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Autore Discussione: F. TONACCI. Era una grande giornalista UNA BOMBA PER DAPHNE NEL MARCIO DI MALTA  (Letto 4031 volte)
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« inserito:: Ottobre 18, 2017, 06:56:52 pm »

Era una grande giornalista...
UNA BOMBA PER DAPHNE NEL MARCIO DI MALTA

FABIO TONACCI
17 ottobre 2017

DAPHNE Caruana Galizia faceva nomi e cognomi. Di tutti. Non aveva paura degli aggettivi e di ciò che significavano, li usava per comporre critiche al vetriolo sul potere e inchieste giornalistiche che sull’isola di Malta hanno letto tutti. Era un punto di riferimento, anche per chi non ne apprezzava la schiettezza. Le parole le scriveva con il computer sul suo blog “Running Commentary”: commenti di corsa, commenti spessi sarcastici mescolati a indagini solidissime sulla corruzione e il riciclaggio. Daphne era fatta così, prendere o lasciare.
E chi fosse veramente questa donna coraggiosa di 53 anni lo si capisce leggendo il suo ultimo post, pubblicato una ventina di minuti prima di saltare in aria con la sua Peugeot 208 su una strada di campagna a Bidnija. «Quel delinquente di Schembri era in tribunale oggi, a giurare di non essere un delinquente ». Keith Schembri è il capo di gabinetto del primo ministro laburista Joseph Muscat, uno degli obiettivi preferiti della blogger d’assalto. «Schembri dice di non essere un corrotto, anche se ha creato una società segreta a Panama con il ministro favorito Konrad Mizzi pochi giorni dopo che i Laburisti hanno vinto le elezioni del 2013, occultando un trust in Nuova Zelanda...». Eccola Daphne, epiteti senza paura su una montagna di fatti scoperti e verificati, che per anni hanno scosso l’isola, il suo piccolo sistema di governo, il suo establishment economico.
«Ci sono delinquenti e corrotti ovunque voi guardiate, la situazione è disperata », ha digitato sulla tastiera, quando erano le 14.35 di ieri. La chiusura dell’ultimo post, il commiato ai suoi lettori. Suo figlio Matthew come lei partecipa all’Icij, il Consorzio internazionale di giornalismo (ne fa parte anche l’Espresso) che ha scoperchiato tra le altre cose il pentolone dei Panama Papers. Mattehw è esperto di data journalism, le inchieste fatte studiando numeri e dati. Daphne è salita sulla Peugeuot presa a noleggio, dopo pochi secondi stava guidando lungo le curve di una strada in discesa nella campagna di Bidnija. A destra terreni incolti, a sinistra terreni incolti. Un boato terrificante. L’auto che salta fuori dalla carreggiata, il corpo di Daphne catapultato settanta metri più avanti, nelle sterpaglie.
Un’altra autobomba, ed è la quinta che esplode a Malta nel giro di dodici mesi. Le altre hanno fatto fuori criminali, si è pensato che fossero “guerre fra loro”. Questa è stata diversa. Chi ha ucciso la giornalista d’inchiesta più famosa dell’isola?
Le prime informazioni di indagine in mano alla polizia maltese sembrano accreditare la seguente dinamica: l’esplosivo sarebbe stato nascosto sulla macchina, forse nel baule o forse sotto la scocca (ma l’ipotesi del posizionamento dell’esplosivo lungo la strada non è comunque esclusa); la detonazione è avvenuta a distanza, molto probabilmente con un cellulare azionato da chi ha visto l’auto avvicinarsi da una posizione privilegiata; per questo tipo di attentato è servita una pianificazione durata giorni o settimane, con appostamenti e monitoraggio della giornalista; i piccoli gruppi criminali “indigeni” non sembrano essere in grado di mettere in piedi un’organizzazione del genere.
Chi ha ucciso Daphne, dunque? Il magistrato di turno incaricato del caso è Consuelo Scerri Herrera, vecchia conoscenza del blog di Daphne: l’ha bersagliata per certi suoi rapporti poco chiari con poliziotti, politici e giornalisti, beccandosi una causa per diffamazione. Niente di nuovo, per Daphne: di querele ne ha accumulate a decine. Contro Scerri Herrera è anche andata a testimoniare nel processo che ne è scaturito, tant’è che adesso il marito, Peter Caruana Galizia, ha fatto istanza al tribunale per chiedere di affidare il fascicolo dell’omicidio di sua moglie a un altro magistrato. Il governo ha chiesto aiuto all’Fbi americano.
Le piste sono appena abbozzate, si sa poco e niente. Quindici giorni fa Daphne Galizia Caruana era andata alla polizia e aveva depositato una denuncia per minacce di morte. Si sentiva in pericolo. E non era la prima volta, anni fa qualcuno le aveva dato fuoco alla casa. «Ho paura per alcuni gruppi criminali stranieri», ha detto, due settimane fa. Nessuno sull’isola, tra i colleghi di Daphne, crede che quella bomba abbia mandanti maltesi. Dicono che sia «una faccenda di più alto livello», che «provenga da fuori».
Galizia aveva iniziato la professione scrivendo per il Sunday Times of Malta prima, per il Malta Independent poi. Qualche anno fa ha aperto un blog, da cui sono partite bordate contro il governo di centrosinistra e «l’altra economia dell’isola», divenuta la «Panama del Mediterraneo ». Definizioni sue, nel suo stile. «Tutti sanno quanto Galizia fosse critica nei miei confronti, ma non avrò pace finché giustizia non sarà fatta», dichiara il premier Muscat. La moglie di Muscat, Michelle, avrebbe ricevuto fondi segreti dall’Azerbaigian transitati poi su conti esteri. L’aveva scritto Daphne. Nomi e cognomi. Nessuno sconto.

©RIPRODUZIONE da LA REPUBBLICA


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