Veneto, interferenti endocrini nell’acqua potabile hanno contaminato la catena alimentare.
I risultati dei campionamenti in decine di comuni del vicentino, veronese e padovanoBeniamino Bonardi 12 novembre 2015
I Pfas sono presenti in tutta la catena alimentare ma soprattutto nei pesci
Una sessantina di comuni veneti situati in una vasta area tra Vicenza, Verona e Padova, sono vittime da anni di un inquinamento che interessa le acque potabili e di falda probabilmente causata da attività industriali. Il problema è talmente diffuso che è stato adottato un programma di analisi del sangue su uomini e animali, oltre a un campionamento di alimenti di produzione locale alla ricerca di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) riconosciute come interferenti endocrini correlate a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni. Le Pfas sono definite “microinquinanti emergenti” perché sono frutto di un’industria chimica recente e per questo motivo non vengono monitorate dalle indagini di laboratorio condotte di routine.
Le analisi sono state effettuate dai servizi veterinari e di igiene delle aziende sanitarie locali e i risultati dovranno essere ora valutati dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. La difficoltà di una valutazione effettiva del rischio alimentare e ambientale sta nel fatto che, allo stato attuale, non esistono disposizioni di legge, non solo a livello comunitario, ma anche nazionale o internazionale, che disciplinino la presenza di Pfas negli alimenti. Sono stati individuati valori soglia solo per le acque potabili che però differiscono da paese a paese.
Acqua rubinetto pubblico 87735043
L’acqua inquinata ha veicolato ovunque i Pfas
Il consigliere regionale veneto del Pd Andrea Zanoni ha ottenuto dalla Regione i risultati di 210 campionamenti alimenti, dove i Pfas, che dovrebbero essere assenti, risultano presenti in quasi tutta la catena alimentare, segno che probabilmente l’acqua inquinata le ha veicolate ovunque. Le analisi, focalizzate in particolare su Pfoa (acido perfluoroottanoico), Pfos (perfluorottano sulfonato) e Pfba (Acido PerfluoroButanoico), sono state effettuate su: foraggi, pesci di diverse specie (carpa, trota, cavedano, pesce gatto, scardola, carpa carassio), volatili (pollo, tacchino, fagiano, faraona, anatra), mammiferi (bovini, ovini e vaprini); verdure (insalata, bieta, carote, patate, pan di zucchero, asparagi, ravanelli, radicchio) e uova di gallina.
Nella risposta delle autorità sanitarie indirizzata a Zanoni si legge: “Da una prima valutazione i valori riscontrati per Pfos e Pfoa si presentano più elevati rispetto ad alcuni dati presenti in bibliografia, peraltro ascrivibili a scenari diversi e non associati a specifiche criticità ambientali”. Dalle tabelle allegate emerge che le analisi con valori superiori al livello di attenzione (relative a una contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche con concentrazioni superiori a 1 microgrammo per chilo), si riferiscono in particolare ai Pfos presenti su 33 campioni, mentre gli sforamenti per i Pfoa riguardano 4 campioni e 3 per Pfba.
I campioni positivi al Pfba, per un valore variabile da 1 a 57,4 microgrammi/kg (ug/kg), riguardano: 11 campioni di uova, 10 campioni di pesce, 9 campioni di bovini, 2 campioni di insalata, 1 campione di bieta, foraggio, pollo, fagiano, capra.
Sorprendono in particolare i 57,4 ug/kg di residui trovati in una scarola (pesce) prelevata a Creazzo nel fiume Cassacina, i 18,4 ug/kg di una carpa prelevata a Creazzo, i 33,9 ug/kg di un pesce prelevato nel fiume Fratta a Cologna Veneta e i 21,2 ug/kg su un uovo di un allevamento domestico munito di pozzo di Cologna Veneta.
Interferenti endocrini
La causa della contaminazione potrebbe essere una locale industria
In un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale del Veneto, Zanoni ricorda che “l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale (Arpa) del Veneto avrebbe a suo tempo individuato la fonte della contaminazione negli scarichi di una locale industria. I composti del fluoro vengono infatti utilizzati per impermeabilizzare tessuti, carta, contenitori per alimenti”, e chiede “quali azioni urgenti intende avviare la Regione del Veneto affinché siano accertate e rimosse le cause della suddetta fonte inquinante nonché individuate le relative responsabilità al fine di tutelare la salute della popolazione coinvolta e di risarcire i costi sostenuti dalle amministrazioni locali per l’attuazione degli interventi di emergenza ambientale già effettuati”.
Il Ministero dell’Ambiente avverte che Pfos e Pfoa sono due composti chimici persistenti, possono accumularsi e occorrono anni prima che siano eliminati.
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