Sergio STAINO
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Sergio Staino scrive a Gianni Cuperlo: "Non vi sopporta più nessuno: così uccidete la sinistra"
l'Unità
Pubblicato: 09/08/2015 11:06 CEST Aggiornato: 6 minuti fa
"Caro Gianni, non vi sopporta più nessuno: così uccidete la sinistra". Gianni è Cuperlo, esponente della sinistra dem che ha sfidato Matteo Renzi all'ultimo congresso del Pd. Mentre l'autore del j'accuse è Sergio Staino, il vignettista inventore di Bobo, che in una lunga lettera pubblicata sull'Unità chiede a colui che aveva sostenuto come segretario del partito di non distruggere il Pd.
Già il fatto che tu metta sullo stesso piano le mie critiche a Berlusconi con le mie mancate critiche a Renzi, dimostra per l'ennesima volta un errore di valutazione in cui tu mi sembra sia caduto in pieno: considerare simili Berlusconi e Renzi (...) Oggi, così come vi comportate con Renzi, a mio avviso state pericolosamente aiutando una futura tragica vittoria di un Salvini o un Grillo.
Staino poi se la prende con i vecchi dirigenti del Pd.
(...) si autoassolvono pensando che Renzi non c'entri niente con loro, che sia come un fungo nato dal nulla, un fungo malefico che va estirpato in modo che il partito ritorni nelle loro mani. Quale sogno demenziale e quale cecità politica nel rinunciare caparbiamente ad una verità dura ma realistica: tutti loro, Gianni, sono ormai fuori dalla storia, nel bene e nel male hanno fatto il loro tempo e sono, come capita a tutti, finiti.
Il vignettista pone anche la sua attenzione sugli scopi della minoranza Pd.
Allora, ti chiedo, che senso ha fare una guerriglia interna al Pd quando non si hanno obbiettivi su cui spostare l'opinione, le speranze e la forza dei nostri elettori? Cosa stai offrendo di concreto al loro smarrimento? Nulla. Solo la coscienza che Renzi è una merda. E allora? È chiaro che questo genera scoramento, amarezza e anche al miglior compagno viene la voglia di dire "ma andate a fare in culo tutti quanti".
In questo modo state uccidendo la sinistra, date un'immagine di voi stessi come degli estremisti disperati che urlano su tutto e tutti senza sapere cosa proporre (...) Dovete smetterla con questa strategia suicida. Vai fra la gente, esci fuori dal gruppetto della Sinistra Dem e dai quattro vecchi marpioni che vi sovrastano. Vai fra la gente, come ho fatto io in varie situazioni, in un cinema affollato, in una trattoria, in un autobus e urla: "questa Sinistra Dem ci sta veramente scassando i coglioni". Avrai come risposta una standing ovation, non vi sopporta più nessuno tranne, ovviamente, Renzi il quale con il vostro atteggiamento così assurdo e fuori dalla storia del nostro partito, si può permettere di twittare: "Tanti auguri ai gufi".
Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/08/09/staino-lettera-a-cuperlo-_n_7961200.html?1439111268&utm_hp_ref=italy
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«Compagno Cuperlo, così uccidete la sinistra»
Dal giornale
Sergio Staino nella sede del PD durante la presentazione sui risultati del progetto ''Luoghi Idea(LI)'',
Roma 13 Giugno 2015, ANSA/GIUSEPPE LAMI
La lettera aperta del papà di Bobo: «Costruite un’alternativa a Renzi ma senza distruggere il Pd. Su De Bortoli avete commesso un grave errore»
Fin dal primo giorno della nuova uscita de l’Unità ho cominciato a ricevere, oltre a tantissime testimonianze di affetto e apprezzamento, messaggi, tweet o commenti sui social network molto critici nei miei confronti, fino al limite dell’offensivo. Al di là delle diverse argomentazioni la sostanza che li caratterizza è comunque la stessa e, in soldoni, la possiamo sintetizzare così: se lavori su l’Unità vuol dire che ti sei venduto a Renzi, quindi sei un traditore della Sinistra. Tra questi anche molti sms di Gianni Cuperlo, un amico fraterno che stimo tantissimo e su cui ho sperato e operato per averlo come segretario. Con lui ho scambiato tantissimi sms con l’impressione, purtroppo, di trovarmi in un dialogo tra sordi. Alcuni giorni fa gli ho spedita questa lettera a cui non ho ancora ricevuto risposta. Ho deciso di pubblicarla non per attizzare ancor più le polemiche tra di noi ma perché i temi che si affrontano sono presenti e laceranti nell’animo di tantissimi compagni ed elettori dentro e fuori del Pd. So di non avere la verità in tasca e so anche che nel passato ho sbagliato tantissime volte: aspetto quindi, con gratitudine, ogni forma di commento e di aiuto costruttivo alla comprensione del difficile momento politico che stiamo attraversando.
Caro Gianni, ti rispondo per email perché per sms mi ci vorrebbe troppo tempo e troppo spazio. È vero che ho contestato Berlusconi per anni e continuerò a farlo fino a quando Berlusconi continuerà a stare sulla scena politica. Ma insieme a lui ho contestato spessissimo anche Prodi e ancor più D’Alema e ancor più Veltroni, o comunque tutta una mia sinistra di cui mi sento parte e di cui mi sembra doveroso segnalare le cose che secondo me sono brutte e dannose. Anzi, direi che in tutta la mia storia la preferenza a fustigare quel che ho considerato errori e malefatte della nostra parte, ha sempre fatto la parte del leone in tutto il mio lavoro: ho sempre trovato più utile e gratificante aiutare il mio schieramento a migliorarsi piuttosto che perdere troppo tempo a ripetere denunce abbastanza diffuse e condivise sulle malefatte della destra.
Tanti le denunciano in modo egregio, meglio che io le dia per scontate e mi rivolga di più ad un lavoro di semina nel nostro orto. È con questo spirito che faccio le vignette sulla Sinistra Dem e ne faccio tante perché mi sembra, in tutta sincerità, che vi stiate sempre più comportando secondo criteri e linee che ben poco hanno a che vedere con la prassi a cui siamo stati abituati, da Gramsci a Togliatti, da Berlinguer a Reichlin a Macaluso e ai tanti compagni che tu stesso riconosci come maestri. Già il fatto che tu metta sullo stesso piano le mie critiche a Berlusconi con le mie mancate critiche a Renzi, dimostra per l’ennesima volta un errore di valutazione in cui mi sembra tu sia caduto in pieno: considerare simili Berlusconi e Renzi. A mio avviso è lo stesso errore che facemmo negli anni ‘20 quando accusammo i dirigenti socialisti di socialfascismo e che abbiamo ripetuto negli anni ‘80- ’90 quando abbiamo trattato Craxi come un avversario totale e dannosissimo. Un errore talmente grosso che sicuramente ha contribuito poi alla vittoria di Berlusconi. Oggi, così come vi comportate con Renzi, a mio avviso state pericolosamente aiutando una futura tragica vittoria di un Salvini o di un Grillo. Io considero Renzi un frutto amaro del nostro partito, un frutto che ci pone ogni giorno problemi difficili e non sempre positivi.
Ma detto questo, non mi riconosco certo in chi vede in lui il rappresentante di una feroce destra neoliberista totalmente asservita al capitale finanziario. Un rappresentante che, per chissà quale magia, si è appropriato del nostro partito e che bisogna quindi combattere ed annullare con tutti i mezzi possibili, i più scorretti compresi. Renzi invece, è per noi, tu ed io, il risultato di una nostra politica e di un nostro atteggiamento etico e morale. Dico “noi” perché sei stato l’unico, alla prima assemblea della Sinistra Dem all’Eliseo, che ha saputo fare un’analisi sul perché abbiamo adesso Renzi segretario e premier e su quanta responsabilità hanno, su questo, i nostri vecchi dirigenti. Loro, invece, non hanno mai fatto questa analisi e, al contrario, si autoassolvono pensando che Renzi non c’entri niente con loro, che sia come un fungo nato dal nulla, un fungo malefico che va estirpato in modo che il partito ritorni nelle loro mani.
Quale sogno demenziale e quale cecità politica nel rinunciare caparbiamente ad una verità dura ma realistica: tutti loro, Gianni, sono ormai fuori dalla storia, nel bene e nel male hanno fatto il loro tempo e sono, come capita a tutti, finiti. Un sano atteggiamento riformista deve quindi, oggi, partire da questa constatazione: il lavoro fatto fino a ieri dai nostri dirigenti ha portato Renzi alla segreteria del partito e al governo e quindi, fino a prova contraria, non esistendo altre forze alternative di sinistra, Renzi è quanto di più progressista si possa avere in Italia in questo momento storico. Non esiste altro, non è pensabile che pattuglie sparute di compagni indignati e incazzati fino allo stravolgimento dei sensi, se ne escano autoproclamandosi “alternativa”. Quale alternativa? Che analisi hanno fatto? Che progetto hanno? Quanti compagni hanno dietro? Quanto l’immagine di loro è credibile e radicata tra le masse popolari italiane? È la solita infima minoranza che gira le loro assemblee, cambiano nomi ma son sempre quelli. Allora, ti chiedo, che senso ha fare una guerriglia interna al Pd quando non si hanno obbiettivi su cui spostare l’opinione, le speranze e la forza dei nostri militanti e dei nostri elettori? Cosa stai offrendo di concreto al loro smarrimento? Nulla. Solo la coscienza che Renzi è una merda. E allora? È chiaro che questo genera scoramento, amarezza e anche al miglior compagno viene la voglia di dire “ma andate a fare in culo tutti quanti”, e non va a votare, o vota grillino, o comincia ad ascoltare Salvini, o tenta la carta disperata di Cofferati, accumulando delusioni su delusioni e aprendo pericolosissime porte. Allora, un compagno serio e io, te lo giuro, ti considero un grande compagno e una persona onesta, seria e generosa, deve farsi carico di questa sofferenza generale e collettiva e lavorare per costruire un’alternativa.
Ma questa senza distruggere il partito, anzi, prendendo atto che Renzi è il nostro segretario e il nostro premier e quindi lavorando con lui, incalzandolo, sottolineando gli aspetti negativi delle sue scelte, aiutandolo quando le scelte sono giuste, offrendogli proposte concrete per migliorarle, accettando gli incarichi che vengono offerti e non rifiutandoli altezzosamente come tu hai fatto. Tu dai di continuo dell’arrogante a Renzi ma nel caso de l’Unità, chi è stato il più arrogante tra voi due: lui che ti ha offerto la direzione del giornale in piena autonomia per costruire uno strumento unitario o tu che gli hai risposto di no a prescindere? Ma pensa a compagni come Martina od Orlando che tentano disperatamente di elaborare dei progetti buoni nel loro settore, tanto da guadagnarsi l’elogio di Petrini da una parte o di validi giuristi dall’altra.
Ma quanto sarebbe più utile che tu li aiutassi, questi compagni, invece di star lì ad attaccarvi ad ogni cosa pur di sparare sul premier? In questo modo state uccidendo la sinistra, date un’immagine di voi stessi come degli estremisti disperati che urlano su tutto e tutti senza sapere cosa proporre. Addirittura state rincorrendo le spinte più corporative che sempre sono state presenti nella nostra società, nella scuola, nell’apparato pubblico, nelle fabbriche. Quando le vostre parole d’ordine coincidono con quelle dei Cobas o dei tanti sindacati autonomi, non vi vengono dei dubbi? Dovete smetterla con questa strategia suicida. Vai fra la gente, esci fuori dal gruppetto della Sinistra Dem e dai quattro vecchi marpioni che vi sovrastano. Vai fra la gente, come ho fatto io in varie situazioni, in un cinema affollato, in una trattoria, in un autobus e urla: “questa Sinistra Dem ci sta veramente scassando i coglioni”. Avrai come risposta una standing ovation, non vi sopporta più nessuno tranne, ovviamente, Renzi il quale con il vostro atteggiamento così assurdo e fuori dalla storia del nostro partito, si può permettere di twittare “Tanti auguri ai gufi”.
E allora, se si accetta questo atteggiamento sanamente costruttivo, riformista, responsabile, quanto sbagliata risulta la vostra scelta su De Bortoli: lo sapevate che in questo momento era una sfida, una provocazione, e a che cosa serviva? Perché non proporre un Bray ad esempio, o una Berlinguer, o un Sandro Veronesi, o un qualunque nome di personalità amata, stimata, brava che poteva costituire un ponte fra voi e Renzi? In modo infantile avete preferito la rottura. Sinceramente, non è lo stesso atteggiamento dei populisti più imbecilli? Questo è tutto quello che mi allontana da te e da quel che rappresentate politicamente. Io mi sento sempre di sinistra e cerco di portare le idee di sinistra dove posso, a cominciare dal giornale. Un grande abbraccio, Sergio
Da - http://www.unita.tv/opinioni/compagno-cuperlo-cosi-uccidete-la-sinistra/
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Sergio Staino @SergioStaino
· 14 ottobre 2016
Dario Fo, un uomo libero
Oggi, caro compagno Dario, ti salutiamo per l’ultima volta con affetto immenso e senza posare alcun bollino di proprietà sulla tua tomba, non possiamo e non vogliamo farlo, ma ti porteremo nel cuore e, spero vivamente, nelle nostre opere
Mi invitano a Sky TG24 per parlare di Dario Fo. «Lei lo ha conosciuto bene e qualche volta ha anche lavorato con lui», mi dicono, «ci porti la sua testimonianza…». Accetto volentieri, come potrei fare altrimenti? Anche per me, come per molti altri, Dario Fo è stato un amico, un collega, un compagno di strada ma, soprattutto, un grandissimo maestro. Lo conobbi nella mia lontana giovinezza attraverso quello strano film di Carlo Lizzani, Lo svitato, da allora non l’ho più perso di vista e, ogni volta che arrivava alla Pergola di Firenze, facevo una fila di ore fuori per assicurarmi un posto sufficientemente buono in loggione. Erano i tempi di “Chi perde un piede è fortunato in amore” o di “Isab ella, tre caravelle e un cacciaballe” e cose simili. Meravigliose. Fantasia, invenzione, poesia e satira tutte fuse insieme con grande maestria.
E poi lui era anche un compagno. Sì, lo sappiamo, da giovane era stato tra i repubblichini, ma si era ben riscattato, era una cosa che ormai non gli apparteneva più e noi lo seguivamo e lo amavamo tanto. Dentro il teatro, fuori del teatro, nelle piazze e, alcune rare volte, anche in televisione. Inaspettato, imprevedibile, stupefacente, curioso e straordinariamente capace di illuminarci sfuggendo ad ogni dogma.
Per questo non è per ipocrisia se questo nostro giornale dedica alla sua dolorosa scomparsa quattro pagine speciali. È un doveroso gesto di affetto e di riconoscenza che dobbiamo fare ad un grande artista, ad un grande agitatore culturale e politico, che è sempre stato con il cuore affianco degli umili e degli oppressi. Sappiamo bene che negli ultimi anni Dario Fo si è molto allontanato dalla nostra area per avventurarsi sul terreno assai scivoloso del populismo di Grillo. Forse la voglia di ribellismo, un ribellismo a tutto tondo, irriverente e senza limiti, lo ha portato a vedere cuori aperti e generosi laddove, almeno io, non trovo che egoismo e aridità. Eppure alla provocazione, alla critica e allo sberleffo ci aveva ben abituati anche negli anni passati. Però quelle incavature e quelle feroci critiche mescolate nei suoi spettacoli non ci ferivano, tutt’altro, ci facevano ridere e al tempo stesso pensare, pensare molto.
Probabilmente il rapporto tra Dario Fo e il partito non poteva essere che così: troppo anarchico per accettare un compromesso, troppo fantasioso per non vedere oltre la siepe, troppo geniale per non intuire le ipocrisie che qua e là ci accompagnavano, troppo libero per adattarsi, sia pur ad una parvenza, di centralismo democratico. Insomma, un vero compagno di strada geniale che, forse anche involontariamente, con le sue incazzature e con le sue cazzate, ci aiutava a trovare la strada giusta. Credo sinceramente che non avrei mai avuto il coraggio di mettere su un settimanale satirico come Tango, all’interno de l’Unità e con il Pci di Berlinguer, se non mi fossi abbeverato ampiamente alla fonte di Dario Fo. Così come da Gramsci ho imparato che la verità è sempre rivoluzionaria, da lui ho imparato che lo sberleffo è il modo migliore per denunciare l’ipocrisia.
Tutto questo avrei voluto dire a Sky TG24 se, come mi avevano assicurato, fossi stato intervistato su Dario Fo. Invece mi sono trovato con un grillino a cui si chiedeva ansiosamente di mettere un bollino di proprietà sulla figura di Fo. Probabilmente mi sono arrabbiato troppo ma era veramente un’immagine per me dura da sopportare. È un accostamento che non riesco a fare. Dario Fo è sempre stato l’opposto. Dario Fo è stata una figura luminosa come il sole dell’avvenire, una figura geniale e al tempo stesso solidale, sempre aperta al mondo e, anche nell’indignazione, sempre pronta al sorriso. Oggi, caro compagno Dario, ti salutiamo per l’ultima volta con affetto immenso e senza posare alcun bollino di proprietà sulla tua tomba, non possiamo e non vogliamo farlo, ma ti porteremo nel cuore e, spero vivamente, nelle nostre opere.
Da - http://www.unita.tv/opinioni/dario-fo-un-uomo-libero/
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Andrea Romano @andrearomano9
· 15 ottobre 2016
La scomparsa di Dario Fo e le due idee d’Italia
Le piccinerie che hanno accompagnato la scomparsa di Dario Fo ci raccontano anche di due idee diverse del nostro paese
C’ è chi ha tentato di fare un uso privato della scomparsa di un grande italiano di fama mondiale, Premio Nobel per la letteratura, utilizzando la sua uscita di scena come occasione per sventolare una bandierina di fazione.
Lo hanno fatto esponenti della destra tanto quanto dei Cinque Stelle, con finalità diverse ma con toni e argomenti che non a caso sono apparsi del tutto simili. A loro lasciamo volentieri la responsabilità di affermazioni che hanno rischiato di inquinare una giornata dedicata all’omaggio e al ricordo.
Questo giornale ha fatto una scelta del tutto diversa e di cui siamo particolarmente orgogliosi, salutando un uomo libero che certamente non aveva alcuna simpatia per il Partito Democratico ma che ha rappresentato (nelle parole di Sergio Staino) “un vero compagno di strada geniale: inaspettato, imprevedibile, stupefacente, curioso e straordinariamente capace di illuminarci sfuggendo ad ogni dogma”.
Ma le piccinerie che hanno accompagnato la scomparsa di Dario Fo ci raccontano anche di due idee diverse del nostro paese. Da una parte chi non confonde la grandezza artistica con la militanza politica, chi non rinuncia a riconoscere il genio culturale come patrimonio di tutti gli italiani – di qualunque colore politico essi siano – e chi non si priva dell’orgoglio di salutare un grande concittadino che ha onorato la nostra nazione.
Dall’altra chi vede l’Italia solo attraverso le lenti della propria partigianeria, non riuscendo neanche in queste occasioni a riconoscere il segno di una comunità nazionale, e prova così a puntellare la propria debolezza. Non è tanto una questione di Guelfi e Ghibellini, né dello spirito di parte che attraversa da sempre la nostra vita pubblica. La differenza è piuttosto nella diversa capacità di pensarci come nazione, e quindi di riconoscere a noi stessi la libertà di guardare ai nostri punti di forza come ad un patrimonio condiviso.
Ci sono cose che rappresentano un grande e indiscutibile valore dell’Italia e degli italiani, prima ancora di essere un piccolo strumento di lotta politica di parte. Vale oggi per Dario Fo così come vale per tutto quanto ci ha reso quello che siamo e che abbiamo il dovere di preservare per le generazioni future. Al netto di chi ha scommesso sul declino dell’Italia, pensando forse di ricavarne qualche vantaggio.
Da - http://www.unita.tv/opinioni/la-scomparsa-di-dario-fo-e-le-due-idee-ditalia/
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Sergio Staino @SergioStaino
· 9 dicembre 2016
La sorpresa che aspettiamo
Mi aspetto che Matteo Renzi spiazzi tutti come ha sempre fatto
Incontro persone in queste ore che mi abbracciano con particolare affetto. Come quando siamo stati colpiti da una malattia o dalla morte di un congiunto. Con aria timorosa mi dicono: «Come ti senti? Stai meglio?» Sono tutti preoccupati che la sconfitta del Sì mi abbia provocato traumi psicologici o cose simili. In realtà sto bene, non mi sembra la fine del mondo.
Qualcuno si azzarda a chiedere: «Ma che fine fa l’Unità? Chiude? Continua senza te?» Qualche vecchio compagno al telefono ridacchia: «Te l’avevo detto, Renzi non reggeva, hai fatto un errore». Scusatemi ma io non riesco a capirlo. Non è la prima volta che viviamo una crisi di governo. Non vedo perché questa dovrebbe determinare immancabilmente la sparizione dell’attuale leader.
È una fase dura, ma è una fase di crescita anche questa, se la vediamo dall’angolazione giusta. Renzi ci ha abituato a guardare le cose da angolazioni diverse e molto spesso ci ha stupito. Anzi, è proprio questo suo trovare soluzioni imprevedibili, che ti spiazzano, che a me personalmente piace molto.
Lui è fatto così. Ricordo un paio di anni fa un concerto di Vecchioni in un teatro fiorentino. Grande successo, tanto pubblico, bis a non finire. Dopo, ci ritroviamo con Roberto per una cena tra amici. Arriva Renzi, si precipita verso Vecchioni scusandosi: «Scusa Roberto, scusa Roberto, non ce l’ho fatta a venire a sentirti, ero a presentare il libro a Fucecchio e mi hanno fatto fare tardi. Tante domande sai, tante domande, soprattutto sul fatto che in questo libro definisco Dante uomo di sinistra. E allora? Per me Dante è di sinistra». Io colgo l’attimo di silenzio e dico a voce alta: «Certo, se poi lo confronti con te stesso anche parecchio di sinistra!» Risata generale. Era chiaramente una battuta provocatoria, senza una reale base di verità.
Ecco, a questo punto mi viene da pensare come avrebbero reagito i vecchi dirigenti del partito a una battuta simile. D’Alema non mi avrebbe parlato per mesi, come spesso ha fatto. Domenici sarebbe uscito platealmente tornandosene a casa. Molti altri forse non avrebbero nemmeno capito la battuta. Renzi invece guarda verso di me con uno sguardo sorridente e meravigliato, e con aria sognante mi dice a voce alta: «Bella, Sergio, bella!!» E poi aggiunge a sorpresa: «Posso metterla su Facebook?» Con questo mi ha mangiato la vignetta e mi ha lasciato in mutande. Bravo. Questo mi aspetto ancora da lui. Che mi spiazzi.
Che mi spiazzi con l’operazione più normale che si deve fare in questi momenti. La prima parte l’ha già compiuta: quella di dimettersi, di passare la palla alle altre forze politiche e al Quirinale. Ma deve contemporaneamente fare un’altra cosa: fare affidamento sul partito, rivolgersi al partito nel suo insieme, non solo alla direzione. Il nostro giornale è zeppo di lettere di militanti di base, di persone che stanno soffrendo una situazione ingiusta e che chiedono ciò che è mancato fino ad oggi: un’attenzione da parte della dirigenza del partito verso le loro idee e la loro voglia di partecipazione.
Su questo voglio che mi stupisca Matteo. Lascia quell’idea un po’ troppo da comitato elettorale con cui, a mio avviso, guardi il Pd. Lasciala a Palazzo Chigi. Fermati per una volta al Nazareno e pensa al Pd come a un partito. Fatto da un segretario, da tanti dirigenti, ma soprattutto da tantissima gente comune, iscritta o comunque vicina a noi. Questo ti aiuterà anche a muoverti poi con più sicurezza e successo a livello governativo. Senza di questo non ci sono molte speranze. Almeno, così io credo.
Da - http://www.unita.tv/opinioni/la-sorpresa-che-aspettiamo/
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