Dijsselbloem: "Atene chiede nuovo salvataggio".
Usa a Ue: "Siate costruttivi"
Il presidente dell'Eurogruppo al termine della riunione: "Domani discuteremo la richiesta di intervento del fondo salva-Stati". La Bce ieri ha confermato la liquidità alle banche greche, imponendo maggiori garanzie. Il presidente della Commissione: "Ci dicano come si vogliono districare"
Di G. BALESTRERI e R. RICCIARDI
07 luglio 2015
MILANO - Il piano di Atene non c'è, ma c'è una richiesta di nuovo intervento del fondo salva-Stati per sostenere i bisogni finanziari del Paese. Nel giorno in cui si torna a trattare per cercare di evitare l'uscita della Grecia dall'euro e trovare una soluzione politica ed economica alla crisi del Paese, il premier Alexis Tsipras si è presentato a Bruxelles a mani vuote, ma forte del referendum che ha bocciato le proposte dei creditori. E dalla Casa Bianca arriva un appello: "Sono negoziati complicati. Ma per raggiungere un'intesa è necessario essere costruttivi. Il successo è nell'interesse di tutti e passa per un accordo su un pacchetto di misure condivise". In serata il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo aver parlato per telefono con Tsipras, ha parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel: la Grecia deve rimanere nell'Eurozona, è la posizione espressa dal presidente Usa. Comunque, riporta la Cnbc, la Casa Bianca non ha alcun piano di assistenza finanziaria diretta da offrire alla Grecia.
Al termine dell'Eurogruppo, cui è seguito un vertice Ue, il presidente Jeroen Dijsselbloem ha spiegato: "I greci ci manderanno una richiesta di aiuti Esm entro domattina, e un nuovo Eurogruppo telefonico la valuterà, poi ci invieranno una lista di riforme". L'Esm è lo European stability mechanism, l'organismo Ue per il supporto degli Stati in difficoltà attivo dal 2012, che ha sostituito il fondo salva-Stati Efsf. Con l'invio della lettera di Atene, partirà il meccanismo di attivazione del fondo: "Spero che domani arrivino le proposte e ci sia l'avvio del negoziato", ha aggiunto Dijsselbloem, frenando su facili entusiasmi: "E' troppo presto per essere ottimisti, la Grecia ha bisogno di riforme credibili ed è quello che vogliamo sentire da loro".
"E' stata una buona conversazione, ci aspettiamo una richiesta di aiuti Esm tra qualche ora, ma sarà un programma con forti condizionalità", aveva anticipato dal canto suo il ministro delle Finanze finlandese, Alexander Stubb. Il filo comune delle dichiarazioni europee è che Atene deve mostrare la volontà di uscire dalla crisi, acuita dall'esito del referendum. "Il governo greco ci deve dire come si vuole districare da questa situazione", aveva sottolineato il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, prima dell'avvio dei lavori dei ministri finanziari: servono "proposte concrete", ha incalzato. Il presidente delle Commissione Ue, tuttavia, si è detto "pronto a tutto" per l'accordo e a lottare "per evitare la Grexit fino alla fine", ma ai greci ha ricordato che "non è ammissibile per la Commissione essere chiamati terroristi", ribattendo alle sparate del ministro ellenico dimissionario, Yanis Varoufakis.
Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, però non è pronto a fare concessioni: "Abbiamo pochi giorni a disposizione, ma senza le necessarie riforme è impossibile prendere le necessarie iniziative". Mentre i mercati continuano a temere una Grexit, Tsipras stesso ha fissato un incontro con Francois Hollande e Merkel, prima del vertice Ue di questa sera. Sul tavolo dell'Eurogruppo, i ministri si sono ritrovati divisi: secondo le indiscrezioni filtrate durante la riunione, Tsipras avrebbe chiesto 7 miliardi di euro "al più presto", possibilmente entro le prossime 48 ore, per fare fronte ai debiti in scadenza, ed evitare il default. Una richiesta che, come ha poi confermato Disselbloem, non è stata accompagnata da un piano. Sono rimaste quindi diffuse le posizione dure tra i partner Ue, come quella del governatore della Banca centrale lettone e consigliere della Bce, Ilmars Rimsevics, secondo cui non c'è altra "possibile soluzione che non una lenta uscita dall'area": un lento percorso di "Grexit" e l'introduzione di una valuta parallela è quindi "lo scenario più realistico e, in effetti, in futuro ci potrebbe essere uno stato in meno nell'Eurozona". Contrario a un prestito ponte anche il ministro italiano, Pier Carlo Padoan: "Dobbiamo ragionare sul medio termine".
Ambivalenti anche le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, che ha ricordato che un'uscita della Grecia dall'euro "non è nè l'obiettivo nè l'intenzione" dell'Ue ma "se la fiducia non è ricostituita e non c'è nessun programma di riforme credibile sul tavolo, non può essere esclusa". Dalla Grecia arriverà la richiesta di alleggerire il debito del Paese, ma da Berlino resta la frenata in questo senso, visto che per Wolfgang Schaeuble un taglio del debito non è permesso dalle regole del salvataggio degli Stati.
In mattinata, era stato il premier francese ad aprire le danze di dichiarazioni politiche. Manuel Valls ha parlato tendendo non una, ma due mani al governo Tsipras: "Ci sono le basi" per arrivare a un accordo, ha detto il premier aggiungendo che "l'Europa non può correre il rischio di un'uscita della Grecia dall'euro" e concludendo che "non esistono soggetti tabù" sulla ristrutturazione del debito di Atene. Le dichiarazioni di Valls seguono il vertice di Parigi tra Angela Merkel e François Hollande, in cui i due si sono detti disponibili a trattare, ma sottolineando come "solidarietà" e "responsabilità" devono andare di pari passo.
Ieri in serata si è riunito in teleconferenza il consiglio direttivo della Bce che ha confermato la liquidità di emergenza (Ela) per le banche greche, bloccandola a 89 miliardi di euro, a fronte però di maggiori garanzie. Mario Draghi ha così dato un doppio messaggio agli attori in campo: da una parte è paziente e aspetta l'esito del Consiglio europeo e dell'Eurogruppo prima di decretare di fatto il fallimento del sistema finanziario greco. D'altra parte, aumenta lo sconto sul collaterale che gli istituti devono portare alla Banca centrale in cambio di liquidi (anche se le fonti elleniche dicono che ce n'è ancora un cuscinetto sufficiente), come a far capire che la pazienza sta finendo. Secondo gli analisti di Barclays, un taglio al valore delle garanzie intorno al 60% azzererebbe il cuscinetto di capitale delle banche greche. La Bce non ha spiegato quanto sia stato ritoccato il cosiddetto 'haircut', cioè il taglio al valore delle garanzie portate dagli ellenici, sui quali pesa lo spettro di un default, che Francoforte deve prezzare. Ma è evidente che più si avvicina la soglia del 60%, più si approssima il 'bail-in' degli istituti, cioè la necessità di far partecipare i depositi alla ricapitalizzazione delle banche, che avrebbero problemi di solvibilità.
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07 luglio 2015
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