LE RADICI DEL NORDEST
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Il caso
Rifiuti pericolosi: indagati Gardini, Ciambetti e Conta
Vicenza, l'inchiesta sullo smaltimento di liquidi pericolosi era nata da un servizio di «Striscia».
Sessantacinque persone coinvolte, tra politici e imprenditori
VICENZA - Le accuse ipotizzate dalla procura di Vicenza vanno dal traffico illecito di rifiuti, al falso, alla truffa ai danni di Arpav e all’abuso d’ufficio. L'indagine coordinata dall'ex pm vicentino Angela Barbaglio, attuale procuratore aggiunto di Verona, iniziata nel 2005 riguarda la gestione del consorzio Medio-Chiampo e del depuratore di Montebello dentro cui si sarebbero smaltiti per anni senza autorizzazioni rifiuti liquidi pericolosi con gravissime ripercussioni sull'ambiente dei fiumi vicentini e veronesi. Un storia nata da un servizio di «Striscia la Notizia» che smascherò una presunta truffa dei pozzetti spia nelle discariche di Zermeghedo (Vi). Nei giorni scorsi sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagine nei riguardi di ben 65 persone: politici regionali di maggioranza e opposizione appena rieletti, sindaci, dirigenti regionali e i componenti della commissione tecnica regionale ambiente, un nutrito numero di imprenditori e l'ex gestione del consorzio Medio-Chiampo.
Le accuse, tutte da dimostrare, sono contenute in sette pagine dettagliate che sono state recapitate ai legali delle persone coinvolte che hanno ora qualche settimana per farsi interrogare e produrre delle memorie difensive, dopo di ciò la procura deciderà chi eventualmente chi mandare a processo o prosciogliere. Gli indagati con l'accusa di abuso d’ufficio sono 24 persone tra i cui spiccano i nomi di Elisabetta Gardini, Roberto Ciambetti, Giuliana Fontanella, l’ex assessore regionale all’Ambiente Giancarlo Conta, l’ex sindaco di Arzignano Gianfranco Signorin e Maria Pia Ferretti. I componenti della Settima commissione regionale Maurizio Conte, Giuseppe Berlato Sella e Andrea Astolfi, i consulenti esterni regionali Corrado Benetollo, Alessandra Maule, Giuseppe Boschetto (attuale sindaco di Lonigo), Ruggero Marzotto.
I componenti della Commissione tecnica regionale ambiente Andrea Costantini, Michelangelo Bullo, Gisella Penna, Luisa Marchiori, Franco Biasia, Sara Ormesani, Andrea Penzo, Francesca Famelici, Michele Pezzetta e Fabio Strazzabosco.
Con l'accusa di truffa ai danni di Arpav sono indagati i vertici del consorzio Medio-Chiampo in carica fino al 2008 e i manager: Piergiorgio Rigon, Lino Zerbato, Stefano Paccanaro, Luigi Culpo, Tiziana Piras, Davide Zannato, Giovanni Bartucci, Stefania Malesan, Gianna Tasson, Giorgio Bronzi e Fabrizio Cenzato, 49 anni, Gambellara. Con l'accusa di aver scaricato i rifiuti liquidi, anche pericolosi, sono invece coinvolti 30 imprenditori vicentini e padovani: Irico Nicoletti, Antonella Zordan, Giampaolo Urbani, Alessandro Perlati, Luciano Zolin, Giuseppe Bonato, Giovanni Pretto, Giancarlo Tamburin, Antonio Scolaro, Eugenio Scolaro, Gianni Brolo, Vittorio Zaffari, Fabio Crestani, Luigi Storato, Ruggero Zoso, Gianluigi Marchetto, Mauro Prandini, Bruno Pellizzari, Antonio Bonazzi, Andrea Busolo, Doranna Folco, Sandra Dal Grande, Antonio Bicego, Paolo Crestani, Oscar Sbicego, Lorenzo Saggioro, Teresa Ceresato, Francesco Villatora, Roberto Giacomazzi, Maria Luigia Carbognin.
Tommaso Quaggio
09 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corrieredelveneto.corriere.it
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Finanza
Concia, non si fermano le frodi fiscali
Case abbandonate al posto delle aziende
Trovati documenti di imprese create solo per evadere le tasse.
L'evasione è di milioni
Giornata di controlli ieri per la Finanza nell’ambito dell’inchiesta «Amici per la pelle 2» (archivio)
VICENZA - Sono durate tutto il giorno, ieri, le perquisizioni della guardia di finanza di Arzignano, guidata dal tenente Angelo Aloi, nell’ambito dell’inchiesta «Amici per la pelle 2», che ipotizza un giro di false fatture, attraverso finte società filtro, per almeno 7 milioni di euro. Ieri gli uomini delle fiamme gialle, con l’ausilio dei colleghi del nucleo di polizia tributaria di Vicenza, hanno eseguito altre dieci perquisizioni tra Arzignano, San Bonifacio e Soave (Verona), Mestre e Chioggia (Venezia). Ma hanno trovato non poche difficoltà perché nella gran parte dei casi, nei luoghi dove avrebbe dovuto trovarsi la sede legale delle aziende, non c’erano uffici. Nei pressi di Chioggia, addirittura, arrivati nel luogo dove avrebbe dovuto esserci la residenza di uno degli amministratori indagati, si sono trovati davanti ad un un camper abbandonato. La documentazione cartacea, file e pc sequestrati, erano custoditi in appartamenti e cantine da dove venivano elaborati i finti documenti che attestavano spese e vendite. A differenza delle classiche frodi a carosello, in questo caso non esistono le società e la merce e tutte le fatture attestano passaggi di merce inesistenti.
Questo nuovo filone di indagine, parte da alcune segnalazioni e da un lavoro eseguito su alcune società interposte. Dall’analisi della documentazione acquisita e dai contatti intrattenuti da quelli che risultavano essere gli amministratori delle «scatole vuote», le fiamme gialle cercheranno di risalire ai gruppi e alle società conciarie che beneficiavano di quella, che ha tutti gli effetti, era un economia esclusiamente cartacea utile, alle società che sfruttavano il sistema di frode, per registrare falsamente in bilancio costi mai esistiti, incamerando così la liquidità delle tasse evase all’Erario. Le aziende continuano dunque a fare il loro gioco, anche se il nucleo di polizia tributaria di Vicenza ha messo al setaccio un intero distretto conciario portando a galla il sistema di frodi fiscali che ha coinvolto tra i 150 e 200 imprenditori. Intanto continuano le indagini delle fiamme gialle di Vicenza nel filone della corruzione, nato dalla maxi inchiesta Dirty Leather. Se nelle ultime due settimane si parla di una decina di perquisizione eseguite in due diverse tranche ed accompagnate da altrettanti avvisi di garanzia per corruzione, tra gli imprenditori della vallata gira voce che siano tra 50 e 60 le aziende finite nel mirino dell’inchiesta, dei più svariati settori merceologici anche se, facendo notare le dimensioni del fenomeno, sono sempre di più gli imprenditori che si difendono parlando di concussione. Negli ultimi giorni sono stati raggiunti da avviso di garanzia Franco Piran, amministratore all’epoca dei fatti contestati del Gruppo Valle dell’Agno Spa, Adriatica e conceria «La Veneta» per tre espisodi in cui avrebbe pagato mazzette da 10 o 15 mila euro ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate per ammorbidire le verifiche, Giovanni Coterno, della Marmi Graniti Favorita Spa, e il costruttore Renzo Marcigaglia, presidente del servizio idrico Acque del Chiampo Spa e titolare dell’omonima impresa costruttrice con cui collabora come consulente anche il figlio, l’assessore Enrico Marcigaglia per un solo episodio del 2007, e il titolare della concerie Biolo Giovanni.
Romina Varotto
14 maggio 2010
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Finanza
Concia, nuovi imprenditori indagati
Pagata l’Agenzia delle entrate per evitare i controlli Perquisite aziende vicentine. L'accusa è corruzione
Conceria vicentina
NOTIZIE CORRELATE
Concia, Ghiotto chiede di patteggiare
VICENZA - Fa un passo avanti l’inchiesta sulle conce del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Vicenza. Le fiamme gialle, nell’ultima settimana, hanno perquisito alcune note aziende, del settore conciario e non solo, nell’ambito del filone di indagine che riguarda la corruzione - concussione. Secondo l’ipotesi d’accusa gli imprenditori, a cui è stato notificato l’avviso di garanzia con l’accusa di corruzione, avrebbero pagato generose mazzette all’Agenzia delle Entrate, già finita nell’inchiesta, per eludere o ammorbidire i controlli. I finanzieri hanno acquisito documenti e file utili agli accertamenti al gruppo «La Veneta» di Franco Piran a cui vengono contestati tre episodi nel 2008: avrebbe pagato, secondo l’ipotesi d’accusa della procura vicentina, tangenti tra i 10 mila e i 15 mila euro, in tre diverse occasioni, ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate per chiudere un occhio, o forse anche due, su una verifica che era già in corso nel gruppo. Destinatari delle mazzette, sono stati l’ex dirigente dell’Agenzia 2 Roberto Soraci e i funzionari Roberto Segantini e Claudio Dal Monte, tutti finiti nell’indagine sulla corruzione dell’inchiesta Dirty Leather. Avrebbero oliato i funzionari - che ascoltati dai finanzieri e dal pm Marco Peraro avevano ammesso alcuni episodi - anche i Conterno, della Marmo Favorita Spa di Lonigo.
In una sola occasione però, a quanto sembra. L’ipotesi d’accusa è quella di corruzione. Ma sembra che non siano le uniche imprese che hanno ricevuto la visita dei finanzieri. Sembra possa esserci anche il coinvolgimento che di un grossa impresa di costruzioni e di un altro importante gruppo nel settore della concia. L’inchiesta Dirty Leather (pelle sporca) non solo aveva smascherato un sistema consolidato di frodi e false fatturazioni che coinvolgeva una buona fetta delle imprese del distretto di Arzignano,maaveva appurato come questa economia di carta fosse stata coperta da un giro di mazzette che, a seconda dei casi, servivano ad oliare l’ex comandante della guardia di finanza di Arzignano Luigi Giovine, che in cambio prometteva protezione da possibili verifiche dei colleghi, ma anche dell’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima è finita nel vortice dell’indagine sulle conce dopo l’interrogatorio del faccendiere Andrea Ghiotto e del consulente Marcello Sedda. Con il coinvolgimento dell’ente di controllo la maxi indagine coordinata dal procuratore capo Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto procuratore Marco Peraro aveva subito un effetto domino. Non solo aziende conciarie, ma realtà merceologiche ed economiche dei più svariati settori, potenzialmente avrebbero potuto aver messo mano al conto per coprire qualche conto. Sospetti che sembrano aver trovato conferma, almeno in ipotesi d’accusa, e che si sono allargati a macchia d’olio anche sugli studi commercialisti. Secondo gli elementi emersi durante i numerosi interrogatori, erano i professionisti a fare da tramite tra funzionari infedeli e gli imprenditori che avevano bisogno di coprire le irregolarità, a volte anche nell’ordine di diversi milioni.
Romina Varotto
13 maggio 2010
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vicenza
Concia, perquisito il «re» delle pelli
Coinvolto Bruno Mastrotto, si indaga sui rapporti con il Fisco
Un'azienda di conceria
VICENZA — Il fulmine era nell’aria: perquisizione al gruppo Mastrotto. Un mese d’indagine serrata, un paio di interrogatori decisivi e alla fine la decisione è stata presa, smentendo così il sospetto di chi diceva che gli inquirenti se la prendono solo con i piccoli. Perché quello di Bruno Mastrotto (non Rino) è il gruppo più potente del distretto della concia, con i suoi oltre 2100 dipendenti e un fatturato che supera i 500 milioni di euro all’anno, con vari stabilimenti in Italia e all’estero. Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza, coordinati dal pm Marco Peraro con la supervisione del procuratore capo Ivano Nelson Salvarani, hanno puntato il mirino sulla prima realtà produttiva del settore delle pelli. La ragione? Il rapporto un po’ troppo «amichevole» con l’Agenzia delle entrate di Arzignano, cioè gli uffici del Fisco addetti agli accertamenti sull’evasione fiscale. Gli stessi uffici coinvolti pesantemente nell’inchiesta per corruzione dove è approdata l’indagine sulla grande truffa fiscale del distretto della concia (oltre 190 indagati, circa 150 imprese coivolte).
A tirare in ballo il «re» della concia è stato il commercialista di Arzignano Marcello Sedda, arrestato nel dicembre scorso con Andrea Ghiotto, il faccendiere imprenditore e patron del Grifo calcio a 5 di Arzignano, e con l’ex comandante della Guardia di Finanza locale, il luogotenente Luigi Giovine. Sedda e Ghiotto hanno confessato e sono stati scarcerati, il finanziere no ed è ancora dietro le sbarre. Il nome di Mastrotto, del quale Sedda è stato commercialista, è spuntato quando quest’ultimo è stato torchiato su una particolare attività dell’Agenzia, con la quale aveva uno stretto legame professionale: gli accertamenti con adesione. Si tratta di un istituto del diritto tributario finalizzato a sanare i contenziosi fra il Fisco e il contribuente. In pratica, succede che a seguito della constatazione di un irregolare versamento delle imposte, di un’evasione, l’amministrazione pubblica offre al privato la possibilità di chiudere la partita con una sanzione ridotta e un pagamento rateale. In questo ambito esistono però margini di discrezione da parte degli Uffici del Fisco competenti a decidere. Tra l’altro, nel caso di grandi aziende come Mastrotto, sulle proposte di adesione l’ultima parola spetta agli uffici regionali. E’ lavorando su questo tipo di operazioni dell’ufficio di Arzignano che le Fiamme Gialle hanno messo alle strette Sedda e non solo sulla vicenda Mastrotto. Dall’interrogatorio è infatti spuntata una supertangente: 200 mila euro che sarebbero stati versati all’Agenzia delle Entrate per chiudere una maxievasione di 7 milioni con il versamento di una cifra «esigua»: 700 mila euro. In sostanza, secondo il racconto dell’indagato, che ha trovato riscontri in quello di un ex dipendente dell’Agenzia reo-confesso, sarebbero stati versati 900 mila euro (700 all’Erario e 200 al dirigente di allora) per mettere la parola fine sul contenzioso.
Insomma, partendo dalle frodi dell’Iva gli inquirenti di Vicenza si sono imbattuti in una serie di vicende riguardanti prima la Finanza stessa (il comandante di Arzignano) e poi gli uomini addetti a contrastare l’evasione fiscale dal quale emerge una diffusissima corruzione, anche ai livelli superiori. Come spesso succede in questi casi, gli imprenditori urlano alla concussione cercando di accreditarsi come vittime delle circostanze. Vittime di pubblici ufficiali che avrebbero estorto mazzette minacciando conseguenze nefaste per le loro aziende.
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12 marzo 2010
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vicenza
Concia, Ghiotto chiede di patteggiare
Testimone chiave, il faccendiere potrebbe avere un solo anno di pena
Andrea Ghiotto è il testimone chiave nell'indagine ordinata dalla procura di Vicenza
VICENZA - Il primo troncone della maxi inchiesta «Dirty leather», che riguarda le presunte mazzette girate all’ex comandante delle fiamme gialle di Arzignano Luigi Giovine, sembra destinato a concludersi dinnanzi al gup Stefano Furlani. Nonostante il magistrato abbia fissato davanti al tribunale collegiale il prossimo 3 giugno il rito immediato per nove indagati tutti accusati di corruzione e concorso in corruzione, procedura sollecitata dal procuratore Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto Marco Peraro, nessuno sembra sia disposto ad arrivare al dibattimento pubblico. In particolare due dei tre personaggi chiave dell’inchiesta, Giovine (avvocato Riccardo Benvegnù) e il commercialista Marcello Sedda (avvocato Marco Dal Ben) sembrano già decisi a percorrere la strada del rito abbreviato per il primo e del patteggiamento per il secondo. Fino ad oggi c’erano alcune dubbi sulle scelte dell’ex patron del Grifo calcio a 5 Andrea Ghiotto, uomo cardine nell’inchiesta grazie alle sue confessioni, difeso dagli avvocati Lucio Zarantonello e Sara Motta, che al momento, dopo la revoca del giudice del divieto d'espatrio, si trova in Brasile. Secondo alcune indiscrezioni anche lui ora sembra indirizzato verso un patteggiamento. Una scelta che grazie alle sua collaborazione con i magistrati, che con lui hanno dato una svolta alle indagini disegnando così uno spaccato preciso della variegata realtà corruttiva del settore della conica a Chiampo, e ai probabili sconti di pena potrebbe arrivare ad un anno di reclusione.
Il condizionale in questo caso è d’obbligo visto che il giudice potrebbe non ritenere congrua la pena concordata tra le parti e rinviare a giudizio l’imputato, qualora non fosse stato richiesto in via subordinata l’accesso al giudizio abbreviato. Fuori da questo procedimento rimangono gli altri filoni di indagine della procura che prenderanno probabilmente strade diverse e che riguardano Ghiotto per i reati finanziari legati alla sua ex squadra di calcio, che per il fisco era praticamente inesistente, e Sedda che deve rispondere anche di corruzione all’Agenzia delle entrate e di riciclaggio dei soldi incamerati con l’evasione dell’Iva. La prima trance della maxi inchiesta delle fiamme gialle arriverà quindi a breve davanti al giudice e riguarda le presunte mazzette girate all’ex comandante di Arzignano Giovine che per anni, secondo l’accusa, avrebbe incassato tangenti, la cifra sfiorerebbe il milione di euro, per chiudere gli occhi sui controlli, un meccanismo in cui si inserivano l’ex patron del Grifo calcio a 5 e il commercialista, che sarebbero stati i collettori del denaro.
In tutta la vicenda delle mazzette si aggiungo i nomi dei rimanenti sei indagati per corruzione per cui Salvarani e il sostituto Peraro hanno chiesto il giudizio immediato, ovvero Adriana Arnoldi, 51 anni di Arzignano, Davide Baldo, 34enne di Zermeghedo, Andrea Antonio Bertoldi, 47enne, Lucia Gonella, 37enne di Altissimo, Simone Voltolin, 39enne di Arzignano e Vladimiro Zonta, 40enne di Chiampo. Le mazzette per l’accusa sarebbe viaggiate dal 2001 al 2008. Il motivo era semplice evitare i controlli della finanza sulle aziende. In alcuni casi specifici vengono contesti «regali » da 10 mila euro l’uno a Natale, Pasqua e Ferragosto. Il luogotenente però, al momento ancora in carcere dal 16 dicembre scorso, ha sempre negato tutto ribadendo la sua posizione anche durante gli ultimi confronti con i magistrati.
Tommaso Quaggio
01 aprile 2010
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http://corrieredelveneto.corriere.it/vicenza/notizie/cronaca/2010/14-maggio-2010/concia-non-si-fermano-frodi-fiscali-case-abbandonate-posto-aziende-1703017650765.shtml
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Vicenza. Approvate le compensazioni per l'ampliamento della base Usa
VICENZA (26 giugno) - Via libera alla proposta di compensazioni che il governo si è impegnato a riconoscere a Vicenza in relazione all'ampliamento della base militare Usa all'aeroporto Dal Molin.
Ne dà notizia il commissario del governo per il Dal Molin, Paolo Costa, precisando che la sua relazione contenente le linee guida per la definizione delle compensazioni è stata approvata durante una riunione a Palazzo Chigi presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, alla quale hanno partecipato rappresentanti del ministero della Difesa, del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell'Enac e del Cipe.
«Queste proposte costituiranno la base di un accordo di programma fra il Governo, la Regione Veneto e gli enti locali vicentini: «Ai fini della definizione e della sottoscrizione dell'accordo - precisa il commissario Costa - la Regione del Veneto, il Comune e la Provincia di Vicenza verranno invitati a breve ad una apposita riunione convocata a Roma presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Il sindaco Variati: «Una grande vittoria della città che pone le fondamenta per la riconciliazione di Vicenza». Achille Variati commenta così da Shanghai, dove è impegnato all'Expo, la notizia dell'approvazione delle compensazioni. «Dal governo - sottolinea con soddisfazione Variati - è giunto il sì alle richieste formulate dal Comune: smilitarizzazione e sdemanializzazione del lato est del Dal Molin, concessione all'amministrazione comunale per la realizzazione di un parco pubblico, ridefinizione dei finanziamenti previsti dalla delibera Cipe per la ricostruzione della pista di volo e che verranno invece dirottati sulla bonifica bellica del lato est e sulla progettazione della tangenziale nordest».
Sul lato est del Dal Molin, nell'area non occupata dalla costruzione della nuova base militare, «sorgerà il più grande parco pubblico di Vicenza», precisa il sindaco annunciando che che si chiamerà Parco della pace: «Perché nascerà accanto a una base militare e perché permetterà alla città di riconciliarsi con se stessa - spiega - Attorno al progetto del Parco della Pace gran parte dei vicentini si è ritrovata in un inedito spirito di condivisione: questa è una vittoria di tutta la città è una vittoria di noi vicentini, che abbiamo dovuto pagare un prezzo molto alto alla ragione di Stato ma abbiamo avuto la dignità e il coraggio di lottare per ciò che riteniamo giusto». «È stata una battaglia durissima - commenta il sindaco - e anche in questi giorni, da Shanghai, sono stato in contatto con il commissario Costa, che ringrazio per la sua collaborazione in un percorso difficilissimo, così come ringrazio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio o Gianni Letta. Con l'impegno del Governo anche sulla costruzione della Tangenziale nordest - conclude - si concretizzano risultati che ho inseguito per molto tempo».
http://ilgazzettino.it/articolo.php?id=108304&sez=NORDEST
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Scaricava i fanghi della sua conceria nei canali: denunciato imprenditore
Ad Arzignano il depuratore resterà chiuso per tre settimane
L'assessore: non è una buona scusa, le regole si rispettano
VICENZA - Colto con le mani nel sacco, anzi nel fango. È successo ad un imprenditore conciario di Arzignano (Vicenza) sorpreso dagli agenti della polizia municipale a scaricare illegalmente sostanze di risulta nei corsi d'acqua della zona. Un'operazione non certo casuale, soprattutto alla luce della decisione di portare a tre le settimane di chiusura del depuratore.
Per l'assessore provinciale all'Ambiente Antonio Mondardo «i lavori di manutenzione della struttura gestita dal Consorzio acque del Chiampo spa e Consorzio Arica sono indifferibili ed importanti, di qui la decisione di allungare di sette giorni la chiusura dell'impianto. Questo però non può essere motivo per decidere di fare pulizia da sé, ci sono delle regole che valgono per tutti. Per questo assieme a tutti i protagonisti, dai Consorzi all'Arpav fino alla polizia municipale, abbiamo messo a punto un piano di controlli costante, che da Crespadoro a Lonigo, ovvero lungo tutta la vallata, permetterà di monitorare il territorio e le sue acque in tempo reale, proprio per evitare che simili situazioni si ripetano».
Martedì 26 Luglio 2011 - 17:06 Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Luglio - 21:17
da - http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=157580&sez=NORDEST
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Consiglio federale della Lega: il senatore e imprenditore Filippi espulso dal partito
Il parlamentare di Arcugnano era stato coinvolto nella polemica sulla destinazione d'uso di alcuni terreni di sua proprietà
VICENZA - Il consiglio federale della Lega Nord ha espulso dal partito il senatore vicentino Alberto Filippi. Il parlamentare è un imprenditore del settore chimico ed è stato coinvolto in una polemica per la destinazione d'uso di alcuni suoi terreni.
Filippi, 45enne residente ad Arcugnano (Vicenza), è stato eletto deputato nel 2006 e poi senatore nel 2008. Iscritto alla Lega Nord-Liga Veneta dal 1993, dal 1997 al 2002 è stato consigliere in Provincia e negli stessi anni, per tre mandati consecutivi, vice segretario provinciale del Carroccio.
Dopo la nomina al Senato ha ricoperto gli incarichi di membro della Commissione Bilancio e poi inserito nella Commissione Parlamentare per le Questioni regionali. Dal gennaio 2009 è vicepresidente della Commissione per gli Affari esteri.
Nei mesi scorsi il nome di Filippi era stato fatto nell'ambito di una vicenda che aveva riguardato il cambio di destinazione d'uso di un terreno a Montebello (Vicenza), in parte di proprietà di una società riconducibile allo stesso senatore leghista: il caso aveva scatenato una bagarre politica, anche nel Carroccio locale, rispetto alla quale Filippi aveva manifestato di aver agito in piena correttezza. Più recentemente era stato chiamato in causa da un imprenditore per vicende riguardanti sponsorizzazioni sportive. Lo scorso anno si era ipotizzato potesse diventare il presidente del Vicenza Calcio, ma poi la trattativa non è andata a buon fine.
Venerdì 29 Luglio 2011 - 23:12 Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Luglio - 10:26
da - http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=157980&sez=NORDEST
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