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Autore Discussione: ex facebook diventa META.  (Letto 3604 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Settembre 22, 2021, 12:05:30 am »

Continuo a non farmi una ragione dell'accanimento di FB nei miei confronti.

La mia Pagina in Facebook, IL MONITORE è congelata e mi è ancora impedita ogni attività, oltre l'accesso, ma sono impedito nel poter agire inserendo miei post o con miei copia-incolla.
Seguitano le difficoltà di entrata in Fb, da diverse testate dei Media, agendo dal cellulare come Arlecchino.
Strani disturbi e l’apparizione di messaggi nel mio cellulare, che citano miei famigliari al fianco dell’effige di Arlecchino (quella in FB) subito cancellati. Ed altri fastidiosi “errori” in cui incorre spesso Facebook.

Mi stavano portando alla decisione di ritirare completamente la mia partecipazione in FB.
Ma non lo farò!


Io sono quello che si legge, non ho segreti da custodire ne interessi particolari da "covare".
La forza sociale della mia assoluta indipendenza, se mi si mette sotto attacco diventa debolezza.
Alle mie spalle ho dolore cervicali e lombalgia, nessuna protezione e nessun condizionamento!
Non ho neppure motivi o interessi per atti di eroismo.
Mi ha sempre interessato stimolare le persone, che mi leggono, a riflettere sulle realtà che ci circondano e l’ho sempre fatto ispirato dall’esperienza e dall’interesse forte per una idea, non soltanto prodiana, quella espressa nelle tesi dell’Ulivo. 

Mi sento minacciato da questo accanimento e dalle sue tecniche.

Alla mia età sono altri i timori che spaventano. Ma non sono solo e alla mia famiglia, con le diversità di opinione e i comportamenti indipendenti dal “babbo” ormai nonno, tengo molto.
Dal mio essere nulla non voglio grane da fanatismi o da asserviti di qualche movimento che spesso ho attaccato, con i miei post, per la loro cattiva politica.
Non ho mai portato attacchi alle persone ma alle loro idee sì, se tendevano al Caos o portavano odio oppure attaccavano l’integrità della nostra Italia.

Ma non mi ritiro da Facebook, … mi metto in disparte.

Da questa sera, su Fb, non mi occuperò più di politica nazionale, di partitocrazia o simili.
Oltre a queste anguste questioni c’è molto altro a cui dedicare attenzioni e farne comunicazione, in primis il marketing il mio campo, il mondo delle produzioni industriali, del commercio, della politica estera fatta da nazioni straniere, della cultura locale e dell’ambiente. 

Arlecchino non si spoglia, ma non vuole fare da bersaglio.

ggiannig ciaooo

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« Risposta #1 inserito:: Settembre 24, 2021, 12:29:00 pm »

Da Facebook del 24 settembre 2021

ADESSO ATTACCANO ANCHE ARLECCHINO EURISTICO!!!

IO NON VOGLIO GUADAGNARE NE FAR GUADAGNARE SULLA FEDELTA’ DEI MIEI LETTORI!!!

BASTA SOPRUSI!

ggiannig ciaooo

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Da Facebook del 24 settembre 2021
ADESSO ATTACCANO ARLECCHINO EURISTICO!!!
IO NON VOGLIO GUADAGNARE NE FAR GUADAGNARE SULLA FEDELTA’ DEI MIEI LETTORI!!!
BASTA SOPRUSI!
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« Risposta #2 inserito:: Settembre 26, 2021, 03:44:15 pm »

Dall’entusiasmo all’assurdo del regime dittatoriale.

Anni fa si era in molti entusiasti di entrare in Facebook, di scrivere, di leggere con interesse e nella libertà di poterlo fare civilmente, ricavavamo soddisfazione.
È vero si era circondati da una moltitudine di imbecilli (Umberto Eco docet) ma ignorandoli e scartandoli ci si difendeva bene.
Io personalmente, noto per essere dotato di pochissima cultura (come l’Arlecchino goldoniano), ho imparato e ancora oggi imparo molto dalle persone che nel tempo sono affluite nei miei spazi.
Doppiamente colpito, deluso da Facebook e amareggiato dalla leggerezza del non avere capito, per tempo, la Svolta al degrado che Fb progettava di fare oppure, più probabile, era costretta a compiere.
Negli anni avvertimenti da ponderare c’erano già stati con azioni indegne, commesse da Facebook.
Ma presi dal “partecipare con amici” agli scambi sempre più interessanti (quando c’erano) mi/ci rendevamo inconsapevoli e acritici, pensando che il “fondo della loro mission” era soltanto far soldi e certi passi falsi si potevano comprendere, pur non condividendoli ovviamente.

Dalla vendita dei nostri dati riservati, al volerci costringere, oggi, alla servitù per procurarsi incassi, con imposizioni di costrizioni indegne e con il conseguente degrado morale e personale richiestoci, il costo è troppo alto.
Almeno per me.


Ovviamente lasciando visibili in Fb i miei Gruppi Tematici GENERALISTI e oscurando, quelli MONOTEMATICI, pur mantenendoli a disposizione dei membri che già li conoscono, in quanto non li ritengo adatti a continuare la loro visibilità in questo clima.
Nessuno dei miei Gruppi e delle mie Pagine sono soltanto FACCE DEL LIBRO (Facebook), tutti hanno temi e sostanza di contenuti e nessuna esteriorità facciale.
Anche perché il mio impegno è sempre stato: comunicare ai miei lettori ciò che avevo trovato (euristica) nelle Testate più importanti, di cui era nota la “dipendenza” padronale.

ERGO.

Oltre, ovviamente, alla Pagina Arlecchino Euristico restano visibili, nei collegamenti rapidi, cinque nostri Gruppi.
Gli altri continueranno ad essere vivi e vitali nella misura in cui i Membri li sosterranno. Io resto Amministratore di tutti (salvo provvedimenti punitivi di FB) e li seguirò quotidianamente a distanza.
Il bersaglio sono io non i Gruppi loro non sono Facce sono realtà a Contenuti Tematici, sino ad ora, anche se con pochi scrittori.
Ma come ci insegna LAU sono i lettori che contano, noi facciamo informazione non cerchiamo litigi per farci notare o per raccogliere consensi cattivi.

ggiannig ciaooo.    

« Ultima modifica: Settembre 26, 2021, 04:54:59 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #3 inserito:: Settembre 26, 2021, 11:28:29 pm »


Facebook ha bloccato post e visualizzazioni di Amici rendendomi, di fatto, inesistente.

Se qualcuno ha da dirmi qualcosa o si vuole iscrivere a LAU, si faccia riconoscere in posta privata.

ggianni41@gmail.com

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« Risposta #4 inserito:: Novembre 01, 2021, 07:41:46 pm »

29/10/2021 12:35

Facebook cambia nome e diventa Meta. Zuckerberg: “Si apre una nuova era”

Di Massimiliano Carrà

“Siamo all’inizio di un nuova era per Internet e per la nostra azienda”. Comincia così la lunga lettera con cui Mark Zuckerberg, ceo e fondatore di Facebook, ha presentato Meta, l’azienda di ‘tecnologia sociale’ – come lui stesso la definisce – che darà ufficialmente vita al Metaverso, una terza dimensione ibrida in cui l’online e offline si completano a vicenda e creano una realtà che va ‘oltre’ l’immaginazione. Non a caso il logo della nuova azienda è l’8 rovesciato, simbolo dell’infinito.
“Studiavo i classici e la parola ‘meta’ deriva dalla parola greca che significa ‘oltre’. Per me, simboleggia che c’è sempre altro da costruire e c’è sempre un capitolo successivo della storia. La nostra è una storia che è iniziata in una stanza del dormitorio ed è cresciuta oltre tutto ciò che immaginavamo; in una famiglia di app che le persone usano per connettersi tra loro, trovare la propria voce e avviare attività, comunità e movimenti che hanno cambiato il mondo”, scrive Mark Zuckerberg.

Dentro il Metaverso
Il metaverso, quindi, sembrerà un ibrido delle odierne esperienze sociali online, a volte espanse in tre dimensioni o proiettate nel mondo fisico. Con l’obiettivo di far vivere esperienze coinvolgenti a tutti e con tutti, anche con quelle persone che fisicamente nel mondo ‘reale’ non potresti avere vicino, perché in un altro spazio, in un altro luogo, in un’altra città.
“Nel metaverso sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare: stare insieme ad amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare e vivere esperienze completamente nuove che totalmente differenti a quelle che viviamo oggi con i computer e i telefoni di oggi. In questo futuro, sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come un ologramma per essere in ufficio senza fare il pendolare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori per recuperare il ritardo. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Sarai in grado di dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre le tue emissioni di CO2″.
In sintesi, la realizzazione di quel mondo immaginato più volte dalla serie Tv Black Mirror o dal film ‘Ready Player One’ di Steven Spielberg. Inoltre, il contesto a cui il Covid-19 ci ha abituato, è di fatto sempre improntato alla connessione, all’attenzione all’ambiente, alla necessità dello smart working.

Chi creerà il metaverso
“Il metaverso”, scrive ancora Mark Zuckerberg, “non verrà creato da una società, ma sarà costruito da sviluppatori (da qui l’annuncio di nuovi posti di lavoro in Europa) che realizzeranno nuove esperienze e oggetti digitali che sono interoperabili e che sbloccheranno un’economia creativa enormemente più ampia di quella vincolata dalle piattaforme odierne e dalle loro politiche”.
Se da una parte sarà necessario accelerare lo sviluppo di tecnologie fondamentali, delle piattaforme social e degli strumenti creativi, dall’altra Meta dovrà lavorare seguendo il motto che da sempre ha contraddistinto il mondo Facebook, come ricorda Zuckerberg: “Non costruiamo servizi per fare soldi; guadagniamo per costruire servizi migliori”.
Per vivere le proprie esperienze nel metaverso sarà fondamentale avere a disposizione diversi dispositivi: occhiali per realtà aumentata per rimanere presente nel mondo fisico (e anche qui Facebook è pronta), e strumenti (telefoni, computer, ecc…) per immergersi nella realtà virtuale e per saltare dalle piattaforme esistenti. “Non si tratta di passare più tempo sugli schermi; si tratta di rendere migliore il tempo che già trascorriamo”.
LEGGI ANCHE: “Creare città e mondi virtuali come Nolan con “Inception”. Il nuovo ruolo dell’architetto secondo Alessio Grancini”

Meta e la risposta agli scandali di Facebook
Facebook, d’altronde, arriva da uno dei periodi più difficili della sua storia: prima coinvolta con lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica e ora con Facebook-Papers.
“Gli ultimi cinque anni sono stati umilianti per me e la nostra azienda in molti modi. Una delle lezioni principali che ho imparato è che costruire prodotti che le persone amano non è abbastanza… La privacy e la sicurezza devono essere integrate nel metaverso fin dal primo giorno. Lo stesso vale per gli standard aperti e l’interoperabilità. Ciò richiederà non solo un nuovo lavoro tecnico, come il supporto di progetti cripto e NFT nella comunità, ma anche nuove forme di governance. Soprattutto, dobbiamo aiutare a costruire ecosistemi in modo che più persone abbiano un interesse nel futuro e possano trarne beneficio non solo come consumatori ma come creatori. Questo periodo è stato anche umiliante perché, per quanto siamo grandi come azienda, abbiamo anche imparato cosa vuol dire costruire su altre piattaforme. Vivere secondo le loro regole ha profondamente modellato le mie opinioni sull’industria tecnologica. Sono arrivato a credere che la mancanza di scelta per i consumatori e le commissioni elevate per gli sviluppatori stiano soffocando l’innovazione e frenando l’economia di Internet”.

Come cambia la struttura della società
Zuckerberg rassicura che “la nostra missione rimane la stessa: riunire le persone”. Ma sembra inevitabile che entrando nel metaverso e non più su Facebook alcune cose cambieranno, soprattutto a livello aziendale. Meta sarà la capogruppo, al vertice di una struttura aziendale che al suo interno racchiude Facebook, Instagram e WhatsApp.

Un cambiamento che si rifletterà anche in Borsa. Dal 1° dicembre, Facebook negozierà con il nuovo ticker azionario MVRS. Cambierà anche il modo con cui la società condividerà e comunicherà i suoi risultati economici. Già a partire dal quarto trimestre del 2021, i dati si riferiranno su due segmenti operativi: Family of Apps e Reality Labs.
Zuckerberg, infine, conclude: “Costruito cose che hanno unito le persone in modi nuovi… ora è il momento di prendere tutto ciò che abbiamo imparato e aiutare a costruire il prossimo capitolo. Sto dedicando le nostre energie a questo, più di qualsiasi altra azienda al mondo. Se questo è il futuro che vuoi vedere, spero che ti unirai a noi. Il futuro sarà al di là di tutto ciò che possiamo immaginare”.

InstagramMark ZuckerbergMetaMetaversomondo virtualerealtà fisicarealtà virtualewhatsapp

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26/10/2021 11:25

Censura dei dissidenti, eccezioni per le celebrità, disinformazione: tutte le accuse dei Facebook Papers

Di Forbes.itStaff

Questo articolo di Alison Durkee è apparso su Forbes.com

Facebook permette regolarmente a celebrità e politici di violare le sue regole. E il ceo, Mark Zuckerberg, ha ceduto alle richieste del governo vietnamita di mettere a tacere i post antigovernativi sulla piattaforma. A rivelarlo è una serie di documenti interni forniti da un whistleblower dell’azienda alla Securities and exchange Commission (Sec, l’ente governativo statunitense che vigila sulla Borsa). Carte che rappresentano la base per i cosiddetti Facebook Papers, una serie di articoli di denuncia in fase di pubblicazione in molti mezzi di informazione.

I fatti chiave

•   Il ceo, Mark Zuckerberg, ha assicurato ai dipendenti di essere “assolutamente neutrale”. Il Financial Times riferisce però che i dirigenti – Zuckerberg incluso – hanno regolarmente “interferito” per consentire a personaggi famosi e politici di aggirare le regole della piattaforma, malgrado le proteste dei dipendenti. L’amministratore delegato sarebbe intervenuto personalmente per ripristinare un video che era stato rimosso per affermazioni false sull’aborto, in seguito alle lamentele di politici repubblicani (Politico afferma che i lobbisti di Facebook hanno un’influenza analoga).
•   Zuckerberg, scrive il Washington Post citando anche fonti anonime, ha ceduto alle richieste del governo comunista del Vietnam di censurare i post dei dissidenti. Tra luglio e dicembre 2020 sono stati rimossi 2.200 post, contro gli 834 dei sei mesi precedenti.
•   Testate come Associated Press e Cnn scrivono che per un breve periodo Apple ha minacciato di rimuovere Facebook e Instagram dal suo app store perché i prodotti venivano usati per “comprare e vendere” domestiche filippine. Nonostante Apple abbia rinunciato quando Facebook ha promesso di “intervenire duramente” sulla questione, secondo Ap le contromisure hanno avuto “un effetto limitato” sul problema, che a sua volta rientra nella più ampia questione del traffico di esseri umani sulla piattaforma.
•   Politico scrive che Facebook non ha intrapreso alcuna azione di vasta portata contro gli utenti che hanno account multipli, nonostante abbia riscontrato che profili di questo tipo sono “una fonte massiccia” di post politici “tossici” e “sorgenti di attività politiche pericolose”.
•   Secondo Politico, i documenti di Facebook dimostrano il dominio della società sul mercato: il 78% degli adulti statunitensi utilizza il social e “quasi tutti gli adolescenti d’America” usano le piattaforme di proprietà di Zuckerberg. Questi numeri potrebbero aiutare la Federal trade commission (l’agenzia governativa statunitense che tutela i consumatori e previene le pratiche anticoncorrenziali) nella sua causa antitrust contro Facebook. Minano infatti la linea difensiva della compagnia, che sostiene di dover affrontare forte concorrenza da parte di società rivali.
•   Secondo il Washington Post, i documenti interni di Facebook dimostrano che la società ha rimosso meno del 5% dei messaggi di incitamento all’odio sulla piattaforma, nonostante Zuckerberg abbia dichiarato lo scorso anno al Congresso statunitense di eliminarne il 94%. L’amministratore delegato si è schierato contro l’idea di creare un centro di informazione elettorale in lingua spagnola in occasione delle presidenziali americane, perché riteneva che la mossa non sarebbe stata “politicamente neutrale”.
•   I dipendenti di Facebook, scrive The Verge, in primavera hanno sollevato il problema della scarsa capacità della piattaforma di moderare i contenuti anti-vaccini. Una nota afferma che il rilevamento di “commenti che esprimono dubbi sui vaccini è scadente in inglese e pressoché inesistente nelle altre lingue”. L’azienda ha aspettato mesi prima di interessarsi alla questione.
•   Facebook, riferisce ancora The Verge, raggruppa i paesi in varie “fasce” per determinare le risorse da allocare per ciascuna elezione. La società non fornisce alcuna assistenza ai paesi della fascia più bassa (che include tutti gli stati tranne 30), a meno che non vengano segnalati specifici contenuti a tema elettorale da moderare.
•   Facebook ha svolto una ricerca sulle “caratteristiche principali” della piattaforma, come i pulsanti ‘mi piace’ e ‘condividi’, e ha verificato che hanno “permesso alla disinformazione e all’incitamento all’odio di prosperare sul sito”, scrive il New York Times. I dirigenti, però, hanno bloccato ogni modifica a quelle funzioni, in modo da non soffocare la crescita e “mantenere coinvolti gli utenti”. Il tutto, afferma il Washington Post, rientra nel modello di comportamento dell’azienda, che “ha abbandonato o rimandato” le mosse che avrebbero potuto ridurre “la disinformazione e la radicalizzazione”.
•   Nonostante Facebook abbia condotto ricerche approfondite che mostrano come la sua popolarità sia in calo tra i giovani, Bloomberg scrive che la compagnia ha “rappresentato in modo fuorviante” questo fatto agli investitori. Ha evitato infatti di fornire informazioni sul suo calo in certe fasce demografiche e si è focalizzata solo sulla crescita complessiva. Il tutto nonostante, afferma The Verge, la compagnia veda il calo dell’uso della piattaforma da parte degli adolescenti come “una minaccia alla sua stessa esistenza”.
•   Facebook dà spesso la priorità alle “considerazioni politiche” quando si tratta di prendere decisioni, in modo da non apparire di parte. Secondo il Wall Street Journal, concede a editori di destra che registrano ottimi numeri “un trattamento speciale” che permette loro di evitare sanzioni per la disinformazione. Un dipendente di Facebook ha dichiarato che la società fa “eccezioni” per siti d’informazione conservatori come Breitbart e “arriva addirittura ad appoggiarli in modo esplicito”, includendoli per esempio nel suo News Tab.
•   Facebook ha rimosso alcune “salvaguardie” per arginare la diffusione della disinformazione politica dopo le elezioni statunitensi del 2020, prima dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio. Dopo l’inizio delle violenze, ha avuto una reazione “tiepida” che i dipendenti hanno criticato e ritenuto insufficiente, secondo documenti citati da testate quali Bloomberg, Cnn, Associated Press, Washington Post, Journal e New York Times.
•   Il Journal e il Washington Post scrivono che Facebook ha condotto un’approfondita ricerca interna da cui sono risultate alcune raccomandazioni sulle modalità con cui la piattaforma potrebbe fermare la diffusione di contenuti estremisti. Ma “in molte circostanze, i dirigenti hanno rifiutato di attuare queste misure”. E Nbc News riferisce che gli sforzi compiuti da Facebook per bandire QAnon e altri gruppi complottasti sono stati criticati dai ricercatori interni come “frammentari” e non in grado di fermare “l’enorme crescita” del movimento.
•   Il Journal afferma che Facebook adotta un approccio in stile “ammazza la talpa” quando si tratta di bandire i movimenti estremisti. Porta cioè “attacchi chirurgici” contro singole entità che ritiene pericolose, invece di seguire “un approccio più sistematico” che, secondo i dirigenti, soffocherebbe la crescita dell’azienda.
•   Il Washington Post, il Times, Bloomberg, il Journal e Ap scrivono che l’incitamento all’odio e la disinformazione hanno prosperato sulla piattaforma e sono stati spesso lasciati incontrollati in India, il più grande mercato di Facebook. In particolare, a diffondersi sono stati la retorica e gli incitamenti alla violenza contro i musulmani, nonostante l’azienda abbia condotto ricerche interne che dimostrano la portata del problema.
•   Facebook non è stata in grado di controllare molti contenuti in India perché non ha la capacità di moderare efficacemente e di appurare la veridicità dei post nelle 22 lingue ufficiali del Paese. Tra queste ci sono l’hindi e il bengalese, che, come rileva il Washington Post, sono rispettivamente la quarta e la settima lingua più parlata al mondo. E Ap e Wired scrivono che la piattaforma ha problemi simili con l’arabo e, di conseguenza, con la moderazione dei contenuti nel Medio Oriente.
•   Il Journal sottolinea che due gruppi nazionalisti indù che non sono stati banditi da Facebook, nonostante abbiano diffuso contenuti o incitamenti alla violenza contro i musulmani, hanno legami col primo ministro indiano, Narendra Modi, e il suo partito politico. Un gruppo non è stato rimosso, secondo un documento interno, per via delle “sensibilità politiche esistenti”.

Il numero 87%.
È questa la quota di risorse per contrastare la disinformazione che Facebook, secondo un documento citato dal Times, dedica agli Stati Uniti. L’azienda riserva dunque solo il 13% al resto del mondo. Il Washington Post riporta inoltre che Facebook destina l’84% dei suoi sforzi legati alle lingue agli Stati Uniti. (Facebook ha contestato queste cifre al Times, dicendo che non prendono in considerazione i fact checker di terze parti, molti dei quali sono all’estero). I documenti citati dai due giornali riportano che la piattaforma ha avuto difficoltà a controllare adeguatamente i contenuti, oltre che in India, anche in Myanmar, Sri Lanka, Etiopia, Pakistan e Indonesia.

La citazione
“Sto lottando per far coesistere i miei valori e il mio impiego qui”, ha scritto un dipendente in un messaggio sulla piattaforma interna il 6 gennaio, citato dal Washington Post e da Bloomberg. “Sono arrivato con la speranza di cambiare e migliorare la società, ma tutto ciò che ho visto sono inazione e negazione della responsabilità”.

La voce contraria
Facebook ha ampiamente respinto le accuse delle testate di informazione e ha difeso i suoi sforzi contro la disinformazione e l’estremismo. “Alla radice di questi articoli c’è una premessa falsa”, ha dichiarato il portavoce di Facebook Joe Osborne al Financial Times. “Certo, siamo un’azienda e facciamo profitti, ma pensare che li facciamo a discapito della sicurezza o del benessere delle persone significa non capire dove risiede il nostro interesse commerciale. La verità è che abbiamo investito 13 miliardi di dollari e paghiamo 40mila persone per fare una cosa: rendere sicuri gli utenti di Facebook”.
Che cosa aspettarsi
Altri articoli sullo stesso tema. Sabato il vp of global affairs di Facebook, Nick Clegg, ha detto ai dipendenti: “Dobbiamo prepararci ad altri titoli negativi nei prossimi giorni”, secondo un post interno riportato da Axios. E The Verge, una delle testate che ha avuto accesso ai documenti, ha detto lunedì che altre notizie usciranno “nelle prossime settimane”.
Il contesto
Facebook viene criticata da tempo per la sua presunta incapacità di fermare la disinformazione e l’incitamento all’odio sulla sua piattaforma. Queste accuse si sono moltiplicate nelle ultime settimane dopo che la whistleblower Frances Haugen ha parlato al programma televisivo 60 Minutes e ha testimoniato al Congresso statunitense sulle pratiche scorrette della società. L’ex membro della squadra civic integrity di Facebook ha detto al Congresso che l’azienda ha “messo i suoi profitti astronomici davanti alle persone”. Ha esortato quindi i legislatori ad agire contro Facebook, che ha definito “significativamente peggiore” rispetto ad altre aziende di social network di cui aveva avuto esperienza. Il primo a riportare il contenuto dei documenti interni raccolti e forniti alla Sec da Haugen, passati poi dai suoi avvocati alle testate giornalistiche, è stato il Journal.

Un fatto correlato
Oltre a scrivere dell’India e della rivolta del 6 gennaio, il Journal, basandosi sui documenti di Haugen, ha pubblicato anche articoli su altri temi: la politica di Facebook che esenta i personaggi famosi dal rispetto delle regole; la consapevolezza dell’azienda degli effetti “tossici” di Instagram, in particolare sulle adolescenti; il cambiamento di algoritmo del 2018 che ha avuto l’effetto di rendere gli utenti della piattaforma “più arrabbiati”; la “debole” risposta della società ai post di cartelli della droga e di trafficanti di esseri umani; il mancato controllo sui contenuti anti-vaccini; i piani per attrarre i preadolescenti sulle piattaforme; il cambiamento della distribuzione dei dipendenti tra i team; i dubbi dei dipendenti sulla possibile efficacia dell’intelligenza artificiale da parte della società; la difficoltà dell’azienda nell’individuazione degli utenti che hanno più di un profilo.
FacebookFacebook PapersMark ZuckerbergsocialSocial Media
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Tecnologia
22/10/2021 08:45
Non solo Facebook: quali sono le altre aziende che hanno cambiato nome (e perché)
Di Jemima McEvoyStaff

Questo articolo è apparso su Forbes.com
La notizia per la quale Facebook potrebbe cambiare nome a partire dalla prossima settimana può sembrare scioccante, soprattutto se si considera quanto è conosciuto il marchio. Ma nei decenni molte importanti aziende hanno fatto questo tipo di trasformazioni per una serie di motivi.
Aspetti principali e le altre aziende che hanno cambiato nome
Citando una fonte anonima, The Verge ha riferito che Facebook sta pianificando di cambiare il nome della sua azienda per facilitare un cambiamento più ampio in vista della creazione di un metaverso, un progetto che si propone di creare un mondo che offuscherebbe i confini tra il digitale e il fisico.
Analogamente a quanto già successo con Google come Alphabet nel 2015, secondo quanto riferito Facebook creerà una nuova società che comprenderà tutti i suoi marchi esistenti, inclusi Facebook, Instagram, Whatsapp e Oculus (Facebook ha detto a Forbes che non commenterà “voci o speculazioni”).
Le aziende hanno subìto questo tipo di cambio di nome per ristrutturazioni interne molte volte in passato: la casa automobilistica giapponese Nissan ha preso la controversa (e costosa) decisione di annullare uno dei marchi automobilistici più famosi del paese, Datsun, nel 1981, una modifica apportata nel nome di unificare l’immagine globale dell’azienda.
In altri casi, i cambiamenti di nome sono stati la conseguenza di una battaglia legale, come l’emergere nel 2002 della World Wrestling Federation come World Wrestling Entertainment (ha perso una causa per il marchio contro il World Wildlife Fund) e il rebrand di Andersen Consulting come Accenture nel 2001 (che è il risultato di un’ordinanza del tribunale).
Ma tutto sommato, il motivo più comune per cui le grandi aziende vogliono cambiare il proprio nome è per scrollarsi di dosso la cattiva pubblicità o recidere le associazioni negative, come evidenziato da un articolo del Washington Post del 2015 che ha raccolto numerosi esempi di questo fenomeno.
Tra questi si può citare il rebranding del gigante del tabacco Philip Morris come Altria nel 2003 e i molteplici cambi di nome avviati da Blackwater Worldwide, una società di sicurezza privata invischiata nelle polemiche sul suo lavoro in Iraq.
Le proteste per la giustizia razziale che hanno travolto la nazione la scorsa estate hanno dato il via a una nuova ondata di questi cambiamenti poiché diverse aziende hanno abbandonato i nomi di marchi criticati come offensivi o insensibili, tra cui il famoso brand di sciroppo e pancake Aunt Jemima, che è stato ribattezzato Pearl Milling Company, il marchio del riso Uncle Ben’s, che ora è noto come Ben’s Original, ed Eskimo Pie, ora diventato Edy’s Pie.

Lo scenario
Il report di The Verge caratterizza il presunto cambio di nome imminente di Facebook come conseguenza del suo spostamento già pubblicamente delineato verso la promozione del cosiddetto metaverso. La società all’inizio di questa settimana ha svelato i piani per assumere 10mila persone in tutta l’Unione europea per questo scopo e, secondo il direttore finanziario di Facebook David Wehner, potrebbe incanalare miliardi di dollari negli sforzi. Ma i cambiamenti segnalati stanno arrivando anche in un momento in cui le pratiche commerciali della società sono sotto stretto controllo da parte di legislatori e regolatori di tutto il mondo. Una recente serie di report pubblicati dal Wall Street Journal ha evidenziato problemi come la riluttanza a modificare l’algoritmo di Facebook per ridurre i contenuti divisivi e la disinformazione e studi interni inediti sull’impatto dannoso dell’app di condivisione di foto Instagram sui giovani utenti. Una ex dipendente di Facebook diventato informatore, Frances Haugen, ha testimoniato su questi presunti problemi davanti al Congresso all’inizio di questo mese, accusando la compagnia di mettere “i profitti astronomici davanti alle persone“. Facebook ha a sua volta respinto molte di queste accuse, con il ceo Mark Zuckerberg che ha condannato la testimonianza di Haugen come una “falsa immagine dell’azienda”.


Le critiche
I commentatori hanno immediatamente evidenziato gli aspetti più critici del cambiamento prospettato. “Anche se finisse per prosperare nel metaverso, Facebook non sarà in grado di lasciarsi alle spalle il suo nome, o le controversie che saranno per sempre legate a quel marchio”, ha scritto l’editor di Yahoo News Technology Daniel Howley.
FacebookMark Zuckerbergsocial network

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Business
21/10/2021 10:10
Facebook cambia nome? L’annuncio potrebbe arrivare già il 28 ottobre

Di Gabriele Di Matteo

Mark Zuckerberg ebbe l’intuizione di creare Facebook nel 2004. E molto probabilmente il 28 ottobre, nella conferenza annuale dell’evento Connect, farà un clamoroso annuncio anticipato dal sito The Verge: Facebook, che controlla tra l’altro Instagram, Oculus e WhatsApp, cambierà nome.
Una svolta necessaria per far dimenticare agli utenti la striscia di scandali recenti, a partire dalle denunce di “gole profonde” come l’ex dipendente Frances Haugen.

Facebook come BP
L’operazione di rebranding di Facebook ha la funzione di rilanciare il marchio di un’azienda matura che vuole cambiare posizionamento. Una mossa che ha precedenti come quello di BP. Nel 2010 la ex British Petroleum dovette affrontare il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che provocò lo sversamento di milioni di barili nel Golfo del Messico. Gli azionisti decisero di cambiare drasticamente il marchio e trasformare BP in Beyond Petroleum, con l’impegno di spingere la ricerca sulle energie rinnovabili. 

Il nuovo nome
Si inseguono ora le ipotesi sul nuovo nome di Facebook. Il rebrand potrebbe essere ispirato dalla nuova passione del fondatore: il metaverso, spazio virtuale immersivo dove ci dovremmo trasferire con Oculus anche per le riunioni di lavoro con colleghi che vivono a migliaia di chilometri.
La parola meglio memorizzabile che viene fuori dal complesso concetto di metaverso è Horizon. Un termine già apparso sui canali YouTube dell’azienda, che ha deciso di assumere 10mila professionisti nella sola Europa proprio per costruire il suo metaverso.
Facebook, in attesa dell’annuncio del 28 ottobre, non ha commentato queste ipotesi. Una fonte citata da The Verge però afferma: “Passeremo effettivamente dall’essere visti come una società di social media a una società di metaverso”.
Il ricollocamento dell’azienda potrebbe essere funzionale anche alla separazione delle varie piattaforme e a evitare lo smembramento del gruppo. La Federal trade commission, l’agenzia governativa statunitense che tutela i consumatori ed evita pratiche anticoncorrenziali, ha messo nel mirino Facebook e chiesto a Zuckerberg di vendere sia Instagram che WhatsApp per evitare posizioni di monopolio.

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Business
18/10/2021 18:14

Facebook a caccia di talento europeo: vuole assumere 10mila persone per sviluppare il metaverso
Di Marcello AstorriStaff

Diecimila assunzioni nei prossimi cinque anni all’interno dell’Unione Europea. È questo l’annuncio di Facebook, che intende pensare di utilizzarle per costruire il cosiddetto metaverso. La notizia è apparsa sul blog ufficiale del social network, che ha scritto di essere alla ricerca di lavoratori “altamente qualificati” per mettere a punto la sua prossima piattaforma informatica. La società ha parlato del suo investimento come di un “voto di fiducia” nella forza dell’industria tecnologica europea, che da subito contribuirà a plasmare il metaverso.

Cos’è il metaverso

Facebook ha spiegato che il metaverso non è altro che un insieme di spazi virtuali, dove le persone potranno incontrarsi e interagire tra di loro anche se non saranno fisicamente nello stesso posto. Insomma, una sorta di non posto dove gli utenti potranno incontrarsi per giocare, parlare o lavorare insieme. Il miliardario fondatore del social network, Mark Zuckerberg, ci tiene particolarmente a questo progetto. L’idea sarebbe quella di collaborare fianco a fianco con altre organizzazioni, anche no profit, istituzioni accademiche e governi. Zuckerberg ci tiene a tal punto da aver già stanziato un investimento da 50 milioni di dollari da qui ai prossimi due anni, una cifra che servirà a costruire “il metaverso in modo responsabile”.
Ma a quanto dichiarato lo scorso luglio dal direttore finanziario di Facebook, David Wehner, il lavoro sulla tecnologia di realtà aumentata e virtuale necessaria per alimentare un metaverso costerà all’azienda diversi miliardi di dollari. L’ambizioso progetto è guidato da Andrew Bosworth, il capo dei Reality Labs di Facebook, che ha affermato di sperare di creare esperienze che permettano agli utenti di passare senza problemi dal mondo fisico a quello virtuale.

Elogio al talento europeo

“L’Ue ha una serie di vantaggi che la rendono un luogo ideale per gli investimenti delle aziende tecnologiche”, si legge sul post a firma Nick Clegg, VP Global Affairs, e Javier Olivan, VP Central Products. “Poiché ha un ampio mercato di consumo, università di prim’ordine e, soprattutto, talenti di alta qualità”. Allo stesso modo è stato elogiato l’impegno dell’Unione europea sul fronte della libertà di espressione, la privacy, la trasparenza e i diritti degli individui nel funzionamento quotidiano di Internet. Il post si è poi concluso così: “Non vediamo l’ora di lavorare con i governi di tutta l’Ue per trovare le persone giuste e i mercati giusti per portare avanti questo progetto, come parte di un’imminente campagna di reclutamento in tutta la regione. E mentre Facebook continua a crescere in Europa, speriamo di investire di più nel suo talento e continuare a innovare in Europa, per l’Europa e per il mondo”.

Le critiche a Facebook

Di certo c’è che l’annuncio dei lavori per il metaverso arriva in periodo non facile per Facebook. Un tempismo che ha attirato diverse critiche. La testata americana New Republic è arrivata a scrivere che “il mondo ibrido virtuale/fisico di Mark Zuckerberg è una distrazione dai problemi reali dell’azienda e dai nostri”. All’inizio di questo mese, infatti, l’ex dipendente Frances Haugen ha testimoniato davanti al Congresso, davanti al quale ha denunciato una serie di problemi dell’azienda, inclusa la presunta riluttanza a cambiare il suo algoritmo per rallentare la disinformazione. Il mese scorso, poi, il Wall Street Journal ha pubblicato un rapporto investigativo citando studi interni a Facebook che hanno scoperto che la sua piattaforma di condivisione di foto, Instagram, avrebbe effetti dannosi su una parte significativa dei suoi milioni di giovani utenti, in particolare sulle ragazze adolescenti.
Che abbiano o meno ragione i critici di Facebook, in ogni caso, per vedere il metaverso potrebbero volerci anche più di una decina d’anni di sviluppo.

FacebookMark ZuckerbergMetaverso
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« Risposta #5 inserito:: Novembre 01, 2021, 07:59:55 pm »

ggannig ciaooo

Se FB mi avvisava per tempo, come giusto verso uno dei loro migliori UTENTI (hahahaha) mi sarei risparmiato parole scritte a vuoto e incazzature varie.

Aspetto di capire meglio e soprattutto di vedere ancora vivi in Facebook (vecchie facce da libro) le mie Paginee i miei Gruppi.
Nella nuova situazione il mio modo di partecipare si dovrà adeguare, sia come forma e valutaremo, sia come sostanza di contenuti.

Mi sono già affidato ad un legale, non per una inutile azione, ma perché mi permetta di capire come possiamo recuperare il materiale creativo, contenuto nei Gruppi Tematici e nelle Pagine Arlecchino Euristico e Il Monitore.

ggiannig ciaooo

Ps.: a me le novità piacciono!


« Ultima modifica: Novembre 01, 2021, 09:42:05 pm da Arlecchino » Registrato

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« Risposta #6 inserito:: Novembre 07, 2021, 12:19:03 pm »

Ecco alcune idee per investire nel Metaverso

Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
08:36 (3 ore fa)
a me

https://www.tomshw.it/altro/ecco-alcune-idee-per-investire-nel-metaverso/
 
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« Risposta #7 inserito:: Gennaio 08, 2022, 04:11:11 pm »

Metaverso, il futuro degli acquisti passerà dalla dopamina. Ecco come

 scritto da Econopoly il 26 Novembre 2021

Post di Lorenzo Dornetti, ceo di Neurovendita e direttore del Neurovendita Lab –
A marzo Gucci ha venduto le sneakers più economiche della sua storia, le Virtual 25: 17,99 dollari per un paio di scarpe che possono essere indossate solo da piedi virtuali su piattaforme di videogiochi come Roblox. Da un lato i fan del brand, con le relative potenzialità economiche, continuano a comprare le calzature del lusso in boutique o e-commerce e le sfoggiano in tutti i palcoscenici della vita reale e virtuale. Dall’altro chi quel prodotto non se lo può permettere, come i nativi digitali della generazione Z, può investire un importo accessibile per sfoggiarle sui social o su piattaforme di gaming.
Anche Burberry ha creato accessori per Blankos Block Party, un gioco della Mythical Games. RTFKT propone sneakers in edizione limitata di molti brand che possono essere “indossate” solo sui social tramite un filtro Snapchat. Il Ceo, Steven Vasilev, ha dichiarato 7 milioni di dollari di vendite nel 2021, indicando come la maggior parte dei clienti abbia tra 20 e 30 anni.Nel mondo fashion ed entertainment, comprare genera piacere. Il piacere è nel cervello una botta di dopamina in specifiche aree del limbico, dal nucleo accubens alle cortecce orbito frontali.
In termini chimici, prima, durante e dopo l’acquisto, la dopamina cresce. Il neurotrasmettitore è connesso alle sensazioni positive che si etichettano soggettivamente come piacere. I sapiens adorano la dopamina, alcuni più di altri. La ricerca di esperienze piacevoli, che la alzano, è iscritta nella biologia del sistema nervoso. La dopamina, infatti, cresce in 2 contesti: esperienza e condivisione dell’esperienza. Il più intenso aumento di dopamina passa dallo sperimentare un mix di stimoli reali, in cui la componente sensoriale è attivata. Il cervello è in un luogo ed è letteralmente bombardato da profumi, gusti, visioni, parole, ambienti che generano un aumento di dopamina, ovvero lo sperimentare emozioni positive, soprattutto gioia e sorpresa.
Un secondo modo per aumentarla passa per attirare l’attenzione. Il cervello rilascia questa sostanza quando la persona sente di essere negli occhi degli altri. Un recente studio ha dimostrato la correlazione tra il numero di like su Instagram ed i livelli del neurotrasmettitore. Per ogni like, la dopamina cresce. Più aumentano le views, più il cervello prova piacere. Ostentare, mostrare e raccontare accresce la sostanza del benessere. Condividere un’esperienza per il cervello è piacevole, quasi come viverla. – I social sono una vetrina straordinaria per mostrare al mondo le proprie esperienze ed acquisti, misurando in real time se e quanto interessano agli altri. L’ostentazione è meno potente del vissuto fisico nel generare dopamina, ma è un ottimo surrogato per produrla nel cervello.
Questa prospettiva apre previsioni sul futuro degli acquisti proprio sulle tracce della dopamina e su quelle dell’evoluzione digitale. La prima proposta dedicata a chi ha il denaro per vivere l’esperienza “live” e sfoggiarla sui social, in pratica una doppia dose. La seconda declinazione pensata per i clienti con un budget inferiore che possono godersi l’esperienza solo in digitale, mantenendo intatta la dopamina dell’ostentazione. Se la dopamina rappresenta la biologia dell’acquisto, la disponibilità economica apre strade diverse. Chi ha budget di spesa, potrà accrescerla passando per la via dell’esperienza diretta, continuando ad attirare l’attenzione su di sé postando nel mondo digitale. Per chi ha opportunità economiche ridotte, l’attivazione dopaminergica passerà in via esclusiva per l’ostentazione digitale. L’acquisto risponde al medesimo bisogno neurale, cambiano solo le modalità di realizzazione.
Il Metaverso di Zuckerberg potrebbe accelerare queste dinamiche molto più velocemente di quello che si può immaginare. Stephenson nel suo romanzo Snow Crash, chiamava Metaverse, il mondo parallelo, a metà tra internet e realtà virtuale, dove le persone interagiscono attraverso avatar. E questi avatar vorranno vestirsi alla moda! Le evoluzioni tecnologiche sono imprevedibili, l’unica cosa che resterà uguale a sé stessa è la biologia del sistema nervoso centrale che userà questa tecnologia.
La pandemia ha tracciato la strada tecnologica, per qualche mese tutto è stato solo digitale. DICE, società specializzata in eventi streaming, ha dichiarato che nel 2021 sono stati realizzati più di 5.000 concerti in 166 nazioni. La band coreana BTS ha stabilito il primo record con oltre 750.000 persone paganti da remoto. A pandemia archiviata, è facile immaginare un entertainment con eventi declinati a due velocità. Chi può vivere l’esperienza sempre più esclusiva dal vivo, con la riprova social a testimoniare la presenza. E chi può solo fruirne in digitale, ma sperimenta la positività dopaminergica di sentirsi parte dell’evento, anche se solo virtualmente.

Da https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/11/26/metaverso-dopamina-acquisti/?uuid=96_AkUNaOrr
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