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Autore Discussione: Sofri: «Le galere sono discariche»  (Letto 2449 volte)
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« inserito:: Gennaio 13, 2008, 12:04:44 am »

L'ex militante di Lotta continua in diretta tv a che tempo che fa

Sofri: «Le galere sono discariche»

Polemico con il Papa che «si identifica con il Samaritano» e con D'Alema: «Politica poco lungimirante»


Le carceri «sono una specie di discarica, se pensiamo alla raccolta differenziata l'ultimo sacchettino, il più disgustoso, contiene il detenuto». Così Adriano Sofri in diretta tv, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Raitre. «Sono posti orribili, in cui l'impresa eroica è uscire vivi e migliorati nonostante la galera non grazie a» si è scaldato l'ex militante di Lotta continua condannato a 22 anni di galera per l'omicidio del commissario Calabresi, e ora detenuto a casa sua, a Firenze. Lasciata alle spalle la vigilia di polemiche nel centrodestra per la sua partecipazione al programma, Sofri ha conversato con il conduttore negli studi Rai a Milano. Una chiacchierata a tutto campo: dalla guerra di Bush in Iraq al '68 «da non celebrare ma tantomeno da denigrare», il problema dei rifiuti metafora più reale possibile dell'ambiente che non custodiamo più, l'amico Massimo D'Alema e il ricordo di Alexander Langer, il saluto ai compagni detenuti in quelle discariche umane che sono le carceri e le buone intenzioni che non sai mai dove ti possono portare, Gesù e il Vangelo.

 AL PAPA - Una puntata pacata dove il Sofri pensatore e filosofo è stato messo a proprio agio dalle domande di Fazio: soprattutto quelle sul suo libro edito dalla Sellerio, dal titolo: «Chi è il mio prossimo», che ha aperto le danze per una serie di riflessioni sulla vicinanza e l'altruismo umano e religioso e, sulla base del quale l'ex militante di Lotta continua ha lanciato una non troppo velata accusa a Benedetto XVI. Sofri, infatti, ha detto di volere «polemizzare con il Papa» perché in un saggio su Gesù di Nazareth si è, secondo lui, «identificato con il samaritano, cioè con il soccorritore, e non con il picchiato», ovvero con la vittima.

A D'ALEMA - Quando il conduttore gli chiede di formulare una domanda a D'Alema atteso nello stesso studio domenica sera, Sofri ha risposto che al ministero degli Esteri «che peraltro è un mio amico, chiederei come fa una politica così poco lungimirante, che si nutre di sondaggi quotidiani, a occuparsi della sorte di un mondo che ci è stato lasciato in custodia per quando non ci saremo?». Sofri parte da un presupposto: «Siamo in una situazione estrema. Sentiamo di non assomigliare ai nostri antenati e di non sapere più come saranno le generazioni future». Di più: l'ex militante di Lc, avanza l'ipotesi che «potremmo essere, per la prima volta nel genere umano, responsabili che le generazioni future non ci siano».

BUSH E IL 68 - «I guai più grossi - ha detto Sofri - li combiniamo non quando abbiamo cattive intenzioni ma buonissime intenzioni. Bush è un caso tipico: se fosse stato guidato soltanto dalla volontà di impadronirsi del petrolio iracheno, la cosa sarebbe stata terribile ma controllabile. Invece, molti suoi consiglieri pensavano davvero di esportare la democrazia in Iraq consigliandogli la guerra, e così si è prodotto un disastro incommensurabile. È l'eterogenesi dei fini. Nella mia vita mi è successo e a molti altri della mia generazione e a forse di tutte le generazioni. Compiamo un'azione ma non sappiamo mai dove va a finire». Il '68, «non bisogna vantarsi di averlo fatto né di non averlo fatto. Non c'è cosa peggiore delle celebrazioni sul '68 che la denigrazione del '68 che finiremo per detestare nel corso di quest'anno», ha detto ancora Sofri. Che poi tanti sessantottini siano ora direttori di giornali, «è abbastanza naturale visto che non facevamo altro che fare giornali. Ma non è così straordinari. È stato molto più ambizioso un mio amico che fa il maestro di strada».

VITTIME DEL TERRORISMO: «AMAREGGIATI» - A caldo, subito dopo l'intervista, Bruno Berardi, presidente dell'associazione parenti delle vittime del terrorismo e della mafia, si è detto «amareggiato». Chiediamo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che è il sommo custode dei diritti di tutti, di intervenire, come fece in precedenza per un'intervista a Franceschini sempre in tv. Bisogna fermare questa offesa alle vittime del terrorismo sulle reti della tv di stato», ha concluso Berardi.


12 gennaio 2008

da corriere.it
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