Servono i Dem-Chisciotte
Pubblicato: 07/02/2017 10:53 CET Aggiornato: 59 minuti fa
(La libertà, Sancio, è uno dei doni più preziosi che il Cielo diede agli uomini. Non la eguagliano i tesori che racchiude la terra né il mare nasconde)
La sconfitta del Sì al referendum ha segnato un brutto colpo per coloro che hanno sostenuto Matteo Renzi e il suo sforzo di rinnovamento e hanno interpretato il suo movimento come un continuum del percorso che dal, "centrosinistratuttoattaccato", ha visto prima nascere e morire la speranza dell'Ulivo e poi nascere e, speriamo, non morire il Partito Democratico.
Nelle riflessioni post sconfitta e post assemblea nazionale mi sono ritrovato a riecheggiare con alcuni amici, quasi come una profezia che si auto-avvera, la figura di Don Chisciotte de la Mancha.
Tra di essi, Iole Scamuzzi, ricercatrice universitaria, filologa e ispanista. Ed eccoci insieme, in queste righe, a immaginare un democratico don chisciottiano contemporaneo, una sorta di dem-chischiotte, che irriducibile non molla la presa. Una figura in cui mi riconosco profondamente. Ma cosa c'entra l'eroe di Cervantes con Renzi e il Pd? Che cosa c'entra il renzismo con Don Chisciotte?
Come ogni grande classico della letteratura, Don Chisciotte dice a ciascuno qualcosa che lo riguarda. Per questa ragione, nel corso della storia sono stati molti i movimenti politici o ideologici che hanno voluto richiamarsi a questa o quella caratteristica del cavaliere errante: anarchici e comunisti hanno apprezzato la sua sensibilità per il dolore degli oppressi; cattolici e mistici hanno ammirato la sua fede incrollabile e pura; avanguardisti e fascisti ne hanno imbracciato l'eroismo volontarista.
Ecco anche qui si intende evocare, attraverso questa figura così ricca di significati, un universo valoriale che, dopo aver raggiunto visibilità nazionale e internazionale con Matteo Renzi, ha ora bisogno di ripensarsi perché il 4 dicembre non ponga fine a un'innovazione di cui sentiamo il bisogno urgente.
Come Don Chisciotte e il suo autore Cervantes, crediamo che gli interessi da difendere siano i più fragili; che la libertà, di coscienza, di pensiero e di azione, siano "il sale della vita"; che saper ridere dei propri eroi e financo di sé stessi sia la chiave per rialzarsi dopo le batoste e continuare a vedere castelli e principesse là dove si trovano rovine e malaffare.
Don Chisciotte non è affatto ingenuo: sa reinventare il reale a partire dall'analisi delle sue piaghe, sa vedere i limiti dell'invenzione, sa tornare a inventare il futuro dopo la più sonora sconfitta.
Per questo oggi ci immaginiamo come un Dem-Chisciotte: l'umorismo di Cervantes ci guida a rifiutare l'irrazionalismo e ci accompagna per svelare le interessanti ambiguità del reale. E da qui si riparte, sfidando gli incantatori del terzo millennio. E chissà se in giro per l'Italia ci sono altri come noi che inseguono i sogni e, perseveranti, cavalcano dei Ronzinanti con un ironico sorriso sornione sulle labbra. Siano essi fuori o dentro il Pd, pronti a ripercorre quel sentiero che si estende oltre ai mulini a vento. Oggi non servono i renziani, forse non sono mai serviti, i dem-chischiotte invece sì.
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