DOMANISMO.

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Arlecchino:
I Cittadini devono rendersi conto del fatto che, senza il loro diretto controllo, non ha più senso affidarsi a singoli Leader.

In futuro ("Domani") devono governare i Cittadini delegando ai Partiti, che conviene tenere attivi, il proseguimento dell’attività politica nel Paese, ma controllando che il Progetto di Governo votato alle lezioni politiche dai Cittadini, non subisca interferenze o, peggio, venga contrastato dalle quotidiane beghe di partito (e di corrente).

I Cittadini, in delegazione, verificheranno con periodiche analisi di percorso ciò che si è realizzato, del Progetto, in tutto il corso della legislatura, dal Governo e dai Partiti che lo hanno formato e condiviso, aderendovi.

Il "Domani" della Nuova Democrazia sarà gestito dal “Governo del Progetto” votato, con elezioni democratiche e reali, dai Cittadini… con il contributo responsabile ma esterno al Governo del vertice dei Partiti governativi.

ggiannig

da Fb del 24 gennaio 2019

Arlecchino:
La crescita dell'economia italiana negli ultimi 18 anni

La Cgia di Mestre ha calcolato la cresciuta media dal 2000 al 2018 per studiare il rallentamento dell'economia.

27 gennaio 2019, 09:09
 
Siamo praticamente fermi da 18 anni.
Dall'inizio del 2000 fino al 2018 il Pil italiano è cresciuto mediamente dello 0,2 per cento ogni anno, secondo il calcolo della Cgia di Mestre che evidenzia il netto rallentamento della nostra economia.
Se infatti tra gli anni '80 e '90 la crescita è stata in media del 2 per cento all'anno, tra il 1960 e la fine degli anni '70 l'aumento della ricchezza prodotta è stato addirittura del 4,8 per cento medio annuo.

Perché l'Italia non cresce
"Come sostengono molti esperti, siamo in una fase di stagnazione secolare - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi dell'organizzazione mestrina, Paolo Zabeo - e le previsioni, purtroppo, non lasciano presagire nulla di buono. L'economia mondiale sta rallentando, manifestando evidenti segnali di incertezza e di sfiducia in tutta l'area dell'euro che, comunque, in questi ultimi 18 anni è cresciuta del 30 per cento; 7 volte in più dell'incremento registrato dall'Italia. Bassa produttività del sistema Paese, deficit infrastrutturale, troppe tasse e una burocrazia eccessiva sono le principali cause di questo differenziale con i nostri principali partner economici".

Il confronto con gli altri
Impietoso è anche il confronto internazionale. La crescita registrata dai principali Paesi dell'area dell'euro è stata molto superiore alla nostra. Se in Italia negli ultimi 18 anni l'incremento del Pil è stato di 4 punti percentuali (variazione calcolata su valori reali), in Francia l'incremento è stato del 25,2 per cento, in Germania del 26,5 per cento e in Spagna addirittura del 34,7 per cento.

L'area dell'euro (senza Italia) ha riportato una variazione positiva del 29,7 per cento. Tra i 19 paesi che hanno adottato la moneta unica solo il nostro Paese (-4,1 per cento) e la Grecia (-23,8 per cento) devono ancora recuperare, in termini di Pil, la situazione pre-crisi (anno 2007).

Ligi al rigore
Se però, sempre in questo arco temporale, analizziamo l'andamento dei nostri conti pubblici, il rigore non è mai venuto meno. "Negli ultimi 18 anni - dichiara il segretario della Cgia Renato Mason - solo in un anno, il 2009, il saldo primario, dato dalla differenza tra le entrate totali e la spesa pubblica totale al netto degli interessi sul debito pubblico, è stato negativo. In tutti gli altri anni, invece, è stato di segno positivo e, pertanto, le uscite sono state inferiori alle entrate. A ulteriore dimostrazione che dall'avvento della moneta unica, l'Italia ha mantenuto l'impegno di risanare i propri conti pubblici, nonostante gli effetti della crisi economica siano stati maggiormente negativi da noi che altrove".

Cosa traina l'economia italiana
Il settore manifatturiero continua a essere il vero motore dell'economia del paese e anche i dati della produzione industriale di questi ultimi 18 anni fotografano tutte le difficoltà che, ovviamente, hanno condizionato la mancata crescita del Pil.

Rispetto al 2000 l'Italia sconta un differenziale negativo del settore manifatturiero pari a 16,1 punti percentuali. I comparti che hanno registrato i risultati più negativi sono:
la gomma/plastica (-27,4 per cento),
il mobile (-28,4 per cento),
il legno/carta/stampa (-32,9 per cento),
il tessile/abbigliamento/calzature (-34,3 per cento),
il computer/elettronica (-38,4 per cento)
le apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (-49,9 per cento)
Tra tutti i comparti analizzati solo gli alimentari/bevande (+15,7 per cento) e il farmaceutico (+31,6 per cento) hanno incrementato la produzione in questi ultimi 18 anni.

Nessuno peggio di noi
Ancora una volta nessun altro tra i principali Paesi avanzati dell'Ue ha fatto peggio. Sebbene Spagna (-14,5 per cento) e Francia (-5,7 per cento) abbiano ottenuto degli scostamenti negativi, di tutt'altro segno è la performance registrata dal settore industriale tedesco.

Tra il 2000 e il 2018 la produzione manifatturiera in Germania è aumentata di quasi 33 punti percentuali. Secondo la Cgia, "il tema degli investimenti rimane centrale per delineare qualsiasi politica di sviluppo economico. Senza investimenti", sottolinea la confederazione, "non si creano posti di lavoro stabili e duraturi in grado di migliorare la produttività del sistema e, conseguentemente, di far crescere il livello delle retribuzioni medie. Il crollo avvenuto in questi ultimi anni è stato dovuto alla crisi, ma anche ai vincoli sull'indebitamento netto che ci sono stati imposti da Bruxelles che, comunque, potremmo superare, se, come prevede il Fiscal Compact, l'Unione europea introducesse la golden rule. Ovvero, la possibilità che gli investimenti pubblici in conto capitale vengano scorporati dal computo del deficit ai fini del rispetto del patto di stabilità fra gli stati membri".

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it.
Se invece volete rivelare informazioni su questa o altre storie, potete scriverci su Italialeaks, piattaforma progettata per contattare la nostra redazione in modo completamente anonimo.

Da - https://www.agi.it/economia/crescita_italia-4905534/news/2019-01-27/

Admin:
Abbiamo già sintetizzato il pensiero di fondo che mi ha ispirato in questo cammino teorico, ma se realizzato in positivo anche molto pratico nel suo agire con i principi di Aziendalismo, applicato all’attività politica e di governo, che intende considerare lo Stato e la sua gestione come l’azienda più Grande e importante d’Italia che dopo averla riscattata dal degrado odierno, deve essere portata al miglior funzionamento possibile.
Una nazione Italia capace di benefici effetti per tutti i Cittadini, compartecipe attiva nel migliorare l’Europa e non ultimo costruttrice di pace nel mondo. 

DOMANISMO
Un percorso a tappe che valutiamo suddiviso come segue: “Ieri, Oggi, Domani, Adesso”, che per noi significano riflessioni sul passato (“Ieri”), verifica del Presente (“Oggi”), progetto sul nostro “Domani” per arrivare dopo la realizzazione dello studio progettuale e l’inizio delle attività di revisione e scelta delle priorità nazionali e regionali, arrivare ad un futuro “Adesso” che vede il Progetto di Governo una realtà finalmente operativa.

Ieri: - il Passato, ricco di tutto, nel bene e nel male. Una ricchissima miniera di materiale storico su cui riflettere, soprattutto per non ripetere gli errori commessi dall'umanità.

Oggi: - il Presente, con l’eredità di vistose anomalie e discriminazioni, le delusioni, la rabbia, che vengono dall’Ieri che ha comportato azioni errate, oppure inazioni, e che è stato caratterizzato da percorsi erronei, condotto da poteri disonesti, ma soprattutto dalla diffusa indifferenza verso le pene nel mondo o peggio dallo sfruttamento di larghe fasce di umanità.

Domani: - finalmente il Progetto del Governo di Legislatura, più aziendalista che politico, ma che nasce da diversi Partiti che lo pensano, insieme, lo redigono come bozza, congiuntamente, lo definiscono e perfezionano prima di presentarlo e, insieme, portarlo all'approvazione degli elettori.

Adesso - quando vi saremo giunti, dopo aver compiuto il tempo del “Domani”, il Progetto governerà l’Italia. Non una tappa, quest’ultima, ma un’impegnativa Base di Partenza, perché è nel tempo che chiameremo “Adesso” (tra pochi mesi o pochi anni) che dovrà esserci l’inizio dell’operatività del Governo del Risorgimento degli Italiani, la nascita dell’Italia Nuova Democratica Riformista Progressista.

L’impegno assunto al cospetto dei Cittadini, il lavoro sociale e politico svolto dimostreranno, in modo evidente e concreto, i primi segni ben visibili della rigenerazione della nostra realtà di Nazione complessa ma unita.

ggiannig

da Fb gennaio 2019

Arlecchino:
"LA RIPARTENZA" di Paolo Bagnoli

31-03-2017 - EDITORIALE

 "LA RIPARTENZA" di PAOLO BAGNOLI

"La RIVOLUZIONE DEMOCRATICA" riparte con una nuova serie dopo quella cartacea del 2012. Già il titolo rivela la nostra intenzione: siamo dei socialisti che non si danno per vinti e che vogliono contribuire a tenere viva la fiamma del socialismo che, per noi, è un tutt´uno con il simbolo giellista. Siamo dei socialisti liberali e non crediamo che in Italia la possibile rinascita di un soggetto organizzato del socialismo possa avvenire con l´assemblaggio dei reduci. La storia del socialismo italiano segna una vicenda gloriosa; una vicenda finita male, ma non si è mai visto, nemmeno in politica, che un suicidato ritorni in vita. Quella lunga storia è per tanti versi la nostra storia anche se, in verità, la frattura con il socialismo liberale, avvenuta nel 1930, quando apparve il saggio di Carlo Rosselli, in effetti non venne più recuperata. Nel 1958, con l´entrata del Movimento di Unità Popolare nel PSI quest´ultimo riconobbe che quell'eresia faceva parte del patrimonio del socialismo italiano. Nel dibattito, un po´ underground, che anima i gruppi socialisti sparsi in Italia, noi vogliamo starci con la nostra specificità convinti come siamo che, per sfidare nuovamente la storia, occorrono idee e intenzioni precise. L'organizzativismo è solo un girotondo che nulla costruisce. Il socialismo si fonda sulla libertà e sulla volontà di lotta degli uomini e l´Italia attende ancora quella rivoluzione democratica che possa salvarla dal vento gelido della destra populista e dai partiti nazione che sono solo l´incarnazione personalistica di una "democrazia verticale". L´Italia ha bisogno di un progetto di rivoluzione democratica attorno al quale far ripartire un socialismo nuovo e, pure, una sinistra nuova. Con questa intenzione torniamo in campo convinti che anche il nostro piccolo contributo possa essere prezioso.

Fonte: di PAOLO BAGNOLI
Da - https://www.rivoluzionedemocratica.it/LA-RIPARTENZA-di-PAOLO-BAGNOLI.htm

Arlecchino:
Italia - 15 febbraio 2019
Aggiornato il 17 agosto 2019.

Domanismo perché abbiamo bisogno di tempo per capire e progettare come cambiare modo di pensare per decidere di agire diversamente da come fatto sino ad ora, dove abbiamo sbagliato.

Il nostro "Domani" non è un voler rinviare a dopo la soluzione dei problemi ma, al contrario, attivarsi subito per capire come arrivare al miglior Domani.
Cioè ad un “Nuovo Oggi”.

Il Domanismo è un luogo virtuale dove incontrarsi per studiare come riuscire a cambiare modo di pensare per evolvĕre, senza doverlo negare, da un "Oggi" che si occupa della gente e del singolo Cittadino, soltanto per assoggettarli.
Nessuna negazione revisionista sul passato o del presente.

Ma certamente un Progetto di Governo socio-politico da mettere a punto per rendere protagonisti almeno i Liberi Cittadini Evoluti.
Contribuire alla realizzazione di una nuova Italia i cui abitanti (Cittadinanza e Popolazione) si rendano conto del perché i comuni problemi che li tiranneggiano dipendono dal nostro modo d’essere Italiani.

ggiannig
(Rivisto e modificato in parte il 17 agosto 2019)

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