Jack Daniel
Quel crine sottile che da 21 anni reggeva la spada di Damocle dell'Autonomia differenziata sembra che ormai stia per rompersi. Per piacere, però, risparmiamoci stupori ipocriti.L'autonomia differenziata nasce con la riforma del titolo V della Costituzione, riforma promossa e voluta dal centro sinistra nel 2001. L'idea era di dividere lo scibile delle competenze in tre categorie: quelle statali, quelle regionali e quelle concorrenti, vale a dire quelle che possono essere in parte Stato e in parte Regioni. La medesima riforma prevedeva (art.116 della Costituzione) che se una Regione avesse chiesto di occuparsi lei delle materie concorrenti, anche se non tutte, allora lo Stato, con una legge approvata a maggioranza assoluta, provvedeva a delegarle.
Per lungo tempo la questione rimase di fatto sulla carta, ma il solo dividere le competenze aveva creato una serie di conflitti di attribuzione. Il famoso e fallito referendum Renzi del 2016, nel riscrivere parte della Costituzione, interveniva in maniera draconiana: aboliva le materie concorrenti dividendole tra Stato e Regioni e cercando di chiudere la questione una volta per tutte (
https://tinyurl.com/292zma68 ).
Di fatto, se il referendum fosse passato, il titolo V ne sarebbe uscito completamente depotenziato, e dell'autonomia differenziata forse non avremmo più parlato. Per inciso: questa fu una delle ragioni per cui votai sì.
Fallito il referendum costituzionale, partì quindi, da parte delle Regioni del Nord, l'iter per chiedere l'attuazione dell'autonomia. Lombardia e Veneto tennero un referendum il 22 ottobre del 2017 che passò con percentuali di Sì superiori al 95%, con partecipazione di voto non elevata in Lombardia (38%) ma tale da ottenere la maggioranza assoluta dei voti in Veneto (57% dei votanti). Poco dopo, anche l’Emilia-Romagna si unì alla richiesta, anche se per meno materie e senza passare da referendum, e due anni dopo il Piemonte. Praticamente, considerando che Trentino, Friuli e Valle d'Aosta sono già autonome, tutto il Nord ha richiesto l'autonomia differenziata.
A questo punto manca solo il passaggio parlamentare che sancisca la nuova attribuzione di poteri, cioè la legge prevista dal 116.
Calderoli ci ha lavorato di buona lena e ha già presentato un DDL ((
https://tinyurl.com/ypdn2bc2 ) che contiene punti controversi (
https://tinyurl.com/4cat4ncs ) ma che prevede tempi molto rapidi. Se la legge Calderoli dovesse procedere nei tempi previsti, l'autonomia differenziata, dopo 21 anni, sarà realtà. Cosa comporterà?
Facile immaginare che le distanze tra Nord e Sud, già presenti nei fatti, aumenterebbero. Come e di quanto? Ora non è prevedibile: si metterebbe in moto un processo storico che in qualche anno potrebbe ridisegnare l'Italia, una pallina di neve che potrebbe diventare valanga. Tra le materie concorrenti c'è infatti l'istruzione, ci sono le grandi reti di trasporti, la ricerca scientifica e il sostegno all'innovazione, la produzione e distribuzione di energia. Sono capitoli importanti della vita economica e sociale: se ogni Regione comincia a legiferare per conto suo su questi temi, il rischio è che in capo a pochi anni l'Italia diventi ancora più eterogenea. Il tutto poco dopo aver affrontato una pandemia che ha posto il problema se la risposta più adeguata sia quella decentrata (
https://tinyurl.com/2p93mvbx ). Non abbiamo finito di chiederci se il modello regionale della sanità sia il migliore (molti sospettano che vada quanto meno rivisto) che subito affidiamo alle Regioni altre competenze esclusive?
Ma, ormai quasi in dirittura d'arrivo, ecco che, oggi, ci si sveglia con stupore dal letargo, con Emiliano che scopre l'acqua calda, vale a dire che c'è un accordo Lega/FdI che prevede l'autonomia differenziata (cara alla Lega) e il presidenzialismo (cavallo di battaglia di FdI) (
https://tinyurl.com/yz42c6j6 ). Ed ecco De Luca che denuncia come, se passasse la legge Calderoli, il Sud sarebbe destinato alla morte (
https://tinyurl.com/58c3spf3 ).
Ciò che lascia perplessi, però, è che a questo fondamentale passaggio ci sia arrivati in scioltezza e quasi per forza d'inerzia, tanto che nessuna forza politica oggi di opposizione, all'epoca dei referendum lombardoveneti, espresse netta contrarietà. In Lombardia il PD era d'accordo sull'autonomia ma non sullo strumento referendario, i 5stelle erano invece d'accordo e sul referendum e sul votare sì (
https://tinyurl.com/4yfp4kwb ).
In Veneto, invece, sia PD che 5stelle erano a favore del sì (
https://tinyurl.com/2p8x7hc3). Successivamente, la Regione Emilia Romagna, che chiese l'autonomia, era ovviamente governata dal PD, e in Piemonte la delibera passò in consiglio regionale coi voti del PD e l'astensione dei 5stelle (
https://tinyurl.com/ycyrxcew ). Detto in breve: nessuno si è realmente opposto all'autonomia differenziata, perché si sapeva quanto fosse popolare nelle Regioni del nord, e nessuno aveva interesse ad andare contro il proprio elettorato.
Quindi riassumiamo: la riforma del titolo V è stata fatta dal centro sinistra. Renzi tentò di smontarla, ma il referendum non passò. Quando poi le Regioni del nord chiesero, ad una ad una, l'autonomia differenziata, nessuno dei partiti oggi di opposizione fu contrario, al più qualche distinguo non di sostanza. E, nel caso dell'Emilia Romagna, fu proprio un partito oggi all'opposizione che la chiese. Presentare ora l'autonomia differenziata come un colpo di mano della Lega appare quindi, come minimo, eccessivo. Come dicevo in apertura: risparmiamoci stupori ipocriti e tardivi.
Il risultato finale è che dopo un secolo di intensi dibattiti, la famosa e mai risolta questione meridionale sta (probabilmente) per avere la più importante risposta da decenni in qua. E' una risposta che avviene in sordina e, per come è stata condotta e presentata, assume il fastidioso carattere della secessione dei ricchi. Nulla contro il federalismo, in teoria, ma il fatto che a chiedere l'autonomia siano, guarda caso, le regioni più ricche del Paese, quelle che presentano, cioè, il residuo fiscale maggiore (
https://tinyurl.com/3tka83ay ) non credo proprio che sia un caso. E' come se, dopo un secolo di dibattiti e tentativi, si sia tacitamente deciso di gettare la spugna, di prendere atto che la questione meridionale non è (più) argomento di interesse nazionale e che, arrivati a questo punto, ognun per sé, e si salvi chi può.
Jack Daniel
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Commenti
Sebastiano Gulisano
Proprio la parte sul Titolo V della riforma Renzi mi fece tentennare dal votare "no".
Vittorio Olivati
Sebastiano Gulisano anch'io; se si fosse votato sui singoli quesiti il risultato sarebbe stato variegato e personalmente ammetto che il mio "NO" fu nel senso di un referendum su Renzi, che è in fondo quello che voleva
Sebastiano Gulisano
Vittorio Olivati stesso ragionamento, da parte mia.
Jack Daniel
Sebastiano Gulisano e Vittorio Olivati E così siete (siamo) cascati nella trappola. Perché i Renzi passano, e infatti dopo pochi mesi se ne andò via. Ma il Titolo V e l'Autonomia differenziata ce la porteremo avanti per decenni, se non per sempre.
Vittorio Olivati
Jack Daniel e però c'erano anche dei punti molto pericolosi. .. bisognava votare il "pacchetto completo", tutto o niente.
Sebastiano Gulisano
Jack, a me in realtà non convinceva (né convince) il moncameralismo (anche se lì era un punto un po' incasinato) e, soprattutto, temevo una verticalizzazione delle istituzioni, specie nell'abbinamento con la legge elettorale.
Insomma, Titolo V a parte, era l'insieme della riforma a non convincermi, fino a temerla.
Jack Daniel
Vittorio Olivati Lo so benissimo. Quando arrivò la proposta, mi presi il tempo necessario per studiarle bene. Alla fine, arrivai a un qualcosa del genere: ci sono 55 cose che mi piacciono contro 45 che no.
Alla fine, dato che 55 è un po' di più di 45, voto sì. E in quella differenza che fece pendere il piatto verso il sì, il titolo V ebbe parte preponderante.
Invece, Sebastiano Gulisano, sul monocameralismo sono a favore da sempre, come del resto lo era la sinistra alla Costituente. La quale sinistra prevedeva sue camere, di cui una, appunto, su base regionale. La cosa buffa è che, per quell'aspetto, Renzi riprese molto dalle posizioni del PCI.
Ma in generale, trovo spesso deboli gli argomenti a favore del bicameralismo. Perché sono quasi sempre argomenti di interdizione: vale a dire si parte dal presupposto che ci si trovi all'opposizione e che sia necessario far di tutto per ostacolare l'operato del governo.
Trovo che questo habitus sia un retaggio che noi vecchioni abbiamo dalla prima repubblica: più ostacoli mettiamo, più controlli e passaggi inseriamo meglio ci garantiamo.
Il guaio, però, è che alla fine ti ritrovi nella palude. Con l'impossibilità di fare alcunché, con tempi che si dilatano e con il risultato ben poco brillante che il paese va a vanti a decreti legge perché un normale iter parlamentare sarebbe troppo faticoso e lungo.
Ne guadagniamo? Abbiamo il bicametralismo di facciata, di fatto legiferiamo con i decreti.
Sebastiano Gulisano
Jack Daniel, sì, ormai governare coi decreti è prassi. Solo Ciampi provò a frenare l'andazzo, richiamando il governo Prodi al dettato costituzionale, quand'era Presidente della Repubblica.
Alex
Io votai no al referendum di Renzi proprio per quella questione.
Carlo Galeazzi
Niente di nuovo sotto il sole.
Basta confrontare due regioni che hanno già l'autonomia; Sicilia e Alto Adige
Jack Daniel
Carlo Galeazzi In che senso?
Carlo Galeazzi
Jack Daniel pur avendo entrambe l'autonomia, l'Alto Adige è un modello, la Sicilia un disastro
Jack Daniel
Carlo Galeazzi Ma con l'autonomia le cose cambieranno anche per la Sicilia, perché è inevitabile che venga rivisto anche il meccanismo di riparto fiscale. Non fa parte della riforma, ma, per come è avvenuto l'iter è tappa conseguente.
Carlo Galeazzi
Jack Daniel speriamo, perché l'attuale confronto è sconfortante
Vittorio Olivati
La mancanza di