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Autore Discussione: Scheda per contribuire alla conoscenza degli avvenimenti sui migranti  (Letto 2040 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Febbraio 03, 2019, 09:44:44 pm »

In vista dell'appuntamento di oggi pomeriggio, condivido la nota preparata da Mario Ajello per una lettura di sfondo di alcuni dei dati, e su una prospettiva di analisi, su cui oggi incontreremo il racconto delle esperienze e dei punti di vista.

Ringrazio Mario per il bel contributo--

Anche io ci tengo
Scheda per contribuire alla conoscenza degli avvenimenti di questi giorni sui migranti

In una fase socio-politica caratterizzata da tensione crescente attorno al fenomeno migratorio, ragionare lucidamente sui temi dell’accoglienza e dell’inclusione sociale dei migranti è dovere morale e civico.
Il nostro Paese si è distinto per disponibilità all’accoglienza pur fra tante difficoltà, ma ora il Governo in carica ha impresso un netto mutamento d’indirizzo pur non essendo la situazione drammatica come negli anni passati.
Rimane in tutta la sua gravità l’inadeguatezza della politica dell’integrazione che ricade sulle scarse risorse dei comuni e delle organizzazioni assistenziali. Non si può negare che accresce i toni della polemica politica l’incapacità dell’Unione Europea di assicurare un’equa ricollocazione nel 27 Paesi aderenti.
A differenza di quanto si crede ed in netta contrapposizione con ogni timore di “invasione”, la popolazione straniera residente nel territorio di Roma da alcuni anni è stabile, il 13,4%, poco meno di 400.000 persone.
L’analisi della composizione per area di provenienza conferma la netta prevalenza dei cittadini europei, pari al 44% del totale degli stranieri residenti; di questi il 75% appartiene all’area dell’Unione Europea ed in particolare dalla Romania con un’incidenza del 25% sulla popolazione straniera residente nel Comune.
Come è ben noto l’età media degli stranieri è di 37 anni; la percentuale dei bambini nati da genitori stranieri è pari al 17%. Quest’ultimo dato ne richiama un altro più significativo: la stabilità dell’insediamento ovvero la tendenza a rimanere nel territorio cittadino e a creare un nucleo familiare. La conseguenza di questa scelta è che l’incremento di neo cittadini italiani si deve per il 49% a giovani nati in Italia, naturalizzati all’età di 18 anni, nati da genitori stranieri.
L’insieme di questi pochi dati e l’incremento dei permessi di soggiorno (residenti da almeno cinque anni, in condizioni di reddito ed abitativa adeguata all’autosufficienza) confermano che siamo ben lontani dalla percezione di una situazione continuamente emergenziale che registra il dibattito politico. La sovrastima del fenomeno migratorio e specialmente nei suoi aspetti problematici, è purtroppo una tendenza che non riguarda solo i cittadini romani, ma ha dimensioni sovranazionali.
Secondo un recente studio svolto dai ricercatori della Harvard University, in sei paesi di accoglienza (Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Stati Uniti ed Italia) è stato registrato il comune scollamento fra i fatti e la realtà. I cittadini italiani intervistati hanno dichiarato che gli stranieri presenti nel proprio paese sono il 30% della popolazione, mentre in realtà è del 9% e gli stranieri disoccupati sarebbero il 40% mentre superano di poco il dato nazionale: il 10%.
L’allarmismo sul fenomeno migratorio raggiunge poi il suo picco in riferimento ai migranti richiedenti asilo o rifugiati. Sul totale degli arrivi fra gennaio e luglio 2017 e 2018, gli arrivi in Italia via mare sono passati da 95.200 a 18.500 (dati UNHCR).
Nel territorio romano i richiedenti asilo o rifugiati sono il 10,5% del totale degli stranieri. I dati del Ministero dell’Interno certificano che alla data del 30 giugno 2018, nella Regione Lazio, i destinatari di misure di accoglienza straordinaria nei Centri e negli Sprar risultano 14.289, di cui il 29% allocati a Roma ed altrettanti nel territorio metropolitano.
Si discute molto sulla necessità di distinguere coloro che migrano per ragioni economiche rispetto a chi fugge da guerre, discriminazioni e carestie. Una distinzione speciosa perché una tale scelta da parte dei migranti è fatta a prezzo di così tante sofferenze da offendere l’idea che abbiamo di dignità umana. Solo limitandoci ai conflitti, a giugno 2018, i paesi in cui sono in corso sono 34 con una perdita di vite umane fra il 2017 ed il 2018 di 193.000 persone fra cui 47.000 bambini (dati pubblicati dall’Armed Conflict Location and Event Dataset). Per il nostro Paese i flussi dall’area sub sahariana per la destabilizzazione politica dell’area e della Libia, risultano attualmente i più numerosi; malgrado ciò, come riportato in precedenza è improprio affermare di essere “invasi”.

Il Decreto Sicurezza

Sono molte le modifiche al decreto legislativo n.286/98 introdotte dal cosiddetto “decreto Salvini” che per le presunte ragioni di sicurezza restringono la già tanto complessa capacità d’intervento dello Stato in materia di accoglienza dei migranti.
Le modifiche più rilevanti riguardano l’abolizione del permesso di soggiorno per i motivi umanitari, legandolo a casi di eccezionale gravità (per cure mediche, per chi è vittima di violenza domestica o grave sfruttamento lavorativo, per chi proviene da un paese in stato di temporanea calamità e per chi ha compiuto atti di particolare valore civile) e la soppressione degli Sprar.
L’abolizione del riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari impedisce alle Questure l’assunzione di decisioni (anche dietro sollecito delle associazioni di tutela) al di fuori della casistica citata e quindi di poter far valere quel criterio umanitario a cui vorremmo fosse improntato il rapporto con gli stranieri che dopo molte peripezie raggiungono il nostro Paese.
Inoltre il depotenziamento del sistema di integrazione socio-lavorativo attraverso gli Sprar e l’allungamento a quattro anni per un pronunciamento sulla richiesta di cittadinanza, sono avverse ad una politica di inclusione ed integrazione, non generano sicurezza e non rispettano la dignità, dei richiedenti asilo e dei lavoratori e delle lavoratrici immigrati già presenti sul nostro territorio.

Da – Fb 31 gennaio  2019
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