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« inserito:: Dicembre 24, 2007, 11:04:31 am » |
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NEWS
24/12/2007 - INTERVISTA ESCLUSIVA AL GRANDE REGISTA Woody: "Io, onesto per paura" In “Cassandra”, suo ultimo film, ancora il tema del delitto senza castigo MAURIZIO MOLINARI
Esce in Italia a febbraio Il sogno di Cassandra, l'ultimo film di Woody Allen che chiude la trilogia - con Crimini e misfatti e Match point - sul tema del delitto senza castigo e dell'assenza di giustizia umana o divina. Lo scrittore Gabriele Romagnoli ha intervistato il regista americano per il centesimo numero della rivista «GQ» in edicola il 7 gennaio. Ecco una parte dell’intervista.
Mister Allen, non voglio fare Freud, ma sta forse cercando di confessare un delitto? «Nooo. È che nei film di Hollywood tutto è sempre chiaro: c'è un colpevole e alla fine viene scoperto e arrestato. La vita reale è più complessa. Molti commettono delitti, qualcuno ha una coscienza, qualcun altro no. Se aver fatto del male non ti preoccupa vai avanti, un sacco di gente lo fa: nella politica, nella religione, nel condominio in cui abita. Semplicemente, c'è chi riesce a farlo e chi no».
Lei a quale gruppo appartiene? «Sto nel mezzo. Sono morale, ma codardo. Ho paura di essere preso».
Se non ci fosse la legge, delinquerebbe? «Come i più, ho bisogno di un deterrente».
Se la musica si fermasse, il mondo collasserebbe? «Oh, certo, ma questo non l'ho scoperto io. E allora andiamo avanti, continuiamo a creare bisogni basati su false premesse, su fantasie. Viviamo in un'area di fiction, perché in quella della realtà non siamo capaci».
Com'è invecchiare? «Pessimo, non creda alle scemenze degli anni dorati. O alla fesseria per cui si diventa più saggi. Sì, si ha qualche informazione in più, qualche molecola di buonsenso, ma io sono lo stesso di quando avevo sedici anni. Cos'ho imparato? Che è meglio non mettersi con una ragazza bella ma pazza. Anche se a volte poi lo si fa ugualmente...».
Confida nella scienza? «È il solo ramo che fa progressi. Dicono: non dà tutte le risposte. Be', magari un giorno lo farà. Forse spiegherà tutto».
Rifarebbe tutto daccapo? «Io non lo so, il mio sangue sì».
Ha avuto la vita che si meritava? «Sì. È stata il risultato delle mie scelte. Ho fatto la mia parte di cose orribili, ma non ho fatto troppo male».
Qualcuno che le è stato vicino potrebbe contraddirla. «Questione di opinioni, non sappiamo mai come è andata veramente la vita di un altro, solo lui lo sa».
In Crimini e misfatti c'era l'occhio di Dio, che guardava e poi si chiudeva... «C'era per il personaggio che ci credeva. No, non c'è un potere più alto che ci giudica, lo facciamo da soli. Qualcuno si condanna, qualcuno si assolve, qualcuno si ammazza, qualcuno va avanti come niente fosse. Così è il mondo. Ci sono giudici migliori e persone con cui è meglio non trovarsi sulla scialuppa di salvataggio».
Con lei, per esempio? «No, io sono cooperativo, non mi approfitto degli altri...».
Secondo lei la notte, prima di addormentarsi, Bush pensa di essere nel giusto? «Sì, ne sono quasi sicuro. È ottuso, ma non cinico. È in un posto che non gli compete, ma in fondo lo sa. E crede di aver agito per qualche interesse superiore, che non esiste».
Lui si assolve, l'America inerte non lo condanna, lei legge il giornale e poi porta i figli a scuola. Chi ci vendicherà dei tiranni e degli ottusi? La storia? A che servirà? «Si scriveranno libri, i più affermeranno che questa è stata un'amministrazione vergognosa, la vita andrà avanti, cambieremo presidente. La vita è triste e crudele. Ognuno combatte per tirare avanti, non ha tempo per le grandi questioni».
Che cosa l'ha resa non violento e morale? «L'educazione. E il fisico scarso. E la codardia. E aver capito che la violenza è un rimedio estremo. Avere un'etica è un buon affare. Alla fine, si vive meglio così che senza coscienza». da lastampa.it
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