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« inserito:: Febbraio 06, 2019, 08:48:53 pm »

Il discorso di Trump sullo Stato dell'Unione. Appello all'unità ma nessun passo indietro sul muro

Il presidente degli Stati Uniti definisce la sua agenda "bipartisan" e annuncia un nuovo incontro con Kim a fine febbraio.

Trump ha poi definito "costruttive" le trattative con i talebani e attaccato di nuovo la "ridicola" indagine sul Russiagate. Nancy Pelosi, dietro di lui, indossa il bianco suffragista

Di RITA LOFANO
06 febbraio 2019, 07:00

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un appello all'unità nel suo discorso sullo Stato dell'Unione ma sulla costruzione del Muro al confine non demorde. "La mia agenda è bipartisan. Dobbiamo rigettare la politica della vendetta, della resistenza, della punizione ed abbracciare il potenziale illimitato della cooperazione, del compromesso e del bene comune", ha esortato nel suo intervento andato avanti per 80 minuti.

"Milioni di cittadini ci stanno guardando mentre siamo riuniti in quest'Aula, sperando che governiamo non come due partiti ma come una sola nazione", ha dichiarato Trump, costantemente interrotto dagli applausi dei suoi sostenitori. Trump ha definito un "dovere morale" proteggere la frontiera, reclamando "una barriera intelligente" e non più un "semplice Muro di cemento". Ha dunque segnalato di aver inviato 3.750 truppe al confine per fronteggiare il "terribile attacco" delle carovane dei migranti che arrivano dal Messico. "Il Muro lo costruirò", ha assicurato. Dietro di lui il vice presidente Mike Pence che annuiva e la Speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, in bianco suffragista come le altre compagne di partito.

A fine febbraio nuovo incontro con Kim
Trump ha poi difeso il suo approccio duro contro la Cina sul fronte commerciale e annunciato che incontrerà per la seconda volta il dittatore nordcoreano Kim Jong-un in Vietnam il 27 e 28 febbraio prossimi.
Ha definito l'economia americana "l'invidia del mondo" ma avvertendo che la "ridicola indagine" sul Russiagate rischia di minarla. Il miliardario ha anche sollecitato uno sforzo bipartisan per debellare l'Aids in 10 anni e ha chiesto un Legge per vietare l'aborto tardivo. Ha ribadito che è arrivato il momento di richiamare i militari Usa dalla Siria, ferma restando "la distruzione" dell'Isis e ha definito "costruttive" le trattative con i talebani per la pace in Afghanistan.

La spaccatura in Congresso, con la Camera sotto il controllo dem e il Senato a maggioranza repubblicana, era evidente anche a colpo d'occhio. Rigorosamente in abito scuro, blu o nero, i repubblicani e tanto bianco sul fronte dem. Quando il presidente ha dichiarato che "lo stato dell'Unione è forte", la Pelosi ha scosso il capo mentre il repubblicani hanno intonato: "Usa". I democratici hanno fatto lo stesso, applaudendo quando il miliardario ha sottolineato il record di donne in Congresso: 131, come non era mai avvenuto prima nella storia Usa.

Il rischio di un nuovo shutdown
Nella loro risposta, affidata nella versione in inglese all'ex candidata a governatore della Georgia, Stacey Abrams, i democratici hanno attaccato Trump per lo shutdown che ha tentato di usare come leva per ottenere i soldi per il Muro. Xavier Becerra, il procuratore generale della California che ha risposto per conto del partito dell'Asinello in spagnolo, ha stigmatizzato la "stravagante ossessione" di Trump per il Muro intimandogli di non dichiarare l'emergenza nazionale per bypassare il Congresso.

Il nuovo termine per trovare un accordo sul bilancio del governo e scongiurare un nuovo shutdown è il 15 febbraio. Tra gli ospiti del presidente al discorso sullo Stato dell'Unione, veterani della Seconda Guerra Mondiale, un sopravvissuto dell'Olocausto e del massacro nella sinagoga di Pittsburgh, il secondo uomo sulla Luna Buzz Aldrin e una bimba di 10 anni che ha vinto la sua battaglia contro il cancro.

Trump è giunto a metà mandato alla Casa Bianca con un tasso di popolarità al 37% secondo Gallup. Negli ultimi 40 anni, sono arrivati con un basso gradimento al discorso sullo Stato dell'Unione solo Ronald Reagan nel 1983, alle prese con una forte recessione, e George W. Bush, nel 2007 e nel 2008, per la guerra in Iraq
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