Magistrati, "Lo Sciopero del vaccino"
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17:22
A me
CORPORAZIONI E VACCINAZIONI
Ma i magistrati non ci stanno e minacciano lo "sciopero del vaccino" se non passano avanti
Draghi ha cambiato metodo: prima le fasce deboli, poi le categorie
Il sindacato delle toghe (L'ANM, che nomina i membri del CSM) invita i dirigenti degli uffici giudiziari "ad adottare misure organizzative per rallentare immediatamente tutte le attività senza escludere, nei casi più estremi, la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.
Il motivo?
"Il governo considera il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori"
IL COMMENTO
Di Andrea Barbano
Si fa fatica a crederci: i magistrati non sanno che il nostro Paese ha lasciato scoperti dall’immunità i più fragili per proteggere le categorie? Non sanno quale prezzo di morti e di dolore paghi l’Italia al suo inguaribile corporativismo?
Allora sarà il caso di rinfrescar loro la memoria con qualche dato. La scorsa settimana, quando il premier Mario Draghi ha censurato in Parlamento il ritardo nella vaccinazione degli anziani, gli “over 80” immunizzati rappresentavano meno del 40 per cento. Un milione 800 su 4 milioni e mezzo. Eppure in questa fascia di età si conta il 62 per cento di tutti i decessi per Covid. Che vuol dire? Che nella settimana tra il 15 e il 22 marzo 1.700 dei 2.800 pazienti morti si sarebbero potuti salvare, se solo tutti gli anziani avessero ricevuto almeno una dose di siero. Ce n’era la possibilità, poiché 8 milioni di fiale erano state già somministrate. Ma, come si legge sul sito del Ministero della Salute, due milioni e mezzo erano state destinate al personale sanitario, stimato per eccesso in un milione 400 mila unità, 700mila al personale scolastico, e un milione a una categoria definita genericamente “Altro”, nella quale alcune Regioni hanno infilato di tutto, e tra questo tutto c’erano anche i magistrati. Tant’è vero che il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, preoccupato di smentire chi lo dipinge come un no-vax, assicura che i pm del suo ufficio sono tutti vaccinati.
Com’è accaduto? Tu dici “personale sanitario” e il vaccino finisce ai diciottenni iscritti al primo anno di medicina o ostetricia. Tu dici “personale scolastico”, e a immunizzarsi sono i docenti a contratto di sociologia dei pesci rossi all’Università di Vattelappesca, in smart working da un anno. Tu dici “caregiver”, e chi non ha un genitore anziano da assistere, anche se abita a centinaia di chilometri di distanza e magari lo si va a trovare una volta all’anno? Così gli anziani sono finiti in coda.
Ancor meno protetti erano e sono tutt’ora gli “over 70”. Che in Italia sfiorano i 10 milioni e mezzo e rappresentano l’86 per cento delle morti per Covid. La percentuale di vaccinati una settimana fa era sotto il 20 per cento. Se invece di distribuire vaccini secondo le pressioni delle categorie sulle istituzioni, si fosse scelto il solo criterio anagrafico, i morti per Covid sarebbero stati già da tempo quasi azzerati. Come del resto è accaduto in Gran Bretagna, dove prima hanno vaccinato gli “over 90” al 95 per cento, poi con gradualità anagrafica hanno coperto l’intera popolazione sopra i 65 anni.
Dopo l’intervento di Draghi in Parlamento qualcosa è cambiato. Gli “over 80” immunizzati con almeno una dose sono oggi tre milioni, circa due su tre. Ma resta ancora un milione e mezzo di loro senza alcuna copertura. Per risparmiare altre morti si dovrebbe sospendere la vaccinazione di tutte le categorie, e procedere unicamente per diritto di anzianità e di accertata vulnerabilità. Se Draghi avesse potuto disporlo, lo avrebbe certamente fatto. Ma il rispetto dell’autonomia delle Regioni e le difficoltà organizzative di riprogrammare l’intero piano lo hanno indotto a una mera raccomandazione.
Un Paese che ha pagato al Covid un tributo di 108mila morti deve interrogarsi se le sue inefficienze e i suoi egoismi non siano complici della strage. Non per aprire inutili inchieste, che pretendano di risolvere con il diritto penale ciò che invece spetta alla responsabilità politica e civile di una comunità. Ma per comprendere senza ambiguità che il corporativismo è stato in Italia il primo alleato della pandemia. Fin da quando il virus è dilagato nei nostri confini grazie a una medicina di base inesistente. A tutt’oggi la partecipazione dei medici di famiglia alla lotta al Covid è marginale. Ma la rigidità delle categorie ha impedito anche di aprire le scuole in estate, di rafforzare i trasporti pubblici, di adeguare molte strutture dell’economia e della società all’emergenza. E, da ultimo, di evitare che la campagna dei vaccini fosse sporcata e ridimensionata dai privilegi.
Nessuno perciò può provare “disagio” e neanche “sconcerto” se la macchina della Salute rimette gli anziani nel suo radar. I tribunali civili sono in smart working da tempo. Nel penale alcune Corti d’appello svolgono le loro cause da remoto. Ciò non ha impedito rallentamenti e ritardi che i cittadini già pagano duramente. Rivendicare in questo clima una priorità assistenziale come un diritto sindacale vuol dire vivere sulla luna e tradire il ruolo che l’emergenza assegna alle élite. Le quali mai come oggi sono utili al Paese, se condividono responsabilità, non se estraggono e distribuiscono dividendi sull’economia di guerra di una pandemia. La magistratura scelga finalmente di farsi rappresentare dai più degni.
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