Sergio MATTARELLA.
Arlecchino:
Un Mattarella più politico: inizia una nuova stagione per il Quirinale
–di Lina Palmerini 01 gennaio 2017
Al di là del messaggio più scontato, quello sul senso di comunità del Paese, sul rispetto dei doveri, sul ricordo degli italiani morti lo scorso anno per terrorismo o sciagure, ci sono state – per la prima volta – considerazioni più strettamente politiche nelle parole pronunciate da Sergio Mattarella nel consueto discorso di fine anno. Intanto, in controluce, si può leggere un bilancio del Governo Renzi che non è tutto in positivo.
Mattarella: lavoro problema numero uno. Voto strada maestra ma con regole chiare
Sul lavoro, per esempio, il capo dello Stato riconosce un aumento dell'occupazione ma dice che non basta, che sono ancora troppe le persone in cerca di un posto. E la crescita, altra priorità dell'ex Governo Renzi, ammette che è in ripresa ma che è troppo debole per essere percepita. E insiste sul disagio sociale, sulle fratture tra Nord e Sud, centri e periferie, tante lacerazioni che sono diventate la sostanza del “No” a Renzi nel referendum costituzionale. È evidente che le sue parole non potevano essere così consequenziali ma il suo soffermarsi sui problemi ancora vivi dell'Italia non aveva il senso di un elenco asettico quanto quello - più politico - di un'agenda su cui impegnarsi.
È, insomma, come se mettesse sotto gli occhi dei partiti e dei leader una piattaforma politica lasciata in sospeso, un punto di ripartenza per l'Esecutivo Gentiloni e per il Pd che è la forza di maggioranza a sostenerlo in Parlamento. Un giudizio di luci e ombre per il Governo Renzi che, tuttavia, dopo la sua caduta non poteva automaticamente portare alle urne. Lo dice agli italiani, ma spiegando le ragioni della sua scelta è come se diventasse anche lui un “asse portante” dell'Esecutivo Gentiloni.
Con franchezza ammette di aver ricevuto consensi ma anche molte critiche per la sua scelta di fermare i motori dello scioglimento anticipato e formare un nuovo Governo ma che senza leggi elettorali omogenee si rischia l'ingovernabilità. Ieri, dunque, si è presentato agli italiani con un profilo più politico nonostante avesse iniziato il settennato riservando per sé un ruolo più “civico” e “sociale”. E invece – le attuali circostanze – lo stanno trasformando in azionista di riferimento del Governo Gentiloni, sia nel programma che nella durata. E si consente anche due repliche, senza toni polemici: contro il ministro Poletti quando dice che tutti i giovani che lavorano all'estero meritano rispetto. E contro Grillo quando parla di derive di odio sul web. Comincia una nuova stagione per il Quirinale. Quanto sarà lunga dipenderà dalla nuova legge elettorale.
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Arlecchino:
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Rudy Francesco Calvo - @rudyfc
· 31 dicembre 2016
Mattarella: “Non ci devono essere cittadini di serie B”
La solidarietà e la coesione sono al centro del messaggio del Capo dello Stato. Attenzione alla mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, e all’odio “come strumento di lotta politica”
“La solidarietà diventa realtà quando si uniscono le forze per la realizzazione di un sogno comune”. Sergio Mattarella affida a un disegno ricevuto dai bambini della scuola d’infanzia di Acquasanta Terme, uno dei comuni colpiti dal terremoto, il messaggio portante del proprio messaggio di fine anno. Quelli della solidarietà, del senso di comunità che “costituisce la forza principale dell’Italia”, della coesione sono i valori che il Capo dello Stato sottolinea con più forza nel ricordare i momenti più difficili vissuti dal Paese in questo 2016 e nel guardare all’anno nuovo.
Al contrario sono la mancanza di lavoro, l’odio come strumento di lotta politica (con particolare attenzione a quello diffuso sul web), le “diverse forme di illegalità” con in testa l’evasione e la corruzione, l’emigrazione dei più giovani per necessità e non per scelta, i fenomeni da combattere con più decisione. “Le difficoltà, le sofferenze di tante persone vanno ascoltate e condivise”, perché “non possono esserci cittadini di serie B”.
L’ambiente semplice che lo circonda, il tono sempre pacato, le parole rivolte quasi interamente alla condizione del Paese piuttosto che alle vicende della politica: Mattarella conferma così le anticipazioni della vigilia e più che raffigurare agli italiani l’immagine delle istituzioni, seppure in una fase particolarissima dopo il referendum del 4 dicembre e l’avvicendamento a palazzo Chigi tra Renzi e Gentiloni, preferisce rivolgersi a chi occupa posizioni di potere per mostrare forze e debolezze di un Paese non ancora uscito del tutto dalla crisi, ma caratterizzato da “fratture” persistenti.
Solo nel finale concede due passaggi più strettamente ‘politici’ (anche se politicissimo, in senso ampio, è tutto il suo intervento). Il primo rivolto all’Europa, alla quale chiede “gesti di concreta solidarietà sul problema della ripartizione dei profughi e della gestione, dignitosa, dei rimpatri”. Il secondo quando ribadisce che portare il Paese al voto dopo le dimissioni del governo Renzi sarebbe stato “poco rispettoso nei loro (degli elettori, ndr) confronti e contrario all’interesse del Paese”. La nascita di un nuovo esecutivo, invece, si è resa necessaria “sia per consentire al Parlamento di approvare nuove regole elettorali sia per governare problemi di grande importanza che l’Italia ha davanti a sé in queste settimane e in questi mesi”.
Il testo completo del messaggio di Mattarella:
Buonasera
Nell’attesa del nuovo anno desidero rivolgere gli auguri migliori a tutte le italiane e a tutti gli italiani.
A quelli che risiedono nel nostro Paese e a quelli che ne sono lontani, per studio o per lavoro, e sentono intensamente il vincolo di appartenenza alla Patria.
Ho visitato, anche quest’anno, numerosi territori, ho incontrato tante donne e tanti uomini. Ho conosciuto le loro esperienze, ho ascoltato le loro speranze, le loro esigenze. Ho potuto toccare con mano che il tessuto sociale del nostro Paese è pieno di energie positive. Tante persone – ragazzi, giovani, adulti, anziani – svolgono, con impegno, il proprio dovere. Molti vanno anche oltre, pronti a spendersi per gli altri e per la collettività, a soccorrere chi si trova in pericolo o in difficoltà. Senza inseguire riconoscimenti o cercare la luce dei riflettori.
Con tutti ho condiviso sofferenze e momenti di gioia.
Il nostro Paese è una comunità di vita, ed è necessario che lo divenga sempre di più.
Ci siamo ritrovati uniti in occasione di alcuni eventi che hanno suscitato l’emozione e la partecipazione di tutti noi.
Abbiamo vissuto insieme momenti dolorosi. Dall’assassinio di Giulio Regeni, mentre svolgeva, al Cairo, la sua attività di ricercatore, alla morte, in Spagna, delle nostre ragazze che studiavano nel programma Erasmus. Dalla strage di Dacca a quella di Nizza, con nostri connazionali tra le vittime. Dal disastro ferroviario in Puglia al terremoto che ha sconvolto le Regioni centrali, provocando tanti morti.
Negli ultimi giorni, abbiamo pianto Fabrizia Di Lorenzo, uccisa nell’attentato di Berlino. Così come era avvenuto, sul finire dell’anno scorso a Parigi, per Valeria Solesin.
Ai loro familiari desidero rivolgere, a nome di tutti, un pensiero di grande solidarietà che non si attenua con il passare del tempo.
Lo stesso sentimento di vicinanza esprimo ai familiari di quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro.
Un pensiero di sostegno va rivolto ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, che hanno perduto familiari, case, ricordi cui erano legati. Non devono perdere la speranza.
L’augurio più autentico è assicurare che la vita delle loro collettività continui o riprenda sollecitamente. Ovunque, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nel ritrovarsi insieme. Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia.
Ci siamo ritrovati tutti nel sostegno alle popolazioni colpite e nell’apprezzamento per la prontezza e l’efficacia dei soccorsi. Alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, alle Forze di Polizia, ai nostri militari, ai tanti volontari esprimo la riconoscenza del Paese. Il loro operato è oggetto dell’ammirazione internazionale.
Lo stesso consenso avvertiamo per l’impegno dalle nostre Forze Armate nelle missioni di pace in Europa, in Asia, in Africa, in Medio Oriente.
Ci siamo tutti rallegrati perché i due fucilieri di Marina, Latorre e Girone, sono finalmente in Italia con i loro cari.
Abbiamo condiviso, con affetto e soddisfazione, il grande impegno e i successi dei nostri atleti alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi. Come non ricordare l’entusiasmo travolgente di Bebe Vio?
Abbiamo, in tante città, rievocato i settanta anni della Repubblica e del voto alle donne.
Questo senso diffuso di comunità costituisce la forza principale dell’Italia, anche rispetto alle tante difficoltà che abbiamo di fronte.
La comunità, peraltro, va costruita, giorno per giorno, nella realtà.
Il problema numero uno del Paese resta il lavoro.
Nonostante l’aumento degli occupati, sono ancora troppe le persone a cui il lavoro manca da tempo, o non è sufficiente per assicurare una vita dignitosa. Non potremo sentirci appagati finché il lavoro, con la sua giusta retribuzione, non consentirà a tutti di sentirsi pienamente cittadini.
Combattere la disoccupazione e, con essa, la povertà di tante famiglie è un obiettivo da perseguire con decisione. Questo è il primo orizzonte del bene comune.
Abbiamo, tra di noi, fratture da prevenire o da ricomporre.
Tra il Nord del Paese e un Sud che è in affanno. Tra città e aree interne. Tra centri e periferie. Tra occupati e disoccupati. Barriere e difficoltà dividono anche il lavoro maschile da quello femminile, penalizzando, tuttora, le donne.
Far crescere la coesione del nostro Paese, vuol dire renderlo più forte. Diseguaglianze, marginalità, insicurezza di alcuni luoghi minano le stesse possibilità di sviluppo.
La crescita è in ripresa, ma è debole. Il suo impatto sulla vita di molte persone stenta a essere percepito. Va ristabilito un circuito positivo di fiducia, a partire dai risparmiatori, i cui diritti sono stati tutelati con il recente decreto-legge.
Essere comunità di vita significa condividere alcuni valori fondamentali. Questi vanno praticati e testimoniati. Anzitutto da chi ha la responsabilità di rappresentare il popolo, a ogni livello. Non vi sarà rafforzamento della nostra società senza uno sviluppo della coscienza civica e senza una rinnovata etica dei doveri.
La corruzione, l’evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità vanno contrastate con fermezza.
Le difficoltà, le sofferenze di tante persone vanno ascoltate, e condivise. Vi sono domande sociali, vecchie e nuove, decisive per la vita di tante persone. Riguardano le lunghe liste di attesa e le difficoltà di curare le malattie, anche quelle rare; l’assistenza in famiglia agli anziani non autosufficienti; il sostegno ai disabili; le carenze dei servizi pubblici di trasporto.
Non ci devono essere cittadini di serie B.
Sarebbe un grave errore sottovalutare le ansie diffuse nella società.
Dopo l’esplosione del terrorismo internazionale di matrice islamista, la presenza di numerosi migranti sul nostro territorio ha accresciuto un senso di insicurezza.
E’ uno stato d’animo che non va alimentato, diffondendo allarmi ingiustificati. Ma non va neppure sottovalutato. Non rendersi conto dei disagi e dei problemi causati alla popolazione significa non fare un buon servizio alla causa dell’accoglienza.
L’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma devono essere posti in essere tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte.
Anche nell’anno trascorso, le nostre Forze dell’ordine e i nostri Servizi di informazione hanno operato con serietà e competenza perché, in Italia, si possa vivere in sicurezza rispetto al terrorismo, il cui pericolo esiste ma si cerca di prevenire.
A loro va espressa la nostra riconoscenza.
Vi è un altro insidioso nemico della convivenza, su cui, in tutto il mondo, ci si sta interrogando. Non è un fenomeno nuovo, ma è in preoccupante ascesa: quello dell’odio come strumento di lotta politica. L’odio e la violenza verbale, quando vi penetrano, si propagano nella società, intossicandola.
Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento, smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza.
Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità, devono opporsi a questa deriva.
Il web, ad esempio, è uno strumento che consente di dare a tutti la possibilità di una libera espressione e di ampliare le proprie conoscenze. Internet è stata, e continua a essere, una grande rivoluzione democratica, che va preservata e difesa da chi vorrebbe trasformarla in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi.
Un’altra grave ferita inferta alla nostra convivenza è rappresentata dalle oltre 120 donne uccise, nell’anno che si chiude, dal marito o dal compagno. Vuol dire una vittima ogni tre giorni. Un fenomeno insopportabile che va combattuto e sradicato, con azioni preventive e di repressione.
Desidero, adesso, rivolgermi soprattutto ai giovani.
So bene che la vostra dignità è legata anche al lavoro. E so bene che oggi, nel nostro Paese, se per gli adulti il lavoro è insufficiente, sovente precario, talvolta sottopagato, lo è ancor più per voi.
La vostra è la generazione più istruita rispetto a quelle che vi hanno preceduto. Avete conoscenze e potenzialità molto grandi. Deve esservi assicurata la possibilità di essere protagonisti della vita sociale.
Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità. Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio.
I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno.
E quando non si può riportare nel nostro Paese l’esperienza maturata all’estero viene impoverita l’intera società.
Nel febbraio scorso, in una Università di New York, ho incontrato studenti di ogni continente. Una ragazza ha aperto il suo intervento dicendo di sentirsi cittadina europea, oltre che italiana.
Tante esperienze di giovani che condividono, con altri giovani europei, valori, idee, cultura, rendono evidente come l’Europa non sia semplicemente il prodotto di alcuni Trattati. Un Continente che, dopo essere stato, per secoli, diviso da guerre e inimicizie, ha scelto un cammino di pace e di sviluppo comune.
Quei giovani capiscono che le scelte del nostro tempo si affrontano meglio insieme. Comprendono, ancor di più, il valore della pacifica integrazione europea di fronte alla tragedia dei bambini di Aleppo, alle migliaia di persone annegate nel Mediterraneo e alle tante guerre in atto nel mondo.
E non accettano che l’Europa, contraddicendosi, si mostri divisa e inerte, come avviene per l’immigrazione.
Dall’Unione ci attendiamo gesti di concreta solidarietà sul problema della ripartizione dei profughi e della gestione, dignitosa, dei rimpatri di coloro che non hanno diritto all’asilo.
Un cenno alla vita delle nostre istituzioni.
Queste sono state concepite come uno strumento a disposizione dei cittadini. Sono i luoghi della sovranità popolare, che vanno abitati se non vogliamo che la democrazia inaridisca.
All’inizio di questo mese si è svolto il referendum sulla riforma della seconda parte della Costituzione, con alta affluenza, segno di grande maturità democratica.
Dopo il Referendum si è formato un nuovo Governo.
Ho ricevuto nei giorni scorsi numerose lettere, alcune di consenso, altre di critica per le mie decisioni. Ho letto con attenzione queste ultime: è sempre bene ascoltare, e rispettare, le opinioni diverse. Si tratta di considerazioni di persone che avrebbero preferito nuove elezioni subito, a febbraio, per avere un nuovo Parlamento. Composto, ovviamente, dalla Camera dei deputati e dal Senato, secondo il risultato del Referendum.
Ora, non vi è dubbio che, in alcuni momenti particolari, la parola agli elettori costituisca la strada maestra. Ma chiamare gli elettori al voto anticipato è una scelta molto seria.
Occorre che vi siano regole elettorali chiare e adeguate perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà e questa trovi realmente applicazione nel Parlamento che si elegge.
Queste regole, oggi, non ci sono: al momento esiste, per la Camera, una legge fortemente maggioritaria e, per il Senato, una legge del tutto proporzionale.
L’esigenza di approvare una nuova legislazione elettorale mi è stata, del resto, sottolineata, durante le consultazioni, da tutti i partiti e i movimenti presenti in Parlamento.
Con regole contrastanti tra loro chiamare subito gli elettori al voto sarebbe stato, in realtà, poco rispettoso nei loro confronti e contrario all’interesse del Paese. Con alto rischio di ingovernabilità.
Risolvere, rapidamente, la crisi di governo era, quindi, necessario sia per consentire al Parlamento di approvare nuove regole elettorali sia per governare problemi di grande importanza che l’Italia ha davanti a sé in queste settimane e in questi mesi.
Rivolgo gli auguri più sinceri a Papa Francesco, auspicando che il messaggio del Giubileo, e i suoi accorati appelli per la pace, vengano ascoltati in un mondo lacerato da conflitti e sfidato da molte incognite.
Cari concittadini,
qualche giorno fa, nelle zone del terremoto, ho ricevuto questo disegno in dono dai bambini della scuola dell’Infanzia di Acquasanta Terme, ritrae la loro scuola.
Vi è scritto: “La solidarietà diventa realtà quando si uniscono le forze per la realizzazione di un sogno comune”.
Vorrei concludere facendo mio questo augurio, e rivolgendolo a ciascuno di voi, perché i sogni dei bambini possono costruire il futuro della nostra Italia.
Buon anno a tutti.
Da - http://www.unita.tv/focus/mattarella-discorso-fine-anno-2016/
Arlecchino:
Mattarella: "No alle guerre commerciali, con unilateralismo rischio rottura globale"
Il capo dello Stato in visita in Cina rimanda, col suo pensiero, a Donald Trump e ai populismi isolazionisti, anche europei, prendendo così chiaramente le distanze dal nuovo presidente degli Stati Uniti e proprio alla vigilia del summit italiano del G7 a Taormina: "Basta azioni unilaterali disordinate e frenetiche"
Dal nostro inviato ANGELO AQUARO
24 febbraio 2017
SHANGHAI – “Non possiamo rischiare che la delicata trama delle relazioni internazionali sia scossa da ‘guerre commerciali’ innescate da pure azioni e reazioni”. Dobbiamo “governare la globalizzazione nella quale le disuguaglianze rischiano di portare l’ordine globale vicino alla rottura”. “Una preoccupazione alimentata dal progressivo affermarsi di un clima di minor collaborazione a livello internazionale”. Una volta è un caso, due sarà una coincidenza: ma è la terza volta che il capo dello Stato rimanda, col suo pensiero, a Donald Trump e ai populismi isolazionisti, anche europei, prendendo così chiaramente le distanze dal nuovo presidente degli Stati Uniti e proprio alla vigilia del summit italiano del G7 a Taormina. Tre ferme prese di posizione per chiarire quanto la visione dell’Italia diverga dunque da quella strombazzata a Washington: e quanto Roma continui, invece, ad attenersi a quel principio del “multilateralismo efficace”, che passa anche per Pechino, diametralmente opposto ai valori dell’America First, prima di tutto l’America, sbandierati dal nuovo capo del mondo libero.
I ragazzi italiani e cinesi che si ritrovano alla Fudan University per la lectio magistralis di Sergio Mattarella ascoltano e interrompono con gli applausi i passaggi più salienti. E come non potrebbero condividere le preoccupazioni del presidente? Il capo dello Stato, qui in Cina, ricorda “l’illusoria concezione di centralità del mondo” dell’Occidente, spiega che “Cina e Italia, Estremo Oriente e Unione Europea possono, insieme, scrivere una nuova pagina nella storia”. L’aria serena dell’Ovest non è più tanto serena da quando alla Casa Bianca è arrivato un signore che è tornato a contrapporre l’America al resto del pianeta. Invece, insiste Mattarella, ormai viviamo in “un mondo multipolare nel quale la capacità di costruire aggregazioni fa la differenza”. Aggregare, non contrapporre. Unire, non dividere. “Soltanto così possiamo pensare di superare le difficoltà di una contingenza economica a dir poco complessa, dalla quale sarà certamente più semplice uscire attraverso un’azione coordinata, piuttosto che a seguito di azioni unilaterali disordinate e frenetiche”. Ed è in questo senso che non si può “che plaudire all’iniziativa cinese One Belt One Road”, cioè la nuova Via della Seta e delle infrastrutture promossa dalla Cina di Xi Jinping “che costituirà un nuovo, importante asse nelle relazioni tra i nostri continenti”. Asia e Europa. E l’America?
Mattarella in Cina: incontra Xi Jinping a Pechino
Già giovedì, alla CCTV, la tv di Stato cinese, il presidente ha ricordato che “siamo ancora agli inizi di questa presidenza americana”, e però “noi speriamo fortemente che non vi siamo guerre commerciali”, come quella ventilata in campagna elettorale contro Pechino: avvertimento numero uno. Venerdì mattina, nell’incontro con il sindaco di Shanghai Ying Yong, che lo ha accolto “a nome di 24 milioni di cittadini”, cioè più di un terzo dell’intera popolazione italiana, il presidente ha spiegato di “apprezzare il contributo della Cina nel rispetto degli accordi sul clima di Parigi e di Marrakesh” e si è augurato che lo stesso tipo di impegno venga seguito in altre parti del mondo: avvertimento numero due, lo sanno tutti che The Donald quegli accordi li ha subito denunciati e nella sua amministrazione ha perfino premiato i negazionisti del surriscaldamento globale.
No che non lo cita mai direttamente il Commander in Chief americano, e ci mancherebbe. È una visita di Stato, e in Cina: non si usa entrare negli affari d’altri, e poi la vocazione atlantica dell’Italia non si discute, ma che scherziamo, non sarà certamente una presidenza su cui, appunto, non ci si può ancora pronunciare a incrinare ottant’anni di solidissime relazioni. Non è questo il punto, infatti. Le differenze sono altre. Quando adesso, in questa lectio che suona come l’avvertimento numero tre, il presidente dice che “i grandi problemi di oggi – le migrazioni, i cambiamenti climatici, una gestione efficiente dell’economia mondiale attenta alle trasformazioni sociali indotte dai cambiamenti demografici – richiedono un rinnovato impegno da parte di tutti gli attori internazionali”, sta disegnando un percorso politico che porta nella direzione opposta alla costruzione di muri, trumpiani o meno: contro ogni Brexit o exit di ogni tipo, dal populismo isolazionista di Marine Le Pen a quello di Geert Wilders. E quando denuncia il rischio di “guerre commerciali” chiarisce di sentire, “piuttosto, la necessità di procedere in direzione diametralmente opposta” di quella politica di divisione che porterebbe invece a uno “scenario” che “non vedrebbe vincitori, ma soltanto sconfitti. E i primi a patirne le conseguenze sarebbero i nostri cittadini”. Di più. “In questo senso, abbiamo registrato con vivo interesse le posizioni recentemente espresse dal Presidente Xi Jinping al Forum economico di Davos”: in quel discorso, cioè, che tutto il mondo ha accolto come l’elogio della globalizzazione negata, appunto, dal solito Trump.
Cina, Aquaro: ''Ottima intesa personale tra Mattarella e Xi Jinping''
Occhio, naturalmente, a non banalizzare: la critica indiretta a Trump non si traduce nell’abbraccio a Xi. Piuttosto è la visione solo oggi abbozzata del leader cinese che bene si inquadra in quel “multilateralismo efficace” da tempo invocato dall’Italia, che rappresenta un principio che è anche “l’impostazione che il nostro Paese sta dando alla sua presidenza del G7 e alla presenza italiana in Consiglio di sicurezza” dell’Onu. La direzione è dunque tracciata. “Dobbiamo lavorare intensamente, per individuare soluzioni che contrastino le tendenze all’involuzione, alla chiusura, all’unilateralismo”. Perché “l’obiettivo non può che essere quello di una più corretta distribuzione del reddito prodotto, di una conseguente redistribuzione delle disuguaglianze“, di uno stimolo della crescita dei paesi a più debole economia”. Tema particolarmente sentito dall’Italia, e che è stato già sollevato nel colloquio a due con Xi Jinping, perché solo così “si può riassorbire l’altrimenti crescente e inevitabile fenomeno delle migrazioni di massa”.
“Occorre dunque che le ‘Vie della Seta’ si moltiplichino” dice Mattarella “e che le strade del nostro conoscersi si approfondiscano. Occorre che la ‘Seta’ dei millenni passati possa essere declinata nei tanti beni – materiali e immateriali – che Cina, Italia e Europa possono scambiarsi”. “Le nuove vie della Seta” è appunto il titolo della lectio: da Pechino a Roma e viceversa. Altro che America First. Piuttosto: America, mi senti?
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24 febbraio 2017
Da - http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/24/news/mattarella_trump_muri_guerra_commerciale_stati_uniti_cina-159082231/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_24-02-2017
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