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Autore Discussione: La cancelliera AL BUNDESSTAG. «Sarà un negoziato senza sconti e per Londra ...  (Letto 1874 volte)
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« inserito:: Giugno 29, 2016, 06:21:48 pm »

La cancelliera AL BUNDESSTAG
«Sarà un negoziato senza sconti e per Londra niente privilegi»

    –di Angela Merkel 29 giugno 2016

Pubblichiamo il testo dell'intervento di ieri al Bundestag del cancelliere tedesco Angela Merkel.

Egregio Signor Presidente, cari colleghe e colleghi, signore e signori. Il popolo inglese ha deciso lo scorso giovedì a maggioranza di voler porre fine all'appartenenza del Paese all'Unione europea. Con grande rincrescimento io, e con me l'intero Governo federale, ho preso atto di questa decisione. Tuttavia, pur con ogni rammarico, va da sé che una decisione libera e democratica delle elettrici e degli elettori britannici va rispettata. E ancor più, è ora necessario guardare avanti e fare tutto il possibile per trarre le giuste conclusioni e adottare sollecitamente le necessarie misure.

Ripeto quel che ho già detto venerdì: l'importanza della decisione del popolo britannico non può essere valutata appieno oggi, sia per il Regno unito che per l'Unione europea. Lo scorso giovedì abbiamo avuto una svolta per l'Europa. Si è trattato di una svolta nel processo di unificazione europeo. L'Europa ha già superato molte gravi sfide e anche qualche crisi, ma una situazione come quella attuale non si è mai presentata nei quasi 60 anni dall'approvazione dei Trattati di Roma.

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In una tale situazione si fanno, come è naturale, molte proposte in parte diametralmente opposte. Si va dalla richiesta di procedere a grande passi con l'integrazione europea – si potrebbe quasi dire, ora più che mai – trasferendo altri diritti sovrani sul piano europeo, o viceversa di prendere in considerazione la possibilità che gli Stati membri riprendano alcune competenze facendo il possibile perché l'Unione europea si tenga fuori dalle questioni dei singoli Paesi.
Per essere chiari: ogni proposta che venga dall'Unione europea dei 27 nel suo insieme come conseguenza di questa crisi è benvenuta. Ogni proposta che viceversa possa rafforzare le forze centrifughe, che già tanto hanno logorato l'Europa, avrebbe conseguenze imponderabili per noi tutti. L'Europa ne sarebbe ancor più divisa. Io mi impegnerò con ogni forza per impedirlo – e con me tutto il Governo.

Vedo buone possibilità che questo proposito abbia successo. Poiché oggi, cinque giorni dopo il referendum, abbiamo già molto più chiaro rispetto a venerdì, quello che va fatto, nel Consiglio europeo che inizia oggi e in seguito.
Primo. Avvertiamo quanto sia necessario e determinante che noi, i 27 Stati membri, ci dimostriamo disposti a prendere le giuste decisioni e capaci di agire di conseguenza, sulla base di un'analisi della situazione affrontata con calma ed equilibrio. Insieme, che vuol dire: tutti i 27, gli Stati della zona euro e quelli che non hanno adottato la moneta unica, i piccoli con in grandi, i vecchi Stati membri insieme ai nuovi.

Secondo. Spetta anzitutto alla Gran Bretagna spiegare come intende impostare il futuro rapporto con l'Unione europea. Abbiamo saputo che il primo ministro inglese David Cameron, diversamente da quanto si poteva ipotizzare, intende lasciare al suo successore l'onere di stabilire quali azioni concrete intraprendere dopo il referendum. Nessuno può e deve nutrire dubbi che si tratta di una decisione che riguarda solo gli inglesi. Ma al tempo stesso non può e non deve esservi alcun malinteso su quali siano le condizioni generali previste per un caso come questo dai Trattati europei.

Secondo l'articolo 50 dei Trattati europei la Gran Bretagna deve comunicare formalmente al Consiglio europeo la sua volontà di rinunciare ad essere Paese membro. Ricevuta questa istanza, i 27 Stati membri stabiliranno le linee guida del Consiglio europeo per le trattative richiamandosi all'articolo 50 paragrafo 2 dei Trattati europei. Una volta stabilite queste linee guida le trattative potranno aver inizio, non prima, non in maniera formale né informale.

Per riassumere chiaramente: Prendiamo atto che la Gran Bretagna non intende ancora presentare un'istanza secondo l'articolo 50 dei Trattati dell'Ue; la Gran Bretagna da parte sua deve prendere atto che non potranno esservi e non vi saranno trattative o colloqui preliminari di qualunque natura, formale o informale, fino a che non sarà presentata l'istanza in virtù dell'articolo 50.
Posso solo consigliare ai nostri amici inglesi di non farsi illusioni per quanto riguarda le necessarie decisioni che vanno prese in Gran Bretagna.

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Non appena e solo quando l'istanza sarà stata presentata secondo l'articolo 50 dei Trattati europei sarà calcolato il termine di due anni per le trattative. Un termine che potrà anche essere prolungato, ma solo con una risoluzione unanime. Alla fine del procedimento si avrà un accordo sui singoli particolari dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. Fintanto che le trattative saranno in corso la Gran Bretagna resterà membro dell'Unione europea. Tutti i diritti e i doveri risultanti da questa appartenenza resteranno validi a andranno rispettati in pieno fino all'effettiva uscita: ciò vale in egual misura per entrambe le parti.

Terzo. Nelle trattative per l'uscita successive alla presentazione dell'istanza secondo l'articolo 50 dei Trattati europei vanno determinate anche le regole formali e di contenuto per i futuri rapporti tra l'Unione europea e il Regno unito. Dal mio punto di vista la Gran Bretagna dovrebbe avere un grande interesse a improntare queste relazioni in modo stretto e amichevole. Ma anche la Germania trarrà naturalmente beneficio da un reciproco rapporto d'amicizia, perché la Gran Bretagna è e resta un partner importante cui molto ci lega: i buoni rapporti di vicinato tra i nostri cittadini, il legame culturale, l'interdipendenza economica, la nostra collaborazione nella politica estera e di sicurezza e non ultimo i nostri valori comuni.

Non dimentichiamo poi che siamo e rimaniamo stretti alleati nella Nato, in cui, insieme agli Sati Uniti d'America, abbiamo assunto una responsabilità particolare per la libertà, la sicurezza e la stabilità in Europa. Partendo da questi presupposti possiamo costruire i futuri rapporti tra la Gran Bretagna e l'Unione europea, oltre alle nostre relazioni bilaterali con il Regno unito, come si sono sviluppati dalla fine della Seconda guerra mondiale e che porteremo avanti in profonda amicizia.

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Del resto tutto questo non è in contraddizione con il fatto che la Germania e l'Unione europea condurranno le trattative con la Gran Bretagna sulla base dei loro interessi. Ciò significa, da un lato, che le trattative con un futuro Stato terzo non può far sì che siano messe in discussione la conquiste delle intese tra i 27 Stati membri.

Questo significa anche, dall'altro lato, che nelle trattative il Governo federale riserverà sempre una particolare attenzione agli interessi dei cittadini tedeschi e delle imprese tedesche. Penso qui anche ai molti cittadini tedeschi che vivono in Gran Bretagna, di cui alcuni in questi giorni si preoccupano per il loro futuro. Possono esser certi che noi in Germania ci impegneremo per trovare soluzioni ottimali a tutti i loro problemi.

Quarto. Possiamo assicurare che le trattative non saranno condotte in base al principio della selezione fatta a proprio esclusivo vantaggio.
Deve esserci e ci sarà però un'evidente differenza tra lo Stato che vuole esser parte della famiglia dell'Unione europea e gli altri.
Chi vuole uscire da questa famiglia non può attendersi che tutti i doveri decadano, mentre restano i privilegi.

Chi per esempio vuole avere libero accesso al mercato unico europeo deve di conseguenza accettare anche le libertà fondamentali europee, le regole e gli altri obblighi che vi si accompagnano. Questo vale per la Gran Bretagna come per chiunque altro.

Il libero accesso al mercato unico è riservato a chi accetta le quattro libertà europee fondamentali: quella delle persone, dei beni, dei servizi, dei capitali. La Norvegia per esempio non è membro dell'Unione europea e tuttavia ha libero accesso al mercato unico perché come contropartita accetta tra l'altro la libera circolazione dall'Unione europea.
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Quinto. Non dobbiamo restringere il dibattito alla questione più o meno Europa. Quello di cui abbiamo bisogno piuttosto è un'Europa vincente, cioè un'Europa che sia vicina ai cittadini, con cui essi possano identificarsi e che migliori in modo tangibile la loro vita. Ecco la necessità del momento.
E' questo il compito delle istituzioni dell'Unione europea e degli Stati membri in egual misura.

Un'Europa di successo è un'Europa che rispetta i suoi trattati e mantiene le sue promesse. In passato non sempre ci siamo riusciti. A Lisbona nel 2000 l'Unione europea ha fatto una promessa che vorrei qui riproporre alla lettera. Cito delle conclusioni del Consiglio europeo del 23/24 settembre 2000.
L'Unione si è posta oggi un nuovo obiettivo strategico per il prossimo decennio: l'obiettivo di fare dell'Unione lo spazio economico più competitivo e dinamico del mondo basato sulle conoscenze, uno spazio economico che sia in grado di promuovere una crescita economica duratura con più e migliori posti di lavoro e una maggior coesione sociale.

La promessa ai popoli europei, quella di creare posti di lavoro e benessere, non è stata un delirio di grandezza dei politici di allora, ma non è stata mantenuta perché le regole sono state ignorate, perché gli accordi non sono stati onorati, perché gli interessi particolari si sono imposti contro il bene comune.
In sé, la promessa di benessere non era sbagliata, al contrario. Perciò ora dobbiamo fare un nuovo tentativo e impegnarci tutti per rendere l'Europa più competitiva e ridurre la frattura tra i vincitori e i perdenti della globalizzazione. Una parte di questo impegno consiste nel non perdere l'appuntamento con la digitalizzazione e l'alta tecnologia. Nell'intraprendere ulteriori sforzi nel campo della ricerca e dell'innovazione. Nell'affrontare finalmente la disoccupazione giovanile che continua a essere troppo alta.

Solo così saremo stabilmente vincenti con il nostro modello economico e sociale. Solo così libereremo molte persone dal dubbio di fondo sulla bontà del processo di unificazione europeo.

Sesto. Dobbiamo trarre le nostre conclusioni dal referendum in Gran Bretagna con coscienza storica. Non dobbiamo dimenticare, anche se quasi abbiamo rimosso questo pensiero, che l'idea di unificazione europea è stata un'idea di pace. Dopo secoli di spaventosi massacri, i promotori dell'unificazione europea hanno trovato la strada verso la riconciliazione e la pace, manifestatasi nei Trattati di Roma quasi 60 anni fa.

Tutti vediamo che il mondo è un mondo di disordine. Anche in Europa notiamo le conseguenze della privazione di libertà, delle crisi, dei conflitti, delle guerre in terre a noi vicinissime e che sono già costate la vita a molti, mentre molti altri sono stati sradicati e cacciati dai loro Paesi. Siamo, noi europei, dinanzi a sfide di politica estera e di sicurezza che per lungo tempo nessuno affronterà per noi e di cui dobbiamo per primi farci carico. Non possiamo perciò, pur con tutta l'attenzione che va riservata alla decisione del popolo inglese, distogliere neppure per un istante l'attenzione per esempio dalla condizione dei profughi siriani o iracheni.

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L'accordo tra la Ue e la Turchia funziona, ma è ben lungi dall'essere applicato in toto. La situazione delle persone che sulla rotta mediterranea finiscono nelle mani di scafisti senza scrupoli, grida vendetta al cielo. Non c'è altra via d'uscita che affrontare insieme le molteplici incombenze davanti alle quali ci pongono le migrazioni a livello planetario, ma anche i cambiamenti climatici, la lotta alla fame e il terrorismo internazionale. Perciò dobbiamo anche approntare in modo proficuo una politica comune di sicurezza e di difesa dell'Unione europea, naturalmente sempre in collaborazione con i nostri partner atlantici.
Si tratta, in un mondo sempre più interdipendente, di compiti troppo grandi perché i singoli Stati li possano affrontare singolarmente con successo.

Signore e Signori, la Germania ha un particolare interesse a far sì che l'unificazione europea abbia successo. La Germania ha, insieme alla Francia, una particolare responsabilità storica a preservare le conquiste sulla strada dell'unificazione europea. E' una responsabilità che sentiamo forte. Perciò ieri mi sono consultata con il presidente francese François Hollande e il primo ministro italiano Matteo Renzi sugli impegni futuri. Abbiamo concordato un atteggiamento comune sulle iniziative da intraprendere nei confronti della Gran Bretagna e abbiamo stabilito di continuare a portare avanti l'idea di Unione europea.

Oggi e domani avremo la possibilità di approfondire questa discussione con gli altri capi di Stato e di Governo nel Consiglio europeo di Bruxelles, insieme al primo ministro inglese David Cameron, ma anche da soli nella cerchia dei 27 Stati membri che continueranno a far parte dell'Unione europea. L'obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare al più tardi entro il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma a marzo del prossimo anno e un qualche risultato comune.

Insieme lavoreremo a che l'Unione europea tragga le giuste conclusioni dall'uscita della Gran Bretagna, in particolare nella coscienza di quanto ogni giorno traiamo beneficio dalla libertà di circolazione, di eleggere domicilio e dalle frontiere aperte. Ognuno ha il diritto di stabilirsi dovunque voglia. In Germania possiamo comprare senza limitazione alcuna prodotti portoghesi e olandesi, e al tempo stesso le nostre imprese possono vendere le loro merci senza ostacoli in Polonia e in Italia.

Possiamo essere orgogliosi dei nostri comuni valori europei, la libertà, la democrazia e lo Stato di diritto.

    “Possiamo essere fieri del nostro unico modello di società che molti nel mondo ci invidiano e che dobbiamo imporre nella competizione globale”

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Possiamo essere fieri del nostro unico modello di società che molti nel mondo ci invidiano e che dobbiamo imporre nella competizione globale. Queste conquiste storiche continueranno a esistere anche senza la partecipazione della Gran Bretagna.

Ora, a fronte di sfide tanto grandi, vogliamo lavorare e lavoreremo con ogni mezzo per far sì che l'Unione europea dimostri la versatilità di cui è stata capace anche nelle crisi precedenti. L'Unione europea è abbastanza forte per far fronte all'uscita della Gran Bretagna, è abbastanza forte per progredire anche con 27 Stati membri ed è abbastanza forte da perseguire anche in futuro i suoi interessi nel mondo. L'Unione europea è uno dei maggiori spazi economici del mondo, è una comunità unica di solidarietà e di valori con grande forza d'attrazione in tutto il mondo ed è la nostra garante di pace, benessere e stabilità.

(Traduzione di Piergiulio Taino)

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