Giuseppe Alberto FALCI. Pd, Renzi: si chiude un ciclo, sì al congresso prima ...

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Arlecchino:
Patto Renzi - Cardinale per battere i Cinquestelle in Sicilia

Pubblicato il 08/04/2017

GIUSEPPE ALBERTO FALCI

Aspettando che vinca le primarie del Pd Matteo Renzi studia già da segretario. E a pochi giorni dalla tappa finale del congresso, l’ex premier guarda con un certo interesse alle regionali siciliane. Da sempre definito il “laboratorio politico del Paese”, nell’isola il rinnovo del Parlamentino è fissato per il prossimo 5 novembre. La partita siciliana è il primo vero test prima delle politiche del 2018. Nell’isola il clima continua a surriscaldarsi. Vittorio Sgarbi, in passato sindaco di Salemi, si dice pronto a scendere in campo: «Mi candido a presidente della regione siciliana». Mentre il governatore uscente Crocetta potrebbe candidarsi ugualmente senza il sostegno del Pd. 

Già, il Pd. I dem sono in grande difficoltà. Il motivo? Diversi istituti di ricerca stimano il Pd sotto il 10% in Sicilia, mentre il M5s con il vento in poppa con percentuali superiori al 30%. Ma in queste ore l’ex premier prova a correre a ripari. Non è un caso che giovedì prima di incontrare i parlamentari della sua mozione al Nazareno, Renzi abbia pranzato a pochi metri dal Quirinale con Luca Lotti, Davide Faraone, e l’intramontabile Totò Cardinale, accompagnato da una delegazione del suo partitino “Sicilia Futura”. La location è “Rinaldi al Quirinale”, ristorante frequentato dagli inquilini di Palazzo Koch e da quelli del Colle. Davanti a una seppia saltata con carciofi croccanti, «Matteo» e «Totò» si sono guardati negli occhi. 
 
L’uno ha rassicurato l’altro. Renzi si fida di Cardinale, politico di lungo corso che ha attraversato la prima e la seconda Repubblica ricoprendo l’incarico di ministro delle telecomunicazioni negli anni dei governi presieduti da Massimo D’Alema. Matteo lo ritiene un conoscitore del territorio come pochi. L’ex sindaco di Firenze ha chiesto un parere sul congresso e le prossime regionali. «Sono certo che il 30 aprile la Sicilia mi farà un gran regalo. Però vi vorrei fare una domanda: alle regionali ce la faremo o vinceranno i cinquestelle?». La domanda stuzzica Cardinale. Totò si sistema la cravatta, dà un’occhiata a tutta la tavolata, prende carta e penna e inizia a sciorinare numeri che rallegrano i commensali: «Matteo, il Pd non prenderà meno del 15%, la mia lista otterrà almeno il 10%, la lista di Leoluca Orlando e dei sindaci il 10%, e un altro 10% arriverà dai centristi di Alfano e D’Alia, mi sembra che ci siamo, no? Eppoi un altro 10% arriverà dal nostro valore aggiunto che si chiama Renzi». Matteo sorride e replica così: «Mi hai convinto, ordiniamo il caffè?». 

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Da - http://www.lastampa.it/2017/04/08/italia/politica/patto-renzi-cardinale-per-battere-i-cinquestelle-in-sicilia-Rk3Cvtuq0qySi1jGpkq6XN/pagina.html

Arlecchino:
Walter Verini (Pd): “E’ una dialettica fisiologica “
Pubblicato il 15/04/2017

GIUSEPPE ALBERTO FALCI
ROMA

«Più che uno scontro vedo semplicemente una normale dialettica tra il governo e il Pd». Walter Verini, parlamentare renziano, dai toni dialoganti e riflessivi, non accetta la lettura che si dà in queste ore. E sulla battaglia che dietro le quinte si starebbe consumando fra i tecnici dell’esecutivo e il segretario uscente del Pd Renzi preferisce sorridere e affermare: «Mi sembra tutto una tempesta in un bicchier d’acqua» 

E allora onorevole Verini, di cosa si tratta? 
«Le ripeto, è una dialettica fisiologica tra soggetti che hanno ruoli diversi. Padoan tratta tutti i giorni con Bruxelles e il Pd ha un orizzonte diverso. E chiedere all’Europa di cambiare, di non essere solo vincolistica e ragionieristica non significa solo fare gli interessi dell’Italia ma anche dell’Europa stessa». 
 
Orfini ha detto chiaramente: «Grazie a noi il Def è migliorato, pensavano di decidere in tre». 
«Il governo era portato a tenere più in considerazione le esigenze dell’Europa. Mentre il gruppo del Pd ha puntato su una manovra che non deprimesse la ripresa. Distinzioni che poi sono diventate complementari».
 
Se Padoan ascolta il Pd, Calenda continua a prendere le distanze dal Pd e da Matteo Renzi. Al punto che il presidente dem Orfini lo ha definito un ottimo leader per il centrodestra. 
«Mi auguro che il centrodestra trovi una leadership moderata ed europeista, e non populista ed estremista. Quanto a Calenda, essendo stato ed essendo un ministro di governi presieduti dal Pd, e rimanendo il Pd un partito a vocazione maggioritaria, non regalerei i Calenda al centrodestra». 
 
Lei ritiene ancora possibile una ricucitura tra il Pd e il ministro Calenda? 
«Avere momenti di discussioni e diversità di opinione non vuol dire necessariamente scontrarsi». 

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