. Una scia di sangue che insanguinava la nostra terra e la condannava a una nuova, reiterata, ignavia. Decidemmo allora di organizzare il Premio per portare i bravi giornalisti italiani a toccare con occhi e guardare con mano la nostra realtà: la realtà del Casertano e del Sud e raccontarla senza luoghi comuni e paraocchi. Non siamo tutti assassini.
 
Facciamo informazione militante, un Premio militante, nel senso che militiamo per la buona informazione e premiamo i bravi giornalisti. Quest’anno Monica Maggioni, direttore del Tg1; Nello Scavo, inviato di guerra di Avvenire; e l’Osservatore di Strada, il giornale di strada dell’Osservatore Romano, tanto amato da Papa Francesco.
 
Grazie ai media proviamo a costruire nuove occasioni di riscatto. Diffondiamo anche l’amore per la lettura dei giornali e dei libri nelle scuole: un piccolo miracolo, insegnando ai ragazzi a comprare e leggere giornali e libri, non regalandoli.

Non siamo ricchi, anzi quest’anno i conti, come in molte altre edizioni, si sono chiusi in rosso. Ma lavoriamo tutto l’anno per costruire il Premio e moltiplicare le iniziative. Ogni anno scegliamo la «Buona Notizia dell’anno».
 
Quest’anno è l’«Associazione Lorenzo Guarnieri» di Firenze che combatte contro la violenza stradale e per prevenire l’ecatombe di giovani di cui ha parlato anche il Capo dello Stato nel discorso di fine anno. Come padrino per la premiazione abbiamo scelto Luca Valdiserri del Corriere. Insieme con loro - e se ci aiuterà il Corriere Buone Notizie - costruiremo una nuova rivoluzione nei prossimi mesi. Stateci accanto.
*Segretario Generale Premio Buone Notizie

   
Il Premio Buone Notizie: sapere che il bene esiste è il primo passo per farlo
   
di Paolo Foschini
   
Care, cari,
bentrovate e bentrovati.
 
A volte c'è bisogno di ripetere, agli altri e a noi stessi, perché si fanno le cose che si fanno. Per esempio, un giornale che si chiama Buone Notizie. Certo, è lavoro. E il lavoro, qualsiasi lavoro, contiene in sé una dose di routine che tende non a far dimenticare ma a far considerare "ovvie" le sue motivazioni profonde. Quindi ripetiamolo qui: raccontare alla gente che nel mondo oltre all'orrore succede anche un sacco di roba giusta, che milioni di persone scelgono di "fare" la cosa giusta, e scegliere di accendere un faro su quegli esempi, non è un atto di gentilezza. E' un atto di giustizia, per ricordare a tutti che il bene esiste. E che saperlo è il primo passo per compierlo. Ecco, fine della predica: quel che conta invece lo ha già scritto Luigi Ferraiuolo nel pezzo che avete letto qui sopra.
 
Dopodiché, un esempio di buona notizia lo trovate qui di seguito grazie a Gabri Giorgione: vedete un po' quel che hanno fatto i cittadini di Roseto Capo Spulico, cittadina del Cosentino appartenente alla Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, e come si fa a progettare un Comune a "esclusione zero".
 
Chiudiamo con la storia dell'assistente di volo Floyd Dean-Shannon: la foto giù in basso dice già praticamente tutto, ma se volete i dettagli li trovate nel pezzo sottostante.
 
 
Come anticipazione del prossimo numero di Buone Notizie, in edicola domani come ogni martedì gratis con il Corriere, trovate qui il racconto di Silvia Morosi sul gruppo dei Blue Voice: un complesso musicale composto da agenti della polizia penitenziaria del carcere milanese di Opera.
 
(Se volete, nel frattempo, continuate comunque a scriverci le vostre opinioni e segnalazioni. Al solito indirizzo: buonenotizie@corriere.it)
 
Come sempre, buona lettura.
   
Roseto Capo Spulico: Rosanna, Doriana e un Comune a "esclusione zero"
   
di Gabriella Debora Giorgione*
      
Ha scelto la strada più lunga ma più importante, la sindaca di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, per presentare alla sua comunità la sua visione futura per il piccolo comune dell’Alto Jonio cosentino che amministra dal 2014: una progettazione partecipata alla quale ha chiamato tutti e tutte per una tre giorni che si è svolta nell’Antico granaio attiguo al Castello federiciano a mare.
 
Obiettivi: esclusione zero e coesione sociale. Il metodo: la messa a sistema di una serie di progetti singoli riletti in un concept olistico del comune che sposta il baricentro dall’economia marina stagionale ad una economia strutturata lungo tutto l’anno. Il modo: la co-progettazione con un Ente del Terzo settore, il Consorzio "Sale della Terra”, che ormai è una rete nazionale che ha nell’economia civile il principio ispiratore.
 
Una analisi swot collettiva su potenzialità e difficoltà del piccolo comune; una “passeggiata nei quartieri” (come la chiama l’etnografa Marianella Sclavi, ndr) per guardare Roseto con taccuino e penna critica in mano; l’ascolto di esperienze di successo in altri piccoli comuni; lo spazio aperto alla scrittura collettiva di un documento che si chiama “masterplan” ma si legge sogno condiviso del futuro desiderabile per il luogo in cui si vive.
 
Una cittadella di servizi gestita dai cittadini, un co-housing diffuso, riapertura di botteghe artigiane, spazi co-working, recupero del circolo velico, orti sociali: questi i principali desideri dei rosetani per ripensare l’economia che, dalla spiaggia sei volte bandiera blu, risalga, vicolo vicolo, fino al borgo medievale e coinvolga tutti e tutte.
 
Per progettare però, oltre ad una visione politica, occorrono visione tecnica e capacità ideativa. E Doriana Bollo (nella foto), a capo dell’Ufficio progettazione di “Sale della Terra”, ne ha da vendere. Trentadue anni, studi in sociologia, un passato da responsabile di gruppi di Azione Cattolica, dal 2019 lavora al fianco di Angelo Moretti, presidente del Consorzio “Sale della Terra” e Referente nazionale della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome (di cui Roseto Capo Spulico fa parte, ndr).
 
«Progettare un comune ad esclusione zero significa scommettere sulla capacità di una comunità di saper intrecciare legami di prossimità in grado di includere tutti, con particolare attenzione a chi vive condizioni di fragilità personale e sociale», dice Doriana Bollo, che aggiunge: «Viviamo in un’epoca in cui siamo virtualmente siamo “tutti connessi” ma non ci accorgiamo che esistono sacche di solitudine preoccupanti. Il lavoro di progettazione ha individuato gli strumenti di inclusione sociale come i budget di salute, le misure alternative alla pena detentiva, il sistema Sai di accoglienza e integrazione, il reddito di cittadinanza, i patti educativi».
 
Da Moretti, Doriana Bollo ha imparato che “tra un bisogno e un sogno c’è di mezzo un progetto”: «È proprio quando un progetto non resta più confinato sulla carta che si realizza tutta la sua potenzialità: in questi tre giorni esso ha preso finalmente il volto di Antonio, Sandra, Mattia, Rosanna e di tutti i rosetani che hanno scelto di mettere in gioco i propri sogni partendo dal loro genius loci», conclude la progettista che ha appena scoperto che la rosa damascena, fiore grazie al quale Roseto Capo Spulico è famosa, ha la tipicità di fiorire anche in inverno. Segno tangibile che qui tutto è possibile.
*Rete Piccoli Comuni del Welcome
      

Paura di volare

E l'assistente Floyd l'ha aiutata così
   
di Redazione Buone Notizie
      
Non è improbabile che tra voi ci sia chi nei giorni scorsi ha già visto online la foto qui sopra. Perché la signora Molly Simpson Lee l'ha messa sulla sua pagina Facebook, dove l'abbiamo presa anche noi, e in pochissimo tempo è diventata virale: mostra l'assistente di volo che le è stato accanto per tutto il tempo di un viaggio a rassicurarla, aiutarla, tranquillizzarla. Il problema di Molly infatti è che ha paura di volare. Molta paura. E quando hai paura non c'è una bacchetta magica per farla passare. L'unica cosa che serve è qualcuno che stia lì con te. Lui in questo caso si chiama Floyd Dean-Shannon, professione assistente di volo.
 
Lei invece aveva dovuto a tutti costi prendere quell'aereo da Charlotte - nel North Carolina, dove Molly Simpson Lee vive, in una città che si chiama Raleigh - fino a New York. Un volo praticamente infinito, per lei. E in effetti ha resistito per il tempo dell'imbarco, poi per il rollaggio sulla pista. Dopodiché è scoppiata in pianto: crisi di panico vera. Lui ha aspettato giusto il tempo di slacciarsi la cintura. L'ha raggiunta e le si è seduto vicino. Per terra, come lo vedete. Lei, una volta sbarcata sana e salva, ha raccontato che  lui le ha detto "non ti preoccupare, sono qui per te e non me ne vado".
 
A ogni rumore che si sentiva lui le spiegava cos'era: il motore, una vibrazione per un vuoto, il  carrello che esce prima dell'atterraggio, e così via. La foto di Floyd postata da Molly ha fatto 12mila condivisioni subito, e da lì in poi  ha fatto il giro del mondo. "Non era obbligato a starmi vicino - ha detto lei - e lo ha fatto solo perché se lo sentiva dentro. Vedere qualcuno che apre il suo cuore a una persona sconosciuta è stato semplicemente bellissimo. Spero davvero che Floyd ottenga ciò che si merita, ovvero l'amore e la riconoscenza di tutti. Persone come lui fanno bene al mondo. E sono felice che il mondo lo stia ringraziando". Il riferimento è al fatto che la signora ha creato un GoFundMe apposta per "mostrare a Floyd un po' di amore". Fino alla scorsa settimana aveva raccolto per lui 2.250 dollari.
   
da corriere.it
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