Inscenarono suicidio Marchionne, licenziati quattro operai Fiat
Sono cassintegrati del polo logistico di Nola. La dimostrazione la settimana scorsa.
A maggio un'operaia dello stesso reparto si era tolta la vita
24 giugno 2014
Licenziati per aver violato "i più elementari doveri discendenti del rapporto di lavoro", e per aver provocato "gravissimo nocumento morale all'azienda e al suo vertice societario". Con queste motivazioni la Fiat ha messo fine al rapporto di lavoro con quattro cassintegrati del polo logistico di Nola (Napoli), che la scorsa settimana erano stati contestati dall'azienda per aver inscenato il suicidio di Sergio Marchionne prima, e la sua veglia funebre poi, in seguito alla morte di una operaia dello stesso reparto che, a maggio, si era tolta la vita nella sua abitazione di Acerra.
I manifestanti chiedevano il rientro a Pomigliano dei circa 300 operai trasferiti alla logistica di Nola nel 2008 e da allora in cig con scadenza il 13 luglio: la Fiat, nei giorni scorsi, ha avviato la procedura per il rinnovo della cassa integrazione per un anno. I quattro operai, appartenenti al 'comitato di lotta Cassaintegrati e licenziati' dello stabilimento Fiat di Pomigliano, domani saranno davanti alla fabbrica per un presidio ai cancelli, in concomitanza con uno sciopero di due ore proclamato dai Cobas lavoro privato dalle 13 alle 15, in segno di protesta contro i provvedimenti disciplinari, ritenuti "eccessivi" a fronte delle due manifestazioni messe in atto.
Le tute blu, affermano che oltre a loro, anche Mimmo Mignano, ex lavoratore del Giambattista Vico, in causa con l'azienda per altri due licenziamenti avvenuti nel 2006 Enel 2007, la cui ultima udienza dovrebbe svolgersi il prossimo 17 luglio, ha ricevuto la lettera di licenziamento, dopo quella di contestazione preventiva recapitatagli la scorsa settimana, con la quale Fiat avvertiva l'uomo che in caso di reintegro sarebbe andato incontro a provvedimenti disciplinari.
I quattro lavoratori e Mignano avevano contrapposto le proprie argomentazioni, sostenendo che le manifestazioni erano "simboliche e caricaturali", ma erano state ritenute dall'azienda prive di "elementi giustificativi". Secondo il Lingotto, infatti, "la gravità degli addebiti sono tali da ledere irreversibilmente il vincolo di fiducia sotteso al rapporto di lavoro, e l'aspettativa di una corretta prosecuzione della collaborazione lavorativa". "L'accusa - sottolineano, invece, dal Comitato di lotta - è di aver posto in essere un'azione del tutto simbolica e caricaturale con il finto suicidio di Marchionne, all'indomani del vero suicidio di Maria Baratto, nei pressi del polo logistico di Nola in cui da circa sei anni sono 'confinati' e in cassa integrazione circa 316 operai, di cui tre si sono tolti la vita a causa della cassa integrazione e della precarizzazione delle proprie gravissime condizioni economiche e sociali".
© Riproduzione riservata 24 giugno 2014
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