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Autore Discussione: Cara Presidente, gli italiani vogliono sentire lei rispondere alle domande...  (Letto 1 volte)
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Sara Girel

La Polizia protegge dei fascisti che volantinano fuori da una scuola ed arresta un liceale minorenne.
Siamo nel metaverso?… Altro...
Osvaldo d'Intino
Giovani studiate la storia li troverete le risposte con il tragico epilogo. Stanno tornando prepotenti e protetti. Abbiamo un unica strada, tornare in massa a votare.

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Pietrino Bindi
Gli agenti stavano proteggendo i fascisti.

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Valerio Manisi
Persona più attiva
È quasi del tutto vergognoso vivere in questo Paese.… Altro...

Riccardo Querci
Esperto del gruppo in Settore autotrasporti

Persona super attiva
Poco fa, a Piazzapulita, Corrado Formigli ha dato una lezione enorme a Giorgia Meloni, in fuga dalla conferenza stampa sulla legge di bilancio.
Una lezione di giornalismo, ma soprattutto di democrazia.
Leggetela. Rileggetela.
Perché dentro quelle parole c’è tutto ciò che una democrazia dovrebbe essere. E che questo governo, ogni giorno, dimentica:
“All'ennesima conferenza disertata e alle proteste dei giornalisti, la Presidente Meloni ha risposto così: ‘Io non sono scappata da una conferenza stampa, io sono dovuta andare via per partecipare al funerale di tre carabinieri che erano morti mentre facevano il loro lavoro.
Più che giusto, naturalmente, presenziare ai funerali. Ma perché allora, Presidente, non spostare la conferenza stampa, magari al giorno dopo i funerali?

Cara Presidente, gli italiani vogliono sentire lei rispondere alle domande sulle questioni più scottanti, non veder mandati allo sbaraglio gli sventurati ministri di turno.
Vogliono sentire lei, anche perché lei, poi, quando vuole, il tempo per fare le interviste, lo trova. E infatti, lo ha trovato anche nel giorno del funerale dei carabinieri.
Presidente Meloni, lei giustamente ha mandato una sua delegazione alla manifestazione in sostegno di Sigfrido Ranucci.
Benissimo.
Lei ha fatto questa dichiarazione: "Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l'indipendenza dell'informazione sono valori inalienabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere".
Benissimo.
Io, però, a questo punto le domando: come si può conciliare la libertà di stampa che lei invoca con le querele a raffica che vengono fatte sistematicamente dal suo partito, dal suo governo, a tutti i giornalisti, a tutte le trasmissioni che esprimono delle critiche verso il governo stesso?
Come si concilia la libertà di stampa con il rifiuto di rinunciare anche alle querele più temerarie che ci siano, e lo sono quasi tutte, intimidatorie, temerarie, e che vanno a finire in archiviazione o in assoluzione?
Come concilia la libertà di stampa con l'occupazione sistematica, pervicace e pervasiva della RAI, con l'idea che perfino il direttore del principale telegiornale pubblico potrebbe potenzialmente diventare, come lei gli aveva proposto, suo portavoce a Palazzo Chigi?
Come si concilia questo elogio dell'informazione e della democrazia attraverso l'informazione con il varo di norme che rendono impubblicabili ordinanze di custodia cautelare, intercettazioni che sono vitali per formare e informare l'opinione pubblica?
Come si concilia la libertà di stampa con i giornalisti spiati con il software Paragon?
Con le centinaia di ore di girato della famosa inchiesta Lobby Nera?
Con le veline del sottosegretario Fazzolari inviate ogni mattina ai giornalisti "amici" affinché vengano pubblicate?
Con gli attacchi ai conduttori sgraditi fatti addirittura attraverso l'account ufficiale del primo partito italiano, Fratelli d'Italia, partito al governo?
Come si concilia la libertà di stampa con il suo sistematico sottrarsi alle domande?
Ecco. Allora, stasera, abbracciando Sigfrido Ranucci e la sua squadra di Report, mi domando: a che cosa servono tutte queste dichiarazioni di solidarietà se da domani, poi, nulla cambierà nei confronti di chi, per quanto sgradevole, per quanto sgradito, svolge un'attività necessaria per il buon funzionamento della democrazia, ossia il giornalista?”.
Da applausi. Dalla prima all’ultima parola.

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