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Autore Discussione: SALVINI  (Letto 20474 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Aprile 16, 2018, 11:47:22 am »

Siria, Salvini: "Pazzesco, fermatevi". Ma Berlusconi prende le distanze: "Meglio tacere"

Il segretario della Lega critica la decisione di Usa, Francia e Gran Bretagna di sferrare l'attacco contro il regime di Assad, ma il leader di FI lo boccia: "In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla".

Gentiloni: "Operazione non partita da basi italiane, ora diplomazia". Tajani: "Inaccettabile l'uso di armi chimiche. Europa sia garante della pace"

Di CARMELO LEO
14 aprile 2018

ROMA - Arrivano anche le reazioni delle forze politiche italiane all'attacco in Siria da parte di Usa, Gran Bretagna e Francia, rappresaglia dopo i bombardamenti con armi chimiche di Douma della settimana scorsa, attribuiti dalle forze occidentali al regime di Bashar al-Assad. Il primo a commentare, in modo molto critico, l'azione militare di stanotte è stato il leader della Lega Matteo Salvini. Dal quale però, poco dopo, Silvio Berlusconi ha preso le distanze. Scavando un altro solco nella già precaria alleanza tra le forze di centrodestra in vista della formazione del nuovo governo.

"Stanno ancora cercando le 'armi chimiche' di Saddam - ha scritto il leader della Lega su Twitter - stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi 'missili intelligenti', aiutando per altro i terroristi islamici quasi sconfitti. Pazzesco, fermatevi".


Matteo Salvini
@matteosalvinimi
 Stanno ancora cercando le "armi chimiche" di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi "missili intelligenti", aiutando peraltro i terroristi islamici quasi sconfitti. Pazzesco, fermatevi.#Siria #stopwar #stopisis
09:19 - 14 apr 2018


Ma Berlusconi ha subito bocciato il duro commento di Salvini: "In queste situazioni - ha fatto sapere - è meglio non pensare e non dire nulla. Si tratta di un attacco su obiettivi precisi contro siti legati alla produzione di armi chimiche, che traduce il principio internazionale di condanna di queste armi". L'ex Cavaliere si è soffermato poi sulle difficoltà italiane di formare un nuovo governo: "Trump ha voluto avere al suo fianco la Francia e il Regno Unito, questo vuol dire che dovremmo con sollecitudine avere un nostro governo, forte e autorevole: quello del centrodestra. Oggi purtroppo siamo arrivati ad una situazione in cui abbiamo un governo che non conta niente".

Dell'evoluzione in Siria è stato costantemente informato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che si è mantenuto in contatto con i ministri degli Esteri e della Difesa e con i vertici militari. Intorno alle 10.30, poi, il premier si è presentato per una dichiarazione presso la Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi: "Le conseguenze umanitarie sulle vittime civili di queste armi atroci non sono degne della nostra civiltà. Le abbiamo viste in questi giorni e non possiamo più tollerarle. Questo impegna le forze occidentali per prevenire l'utilizzo di armi chimiche. L'azione di questa notte è stata circoscritta e mirare a colpire la fabbricazione di armi chimiche. Ma non può essere l'inizio di un'escalation".

"L'Italia - ha continuato poi il premier - non ha partecipato a questa attività militare. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sono Paesi alleati, ma abbiamo insistito e chiarito che il supporto logistico che forniamo soprattutto agli Usa, in questo caso particolare, non poteva in alcun modo tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria".

A cascata sono arrivati poi i commenti delle altre forze politiche italiane. Su Facebook la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha definito l'attacco in Siria "fuori dalla legalità internazionale, in assenza di un pronunciamento dell'Onu sui presunti attacchi chimici". "Evidentemente - ha continuato - i disastri causati in Libia non hanno insegnato nulla. L'Italia non assecondi questa pericolosa deriva".

Anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha affidato la sua prima reazione a Twitter: "L'uso di armi chimiche è inaccettabile. L'Europa - ha scritto - deve giocare un ruolo maggiore nel garantire la pace e nell'evitare l'aggravarsi di crisi umanitarie, come quella che soffrono i siriani". Tajani ha inoltre spiegato che lunedì, durante la seduta plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, si terrà un dibattito sulla questione siriana.


Antonio Tajani
@EP_President
09:21 - 14 apr 2018 · Elsene, België


In una nota congiunta, il segretario reggente del Pd Maurizio Martina e il responsabile esteri del partito Piero Fassino hanno ribadito "il massimo impegno politico e diplomatico per bandire l'uso criminale di armi chimiche, fermare le violenze e restituire la parola al negoziato come unica strada per mettere fine al dramma che la Siria vive da sette anni". In questo senso, "la Conferenza internazionale sulla Siria convocata il 24/25 aprile a Bruxelles dovrà essere la sede per uno sforzo di responsabilità di tutta la comunità internazionale".


Il senatore di Forza Italia Paolo Romani ha criticato l'azione militare di stanotte perché "non coordinata a livello Nato e senza una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu". "Senza alcuna prova certa - ha aggiunto - si colpisce solo una delle due parti in gioco, il regime di Assad, e si favoriscono i terroristi jihadisti che stanno perdendo terreno".

"Le bombe - ha twittato il coordinatore nazionale di Mdp e deputato di LeU, Roberto Speranza - non risolvono i problemi. Li aggravano. Serve un immediato cessate il fuoco e una nuova iniziativa internazionale per la #PACE".

© Riproduzione riservata 14 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/14/news/siria_salvini_pazzesco_fermatevi_-193833979/?ref=RHPPTP-BL-I0-C12-P2-S1.12-T2
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« Risposta #16 inserito:: Maggio 15, 2018, 03:58:34 pm »

Sapelli, il professore eclettico con cui Salvini sognava di laurearsi
Il suo nome circola come candidato alla premiership di area leghista. Ecco chi è l'economista che piace al Carroccio

Di ANDREA GRECO
14 maggio 2018

"Professore, io non ce la faccio a laurearmi, devo occuparmi di politica". Quando, una ventina di anni fa, Matteo Salvini annunciò a Giulio Sapelli che accantonava il sogno della laurea per riporlo in un cassetto, neanche lo scommettitore più audace avrebbe scommesso un soldo sul fatto che le loro strade oggi si sarebbero intrecciate di nuovo sulla strada della trattativa per Palazzo Chigi.

Eppure sembra sia proprio il docente di Storia economica che durante le sue lezioni all'università Statale di Milano attirava folle quasi da concerto il candidato di area leghista alla presidenza del consiglio. Un nome che a prima botta sembra sorprendente, ma non lo è così tanto se si considera cosa è accaduto in questo ventennio di grandi cambiamenti nella politica italiana. Salvini, studente di Scienze Politiche poi passato al corso di laurea in Scienze Storiche, si fermava a cinque esami dalla laurea per dichiarare pomposamente alle stampe, nel 2008, che sarebbe arrivata "prima la Padania libera della mia laurea".

La Padania è finita a sua volta nel cassetto, quel che è arrivata è una doppia onda populista in cui la Lega "nazionale" cerca oggi a tutti i costi di capitalizzare il risultato delle urne formando un governo con i Cinque stelle, altri nuovi entrati della politica. E Sapelli, accademico di vaglia con parecchie decine di pubblicazioni internazionali e libri che indagano l'economia come scienza sociale, potrebbe essere il rappresentante adatto per la strana coppia politica.

Anche Sapelli, nell'ultimo quarto di secolo, ha percorso molta strada e molte curve nel suo cursus accademico, che pure da allora ha arricchito tra gli atenei di Londra, Barcellona, Buenos Aires.

Dalla fine degli anni Novanta, con un incarico nel cda dell'Eni su indicazione del Tesoro, cominciava la sua diversificazione da ricerca e docenza al mondo dell'economia "applicata", quello in cui le imprese chiedono consigli e strategie per i loro top manager, o gli stessi governi lo fanno.

Dopo l'Eni, nel 2000, il suo amico personale Vincenzo Visco, ai tempi ministro, lo spedì a Siena per riscrivere lo statuto della Fondazione Mps: cosa che fece in breve tempo, dimettendosi subito dopo (rara avis), per lasciare il posto a Giuseppe Mussari, con quali esiti è tristemente noto. Lasciata Siena, Sapelli ha continuato nel suo ruolo di consigliere dei vertici dell'Eni tramite la Fondazione Mattei, con un excursus decennale per l'Unicredit di Alessandro Profumo, e altre collaborazioni con la Finmeccanica di Pier Francesco Guarguaglini, le Ferrovie dello Stato, la municipalizzata Meta di Modena. E tante altre, in un percorso in cui eclettismo e multidisciplinarietà sembrano far premio sulla stabilità degli orizzonti e delle cerchie relazionali.

Con questa incessante bulimia il giovane talento dell'economia di comunità, formatosi all'istituto Gramsci di Torino e poi nell'Ivrea di Adriano Olivetti, ha attraversato quasi tutti gli ambienti politici e culturali dell'Italia recente, coniugando le idee marxiste con le esigenze dettate dal presente, in temi di governance dell'impresa, geopolitica dell'energia, processi industriali e finanza tra locale e globale. Un profilo perfetto, si direbbe, per la melassa cui Salvini e Di Maio cercano di dar forma. Ma Sapelli, il professore passato per molte stagioni, non è tipo che le manda a dire, e conserva, insieme al fascino retorico del sapiente, un alto senso del suo ruolo e del suo sapere. Tutto da vedere alla prova, nel caso di un governo con le fattezze e i vincoli che si preparano.

© Riproduzione riservata 14 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/14/news/sapelli-196363527/
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« Risposta #17 inserito:: Maggio 26, 2018, 12:34:20 pm »

In tal modo i Cittadini conteranno sempre di meno!

5 parole che sono, non solo la dichiarazione di guerra contro la Democrazia Costituzionale (attacco a Mattarella il Presidente), ma anche un non volere lasciare in "fuga" il morbido (nei modi soltanto) Di Maio.
 
E' il complesso "dell'arrivato secondo" in genere ai secondi viene l'ulcera.

A differenza di ciò che appare Di Maio non è in difficoltà a causa degli exploit del leghista lombardo Salvini riscattatosi dalla scuola bossiana, sono due percorsi diversi e tali torneranno ad essere (poveri noi).

Di Maio ha un compito organizzato da un algoritmo aziendalista, che può anche prevedere la sua sostituzione al balcone, Salvini no lui del balcone moderno ha necessità.

Deve farsi sentire e vedere in prima persona per arrivare a superare l’attuale percentuale di voti senza ricorrere alle maniere forti e senza rompere la cristalleria. 

 ggiannig
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