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Autore Discussione: Berlusconi, 20 anni fa la discesa in campo. Con la regia di Craxi e Dell’Utri  (Letto 49558 volte)
Admin
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« Risposta #60 inserito:: Maggio 10, 2009, 11:40:12 am »

2009-05-09 18:46


Berlusconi, credo di rendere un buon servizio a mio paese


 ROMA - "Credo di rendere un buon servizio al mio paese ed è per questo che credo sia giusto che il presidente del Consiglio spenda più del 50% del suo tempo in politica estera". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. "Lavoro bene - prosegue - nell'interesse dell'Italia e per la pace globale. Ho una militanza che dura da 15 anni e nelle riunioni, visto che sono il leader più anziano, prendo la parola per primo e questo mi consente di impostare in un certo modo le argomentazioni e poi intervengo per ultimo per trarre le conclusioni".

GOVERNO: IN UN ANNO 120 INCONTRI INTERNAZIONALI
Un anno di lavoro "intenso" anche per la politica estera, attraverso una serie di crisi mondiali e passando per quella finanziaria: lo ha ricordato il premier Silvio Berlusconi, in una conferenza stampa a palazzo Chigi nella quale ha fatto "il punto" del lavoro svolto in politica estera. "In questi pochi mesi ho avuto ben 120 incontri internazionali, dei quali la metà in Italia e l'altra metà all'estero", ha ricordato il presidente del Consiglio.

DOPO G20 A L'AQUILA RISPOSTE STRUTTURALI
Al G8 si farà il punto sulle misure decise a Londra dal G20 e "adotteremo le misure necessarie per uscire dalla crisi economica". Inoltre, al G8 di Luglio "ci concentreremo sulle misure strutturali per evitare distorsioni e rilanciare la crescita su basi solide e sostenibili". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro degli Esteri, Franco Frattini.

G8: SI PARLERA' ANCHE DI PIRATERIA
Tra i vari temi che saranno affrontati al G8 ci sarà anche quello della pirateria. Lo dice il premier Silvio Berlusconi nella sua conferenza stampa a Palazzo Chigi. "E' un fenomeno che si sta rivelando con forme inusitate rispetto al passato", sottolinea Berlusconi.

G8: ENTRO MAGGIO TERMINATI LAVORI MADDALENA
"Voglio rassicurare la Sardegna perché entro maggio saranno conclusi tutti i lavori della Maddalena e da giugno ci sarà il collaudo". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro degli Esteri Frattini.

G8: SCELTA L'AQUILA PER SOBRIETA' VISTA CRISI
"Abbiamo deciso di spostare il G8 a L'Aquila, sia per la solidarietà nei confronti della popolazione colpita ma anche per una questione di sobrietà per il momento di crisi internazionale". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi

VERSO NORMALIZZAZIONE RAPPORTI RUSSIA-OCCIDENTE
 "Siamo arrivati a un buon punto: nonostante la Nato non abbia cancellato le sue manovre, che erano previste da tempo, si sta andando verso una normalizzazione dei rapporti, un fatto assolutamente importante". Lo dice il premier Silvio Berlusconi parlando dei rapporti della Russia con l'Europa e gli stati Uniti e degli sforzi fatti dal governo italiano per evitare la crisi.


da ansa.it
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« Risposta #61 inserito:: Maggio 13, 2009, 10:25:44 am »

La monnezza scomparsa della Campania?

E' finita nella discarica di Ferrandelle


Una squadra di attivisti di Legambiente è riuscita a compiere un sopralluogo a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise. Ecco le immagini e il servizio che documentano come i rifiuti scomparsi dalle città della Campania siano tenuti 'sotto sorveglianza' in una grande discarica a cielo aperto, in un'area completamente recintata. L'area, dichiarata sito di interesse strategico nazionale e strettamente vigilata, era stata confiscata al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Doveva diventare una fattoria, invece è stata requisita dal Commissario straordinario per i rifiuti. E ora ospita, secondo le stime di Legambiente, almeno un milione di metri cubi di rifiuti indifferenziati

di Raffaele Sardo


Sono finiti a Ferrandelle i rifiuti scomparsi dalle città della Campania. Una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise.
Sono tenuti sotto stretta sorveglianza in un'area completamente recintata. Nessuno si può avvicinare più di tanto perché tutto il perimetro è stata dichiarato sito di interesse strategico nazionale e c'è una vigilanza molto attenta che allontana tutti quelli che cercano di guardare più da vicino.

Ieri notte una squadra di attivisti di Legambiente, guidati dal direttore dell'associazione ambientalista, Raffaele Del Giudice, sono arrivati sul posto per fare "un sopralluogo". "Ci sono montagne di rifiuti ammassate senza alcun controllo sui possibili danni sanitari e ambientali – spiega Del Giudice – mentre continua ad arrivare quotidianamente la monnezza da ogni parte della Campania". L'area dove sono depositati i rifiuti fu sequestrata al boss Francesco Schiavone, Sandokan, ed affidata al Consorzio Agrorinasce per farne una fattoria di prodotti tipici. Ma, nonostante l'avvio dei primi lavori per dare vita all'iniziativa, il terreno fu requisito in piena emergenza rifiuti.

I sindaci di Santa Maria La Fossa e Grazzanise, poco più di un anno fa, guidarono una clamorosa protesta alla testa delle popolazioni locali. Dopo un braccio di ferro con il Commissario per l'emergenza rifiuti, diedero il via libera alla costruzione di due piazzole che dovevano "ospitare" all'incirca 90 mila metri cubi di rifiuti. Ma in via temporanea e con l'impegno a bonificare il sito entro breve tempo. "Qui ce ne sono almeno un milione di metri cubi di rifiuti – spiega il professor Stefano Tonziello, di Legambiente - e continuano a crescere giorno dopo giorno, perché l'emergenza non è finita, ma è stata solo spostata dalle città. 

Qui arrivano rifiuti "tal quale", cioè senza essere selezionati a monte. E dunque non potranno mai essere bruciati nell'inceneritore di Acerra. Inceneritore che, peraltro, ora è in pieno collaudo e per vederlo operativo se ne parlerà almeno tra sei mesi." Nell'area tutt'intorno vi sono caseifici, allevamenti di bufale, campi coltivati a foraggio, pescheti, ortaggi, fragole, irrigati con le falde acquifere inquinate. Poco più in là, vi sono almeno altre sei discariche. Qualcuna dismessa, ma non morta definitivamente. "Forse il vero miracolo di Berlusconi – aggiunge Tonziello – è quello di aver messo a tacere tutto e tutti. Qui, lasciatemi usare il paradosso, è tutto fuorilegge per legge. Se queste cose le avessero fatte i privati, si sarebbero aperte sicuramente le porte del carcere.

Tenere in questo modo i rifiuti è da criminali. Senza considerare che tra poco con l'arrivo della stagione calda, tutt'intorno l'aria sarà irrespirabile, ma ci sarà anche un pericolo sanitario immediato per la salute delle persone". Non lontano da qui, a Santa Maria La Fossa, dovrebbe sorgere anche l'altro inceneritore previsto in Campania.
Nei campi intorno a Ferrandelle, intanto, la vita scorre come sempre: I contadini sui trattori, gli immigrati nei campi a lavorare, il foraggio che cresce rigoglioso, il percolato che continua a scorrere nella falda acquifera e le montagne di rifiuti che continuano a crescere.

(12 maggio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #62 inserito:: Maggio 13, 2009, 11:13:51 am »

Il direttore di Chi Signorini, il Cavaliere e Noemi

«Il Capo mi ha regalato uno scoop»

«Lui è unico, dopo un vertice ad Arcore va a Sharm e in discoteca. Berlusconi sta con il Paese reale»
 

Bum! La macchina (mediatica) del capo ha un buco nella gomma. E chi ci mette il chewing-gum? Il portavoce del premier? L’addetto stampa della presidenza del Consiglio?
No. Ci pensa un laureato in filologia medioevale con tesi su Lorenzo Valla, diplomato al Conservatorio, autore di libri colti come quello dedicato alla Callas e il recentissimo Chanel (Mondadori).

Un signore che sulla scrivania ha un volumone: «La pittura pompeiana» e alle spalle la copertina di Chi: «Silvio e Veronica, la favola spezzata».

Alfonso Signorini è un giovanotto di 45 anni conosciuto come «il re del gossip». Direttore, appunto, di Chi, direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, primadonna sparpagliata su tutte le tv a «disquisire» con intelligente e provocatoria malizia. Nega, fingendo, di avere alcun ruolo nella definizione attuale dell’immagine berlusconiana, stretta tra dimensione pubblica e divagazioni private. «Mi piace raccontare le storie private degli uomini pubblici, piacciono a me e piacciono al pubblico. Dar loro voce non significa raccontare bugie. Per fortuna (per altri è una sfortuna) abbiamo un presidente del Consiglio anomalo. Che ama stare in mezzo alla gente. Che dopo una riunione ad Arcore va a Sharm e fa pure un salto in discoteca, in mezzo agli italiani». Demagogia politica? «Ma no. Voglia di stare con il Paese reale, non quello delle istituzioni lontane dalla gente». L’involontario uomo-immagine di Berlusconi non si lascia nemmeno sfuggire Pericle e Aspasia per una coraggiosa similitudine: lui Pericle-Silvio è il più affascinante, il più potente, padrone di (quasi) tutta Atene. Le donne gli cadono ai piedi, gli uomini lo amano per la sua indubbia capacità di leader.

Ma quando vede Aspasia-Veronica abbandona la moglie per andare a vivere con lei e alla fine la sposa. Pazienza se poi le cose cambiano. È comunque una bella favola.
Miriam-Cenerentola entra da principessa nella reggia di Macherio e Silvio l’accoglie vestito da principe azzurro. E le favole sono una fissa di Signorini: ai suoi lettori suggerisce che quella tra Silvio e Veronica è una «favola» spezzata, che se cerchi un posto da «favola» devi sfogliare la sua rivista (ci sono anche le «favole» della Seredova quella di Buffon e della Ilary quella di Totti), che se vuoi leggere una vita da «favola» devi comprare il suo libro su Chanel. Ammette che la sua è una captatio benevolentiae. Ah ho capito... «No, non ha capito, non nei confronti del Capo, nei confronti dei Lettori. Poi al capo sono riconoscente: mi ha dato la possibilità di fare uno scoop, un gran colpo giornalistico con le foto in esclusiva e il racconto della famosa festa a Casoria»: papà e papi, mami e fratelli, cugini e amici, camerieri e cuochi. «Foto e storia, tutto vero». La verità di Berlusconi... «Che in questo caso coincide con quella oggettiva». Magari qualche foto un po’ taroccata ci può anche scappare... «Scommettiamo? Le metto a disposizione gli originali, vada da un perito e torni con la sentenza. Poi vediamo chi ha vinto». Sono due menti geniali: Berlusconi e Signorini: per combattere i pettegolezzi sul premier scende in campo il re del gossip: «Fermo! Gossip e pettegolezzo sono due cose diverse: il pettegolezzo distrugge, il gossip costruisce».

E Signorini segue la sua «forma mentis»: «Vedo le foto di Noemi e ho un corto circuito: è come una madonna luminosa, una vergine delle rocce, un sublime erotico proustiano mischiato a un realistico choc pasoliniano». Ciò detto, sempre negando che lei sia l’uomo-immagine di Berlusconi, che consiglio gli darebbe in questo momento? Non sarebbe meglio lanciare lo slogan «Dimenticare Noemi» anziché continuare, come state facendo, il tormentone? Non era preoccupato, il Capo, per una possibile discesa del suo indice di popolarità? «Intanto l’indice è fermo lassù, al 74,8 per cento. E il mio consiglio è di non cambiare: continui ad andare in mezzo alla gente e nelle famiglie. Soltanto così si ha il senso del Paese reale. Sapete che cosa interessa adesso alla gente? Sapere se Berlusconi e Veronica si separeranno davvero o no. Interessa il feuilleton a prescindere dalle implicazioni morali dei personaggi e degli interpreti. Per fortuna siamo italiani e c’è sempre un Vesuvio a fare da sfondo alle nostre favole». E adesso speriamo: ricordate il costume da berbero sotto il quale si nascose Berlusconi per fare la sorpresona a Veronica (colpo di scena e regalo di compleanno) in un momento che sembrava un po’ difficile? Quelle foto noi comuni mortali non le abbiamo mai viste.

Signorini sì. Magari lo convince a sdoganare anche quelle. Tanto sono divertenti e innocue. E noi siamo italiani. Ci interesseranno sicuramente.

Francesco Cevasco
13 maggio 2009

da corriere.it
« Ultima modifica: Maggio 14, 2009, 04:55:29 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #63 inserito:: Maggio 14, 2009, 04:54:30 pm »

14/5/2009
 
Politica a colpi di foto
 

 
MARCO BELPOLITI
 
La battaglia si combatte a colpi di fotografie. Come nel marzo del 2001 Silvio Berlusconi e il suo entourage d’addetti all’immagine - la mitica Miti Simonetto in primis - s’affidano alle fotografie. Libero ha confezionato una nuova «Storia italiana», intitolata «Berlusconi tale e quale», ovvero conforme all’originale - prender su e portar via - in 16 fascicoli con tanto di raccoglitore cartonato in vendita a parte. Un nuovo fotoromanzo a puntate con le istantanee ricavate direttamente dall’archivio del Cavaliere e diligentemente orchestrate da attenti cultori del rotocalco illustrato. Grand Hotel o Bolero in versione aggiornata, come se non fossero trascorsi quasi 60 anni dall’epoca in cui le italiane e gli italiani si abbeveravano a quella fonte iconografica per alimentare i loro sogni alla stregua della sposina dello Sceicco bianco di Fellini.

L’Italia torna indietro agli Anni 50? A guardare Chi, il Who’s who della nuova casa reale di Arcore, sembrerebbe di sì. Nel numero della settimana scorsa campeggiava in copertina una meravigliosa immagine del líder máximo con la moglie. Il titolo eloquente: «Veronica, la favola spezzata».

Una foto in cui i due, marito e moglie, dimostrano molto meno della loro età: al massimo 50 anni lui e 40 lei. Dentro la didascalia: foto scattata la scorsa estate nella villa in Sardegna. Il viso del presidente del Consiglio appare disteso e rilassato, privo di rughe, con due piccole zampe di gallina intorno agli occhi, e un leggero sorriso stampato sul volto. Lei, più radiosa che mai, è a dir poco perfetta. Miracoli di Photoshop. Come alla fine degli Anni 80 e inizio Anni 90, quando la mitica Miti arrivava in gran segreto allo studio Imagik di Milano e si chiudeva nella stanza con le foto del Capo per farle correggere a colpi d’aerografo: calvizie, bozzo sulla fronte, naso. E dire che la discesa in campo era ancora lontana, eppure la cura dell’immagine già attentissima. Nella Bibbia dei poveri sparata da Vittorio Feltri nell’allegato c’è persino un’immagine degli Anni 70 distribuita dal costruttore di Milano 2 ai giornali, già ritoccata nella capigliatura e nel profilo. Un procedimento antico, che è l’analogo della restaurazione attuata oggi direttamente sul corpo del Capo mediante le tecniche del trapianto, del lifting e del cerone quotidiano - compreso un discreto, ma efficace, ritocco con la matita intorno agli occhi dato prima di scendere dall’automobile, come hanno notato i cameramen accorsi a ritrarlo in Abruzzo.

Questa settimana Chi torna alla carica e dedica la copertina a lui: «Il mio album di ricordi», con un Silvio-Maigret, con tanto di pipa, foulard di seta al collo e l’immancabile pollice in su, alla Fonzie, ovvero l’ennesima incarnazione del trasformista di Arcore. Nel medesimo numero continua la favola del compleanno napoletano con Noemi che si confessa: «Sono ancora illibata». La foto di lei con il fidanzato appena scoperto - o riscoperto - e i genitori sullo sfondo che si baciano, e dietro il profilo del Vesuvio, è un esempio perfetto della comunicazione attuata dal Grande Ufficio Stampa del Cavaliere, ovvero da Alfonso Signorini, direttore di Chi, la vera rivista politica del presidente del Consiglio. Dal glamour tutto zucchero e miele di «Una storia italiana», fondata sulla famiglia e sul successo imprenditoriale, siamo passati invece al gossip vero e proprio, edificatorio, se si vuole, ma pur sempre gossip quale chiave di autopromozione. La vicenda del divorzio da Veronica diventa così un pezzo della sua storia patinata, un ulteriore esempio di una carriera inarrestabile, e non, come capita a tutti i mortali, di una sconfitta personale.

L’immagine dell’attore consumato, hollywoodiano, prevale su tutto, almeno nei rotocalchi di sua proprietà, e l’intera storia si trasforma in chiacchiera, cicaleccio, rumore di fondo intorno a una vita inimitabile. Una favola per adulti in un mondo massmediatizzato, in cui tutto scompare dietro alle figurine dell’album personale che da privato si trasforma in pubblico: l’album di tutti gli italiani. Si torna agli Anni 50, eppure nel contempo ci si lancia in avanti in una realtà postmoderna, in cui anche l’intimità viene usata a scopo pubblicitario. Persino la chiacchiera più negativa sulla vita sessuale del Capo diventa materia di visione pubblica, incanalata con stupefacente bravura sui giornali patinati del proprio gruppo editoriale. Così, mentre in Abruzzo, vestendo l’abito e il maglioncino nero, il leader politico si trasforma in un santo taumaturgo - un Padre Pio senza stigmate, almeno per il momento -, per farsi toccare dalle folle, alternando questo alla sua naturale propensione a fare il Dj, l’animatore turistico, alla Fiorello prima maniera, negli album sfoderati da Feltri e Signorini si presenta direttamente come «un uomo unico al mondo» («non posso evitare di essere me stesso», ha risposto a Ferruccio de Bortoli a «Porta a porta»).

In quello di Feltri, nella prima puntata appare in copertina come padre amoroso (dei figli di Veronica) e nella seconda è l’interlocutore di Gheddafi (il Colonnello ride, ma chiude gli occhi, Silvio ride e guarda dritto in macchina). Nella «rivista politica» di Signorini, Berlusconi-Re Sole è colui-che-va-verso-il-popolo e sfoglia compiaciuto il proprio album: dai 4-5 anni ai 17, la medesima età di Noemi, anzi più giovane di lei, che nell’articolo seguente parla della propria verginità. E la ragazza appare degna seguace del suo Papi, poiché è ricorsa, come dice il fidanzato su un altro periodico in edicola, Novella 2000, a Photoshop, per accomodare il proprio sedere. Il narcisismo traboccante del presidente del Consiglio non è un segreto per nessuno, così come la sua volontà di presentarsi come uno specchio degli italiani. Gli riesce, sui giornali di famiglia, dove la concorrenza non esiste. Ma sembra capace anche del contrario: fare degli italiani il proprio personale specchio, la superficie riflettente in cui si guarda. Un miracolo che, per durare, ha bisogno di massicce dosi d’incantamento. L’archivio fotografico accumulato nei decenni, e ora sapientemente usato, lo aiuta. Gli anni passano, ma come nel racconto di Wilde, che ha per protagonista Dorian Gray, lui è sempre bello e giovane. Nei romanzi, e ora anche nei fotoromanzi. Fin che lo specchio non si rompe.
 
da lastampa.it
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« Risposta #64 inserito:: Giugno 01, 2009, 11:27:02 pm »

Il premier: «Non servono più chiarimenti, sU NOEMI HO GIà detto TUTTO»

Il Times attacca Berlusconi

La replica: falsità insufflate da sinistra

Il giornale: «Il peggio non sono le ragazze candidate a Europarlamento, ma il disprezzo verso gli italiani»
 


LONDRA - Durissimo attacco del Times nei confronti di Silvio Berlusconi. «L'aspetto peggiore del comportamento di Berlusconi non è il fatto che sia un buffone sciovinista. E nemmeno che si accompagni con donne di 50 anni più giovani, abusando della sua posizione per offrire loro lavoro come modelle, assistenti personali e anche, suona assurdo, candidate al Parlamento europeo. La cosa più scioccante è l'assoluto disprezzo con il quale tratta gli italiani». Inizia così l'editoriale del quotidiano londinese, di proprietà del magnate Rupert Murdoch, padrone anche di Sky, dedicato al presidente del Consiglio italiano.

«ANZIANO LIBERTINO» - Continua poi l'articolo: «L'anziano libertino (Lothario sul Times, ndr) può trovare divertente, o anche temerario, fare il playboy, vantandosi delle sue conquiste, umiliando sua moglie, o facendo commenti che per molte donne sono grottescamente inappropriati. Non è il primo o il solo il cui comportamento privo di dignità sia inappropriato per la sua carica. Ma quando vengono poste domande legittime su rapporti che toccano lo scandaloso e i quotidiani lo invitano a spiegare associazioni che, nella migliore delle ipotesi, lasciano perplessi, la maschera del clown cade». Berlusconi «invoca la legge per proteggere la sua "privacy", rilascia dichiarazioni elusive e contraddittorie e poi promette melodrammaticamente di dimettersi se verrà scoperto a mentire». L'editoria prosegue ricordando le domande alle quali Berlusconi non ha mai risposto, le foto di Villa Certosa fatte sequestrare e il ministro degli Esteri Frattini che ha puntualizzato che in Italia i rapporti sessuali non consenzienti riguardano solo i minori di 14 anni. Infine il Times ricorda che tutto ciò non è solo una questione interna italiana, ma l'Italia ha la presidenza di turno del G8, è un importante membro della Nato e Berlusconi si è dichiarato amico personale di Putin.

REPLICA DI BERLUSCONI - Silvio Berlusconi ha liquidato l'articolo del Times in poche parole durante l'intervista a 28 Minuti di Barbara Palombelli su Radio 2: «I giornali stranieri sono in collegamento diretto con quelli della sinistra italiana: sono cose ispirate e insufflate dalla sinistra italiana che spinge per ottenere attenzione alle nostre vicende viste dalla loro parte. La carta dei valori della sinistra è diventata Novella 2000». Il Cavaliere però ammette che il suo consenso, che era «al 75,1%», è sceso «al 73%». Per quanto riguarda eventuali chiarimenti, a differenza di quanto aveva affermato il 25 maggio in un'intervista alla Cnn, ha dichiarato che non ce n'è più bisogno: «Ho già chiarito tutto: le veline non vero, minorenni assolutamente non vero, Mills assolutamente non vero. Calunnie che si ritorceranno contro chi le ha agitate». Berlusconi ha poi proseguito affermando di «non avere molto tempo per guardare la tv, e non ne sento la mancanza». Sulla polemica tra Enrico Mentana e Mediaset: «Faccio tanti auguri a Mentana, con il quale non ho mai avuto contrasti e c'è stima reciproca: che possa ritornare a fare al più presto il giornalista televisivo, mestiere in cui è molto bravo». Sulla crisi alla giunta regionale siciliana, ha detto che si tratta di «una questione locale e frutto di contrasti personali, ma sono certo che si risolverà. Me ne occuperò dopo le elezioni». Sull'incontro con Obama alla viglia del G8: «Parleremo di tutto, ci sarà anche il codice delle nuove norme che dovranno regolare la vita finanziaria ed economica del futuro».


01 giugno 2009
da corriere.it
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« Risposta #65 inserito:: Giugno 01, 2009, 11:28:00 pm »

Times: «Cade la maschera del clown»

Berlusconi: giornale insufflato da sinistra

Il premier: veline e Mills? Già chiarito tutto.

Polemiche sui voli di Stato, interrogazione del Pd.

Di Pietro: offesa a famiglie

 
 
ROMA (1 giugno) - «Cade la maschera del clown» titola il Times. «Berlusconi, lo scandalo alle calcagna» scrive in prima pagina il quotidiano parigino della gauche, Libération. Ma il premier non resta a guardare e ribatte in particolare al Times definendolo un giornale ispirato e insufflato dalla sinistra italiana.

Times: tratta gli italiani con disprezzo. «Berlusconi deve rispondere alle accuse di essere un donnaiolo e a quelle su comportamenti inappropriati. La qualità di governo non è un fatto privato» scrive il giornale di Londra. «L'aspetto più di cattivo gusto del comportamento non è che egli sia un buffone sciovinista - scrive il quotidiano - Né che egli si accompagni con donne che hanno 50 anni meno di lui, abusando della sua posizione per offrire loro lavori come modelle, assistenti personali o persino, assurdamente, candidate per l'Europarlamento. La cosa più scioccante è l'assoluto disprezzo con cui tratta gli italiani».

Berlusconi viene definito «l'anziano libertino» che «può trovare divertente, o anche temerario, fare la parte del playboy, vantandosi delle sue conquiste, umiliando sua moglie, o facendo commenti che per molte donne sono inappropriati in maniera grottesca». Ma alle «domande legittime su rapporti che toccano lo scandaloso (..) la maschera del clown cade. Minaccia quei quotidiani, e televisioni che egli controlla, invoca la legge affinchè protegga la sua privacy, rilascia dichiarazioni elusive e contraddittorie e poi promette melodrammaticamente di dimettersi se verrà scoperto a mentire».

L'associazione con lo scandalo Clinton. «La vita privata di Berlusconi è, ovviamente, privata - prosegue l'editoriale - Ma come ha scoperto il presidente Clinton, lo scandalo non va d'accordo con un'alta carica». Molti possono anche dire «che l'Italia non è l'America, ma questa è una sciocchezza detta con senso di superiorità».

Vicenda riguarda anche altri paesi. Per il Times quello che sta succedendo in Italia è importante e riguarda anche altri paesi. Si ricorda che l'Italia ospita il vertice del G8, e che «Berlusconi si vede come un amico di Vladimir Putin, il suo paese è un importante membro della Nato, è anche parte dell'Eurozona». Quindi non sono solo gli elettori italiani a chiedersi cosa stia succedendo, ma anche gli alleati.

Liberation: Berlusconi lo scandalo alle calcagna. «Per soffocare il caso Noemi - scrive Liberation in prima pagina - ha fatto vietare la pubblicazione di foto degli invitati nella sua villa in Sardegna, fra le quali quelle della sua giovane amica, allora minorenne». «Una santa moralità privata - scrive Francois Sergent, uno dei tre vicedirettori - non garantisce una buona politica. Monica non ha impedito a Clinton di essere un grande presidente. Il buon costume di Khomeini non gli ha vietato di essere un sanguinoso dittatore».

«I modi di papà indulgente e rimbambito (gioco di parole in francese fra “papa gateaù” e “gateux”, ndr) del Cavaliere dovrebbero riguardare soltanto i suoi figli e sua moglie, oltre ai genitori della ninfetta». Ma il Cavaliere «ostenta la sua vita privata ed espone la sua famiglia, ha messo i figli in tutte le sue imprese». Berlusconi «mantiene la confusione fra la sua pratica politica e la sua vita privata e di uomo d'affari» definita una «pericolosa miscela».

Berlusconi risponde sul Times. «I giornali stranieri - dice il premier ai microfoni di 28 Minuti, su Radio Due- sono in collegamento diretto con i giornali della sinistra italiana: sono cose ispirate e insufflate dalla sinistra italiana».

Il premier: «Da giornali sinistra gossip e calunnia». «Sono stati i giornali della sinistra che hanno riempito il vuoto del programma della sinistra con il gossip e una calunnia». Ma la «campagna di invidia e odio sarà un boomerang» per il centrosinistra.

«La carta dei valori della sinistra è diventata Novella 2000» ha spiegato il premier.

Veline e Mills. «Io già chiarito tutto» dice Berlusconi. Veline? «Non vero»; minorenni? «Si immagini»; Mills? «Non vero». Sono tutte «calunnie pure e semplici, che si ritorceranno contro chi le ha agitate».

«Governerò per altri 4 anni». Commentando le parole di Maroni di ieri sulla volontà di alcuni «ambienti» di volerlo vedere «morto» Berlusconi ha spiegato che quello «era modo di dire colorito per dire quello che è vero: io ho ancora quattro anni di governo davanti, una grande maggioranza una alleanza fortissima con la Lega e quindi c'è qualcuno che si dispera». Alcuni suoi amici, ha però ribattuto la conduttrice, la dipingono come un uomo solo. «Veramente io sono immerso nei miei collaboratori, nei miei colleghi del Pdl, è difficilissimo che io mi trovi a essere solo: se è stata detta con affetto è una cosa che accetto, ma garantisco che non è così».

Casini: politica si occupa solo della vita premier. Critico il leader dell'Udc che parla di «inquinamento morale che ammorba la politica». Il governo «si preoccupa di contrastare, o guidare, non ho ben capito, le finte rivelazioni sulla vita privata di Berlusconi» invece di problemi reali come i rifiuti, la situazione in Abruzzo «siamo sulla luna, non è questo che gli italiani vogliono» dice. «Che in questa campagna elettorale si parli, non della gente, che non riesce a pagare la luce e il gas o che deve rateizzare le tasse scolastiche e degli asili nido per i propri figli, ma che si costruiscano o si contrastino versioni di comodo sulla vita privata di Berlusconi, è il segno del degrado della politica, e della distanza che c'è tra chi ci governa e ci guida e i problemi del Paese».

La polemica sui voli di Stato. «Quali sono i criteri e le regole che la Presidenza del Consiglio ha adottato per determinare le modalità e i limiti nell'uso dei suddetti voli?» chiede il Pd, con un'interrogazione firmata dai vicepresidenti Marina Sereni e Gianclaudio Bressa e dai deputati Ettore Rosato, Emanuele Fiano, Federica Mogherini, Roberto Zaccaria e Sesa Amici, chiede anche alla Camera, come al Senato, chiarimenti sull'utilizzo dei voli di Stato.

Il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro conferma la presentazione di un'interrogazione parlamentare «contro i privilegi della casta» e sull'utilizzo dei voli di Stato «per portare veline e cantastorie nelle ville private, a rallegrare le serate di questo o quel satrapo di turno». Di Pietro parla di «offesa a tante famiglie che non arrivano a fine mese e a tanti operai a casa in cassa integrazione o che purtroppo non hanno proprio più il lavoro».

Il Condacons ha presentato una denuncia alla procura di Roma per 'uso «improprio» dei voli di Stato.

da ilmessaggero.it

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« Risposta #66 inserito:: Giugno 01, 2009, 11:30:46 pm »

Berlusconi: di crisi non è morto nessuno

Bersani: è un miliardario irresponsabile

Festa 2 giugno, al Quirinale fischi e applausi per il premier che poi si sfoga con gli invitati: «Sono vicino a scoppiare»

 
ROMA (1° giugno) - «Tutti dobbiamo darci una mano sapendo che di questa crisi non è morto e non morirà nessuno, e che c'è un governo vicino a chi ha bisogno, che ci sono banche che sono lì per fare il loro mestiere. Dobbiamo guardare al futuro con volontà ed ottimismo»: lo ha detto oggi il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un'intervista a Rete Oro. «Senza ottimismo - ribadisce - non si va da nessuna parte. Il fattore psicologico è fondamentale». E cita i dipendenti pubblici, che «sono persone che non hanno alcun motivo per cambiare abitudini di acquisto e esigenze di vita in questa crisi, che non ha niente di strutturale. Siamo un Paese di famiglie risparmiatrici, con sistema bancario solido, con la seconda impresa manifatturiera d'Europa dopo la Germania. Abbiamo le conduzioni per poter uscire meglio degli altri dalla crisi. Crediamoci e cerchiamo di essere ottimisti impegnandoci magari a essere disponibili a lavorare di più».

Bersani: il premier è un miliardario irresponsabile. «Solo un miliardario irresponsabile come Berlusconi può dire una cosa del genere»: così il responsabile economico del Partito democratico, Pierluigi Bersani, ha commentato le parole del premier secondo il quale «di questa crisi non è morto e non morirà nessuno».

Applausi e fischi per il premier davanti al Quirinale. In occasione del ricevimento al Quirinale per la festa della Repubblica, il presidente del Consiglio è stato accolto da applausi e fischi da parte di un piccolo gruppo di persone riunitesi nella piazza davanti al palazzo presidenziale. Il premier è sceso dalla vettura blindata alcuni metri fuori dal portone d'ingresso del Quirinale. Dall'altro lato della strada, davanti all'ingresso della Corte costituzionale, erano assiepate un centinaio di persone. Alcune hanno iniziato ad applaudire, mentre altre lo hanno fischiato e un piccolo gruppo faceva dei gesti con il pollice verso. Consensi e contestazioni che, ad un primo colpo d'occhio, erano equamente distribuite. Impassibile, il presidente del Consiglio ha salutato e sorriso entrando dal portone principale.

Il ricevimento al Quirinale. Il presidente Napolitano ha accolto nella Sala degli Arazzi, anticamera dello studio presidenziale alla Vetrata, il premier Silvio Berlusconi e il presidente del Senato, Renato Schifani, prima del ricevimento nei saloni del palazzo del Quirinale. Assente, fra le cariche istituzionali, il presidente della Camera Gianfranco Fini. Fra il capo dello Stato, il premier e il presidente dell'aula di palazzo Madama un saluto e un breve colloquio, prima del loro ingresso nel Salone dello Zodiaco, per salutare gli invitati. Napolitano, seguito da Berlusconi, da Schifani e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha attraversato prima la Sala dei Parati, quindi il Salone degli Specchi e il Salone delle Feste, stringendo le mani agli invitati che già dalle 5 del pomeriggio erano stati dirottati dai giardini presidenziali all'interno del palazzo del Quirinale, a causa del maltempo che ha interessato Roma.

Il premier: sono vicino a scoppiare. «Una cosa indegna, vergognosa... Sono vicino a scoppiare»: così, al Quirinale, il presidente del Consiglio si è rivolto ad uno degli invitati alla festa per il 2 giugno, descrivendo il suo stato d'animo dopo la pubblicazione delle motivazioni di condanna dell'avvocato David Mills. Tra strette di mano e saluti, infatti, il premier si è sfogato per le polemiche delle ultime settimane. «Sono tutte calunnie» ha detto ad uno degli invitati che lo spronava a non mollare. «Oggi - ha aggiunto parlando con una coppia siciliana - mi hanno tirato in ballo anche per il problemuccio a Palermo. Non ne sapevo nulla, ma ho inviato subito Bertolaso per risolvere». A più partecipanti alla festa, Berlusconi ha spiegato di essere «assediato dal mal di collo», ma non si è sottratto alle battute. «Da quanto ci conosciamo? - ha detto rivolto ad Antonio Verro, consigliere di amministrazione della Rai in quota Pdl - Da 35 anni? Beh, allora non sei minorenne...».

«Su Noemi ho già risposto, non andro più in Aula». «Alla domanda che era giusto mi venisse posta, ho riposto e non credo che ci sia più bisogno di riferire in Parlamento»: così il premier risponde a chi, durantre il ricevimento, gli chiede se è ancora intenzionato a riferire in Aula sul "caso Noemi". Dopo aver osservato di non «voler più tornare» su questo argomento, aggiunge «ne hanno parlato tanto gli altri».

«Le foto? Tutte calunnie. Ho male al collo: a sinistra non riesco a guardare». «Le foto? Sono tutte calunnie e le calunnie hanno le gambe corte, sarà un boomerang che si rivolgerà contro di loro» dice il Cavaliere a una signora che gli chiede se sia un momento difficile. «Sono sempre sereno» dice Berlusconi stringendo un'altra mano. «Non sono preoccupato - spiega poi in un'altra breve conversazione con uno degli ospiti - ho solo male al collo». Un dolore che, riferisce Berlusconi al presidente della Repubblica e alla moglie Clio, lo tormenta un po': «A destra non posso guardare e a sinistra mi è sempre risultato difficile», dice scherzando.

«L'incontro con Mentana». Nel corso di una lunga passeggiata fra i saloni del Quirinale il premier incontra tante persone. C'è anche Enrico Mentana con il quale all'inizio il saluto è un po' freddo: «Presidente la devo ringraziare», dice l'ex conduttore di Matrix, probabilmente con riferimento alle parole di stima pronunciate oggi dal Cavaliere nei suoi confronti. «Forza, forza, se vuoi passare a trovarmi sono sempre a disposizione» è la risposta.

«L'intervista alla Palombelli è un'eccezione: le interviste le faccio solo con le minorenni». Accanto a Mentana c'è Barbara Palombelli, conduttrice di "28 Minuti" dove Berlusconi è stato ospite proprio questa mattina: «Ho fatto una eccezione perché faccio interviste solo con le minorenni», le dice scherzando. Nel salone successivo Berlusconi incontra il marito della giornalista, Francesco Rutelli: «Stamattina ho avuto un rapporto con la famiglia» gli dice ridendo. «Passa all'argomento successivo che in questo periodo non è il caso» replica l'esponente del Pd. Infine, il premier, rivolto a un giornalista del Corriere della Sera, chiede con un tono un pò polemico: «Perchè date tutto questo risalto a queste calunnie?». 
 

da ilmessaggero.it
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« Risposta #67 inserito:: Giugno 02, 2009, 11:53:58 am »

Festa Repubblica, premier in ritardo causa «telefonate istituzionali»


Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è arrivato con circa un quarto d'ora di ritardo alla tribuna d'onore per assistere alla tradizionale parata militare ai Fori Imperiali in occasione della "Festa della Repubblica". Quando il premier è arrivato a sedersi aulla sua sedia, la parata era già iniziata da 12 minuti, preceduta dall'arrivo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a bordo della Flamina decappottabile, scortato dai corazzieri a cavallo.

Fonti del governo hanno spiegato il ritardo con una serie di telefonate istituzionali ricevute dal premier proprio in occasione della ricorrenza del 2 giugno.

Berlusconi ha raggiunto le alte cariche istituzionali dal retro della tribuna d'onore, accomodandosi tra il presidente del Senato Renato Schifani e il ministro della difesa La Russa. Solo dopo circa un minuto, la stretta di mano con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnata dal gesto dell'allargamento delle braccia, come a volersi scusare.

Napolitano, ha raggiunto via dei Fori Imperiali a bordo della Flaminia presidenziale, scortato dai corazzieri a cavallo, e ha preso posto sul palco: la banda dell'Arma dei carabinieri ha dato il via alla «Rivista militare» per la festa della Repubblica.

Una parata quest'anno più sobria, che ha tagliato tempi (80 minuti invece dei tradizionali 90) e partecipanti (circa 6 mila 400 contro i 7 mila 200 della passata edizione) e anche ridimensionato i tradizionali allestimenti lungo il percorso.  Con i risparmi così ottenuti, il ministero della Difesa ha potuto devolvere un milione di euro a favore delle zone terremotate dell'Abruzzo.  La sfilata lungo via dei Fori Imperiali - il cui tema è «La Repubblica e le sue forze armate» - è articolata in 7 settori e prevede la partecipazione di 264 bandiere e medaglieri, 5 mila 890 militari, 500 civili, 209 tra cani e cavalli, 284 mezzi e 9 velivoli, le Frecce Tricolori.

«Il 2 giugno si celebra la proclamazione della Repubblica, passaggio decisivo nel lungo e travagliato cammino storico che l'Italia ha dovuto percorrere per poter fare definitivamente propri i principi di democrazia, libertà, eguaglianza e giustizia sui quali si fonda la nostra Carta Costituzionale. In questa giornata, il nostro deferente omaggio e la nostra riconoscenza vanno a tutti gli italiani che persero la vita in spirito di fedeltà alla Patria nella guerra voluta dal fascismo ed a coloro che, animati da un nuovo senso dell'interesse nazionale, caddero successivamente per far sì che l'Italia riconquistasse libertà, indipendenza
e unità». Lo ha scritto il Presidente della Repubblica nel messaggio inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini.

«Sono trascorsi sessantatre anni da quel 2 giugno 1946. Ma quei valori - scrive il Capo dello Stato - divenuti principi della Costituzione repubblicana, sono oggi ancora e più che mai condizione e guida per la costruzione di un'Italia coesa, prospera, solidale; per un'Italia che sia sempre più elemento propulsivo di un'Europa finalmente unita, ancora una volta protagonista dello sviluppo economico e del progresso sociale, civile e culturale della comunità internazionale.

Nel grande scenario di un mondo sempre più interconnesso, nel quale i paesi democratici sono ormai affratellati da comuni principi ed obiettivi di sviluppo, le Forze Armate non sono più concepite al servizio di pretese nazionalistiche e disegni di aggressione, ma come strumento di cooperazione per la costruzione ed il mantenimento della pace e della sicurezza collettiva. Le Forze Armate italiane sono da anni in prima linea nei tanti teatri di crisi ove viene minacciato il progresso civile ed economico dell'umanità e sono offesi i più elementari diritti dell'uomo. Oggi, custodi e garanti della Costituzione e della sicurezza del Paese, in prima linea anche al fianco delle genti d'Abruzzo colpite da un disastroso sisma, raccolgono, in questa giornata di festa, l'affetto e la riconoscenza dei cittadini e delle istituzioni democratiche. Ad esse - conclude il capo dello Stato - a nome di tutti gli italiani, esprimo la mia gratitudine e formulo il più fervido augurio. Viva le Forze Armate, viva l'Italia!»


02 giugno 2009
da unita.it
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« Risposta #68 inserito:: Giugno 08, 2009, 10:58:39 am »

Berlusconi deluso: calo colpa astensione

Pd: gli italiani hanno capito e reagito

Di Pietro: Idv non sarà più opposizione, ma alternativa al premier.

Casini: siamo stati premiati. La Lega esulta

 
 
ROMA (7 giugno) - Lontano dal 40-45% nel quale aveva sperato, il premier ad Arcore ha seguito il voto sorpreso e deluso. Per il Pd invece «gli italiani hanno capito e reagito» e Di Pietro fa sapere che l'Idv non sarà più l'opposizione, ma l'alternativa a Berlusconi. La Lega esulta e Casini si dice soddisfatto: siamo stati premiati.

Quando lo scrutinio ha superato ormai i due terzi la nuova geografia dei partiti in corsa prende forma: il Pdl frena e sfiora il 35%, il Pd arretra al 26,5% sulle politiche (dove aveva il 33%) ma non crolla. Soprattutto crescono la Lega che sfonda e supera quota 10%, arrivando a quasi l'11% e diventando così una forza a due cifre percentuali, e l'Idv di Antonio Di Pietro che vola a oltre il 7,5%. Premiata anche l'Udc che si attesta quasi al 6,5%.

Il Pdl manca l'obiettivo del 40%. Il Pd perde sei punti. Il Pdl cala di due punti e mezzo rispetto alle politiche di un anno fa, mentre sono circa sei i punti persi dal Pd rispetto alle politiche. Sempre nel campo del centrosinistra, l'Italia dei Valori per poco non raddoppia il 4,4% conquistato un anno fa.

Berlusconi sorpreso e deluso. A quel 35% ha contribuito la forsennata campagna contro di me che ha portato i suoi effetti, è stato il primo commento del premier con i più vicini. Deluso e sorpreso, ma confortato dalla considerazione che tra i partiti al governo in Europa, il centrodestra italiano è stato tra quelli che hanno tenuto meglio.

L'astensionismo è stata la vera sorpresa per il premier che si è detto certo che una affluenza alle urne vicina all'80%, come quella del 2008, gli avrebbe fatto superare il tetto del 40% in queste europee.

I big del partito la pensano tutti allo stesso modo: ce la maggioranza (compresa la Lega) è cresciuta rispetto alle ultime europee e ha registrato solo una lieve flessione rispetto alle politiche. È vero che si sale rispetto al 32,5% dato alle europee del 2004 dalla somma dei voti di Fi e An e che si cala di poco rispetto al 37,5% delle ultime politiche, ma nessuno riesce a dissimulare più di tanto la delusione per quello che doveva essere il primo banco di prova elettorale del nuovo partito del centrodestra.

«È evidente che su di noi pesa l'astensionismo, soprattutto al Sud - afferma il capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto - ma si dimostra che l'area di governo si consolida, con l'avanzamento dell'alleato della Lega, mentre è il Pd a crollare, perdendo 6-7 punti percentuali e venendo cannibalizzato dall'IdV. L'offensiva delle sinistre si è rivelata un boomerang».

«La somma dei voti di Pdl e Lega dimostra che la coalizione di governo è ampliamente maggioritaria - vede il bicchiere mezzo pieno Maurizio Lupi - Il dato preoccupante è invece che il Pd recupera consensi solo attaccando il presidente del Consiglio e cavalcando l'antiberlusconismo».

«Emerge un complessivo e deciso voto di fiducia degli elettori rispetto al governo. È invece a dir poco surreale che il Pd festeggi per aver perso il 6% rispetto a un anno fa...» commenta Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.

Sulla «catastrofe totale del centrosinistra» punta l'indice il presidente dei senatori Maurizio Gasparri, che si spinge a chiedere, di fronte a dati definitivi «che qualcuno lasci il suo incarico questa sera». Gasparri a una giornalista dell'Unità che gli chiedeva se si aspettasse di più ha risposto: «Ma stai zitta, vai a fare il funerale a Franceschini».

Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa il risultato attuale «rafforza il governo, perché aumenta la distanza con il Pd». E aggiunge: «Sono scontento rispetto alle previsioni, molto contento rispetto ai dati reali». «Il calo dell'affluenza - ha detto - costa al Pdl due punti percentuali».

Malan: anche se Pdl fosse solo al 39%, mai nessuno come noi. «Anche prendendo per buona l'improbabile parte bassa della forchetta degli instant poll - aveva detto dopo le prime proiezioni Lucio Malan, senatore del Pdl e segretario di presidenza di Palazzo Madama - il risultato del Pdl è il migliore degli ultimi 50 anni per qualsiasi partito. Solo la Dc degli anni 40 e 50 superò il 40%. Dopo il 1958 nessuno ci è più riuscito. Un risultato comunque storico, dunque, per il partito di Silvio Berlusconi».

Il Pd riprende fiato: gli italiani hanno capito e reagito. Timori per l'astensionismo, tanto che Franceschini prima ancora della fine delle votazioni aveva invitato i big del partito a restare compatti fino al ballottaggio. Poi sorpresa non tanto per il proprio risultato, giudicato di tenuta, ma perché «gli italiani hanno capito e punito lo spettacolo sconcertante offerto da Berlusconi». Per il Pd le europee erano un test dopo le sconfitte in Abruzzo e in Sardegna, ele dimissioni di Walter Veltroni. La meta attesa era il 27%.

Il congresso. Si fa strada l'ipotesi di un rinvio del congresso dopo le elezioni regionali del 2010 visto che la «cura» Franceschini, fatta di opposizione più dura, sembra piacere agli elettori.

Fassino. «Si dava per certa - è l'analisi dell'ex segretario Ds - una rotta del Pd che non c'è stata così come non c'è stato lo sfondamento di Berlusconi che ai quattro venti indicava la cifra del 45 per cento».

«Siamo interessati ad una convergenza con Udc e Idv per una solida opposizione - ha aggiunto Fassino - e man mano vogliamo lavorare per trasformarla in un'alleanza per il governo del paese».

Bindi: «Il consenso dell'area di governo arretra», mentre il Pd tiene. Rosy Bindi ricorda che «il Pdl doveva essere sopra il 40% ed è invece al 35%, e arretra».

Di Pietro: saremo alternativa a Berlusconi. «Da domani non saremo più parte dell'opposizione ma della alternativa al governo Berlusconi che per noi resta fascista, piduista e razzista». L'ex pm si dice sicuro «che ci sono le condizioni per costruire l'alternativa: vedremo con quale partito e con quali uomini. Sentiamo -conclude- la responsabilità di non perdere tempo per essere i cofondatori di una nuova coalizione».

«Il confronto ora è tra Idv e Udc» ha detto Di Pietro. «Il Pd dovrà decidere con chi allearsi. Abbiamo ascoltato con molta attenzione Pier Ferdinando Casini in questi giorni e ci siamo resi conto che lui ha posto un aut-aut al Pd: o con me o con l'Idv. E quindi ora il confronto sarà tra Idv e Udc». L'Idv, comunque, ricorda Di Pietro, «è l'unico partito del centrosinistra che ha migliorato la sua performance del 2008...». Di Pietro, spera però che l'alleanza con il Pd si mantenga inalterata, anzi, addirittura si rafforzi: «Pd e Idv possono costruire una vera alternativa». Per quanto riguarda, invece, l'Udc, Di Pietro esprime qualche perplessità: «Prima di tutto - spiega ai cronisti - bisogna vedere di quale Udc si parla, perché se parla Tabacci, io lo ascolto volentieri. Se parla Cuffaro, invece, io mi giro dall'altra parte».

Di Pietro al Majestic con una bella ragazza: «Guardate che io sono un papi vero, questa è mia figlia». Terrazza illuminata, ricco buffet, numerosi ospiti: l'Italia dei valori ha deciso di attendere l'esito delle elezioni europee all'hotel Majestic di via Veneto, a Roma. Antonio Di Pietro è arrivato accompagnato da una giovane bella ragazza: «Guardate - scherza con i cronisti - che questa è mia figlia e io sono un papi vero...».

Casini: siamo stati premiati. «L'Udc è stato premiato e siamo soddisfatti mentre il bipartitismo ha avuto una dura lezione» dice Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc commenta i dati ottenuti anche dagli altri partiti: «La politica dell'Idv demagogica ha portato i suoi frutti mentre la Lega si è trovata nella condizione ideale di alleato privilegiato. Noi siamo sereni e intendiamo onorare questi voti in Parlamento parlando dei problemi degli italiani che fanno fatica a superare la crisi economica».

«I primi exit poll hanno messo a dura prova le nostre coronarie - ha aggiunto Casini - ma tutto è bene quel che finisce bene».

«Il bipartitismo è stato bocciato da queste elezioni - ha commentato il leader dell'Udc - il 15 % dei votanti non è rappresentato. Lo abbiamo liquidato in una campagna elettorale in cui abbiamo parlato agli italiani senza cercare scandali. Non parlare di gossip è stata una scelta rischiosa ma è stata premiata».

Riguardo a un possibile riavvicinamento a Berlusconi Casini ha risposto: «Per correttezza devo dire che Berlusconi non ci ha mai dato nessun segnale di nessun tipo. Noi sediamo come il Pdl nel Partito popolare europeo, di cui siamo fondatori ma siamo all'opposizione nel Parlamento italiano e con molta serenità seguiamo il governo quando fa la cosa giusta. È importante - ha concluso - essere seri nelle intenzioni».

La Lega esulta. Un ottimismo «sempre meno cauto» alla sede della Lega a Via Bellerio con le proiezioni che collocano il partito appena sotto il tetto del 10% contro il 5% delle europee del 2004 e l'8,3% delle politiche dell'anno scorso. Da Roberto Cota a Mario Borghezio, da Roberto Castelli a Giancarlo Giorgetti: «Il risultato è un premio per l'azione di governo della Lega - dicono - È stata premiata la nostra serietà e questo voto è anche una spinta per portare in Europa le battaglie che la Lega ha condotto fino ad oggi in Italia». A cominciare da quella contro l'immigrazione clandestina.

Parisi: se il premier non prende 4,5 milioni di voti ha perso. Se Berlusconi non prenderà almeno 4,5 milioni di preferenze avrà perso la sua sfida per la leadership "morale" dell'intero Pdl e del Paese: è quanto sostiene l'ulivista Arturo Parisi. Berlusconi avrebbe cercato «un successo personale e il riconoscimento della sua pretesa di sottrarsi alla legge imposta col lodo Alfano» e se non riuscirà a raccogliere «sul suo nome almeno 4 milioni e 500 mila voti di preferenza, cioè l'equivalente del 34,4% di preferenze raccolto tra i voti di Forza Italia, avrà sbagliato il suo calcolo, perso la sua scommessa».

 
da ilmessaggero.it
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« Risposta #69 inserito:: Giugno 08, 2009, 10:59:28 am »

Berlusconi puntava al "voto tombale", ma i risultati non gli hanno dato ragione

Adesso teme un regolamento di conti con gli ex di An e la Lega

Il Cavaliere deluso nel bunker di Arcore

"Ma i poteri forti non mi scalzeranno"

"Con tutto quello che è successo, la crisi, il terremoto, la gente ha voluto premiarci"

 

ROMA - Silvio Berlusconi avrebbe voluto una "vittoria tombale". "Ma la gente", ha cercato di spiegare ai fedelissimi ieri notte, "è comunque con me".

Il Cavaliere, al telefono con i "big" del Pdl, nella notte non nasconde la delusione. Si aspettava "una vittoria assoluta" e invece deve fare i conti con percentuali che addirittura mettono a rischio il precedente di un anno fa. Quello delle politiche. Con il passare delle ore, poi, la "delusione" si trasforma in rabbia. Le proiezioni peggiori, in realtà, sono qualcosa di più di un campanello d'allarme. Il capo del governo è infuriato.

E ai "fedelissimi" non lo nasconde. Anche perché le dichiarazioni di alcuni colonnelli di An lo hanno a dir poco disturbato. Parole che costituiscono la premessa di un probabile regolamento dei conti dentro la maggioranza.

"Se manteniamo il 36-37% - è la difesa del Cavaliere - nessuno può dire che siamo sconfitti. Il Pd sta crollando di sei punti...". Il presidente del consiglio punta l'indice contro le vicende dell'ultimo mese. Sul conflitto coniugale con Veronica Lario, sulla festa di Casoria con Noemi Letizia e sul "complotto" che avrebbe coinvolto anche soggetti stranieri, come i giornali europei e soprattutto il tycoon australiano Rupert Murdoch. "Elementi che hanno pesato - si lamenta il premier con i suoi - soprattutto nel favorire l'astensionismo dei nostri elettori. Avete visto cosa è successo nelle regioni meridionali?". A suo giudizio, però, "la manovra non riuscirà scalzarmi". Adesso, dunque, più che chiudere lo "scontro" sulle foto di Villa Certosa, si ritrova a fare i conti con le dinamiche interne. Con la Lega recalcitrante e i colonnelli di Alleanza nazionale pronti a sottolineare la sconfitta.

Eppure, ieri pomeriggio quando è andato a votare, il Cavaliere aveva in tasca le ultime previsioni di Alessandra Ghisleri, la sua sondaggista di fiducia. "I dati sono buonissimi - aveva rassicurato -, non c'è bisogno di agitarsi né di essere impazienti". Nessuno, però, aveva previsto l'astensionismo di centrodestra. Dati che il Cavaliere ha letto nella sua Villa di Arcore. "Il nostro obiettivo - provava a ripetere per l'intera giornata - è attestarci intorno al 40 per cento".

I numeri che gli recapitava la Ghisleri con il passare del tempo cancellavano quella prospettiva. A quel punto Berlusconi ha cambiato registro. Nei contatti con il suo staff riunito a Roma nella de del Pdl, ha iniziato a cambiare registro. "Qualcuno pensava di mettermi in difficoltà con la storia di Noemi - ha messo le mani avanti - , poi ci hanno provato i giornali stranieri. Qualche potere forte è tornato a remare contro. Ma non riusciranno a scalzarmi". E sebbene in campagna elettorale avesse previsto per il Pdl un dato vicino al 45%, adesso preferisce rimarcare la "tenuta" e il differenziale con il Pd. "Con tutto quello che è successo, con la crisi economica, il terremoto in Abruzzo e la manovra dei giornali di sinistra, forse non potevamo aspettarci di più". L'inquilino di Palazzo Chigi, quindi, inizia ad alzare la diga per proteggere l'esecutivo dalle critiche interne: "Dal dopoguerra nessun partito è mai stato tanto forte. Solo la Dc di De Gasperi ha raggiunto questi livelli".

Eppure, la delusione ha investito anche i maggiorenti del Popolo delle libertà. Un anno fa avevano preso il 37,4%. Il voto europeo rischia di aprire un vertenza all'interno del centrodestra. E già, perché l'avanzata della Lega è già finita sotto la lente di ingrandimento dei "tecnici" berlusconiani. La lotta per l'egemonia del nord, per la guida del Veneto e della Lombardia, rischia di provocare un attrito tra il Cavaliere e Umberto Bossi. Gli uomini di Gianfranco Fini, a cominciare da Ignazio La Russa, hanno iniziato a marcare gli errore del premier. L'annuncio della presidenza lumbard per il Veneto, l'annuncio della cessione del milanista Kakà e poi l'insufficiente investimento economico nella campagna elettorale. In più Berlusconi ora teme che anche il Carroccio alzi la voce. "Dovremo controllare i leghisti - ha infatti avvertito - dovremo impedire colpi di testa. Dobbiamo stare molto attenti". Non è un caso che negli ultimi ragionamenti del premier, sia tornato ad affacciarsi l'ipotesi di un riavvicinamento con l'Udc di Casini.

(8 giugno 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #70 inserito:: Giugno 08, 2009, 11:01:31 am »

Così il "leader predestinato" inciampa nei numeri della tv

Non c'è l'annunciatissimo sfondamento, ma non tramonta l'"epoca berlusconiana"

Il Cavaliere santo ma non subito l'agiografia frenata dalle proiezioni


di FILIPPO CECCARELLI


"SANTO sì, subito no" scherzava nel marzo scorso il presidente Berlusconi, invocatissimo all'inaugurazione del treno Frecciarossa. "Subito no": detto con il solito sorriso e la stessa scaramantica funzione del buffo gesto di diniego con cui da qualche tempo il Cavaliere accompagna quel pezzo di Fratelli d'Italia che dice "siam pronti alla morte". Che poi il potere, in estrema e drammatica sintesi, altro non è che un modo per ingannare la morte.

La vittoria rende innocenti, diceva don Gianni Baget Bozzo molti anni prima di incontrare Berlusconi.
Ecco: le proiezioni dicono che non c'è l'annunciatissimo sfondamento. Anzi, interrompono il processo di canonizzazione che negli ultimi mesi ha portato quel burlone del presidente del Consiglio a porgere la mano a Bruno Vespa, in tv, e poi anche al candidato del Pdl a Firenze, Galli, perché l'annusassero: "Ecco, è odore di santità". E sono scene pure indecorose, ma a loro modo di rilievo simbolico - e ancora di più oggi che il sogno berlusconiano si rivela irreale.

Il presidentissimo s'era prenotato il 40, il 43, il 45 per cento, boom!: quasi mezza Italia, tutta sua. La questione semmai è anche un'altra: che cosa significano le elezioni per un tipo di sovrano quale è Silvio Berlusconi? Vero che la potenza risolutiva dei numeri, per una settimana o due, è destinata ad accorciare la distanza tra consuetudini e novità, rappresentanza e circuito spettacolare, democrazia e post-democrazia. Ma certo il risultato di questo 7 giugno finisce per proiettare un'ombra su quella che il senatore Quagliariello ha designato "epoca berlusconiana".

Di che si tratti è ancora più complesso stabilire. Ci saranno ancora elezioni tipo finto o falsato giudizio di Dio, e congressi per lo più salmodianti e a porte chiuse, e G8 da spostare qui o lì senza nemmeno avvisare i ministri, e problemi concreti, concretissimi, come quelli legati all'economia e alla sorte dei precari da impapocchiare impunemente a Porta a porta. Ci saranno occupazioni e spartizioni da mettere in atto alla Rai e purtroppo anche disgrazie cui porre riparo, e casi di cronaca come quello di Eluana (che secondo il premier poteva generare) e scandali alla Noemi, di sicuro.

Ma intanto l'arte di governo seguiterà ad esercitarsi nelle forme inaudite che paradossalmente si conoscono bene e soprattutto con le risorse narrative cui Berlusconi, tradito dai sondaggi, ha ormai abituato gli italiani. Ville da mostrare e da comprare in continuazione, lazzi e frizzi in patria e all'estero, elicotteri che trascinano sagome di Superman con il volto del Cavaliere, targhe per mamma Rosa, tinture di capelli suggerite a Mubarak, Apicella a Sanremo, statue romane a Palazzo Chigi, trasferte del Bagaglino "di tasca mia", cammelli in dono da parte di Gheddafi, chissà dove saranno.

E non è questa una lagna pregiudiziale, né una divertita constatazione: ma il cosiddetto berlusconismo continuerà probabilmente a ottenere successi ed ammiratori nell'Oriente post-sovietico così come in Sudamerica, dove già esiste, di recente conio, un "Pueblo de la Libertad". Non per caso di tratta di luoghi del mondo dove la democrazia, quale la si è conosciuta in Italia, negli ultimi cinquant'anni, si svolge secondo moduli assai particolari.

Anche per questo i risultati elettorali di ieri - "santo sì, ma non subito" e chissà quando - valgono quello che valgono, e non solo per la loro precarietà. Chi si sia concentrato su certi dettagli minimi, su alcuni frammenti di contorno, su parecchi aspetti laterali del berlusconismo arriva all'impervia conclusione che il vuoto politico stava davvero per essere colmato con un pieno di religiosità profana, cioè quotidiana, adorante, personalizzata. Un culto dal basso, un materialismo mistico che con un pezzo del paese innescava identificazioni profonde e oscure.

Forse si è sottovalutata l'agiografia del ministro Bondi sul "sole in tasca" del Leader predestinato, trascendente, privo di qualsiasi malvagità, quindi senza peccato. Forse non si sono colte le implicazioni dell'errore del giornalista inglese che nella vicenda Noemi ha scambiato il Signore, cioè Dio, con il Cavaliere. "In delirio per Silvio" titolava l'altro giorno il Tempo sopra la classica foto del bagno di folla. "Villa Certosa è il paradiso terrestre" sosteneva Fede; e "ogni minuto con lui è un dono divino" venerava la velina Alloro. Perché l'idolatria ha esteso il suo tempo e la sua soglia infuocata, ma pure i voti hanno un loro valore, specie se e quando servono a spegnere le fiamme.

(8 giugno 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #71 inserito:: Giugno 08, 2009, 11:05:53 am »

Il politologo «finiano» Alessandro Campi

«Non eclatante ma è sconfitta Fuga di voti sul caso Noemi»

«Berlusconi non è in discussione. Però quando non ci sarà più rischiamo il deserto»


 
ROMA — Non è una «sconfitta eclatante», non viene «penalizzata l’azione di governo» e Berlusconi da domani non sarà «messo in di­scussione ». Ma non nega la realtà Alessandro Campi, politologo, direttore scientifico di Fa­re Futuro di fatto spin doctor di Gianfranco Fini: «Sulla vicenda Noemi il Pdl ha scontato qualcosa, una fuga di voti c’è stata. Il 35% è un dato deludente non tanto in sè, ma rispet­to alle attese che il premier aveva suscitato». «Berlusconi? Ne esce assieme bene e male - continua Campi - . Bene perché, alla luce del crescendo di scandali veri o presunti dell’ulti­mo mese cavalcati anche dalla stampa inter­nazionale, che potevano costargli il voto cat­tolico e il voto femminile, beh ha tenuto ab­bastanza bene. E’ andato male invece il tenta­tivo, sul quale Berlusconi aveva puntato mol­to, di riaccreditarsi sulla scena internazionale grazie a un risultato eclatante, a un plebiscito che gli avrebbe dato un riscatto pubblico ri­spetto agli occhi dei partner e dell’opinione pubblica straniera».

Non solo: un risultato di arretramento ri­spetto alle ultime politiche ha effetti anche nell’europarlamento: «Sì, perché potrebbe mettere a rischio la candidatura di un espo­nente italiano a presidente del Parlamento eu­ropeo, ed è vero che il Pdl non è riuscito a diventare primo partito del Ppe». Sul piano interno però, sconquassi non se ne prevedo­no: «Non credo proprio. E’ vero però che il dato della Lega, che cresce, può cambiare i rapporti interni: il partito di Bossi potrebbe alzare un po’ il prezzo della propria collabora­zione, tanto più se dovesse registrare un otti­mo risultato alle amministrative. Insomma, non si aprirà un contenzioso, ma un proble­ma politico sì».

Bisogna dunque cominciare a pensare al dopo Berlusconi? «Sicuramente, ma lo si de­ve fare indipendentemente dal dato elettora­le. Il limite del centrodestra - come peraltro del centrosinistra che sembra vivere solo di riflesso rispetto a lui - è che tutto si risolve nella figura di Berlusconi, nel bene e nel ma­le. Se non ci fosse più il premier, sarebbe il deserto. Per questo bisogna lavorare - alla lu­ce del sole, lealmente e guardando al medio e lungo periodo - a una nuova idea di leader­ship e di partito. Tenendo conto anche dei se­gnali che arrivano: perché uno stop può esse­re salutare se impone qualche ripensamento nei comportamenti. E perché i malumori van­no intercettati subito, prima che divengano dissensi».

Paola Di Caro
08 giugno 2009

da corriere.it
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« Risposta #72 inserito:: Giugno 16, 2009, 04:12:26 pm »

Anche a Washington il Cavaliere si porta dietro le preoccupazioni domestiche

Nel Pdl si pensa che il leader Pd si riferisse a un'inchiesta pugliese

I timori del premier blindato in hotel "Ma cosa voleva dire D'Alema?"

Ghedini: "Il premier parla di eversione in maniera atecnica e non pensa alle elezioni anticipate"

di FRANCESCO BEI

 
ROMA - Chiuso per un giorno intero nella suite dell'hotel St. Regis di Washington, a preparare l'incontro chiave con Obama, Silvio Berlusconi non ha smesso di tenere gli occhi puntati sull'Italia. Specie dopo l'uscita di Massimo D'Alema, che è stata analizzata al microscopio dagli uomini del Cavaliere. E così, ancora ieri, nelle sue telefonate con Roma e nei discorsi con lo staff, il presidente del Consiglio ha continuato ad arrovellarsi su quella frase sibillina di D'Alema su una possibile "scossa" che colpirà Palazzo Chigi: "Ma che voleva dire? Avrà in mente qualcosa?".

Il timore di un riflesso delle vicende italiane sull'incontro alla Casa Bianca ha tenuto banco fino all'ultimo. Anche se Nicolò Ghedini - nonostante dal Pdl sia ripartito il coro di accuse contro "l'offensiva del superpartito di Repubblica" - ha provato a smorzare quell'allarme golpista lanciato dal Cavaliere davanti agli industriali: "Credo che il presidente del Consiglio - ha spiegato l'avvocato di Berlusconi - abbia individuato in uno schema giornalistico-mediatico quantomeno la fase terminale di questa vicenda, ovvero ritiene che l'amplificazione di eventi, che di per sé sarebbero neutri, facendoli diventare oggetto di campagna politica sia qualcosa che vada al di fuori della normalità. Ed è per questo che parla in maniera atecnica di eversione". Una precisazione forse dovuta, visto che l'allarme "eversione", lanciato da un presidente del Consiglio, dovrebbe far scattare adeguate contromisure da parte degli apparati dello Stato contro la presunta "centrale" golpista.

E tuttavia gli uomini del Cavaliere si sono messi al lavoro, nella convinzione che la "profezia" dell'ex presidente della Quercia non fosse affatto campata per aria. Così, tra mille congetture, è tornato ad affacciarsi il timore di un'imminente, devastante, azione giudiziaria. Un colpo forte, proveniente da una di quelle procure meridionali impegnate contro la criminalità organizzata. Il sospetto dei berlusconiani è che possa essere la procura di Bari l'epicentro della "scossa" che farà tremare il governo. "C'è un brutto clima", conferma uno della cerchia stretta.

Illuminante, in questo senso, la dichiarazione che un ministro solitamente poco incline alle sparate come Raffaele Fitto (che in passato, anzi, non ha mancato di manifestare la sua stima politica per D'Alema) ha rilasciato sul punto: "A quali informazioni inaccessibili ai comuni mortali ha avuto accesso D'Alema? Come mai queste doti di preveggenza si manifestano in lui proprio durante il suo soggiorno in Puglia e i suoi passaggi baresi?". E ancora: "Avrà forse ricominciato a frequentare quegli ambienti baresi in cui, a partire dai primi anni '90, D'Alema ha improvvisamente (ma provvidenzialmente anche per lui) garantito più di una carriera politica a chi faceva tutt'altro mestiere? E, quindi, parliamo di imprevedibili scosse o di prevedibili trame?". Nel Pdl le affermazioni un po' criptiche di Fitto vengono brutalmente tradotte così: D'Alema avrà forse saputo qualcosa dai suoi amici magistrati.

Qualcuno arriva a sospettare di più, una "regia politica" del futuro, probabile, "assalto giudiziario". Altri ancora nel Pdl ricordano il legame tra l'ex premier e due ex magistrati pugliesi, la cui fortuna politica è legata al sostegno di D'Alema: il senatore Alberto Maritati e il sindaco di Bari Michele Emiliano.

Suggestioni? Fabrizio Cicchitto è convinto che i sospetti di Fitto non vadano lasciati cadere, visto che le affermazioni del ministro sono "molto significative e inquietanti". Anche Denis Verdini, coordinatore del Pdl, teme che quello evocato da D'Alema non sia soltanto uno scenario "ma si tratti di qualcosa di più serio e preoccupante, magari studiato con cura".

Insomma, la temperatura a Palazzo Chigi resta alta. Il precedente del '94, con quell'avviso di garanzia arrivato nel bel mezzo di un consesso internazionale (allora l'Onu, domani il G8 all'Aquila) non fa dormire sonni tranquilli, oltretutto con quelle 5000 foto del Cavaliere in Sardegna ormai in giro per mezzo mondo.

(16 giugno 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #73 inserito:: Luglio 31, 2009, 02:48:32 pm »

 Francesco Scommi ,   30 luglio 2009, 17:44



     Berlusconi risolve la fronda siciliana guidata da Micciché promettendo, in anticipo sul piano per il Sud, investimenti per quattro miliardi di euro a favore dell'isola. Un equilibrismo per sedare una rivolta rischiosa, visto l'incombente voto del Senato sul decreto anticrisi. Ma, in contemporanea, l'Istat ufficializza i dati sulla povertà relativi al 2008: uno spaventoso quadro che evidenzia lo squilibrio economico tra il Meridione e il resto del Paese. Da qui, evidentemente, dovrebbe partire un vero piano di rilancio del Sud

Il piano per il Sud non è pronto. Al Consiglio dei ministri di domani (venerdì) il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si limiterà ad annunciarlo. Lo ha fatto anche con altri provvedimenti governativi.
Si sa quanto ha detto ai dirigenti (parlamentari e presidenti di Provincia) del Popolo della libertà siciliano che fanno capo al correntone di Alfano e Schifani, ribattezzati "lealisti" in contrapposizione a quelli che animano la fronda guidata da Gianfranco Micciché. Proprio il sottosegretario ex Forza Italia, assieme al governatore dell'Isola Raffaele Lombardo, ha costretto il premier a un delicato equilibrismo. Ha annunciato i fondi da destinare alla Sicilia prima dell'annuncio del piano per il Mezzogiorno tutto. Un gioco di parole, ma è quanto accaduto. Non si poteva fare altrimenti: prima della pausa d'agosto incombe il voto rischioso, al Senato, del decreto anticrisi. E un combinato disposto ferie anticipate più fronda siciliana avrebbe rischiato di mandare sotto l'esecutivo.

Perciò, intanto, si è premurato di dire il premier nel corso del pranzo con i lealisti, alla Sicilia vanno quattro miliardi di euro. Mai più finanziamenti a pioggia, ha assicurato Berlusconi ai presenti, ma soltanto finanziamenti in conto capitale per recuperare i ritardi infrastrutturali accumulati dalla Sicilia e dal Mezzogiorno in questi anni.

La riunione di Berlusconi con i lealisti si è svolta praticamente in contemporanea con l'ufficializzazione, da parte dell'Istat, dei dati sulla povertà relativi al 2008. Un quadro scientifico che evidenzia, più di tutto, lo spaventoso squilibrio economico che divide il Sud dal Centro e dal Nord del Paese.

Colpiscono, in particolare, i dati sulla distribuzione geografica della "povertà relativa". L'Istat la calcola a partire da una soglia di spesa mensile: se la famiglia, e dunque gli individui che ne fanno parte, non la oltrepassa, questi sono statisticamente considerati poveri. La soglia di riferimento altro non è che la spesa media mensile su base nazionale.

In base, dunque, a questo procedimento, l'Istat stima che il 13,6 per cento della popolazione sia sotto la soglia della povertà. Ma il dato, si è accennato, acquista maggiore valore se disaggregato geograficamente: infatti, così si scopre che al Nord è povero il 4,9 per cento della popolazione, al Centro il 6,7. Al Sud il 23,8 per cento, cinque volte di più che nel resto del Paese.

Sulla stessa falsariga le statistiche relative sulle famiglie "sicuramente non povere", ovvero che dispongono di un reddito abbastanza superiore alla soglia di povertà da non far temere ricadute. Sono il quasi il novanta per cento sia al Centro che al Nord, il 64 al Sud. Nel Meridione, insomma, un individuo su tre o è povero o rischia di diventarlo.

Un vero piano per il Sud, forse, dovrebbe partire da questi dati. Non dalle bizze di Micciché.

da aprileonline.info
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« Risposta #74 inserito:: Settembre 10, 2009, 11:01:14 am »

Berlusconi-Fini, le ragioni dello scontro
                     
di Claudio Sardo


ROMA (9 settembre) - Forse Gianfranco Fini pensava di avere più tempo per tessere la sua tela. Di costruire passo dopo passo, al riparo del ruolo istituzionale di presidente della Camera, la «sua» immagine di leader di un centrodestra europeo, laico e anche un po’ libertario, attento ai diritti, moderno, moderato, ostile al populismo e all’antipolitica. Non che al primo congresso del Pdl, quando indicò apertamente i punti di dissenso con Silvio Berlusconi e con l’asse Pdl-Lega, dichiarando la sua posizione «minoritaria», non avesse messo in conto le tensioni con il premier. Ma non era prevedibile una collisione così ravvicinata. Invece la reazione del Berlusconi, finito sulla graticola e minacciato nella solidità della leadership, non ha risparmiato nessuno. Né i nemici, né gli alleati fuori linea.

Il cannoneggiamento di Vittorio Feltri ha esposto Fini di colpo in uno scontro politico che non aveva preparato. Ma un leader politico, se aggredito, deve saper rispondere. È una regola di sopravvivenza. Per questo ieri Fini ha deciso di lanciare il suo segnale. Tanto aspro quanto quello che Berlusconi gli aveva riservato. Ai suoi Fini ha anche detto che a Gubbio, alla scuola di formazione del Pdl, dirà chiaramente la sua. Ribadirà le sue proposte sulla cittadinanza («che offrono un’idea più forte e moderna di Nazione»). Le sue obiezioni alla legge sul biotestamento. La sua idea di unità nazionale. La sua concezione di partito strutturato, aperto e capace di autonomia rispetto al governo. Non è chiaro fin dove scaverà Fini sui punti di dissenso. In ogni caso i suoi si aspettano che parlerà e guarderà al Pdl di domani. Al dopo-Berlusconi, per usare l’espressione che in assoluto piace meno al capo.

La rete che il presidente della Camera ha costruito attorno a sè non è una vera e propria corrente organizzata: comprende una Fondazione (Farefuturo), un tink-tank (il Forum delle idee, coordinato da Fabio Granata), il giornale il Secolo, un gruppetto di parlamentari fedelissimi. Lo scontro potrebbe anche dare il via alla corrente (e Granata già annuncia: «Chiederemo l’incompatibilità tra gli incarichi di coordinatore del partito e quelli di ministro»).

«Ma dove va Fini?» ripetavano gli uomini di Berlusconi, attribuendo al capo la domanda. Di certo, il solo evocare il dopo-Berlusconi scatena nell’interessato la massima reattività. Il fuoco sparato in questi giorni in ogni direzione vuole dimostrare, appunto, che il primato è talmente saldo nelle mani del premier da rendere ancora plausibile anche la minaccia di elezioni anticipate a primavera, insieme alle Regionali. Ed è questo un punto cruciale dello scontro con Fini. Il presidente della Camera, come dice Alessandro Campi, uno degli intellettuali a lui più vicini, immagina un Pdl che sia l’esatto contrario della «destra populista, rabbiosa e urlante che si è praticata in questo Paese». Ma il presidente della Camera è anche l’alleato istituzionale di quel Capo dello Stato che è pronto a fare il possibile per evitare elezioni anticipate motivate da Berlusconi solo come un rilancio.

Fini non parla più con Berlusconi da fine luglio. Invece ha ricominciato a dialogare con Pier Ferdinando Casini. Non che lo strappo della nascita del Pdl (con l’estromissione dell’Udc) possa considerarsi ricucito. Ma nel dopo Berlusconi le strade potrebbero incrociarsi di nuovo. Fini occupa oggi il posto che dal 2001 al 2006 fu di Casini. E, nei rapporti personali con Berlusconi, sembra di rivedere immagini del passato. Subito dopo il «predellino» si parlò di una possibile Kadima italiana, un partito «della nazione», di centro, non ideologico: un contenitore nuovo per tenere insieme An, Udc e magari qualche scontento dell’Ulivo. Non se ne fece nulla. Anzi Fini portà An in direzione contraria. Ora l’Udc sta provando da sola a fare qualcosa di simile. E Fini non ha più An con sè. O meglio ha un partito più grande, del 35%, sul quale ripone le sue ambizioni future. Berlusconi però ha già usato il pugno duro con Casini. E nessuno garantisce che non si ripeta.

da ilmessaggero.it
 
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